Problemi nell'Ovest

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  1. -Meika
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    Problemi nell'Ovest

    L'orribile animo umano



    La dragonessa mi rispose di restar tranquilla. E nel caso aggrapparmi col chakra. Solo che non avevo la benché minima idea di come si potesse fare qualcosa del genere. E la sottolineatura del Mizukage non fece che aumentare quel senso di imbarazzo che provavo. Ehm... no, Mizukaage-sama. Non ho ancora avuto modo. Dissi, molto imbarazzata e molto rossa in viso. Chissà cosa avrebbe pensato di me.

    jukyu45Attorno al fuoco, vidi un attimo l'ombra di tristezza passare sul volto di Akira quando parlò dei suoi genitori. E l'allegria tornare quando mi propose di andare a Taki a cercare informazioni. Taki. Non un bel posto per degli accademici a quanto sapevo: le notizie di qualche anno prima non era affatto confortanti. Tuttavia quello era un viaggio che prima o poi avrei dovuto fare. Farai bene a mantenere le promesse dissi allora, guardando le fiamme con occhi persi nei miei pensieri Quel viaggio prima o poi lo farò. Non posso vivere nel dubbio. mi voltai appena, feci un sorriso appena accennato. Grazie. Non sapevo se capisse quanto pericoloso fosse inoltrasi a Taki dopo il rischio di una guerra dovuto alla disastrosa missione di alcuni anni prima. Ed ovviamente non avrei permesso ad un incosciente di mettersi in pericolo per una ragione egoistica. Ma le sue parole erano sincere e riuscirono a strapparmi un sorriso e risollevarmi il morale. Non mi azzardai a toccare il discorso della sua famiglia, della quale non avevamo mai parlato prima di quel momento. Un argomento troppo delicato, forse troppo doloroso. Ero curiosa, ma tenni a freno la lingua e lasciai che il discorso cadesse nella tranquillità più assoluta.





    Stavo per baciare la terra quando scesi - questa volta definitivamente - dal dorso di Yogan. Akira era visibilmente sofferente ed anche io iniziavo a sentire i primi effetti di un caldo al quale non ero affatto abituata. Ma non avrei commesso lo stesso errore dell'altra volta. Misi anche io un cappuccio e notai che Akira non aveva preso alcuna precauzione riguardo il sole. Lo vidi armeggiare con un kunai e la manica e cercai di bloccarlo prima che potesse distruggersi la maglia. Fermo la, aspetta! nella sacca che mi portavo dietro cercai una bandana, quella di riserva, che mi ero portata per sopperire alla perdita del cappuccio. Si trattava di un semplice panno di cotone chiaro così da assorbire meno calore. Ecco, questa è quella mia di riserva. Mettitela sulla testa e lascia stare le maniche al loro posto. Il sole ti brucerebbe la pelle delle braccia. Nel deserto bisogna coprirsi, non scoprirsi.

    Speravo per lui che mi avrebbe ascoltato, altrimenti avrebbe subito lo stesso trattamento che il sole implacabile del Paese del Vento aveva riservato a me qualche giorno prima. Il Mizukage ci disse di dover parlare con un Jonin e ci diede l'ordine di fare qualche interrogatorio per capire meglio la situazione direttamente dagli interessati. Annuii e subito dopo Akira propose di dividerci. Annuii e mi inoltrai nella folla sopraffatta dal dolore.

    C'era odore di marcio nell'aria. Il marcio pestilenziale che deriva dall'accumularsi di vite distrutte, appena vive. Eppure eccomi lì, in mezzo al caos ad ammirare il miracolo della tenace sopravvivenza di chi non è disposto a darla vinta alla morte così facilmente. C'era poesia in tutto quel disastro, ma nulla di cui gioire. Era una poesia maledetta e dolorosa, che mi colpiva direttamente al cuore. Per qualche minuto cercai una faccia che mi ispirasse domande ed eccola lì, una giovane donna con un bambino attaccato al seno. Emaciata come non mai, con gli occhi rossi di pianto. Aveva i capelli scuri e la pelle olivastra, due grandi occhi neri come due pozzi di catrame. Spenti. Aveva un braccio fasciato da una vecchia benda, macchiata di sangue.
    Il bambino era piccolo e sofferente. Mi avvicinai, chinandomi dinanzi a lei, con lo sguardo triste.
    Salve, siamo dei ninja di Kiri. Sono un ninja medico... posso vedere quella ferita? la donna mi guardò spaventata, ma annuì. Tolsi con cautela la benda, scoprendo un taglio profondo ed infetto. Feci una smorfia per l'odore che emanava. Rimani ferma, cercherò di guarirlo il meglio che posso. Non sapevo se sprecare chakra lì avrebbe riscontrato i favori del Mizukage, ma non riuscivo a rimanere senza far nulla mentre questa gente soffriva enormemente. Così iniziai a curare

    Tecnica delle Mani Curative - Shousen Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tocco
    L'utilizzatore può ripristinare l'energia vitale guarendo i danni e status. La vitalità non verrà ripristinata, non rigenera arti amputati o organi interni distrutti, gli oggetti presenti all'interno delle ferite non sono rimossi. È possibile guarire ferite differenti, entro la Guarigione Massima; è possibile alleviare ferite d’entità superiore la Guarigione Massima.
    Tipo: Ninjutsu - Hikariton
    (Livello: 3 / Consumo:Basso per Leggera guarita )
    [Guarigione Massima: Leggera per grado]
    quella ferita, riapplicando la tecnica più volte finché non fosse stata totalmente sparita. E mentre curavo feci le domande Chi vi ha fatto questo? Perché? domandai Dove sono tutti gli uomini...? attesi altre risposte e continuai, col tono più dolce che potessi usare. Come avete fatto a tornare indietro?

    Alla fine la ferita fu rimarginata. Lasciai la madre ed il bambino, pregando che potesse avere una vita migliore di quella capitata ai genitori e cercai la tenda centrale. Sulla strada incontrai Akira e senza dire una parola (ero visibilmente colpita da quello che avevo visto) mi diressi verso la grande tenda centrale dove il Mizukage ci stava con ogni probabilità attendendo.

     
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