Nuvole Rosso Cremisi

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  1. DioGeNe
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    L'attacco sortì gli effetti desiderati e con essi l'attivazione del congegno difensivo del quale mi aspettavo l'esistenza. L'attacco scaturito tuttavia aveva un'area di effetto esagerata e non ebbi nemmeno il tempo di completare l'allontanamento che le scariche elettriche mi attraversarono le membra. Una sensazione affatto piacevole che suscitò in me il ricordo di quando l'arte del fulmine faceva parte del mio arsenale bellico. In effetti la tecnica era molto simile al Nagashi, sebbene enormemente più efficacie...una dimostrazione di potenza notevole. Portai semplicemente le braccia a difesa delle parti del corpo più critiche, busto e testa, lasciando che i costrutti assorbissero parte della potenza del colpo [Ferita Media diffusa].

    Si, la sensazione di paralisi era la medesima di sempre, la solita rogna...ma quelle scariche di elettricità servono ad attivare in me la reale voglia di scoprire cosa valesse tanto la pena da recintare con pali di quella levatura. Scoprire infatti che fossero opera del Raikage, non mi sorprese più di tanto...anzi, mi diede un'ulteriore ragione per essere interessato alla cosa.

    Quindi in diversivo fu lanciato e il grido della creatura preannunciò l'inizio di quell'avventura che mi aveva decisamente coinvolto. Seiniji dunque sarebbe entrato e da li le nostre strade si divisero; se fosse stato sufficientemente abile, grazie alla sua vista, mi avrebbe ritrovato senza difficoltà e avremmo potuto continuare insieme.

    Dal canto mio, invece, non ero decisamente in assetto furtivo quel giorno. Se così fosse stato mi sarei portato Eiatsu ed Omoi...un trio che il mondo ninja non aveva avuto ancora l'occasione di vedere ma che difficilmente poteva essere arginato. Senza copertura sensitiva, particolari abilità di infiltrazione e mediche e una meticolosa pianificazione dell'operazione (con annessa conoscenza del territorio), pensare di poter entrare in un paese così ben difeso era impensabile...ma questo lo sapevo da quando decisi di giungere senza supporto al confine. Testare la qualità delle difese e il numero di ninja impiegati da Kumo era stato in ogni caso fondamentale per comprendere di non poter prendere la cosa alla leggera. Proprio per questo motivo, indipendentemente dal numero di ninja che avessero lasciato l'ingresso per seguire l'enorme facocero, non avrei optato per l'attacco. Iniziare con spargimenti di sangue avrebbe reso più complicato il tutto; quando ci sono di mezzo vite umane le persone diventano irrazionali...e questo lo sapevo bene, era capitato anche a me in passato. L'alternativa più valida a quella che infine decisi era mettere fuorigioco quei ninja senza ucciderli; ma davvero sarebbe servito a qualcosa? Il modo più facile per scoprire cosa stava accadendo era uno, fare il bravo ospite.

    " Mi scuso per la mia creatura. A lui piace giocare e caricare le cose. Non avevo mai visto pali del genere in questa zona della foresta...se lo lasciate in pace non farà danni e troverà da solo la strada di casa"

    Avrei giocato ancora un po con quei ninja; magari se avessero pensato che quella poteva essere una mia evocazione, si sarebbero ricreduti sulla possibilità che fosse stata proprio lei ad abbattere il jutsu dei kage. Ma in breve tempo il mio sguardo (o meglio quello del ninja del quale avevo preso le sembianze) sarebbe tornato serio e, mostrando i costrutti ancora attivi sulle mie mani, mi sarei rivolto al gruppo con un altro tono:

    " Veniamo al punto. Non ho intenzioni ostili, ma se vedi il tuo vicino fare cose strane nel giardino accanto al tuo, come minimo vai ad informarti. Fatemi parlare con il Kage e vedremo di chiarirci su questo punto. "

    Avevo intenzionalmente lasciato intuire che non era una questione del singolo, forse era un intero villaggio a voler spiegazioni a riguardo e questo avrebbe non solo elevato la mia posizione agli occhi del gruppo (se la faccenda del palo non fosse stata sufficiente) ma avrebbe anche minimizzato i miei sforzi per entrare. Era rischioso? Certamente. Sconsiderato? Affatto. Nel tempo avevo imparato che la via più pacifica può rivelarsi essere un'arma ben più potente di qualsiasi armata, almeno nelle battute iniziali di un confronto.

    Qualora invece tutto il gruppo avesse deciso di seguire l'animale, poco male, avrei pensato: sarei entrato indisturbato dirigendomi nel punto che mi fosse sembrato strategicamente più rilevante per una posizione di comando. In realtà poco sarebbe importato il dove, tanto mi avrebbero trovato loro.

     
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