Sotto un Cielo Nero

Taki - Distretto di Izumi

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  1. Boreanz
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    La tempesta non desiderava farsi attendere. Tutto attorno alla cima di pietra della montagna, grosse gocce d'acqua iniziarono a cadere incessantemente, mentre tuoni risuonavano in lontananza. Nulla cadeva sul Flagello Immortale, che appariva impervio da vento e pioggia. Un'aura di qualche tipo circondava la sua figura imponente, impedendo a qualsiasi manifestazione naturale di avvicinarsi a lui. In realtà, era l'esatto contrario: gli elementi temevano il suo tocco e da lui fuggivano.



    Quando, sulla cima cima di quella conformazione rocciosa, egli evocò il nome del servo, dopo qualche istante poté avvertire una presenza alle sue spalle. La Serpe era comparsa. L'Avatar rimase immobile ancora per qualche minuto, ascoltando le voci dell'acqua e dell'aria scatenarsi nell'etere. Quando si voltò, seppe subito dove guardare. Un'ombra nera, più scura delle nubi temporalesche, posava sulla cima di un grosso pino, ormai carico di pioggia. In quella sagoma, nella tenue luce che riusciva a filtrare dal cielo, l'unica cosa visibile era un paio di occhi freddi come il ghiaccio che, senza tradire alcuna emozione umana, osservavano l'Immortale.

    Jeral osservò la Serpe: senza dubbio alcuno, quando avesse avuto l'opportunità e il potere di coglierla, non avrebbe esitato un istante a tradire il Flagello. Una realtà di cui l'Avatar era a conoscenza dal primo momento in cui aveva visto il servo seviziare alcuni dei suoi simili per il puro piacere di farlo. Egli era un capriccioso predatore, corrotto dai poteri del serpente e certamente non avvezzo ad indossare un guinzaglio. Eppure eccolo lì, e il motivo era uno solo: in quel mondo terreno di caccia e di dolore, dove vigeva la legge del più forte, il piccolo serpente non poteva che strisciare ai piedi del cupo mietitore al di sopra del tocco della morte.



    « Vieni a me. », ordinò.

    Un servo deve inchinarsi davanti al suo padrone.
    Lo sguardo violaceo dell'Immortale rifletteva l'imposizione alla Serpe.
     
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