Malattia o follia ?

[ Free GDR - Skylineez - Leopolis ]

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  1. leopolis
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    «Dialoghi»

    Non che le urla del bambino non fossero comprensibili: persino Seinji, ormai un esperto, temeva l'altezza e i bruschi movimenti dei suoi pterosauri migliori. Per questo non si stupì minimamente nel sentire il disappunto del bambino, che, dall'alto, osservava la gialla sabbia di quei paesi aridi e sprovvisti di una qualsiasi linfa vitale. Ma nemmeno disse ad Ayga di rallentare, o rendere il volo meno drammatico e più soffice, meno pericolo e più malleabile. Semplicemente sorrise, come spesso egli faceva, lasciandosi andare a quel comportamento ingenuo e delicato, che di tanto in tanto assumeva.
    «No pappa?» - Chiese Seinji con disappunto, preparandosi a mettere via tutta la sua roba, e quindi guardando come tra tutte le varie pietanze, il bambino scelse quella più calorifica. Eppure diceva "no pappa", cosa che, ahimé, voleva significare che non aveva fame. E in realtà la fame ce l'aveva, e questo lo notò persino Ayga, ancora intenta a farsi il bagno nell'acqua della piccola oasi in mezzo al deserto.
    «Sembra che non abbia mangiato per giorni, Seinji-sama.» - Osservò ella. Seinji, dal canto suo, soltanto sorrise.
    «I bastardi di questo villaggio sono dei sporchi egoisti. Preferirebbero vedere un bambino morire di fame, piuttosto che rinunciare ad un proprio piatto... E poi dicono che non dovrei radere questo villaggio al suolo insieme a tutti suoi abitanti. Tsk!» - Il segno di disappunto accompognò un euforico comportamento del bambino che, presentandosi più e più volte con il nome di Ryoshi Okura, prese a correre tutto intorno a Seinji, quasi come se la prima volta nella sua vita avesse visto qualcosa di extraordinario.
    «Credo che tu gli abbia fatto questo effetto, Ayga.» - Disse Seinji sorridendo. La pterosaura, dal canto suo, soltanto ridecchiò.
    «Bhe,» - disse, - «è così giovane e ha già avuto la fortuna di vedere un esemplare adulto di pterosaura.»
    «E non ha ancora visto niente.» - Ridacchiò Seinji. - «Se non ci fosse tutta questa afa nei dintorni e non vorrei andarmene il più in fretta possibile, sarei quasi per fargli fare un giro sul tuo dorso.» - Poi si fermò, continuando a guardare il bambino correre.
    «Vediamo cosa farà se...» - Ed ecco che gli occhi di Seinji si colorarono di un rosso acceso, e di fronte al bambino, proprio nel punto verso il quale stava correndo, comparve un mostro gigante, simile a un demone. Era il demone Asmodai, uno di quelli che albergava dentro la mente di Seinji e che Seinji voleva realizzare per perfezionare le proprie capacità, per approfondire la propria conoscenza di sé stesso. Asmodai, con delle lunghe ali nere, altissimo e grandissimo, avrebbe sbarrato la strada al bambino, quasi invitandolo a calmarsi. [9 slot dimensionali, uso TS]
    «Vieni qui.» - Gli avrebbe quindi detto l'Akuma, sbattendo la mano nel segno di far sedere il bambino al proprio fianco. Anche se... Non sapeva cosa voleva da quel bambino. L'averlo trovato era già per sé una fortuna, - almeno avrebbe avuto un modo divertente per riposare dopo il lungo viaggio sul dorso di Ayga. Tuttavia, era anche vero che non poteva lasciarlo li così, a morire in mezzo al deserto. Se quelli di Suna volevano disfarsene, lui doveva dare tutt'altro esempio; esempio di onestà e cavalleria. D'altro canto, non poteva riportarlo a Suna: in primis, se l'avessero visto con un nukenin come Seinji Akuma, l'avrebbero sicuramente catturato, e in secundis, avrebbe provato a catturare Seinji stesso. Guai questi, che egli voleva evitare.
    Eppure...
    "Cosa farmene di te?" - si chiese, fra sé e sé.
    Poi, mantenendo ancora il demone attivo e reale, parlò con la sua voce, invitandolo senza paura a sedersi vicino a Seinji.
    «Susu.» - Avrebbe detto l'ora reale Asmodeus. - «Vieni a sederti vicino a me. Dimmi chi sei.»
    Così facendo parlare all'illusione, Seinji avrebbe raccolto il cibo vario in un unico punto, mettendolo infine nella propria borsa e cancellando ogni traccia della loro presenza in quel posto. Poi attese cosa avrebbe detto il bambino, e dalle sue parole avrebbe deciso cosa farsene.
     
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