Problemi nell'Ovest

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  1. -Hidan
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    Problemi nell'Ovest

    Affanno


    Le dita della mano di Meika strinsero le mie. Un attimo prima del grande balzo.
    Un attimo, un attimo solo, sembrò come se dovessimo cadere nel vuoto. Come in quei sogni profondi in cui ti sembra di cadere nel vuoto, con il cuore che ti sale in gola, tutto un attimo prima di svegliarti di soprassalto. L'enorme drago sembrò lasciarci andare, ma per riprenderci immediatamente dopo. Gettai il peso del corpo all'indietro per finire di cadere in avanti. Probabilmente sarei caduto all'indietro se Meika non si fosse appoggiata alle mie spalle con entrambe le braccia. Guardai il volto di Meika, completamente terrorizzato, la quale mi disse che quella, tra tutte le mie malsane idee, era stata sicuramente la peggiore. « Si vede che non mi conosci da tanto tempo! Yauuuuuuuh! » Incominciai ad urlare con i pugni rivolti al cielo, mentre Meika si era già andata a risedere, chiedendo a Yogan se veramente nessuno fosse mai caduto dal suo dorso. Di tutta risposta, quest disse che, per stare del tutto tranquilli, avremmo dovuto aderire al suo corpo con il nostro chakra. « Mizukage-sama, magari facciamo la prossima volta... » Dissi, quasi imbarazzato, mentre mi piegavo per andare a riprendere il mio posto seduto.

    Itai Nara sembrava avere anche un buon senso dell'umorismo, per mia fortuna, rispondendomi che avrei potuto proporre alla dragonessa di abbrustolire qualche alberello. « Meglio così alla fine, non vorrei che si facesse prendere la mano e fare quindi la fine di un opossum allo spiedo... » E questa volta, le mie parole nascondevano una buona parte di verità.

    Una volta attorno al fuoco Meika sembrava essersi decisamente ripresa dal viaggio della giornata, e sembrò tornare la ragazza che avevo conosciuto solo qualche settimana prima. Dopo avermi tirato uno scherzoso pugno sulla spalla, pareggiò la mia battuta sulla nostra serie di sfortunati eventi, quindi aggiunse di aver pensato molto alle parole dell'uomo che era a capo della Confraternita. Era, prima di esplodere. « Non pensarci troppo, non puoi risolvere niente solo pensandoci... Dovresti agire! Se non hai intenzione di dire niente a tuo padre, potresti raccogliere informazioni per conto tuo... » Guardai il focolare con un velo di tristezza. « Se io avessi una piccola, per quanto minima, possibilità di rivedere uno dei miei genitori, farei di tutto perché questo possa accadere... » Tornò il sorriso sul mio volto. « Magari, appena torniamo da Suna, ti posso dare una mano io. Ti accompagno a Taki! » E la spinsi leggermente con il palmo della mano destra. « Per il resto niente di che anche io. Allenamenti con la spada tutti i giorni da quando sono genin. Tra il clan di mio padre e quello di mia madre non so qual'è il più pesante da sorbire! Ecco perché voglio accompagnarti a Taki! Ahahah! »

    Poco dopo arrivò il momento della fatidica risposta. I miei occhi erano concentrati sul Mizukage, seppur potevo sentire e vedere, anche senza voltarmi, Meika che si agitava ed allargava la bocca di tutto punto.
    Sì, lo so, adesso magari mi ammazza... Pensai, in un mio ipotetico dialogo mentale con Meika. Ma dovresti saperlo, non mi contraddistinguo tanto per il mio tatto, ma per la mia spontaneità. E sfrontatezza. E stupidità, anche quella.
    Per mia sorpresa, e per mia fortuna, il Mizukage non sembrò essere adirato per quella domanda, ma quasi affranto. Non c'è stato lassismo e da quel momento in avanti, a suo dire, tutto sarebbe cambiato. « Capisco. » Dissi in maniera convinta. « Allora, a me, questa basta. Adesso dormiamo un pò Meika, domani potrebbe essere una giornata ancor più stancante di questa. Buonanotte Mizukage-sama. Notte Meika-chan. » E mi strinsi nel mio sacco a pelo, volgendo le spalle alle fiamme. Kiri non sarebbe più stata dimenticata, dovevo credere a quelle parole. Non avevo altra scelta. Non ero ancora così forte da fare molto per il mio Villaggio, ma sarei dovuto diventarlo. Intanto, era Lui che se ne doveva occupare.


    [...]


    La mattina dopo, all'alba, eravamo già nuovamente in groppa a Yogan per coprire l'ultima tappa del nostro viaggio che ci avrebbe condotto a Suna. Ma non mi svegliai credendo di rimpiangere l'umidità della sera prima. Quando la vegetazione lasciò spazio a nient'altro che un'enorme distesa di sabbia, però, avrei voluto annegarci nell'umidità. « Questo penso sia, senza nessun dubbio, il luogo più triste e inospitale che abbia mai visto in vita mia. » Dissi, quasi sconcertato a Meika, mentre la dragonessa aveva appena incominciato la sua planata verso il campo, che era stato posto proprio fuori dalle mura di Suna. Vidi Itai usare il suo cappuccio come copricapo, e solo allora che capii di non avere neanche una bandana con me. Dannato sia questo sole... Non era neanche mezzogiorno ma già sentivo di essere affannato. « Se vuoi sterminare un esercito di Hozuki, portali qui e avrai vittoria facile... »

    Scesi dal drago per prima, atterrando dolcemente sulla soffice sabbia, che intanto si era alzata vorticosamente a causa del movimento d'aria causato da Yogan e le sue ali. Una volta a terra, con un kunai, taglia un'intera manica della mia maglietta e la usai come se fosse una bandana Presto anche l'altra manica fece la stessa fine, ma questa fu gettata a terra. Il Mizukage fece allontanare la dragonessa, quindi fece cenno di seguirlo. Mentre lui sarebbe andato a parlare con il jonin di Suna responsabile di quell'accampamento, noi avremmo dovuto iniziare a raccogliere informazioni chiedendo a queli uomini cosa esattamente fosse successo. « Va bene Mizukage-sama, appena ne sapremo qualcosa in più la raggiungiamo! Meika, andiamo! » E presi la kunoichi per una mano, trascinandola via.

    Nel campo la situazione era disperata. Anziani, donne, bambini, e quei pochi uomini che potevo vedere. Tutti sembrava soffrire e aver patito le pene dell'inferno. Erano tutti riuniti in quel posto, in condizioni igieniche scarsissime, con poco cibo e poca acqua. Lasciati lì, in balia quasi di loro stessi, dopo essere stati in balia di chissà cosa. « Vediamoci qui tra una decina di minuti Meika, vedi un pò cosa riesci a scoprire. » Dissi, prima di dirigermi verso una delle tante tende, a circa 20 metri da me. All'entrata di questa c'erano tre donne anziane con un uomo altrettanto anziano, calvo, con una lunga barba bianca. E senza un braccio. All'interno della tenda, invece, qualche donna più giovane e quattro bambini. Una volta abbastanza vicino, mi rivolsi agli anziani. « Salve a tutti, sono un ninja di Kiri, io e i miei compagni siamo venuti qui per cercare di aiutarvi... » Mi misi in ginocchio, guardando negli occhi l'anziano. « Però prima dobbiamo capire per bene cos'è successo a voi e al vostro popolo. Potete aiutarmi? Cosa vi ha fatto fuggire così lontani dai vostri luoghi? Sono stati loro a farvi questo? » La frase era, evidentemente, riferita all'amputazione di quell'uomo. Avrei cercato di reperire più informazioni possibili, su chi o cosa li avesse attaccati, sul loro numero, sul loro intento.
    Allo scadere dei 10 minuti, sarei tornato al punto di ritrovo che mi ero dato con Meika e, quindi, insieme a lei, sarei andato a cercare la tenda centrale di cui aveva parlato il Mizukage, per riferire tutto quello che ero riuscito a scoprire.

     
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