Sotto un Cielo Nero

Taki - Distretto di Izumi

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  1. Boreanz
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    In piedi sul cucuzzolo di una delle poche montagne a sud di Taki, una figura ammantata osservava intensamente le nubi nere che riempivano il cielo. Sotto il cappuccio che indossava le sue labbra erano increspate in un sorriso sinistro, quasi come se qualcosa lo divertisse in quello spettacolo. Al di sotto dell'antica formazione rocciosa che aveva scalato, alcune centinaia di metri più in basso, diversi corsi d'acqua si estendevano a perdita d'occhio fino al nord del paese, donando al territorio della Cascata un aspetto uggioso.

    La figura levò di qualche centimetro il braccio sinistro, rivelando una tunica di pelle nera. Qualche goccia di pioggia iniziò a cadere dall'alto, ticchettando in maniera decisa a contatto con il terreno. Per qualche motivo, nessuna goccia sembrava cadere sul guanto che copriva la mano del pellegrino. Erano passate diverse settimane dalla sua visita al Paese del Ferro, con tutto ciò che essa aveva comportato, ed alcuni giorni dalla sua visita al Culto della Felce Lunare nel Paese dell'Erba. L'uomo incappucciato era giunto in cima alla montagna dopo diversi giorni di cammino, prima correndo e poi - una volta superata la zona in cui incontri sgraditi erano più probabili - muovendosi con più calma, godendosi la solitudine della foresta. In qualche modo, si era persino astenuto da distruggere la natura circostante; oramai, a più di due anni dal suo Avvento, aveva appreso come cedere al selvaggio piacere della distruzione solo nelle giuste occasioni.

    Era immobile sul cucuzzolo da diverse ore ormai, perso nello spettacolo del graduale manifestarsi della tempesta che di lì a breve avrebbe colpito con forza tutta la parte sud del territorio della Cascata. Il motivo della sua presenza in quel luogo, tuttavia, era un altro: il cupo pellegrino attendeva qualcuno. Qualcuno, che magari, era giunto lì persino prima di lui e che in quel momento lo stava osservando, nascosto chissà dove. La Serpe era fatta così, del resto: una presenza impercettibile, un predatore dei suoi simili. Un servo in grado di divertire l'uomo in nero.

    L'ultimo contatto tra i due era avvenuto tra le dune dell'arido deserto alle porte della Sabbia, quando la Tetracoda era stata resa libera dalle azioni del viandante. La Serpe non era stata coinvolta in quell'incidente: il suo padrone aveva scelto di non impiegarlo in quel frangente, riducendolo a mero testimone degli eventi. Quando poi si erano ricongiunti tra le sabbie, il nero pellegrino gli aveva ordinato di tornare a casa, nel Paese del Suono, e di rendersi utile al suo villaggio. Si sarebbero rincontrati due mesi dopo, a Taki, nel luogo in cui posavano ora gli stivali del cupo viandante.

    Proprio da lì avrebbe avuto inizio il prossimo gioco della figura incappucciata. L'ultimo ordine impartito alla Serpe dal suo padrone era di seguirlo nell'ombra, invisibile e discreto, e di comparire al suo cospetto solo quando chiamato. Il momento era finalmente giunto.

    « Serpe. », tuonò il Flagello Immortale.

    Dopo tanto tempo, il servo veniva di nuovo chiamato dal suo padrone.
     
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