Indagini Private

"Free" Asgharel, Fenix

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Il 27° Stratagemma~


    Il tono di Raizen non sembrava ammettere repliche, anche se alla fine della fiera non aveva nemmeno avuto la decenza di discolparsi o altro. Semplicemente gli stavo ordinando di fregarsene e di buttare all'aria giorni e giorni di lavoro.

    °Non male come inizio... A quando inizieremo a fregarcene anche degli spacciatori?°


    Si domandò guardando di storto l'Hokage ma lasciando procedere oltre il discorso. In fondo entrambi avevano ben altri argomenti di cui discutere e decisamente più importanti di quella che in effetti poteva quasi definirsi una “quisquilia” amministrativa.
    Discorso diverso fu sulla questione del mercato, dove Raizen era decisamente convinto della sua posizione e sembrava non voler accettare il consiglio di Atasuke, il quale si concesse mestamente di chiudere il discorso seguendo il precedente consiglio: fregandosene.
    Sarebbe poi stato un problema del Kage ammettere l'errore quando, come sospettava, quel mercato venisse sfruttato come punto critico minando la sicurezza del villaggio, lasciando passare materiale pericoloso.

    «Ovviamente non posso impormi sulle tue decisioni, ma resto fermo sul fatto che sia un'errore. Le mura sono un'ottima difesa per difendere tutto ciò che resta all'interno, ma se ci si allarga fuori di esse si lascia un bersaglio scoperto ed al momento non credo che siamo in grado di sostenere un simile rischio. Per quanto possa non sembrare un mercato è un problema enorme da tenere sott'occhio. Non hai idea di quanto facile sia svanire nel nulla o celare le proprie azioni in mezzo alla folla... Ad ogni modo vedrò di inventarmi un sistema efficiente per assecondare questa tua follia»


    Il discorso virò poi sulla questione del rapporto e di quanto era accaduto nella missione inerente.

    “Bene, solo una cosa Atasuke, tutto questo non deve più accadere, e non parlo del tuo errore, quanto del rapporto falsato.
    Seppure fosse stato consegnato qualsiasi azione contro i Kobayashi o qualsiasi clan della foglia passa prima di tutto attraverso il mio vaglio, per cui, non ti preoccupare degli effetti che questo possa provocare.”


    «Con tutto il dovuto rispetto... Non metto in discussione la tua posizione ed il tuo vaglio, ma come mi risulta sia risaputo ad entrambi, non deriviamo da un'amministrazione propriamente “competente” quindi comprenderai la mia sfiducia nel sistema, per quanto sembra che tu lo abbia riformato... Ma soprattutto, non temo le azioni ufficiali, quanto quelle “private”. Dunque, se sei d'accordo, preferirei consegnare gli eventuali prossimi rapporti contenenti informazioni “pericolose” come questa direttamente a te o quantomeno finchè il villaggio non verrà ripulito come si deve e portò fidarmi del sistema...»


    Tacque poi per quanto riguardava invece i commenti in merito ai suoi errori. Sapeva che per Raizen il suo modo di agire era stato un'errore, come anche ben sapeva che c'era questa opinione da parte sua sul fatto che sopravvalutasse le proprie capacità sottovalutando quelle altrui.
    Sapeva, che nel caso specifico, aveva errato in tale senso e si era già fatto la sua bella dose di sensi di colpa. Tuttavia, sapeva anche che al Daimyo aveva recitato una parte, una parte che recitava spesso in presenza dell'Hokage, forse perchè in presenza di quell'uomo borioso, voleva a sua volta apparire borioso o forse solo perchè voleva dare un'immagine sbagliata di se stesso. Certo era che Raizen non lo conosceva e non poteva di certo aspettarsi di conoscerlo abbastanza da poterne correggere i modi o comprenderne i reali errori.
    Certo da quella situazione Atasuke si era preso una bella lezione, dato che per la prima volta nella sua carriera aveva fallito una missione assegnatagli, ma soprattutto per la prima volta, non era stato in grado di portarla a termine da solo, come d'altronde aveva già fatto in passato in quasi tutti i casi, eccezion fatta per l'unica missione svolta assieme all'attuale Hokage.

    «Hokage-sama, non ho mai detto di essere perfetto ne ora ne alla riunione con il Daimyo, tuttavia, vorrei ricordarvi che non mi conoscete e quindi non fatevene una colpa, ma posso assicurarvi che conosco i miei limiti. Non nego di aver mancato nell'ultima missione perl'appunto, ma prima di giudicarmi su questo punto, vi inviterei a conoscermi meglio, per lo stesso motivo per cui io stesso non mi prendo la libertà di commentare liberamente il vostro modo di agire...»


    Concluse serio, puntando visibilmente gli aeroplanini e le tovagliette improvvisate, le quali erano fondalmentalmente la resa palese dei modi decisamente discutibili dell'Hokage.
    Se era un livello “serio” ed ufficiale, quello che l'Hokage voleva, avrebbe avuto pane per i suoi denti.
    Raizen proseguì poi on il discorso, senza una lieve vena di sarcasmo o di divertimento, che sfociò in un sorrisetto tra una frase e l'altra, come se in un certo senso si sentisse in una sorta di posizione superiore, o come se gli intrighi dei Kurogane, in qualche modo, lo divertissero.
    Alla fine del discorso sospirò, mentre Atasuke, si faceva visibilmente più sollevato. Certo, lo infastidiva non poco il fatto che i suoi ricordi fossero stati in qualche modo manipolati, tuttavia, aveva decisamente maggior fiducia in se stesso, o quantomeno, si sentiva meno in colpa per aver omesso quell'informazione dal rapporto.

    “Modifica il tuo rapporto, e specifica che i tuoi ricordi sono stati modificati, un interrogatore esperto sicuramente saprà notarlo in caso di indagine.”

    «Sarà fatto, aggiungerò una nota a quello consegnato e per stare tranquilli mi farò comunque sottoporre ad un'interrogazione mentale di verifica... Non vorrei ricordarle che dopo le sue ultime riforme devo portare una prova per ogni singola dichiarazione, quindi certamente vorranno una perizia che accerti la mia “ipotesi” del ricordo modificato...»


    Rispose con un tono debitamente marziale, ma senza dimenticare la velata frecciatina al sistema che l'Hokage stesso aveva messo in piedi e che rendeva maggiormente problematica la sua stessa soluzione, anche se di certo avrebbe sfruttato la cosa per dire nuovamente che tutto era colpa dell'eccessiva sicurezza di Atasuke in se stesso.
    A quel punto fu una questione di secondi prima che il tutto prendesse un'interessante dinamismo, un dinamismo che Atasuke stesso quasi non si aspettava con tanta celerità, ma che non ebbe problemi a leggere.

    “[...] Anzi, dovremmo fingere di aver mangiato la foglia.
    E il clan Kobayashi non dovrà saperne nulla.”


    «Capisco, Stratagemma 26»


    °Fingiti stolto ma non pazzo°


    Il suo sguardo si fece affilato mentre un sorriso compiaciuto si dipingeva sul suo volto. Per quanto rozzo potesse sembrare, Raizen evidentemente non era uno sprovveduto. Poteva non conoscere i giochi di strategia come gli scacchi o lo Shogi, tuttavia era un fine pensatore sotto quella scorza, tuttavia mancava ancora di buone maniere, ma su quel punto certo lui e Shizuka prima o poi lo avrebbero raddrizzato a dovere.
    Ricevuto l'ordine, Atasuke non si fece attendere, accettando l'incarico con un'inchino ed andando alla porta a richiamare il giovane Takeda per lasciargli un'ordine diretto.

    «Vai a chiamare Sougo, Katsura e Shinichi, li voglio a rapporto qui entro 2 primi armati ed in divisa, intesi»

    “Ricevuto Atasuke-sama!”


    Il giovane corse via portando rapido l'ordine con se convocando in fretta e furia tre dei migliori shinobi di cui Atasuke disponeva in quella giornata: Okita Sougo, capitano della prima divisione abile interrogatore, ma soprattutto infallibile combattente di prima linea, Kotaoru Katsura, un'abile spadaccino dalle abilità adattative non indifferenti e Shinichi Shimura, una delle nuove promesse dei guardiani, specializzato in tecniche di supporto.
    Ritornò quindi verso l'Hokage, afferrando l'haori ufficiale dall'appendiabiti. Era innegabile che l'Hokage sembrava apprezzare il mantello cucito per lui dal clan Kobayashi, al punto tale da farlo sventolare anche senza reale necessità. E questo scatenò la silenziosa curiosità di Atasuke che si chiedeva che effetto potesse avere per il clan Kobayashi venire ufficialmente attaccati dall'Hokage e dai guardiani con gli stessi nobili abiti che loro stessi avevano prodotto. In un certo senso era come per Atasuke venire attaccato con un'arma forgiata dalle sue stesse mani e l'idea non gli piaceva affatto.

    «A breve saranno a disposizione... Immagino quindi che vorrete prendere il diretto comando della spedizione, o mi sbaglio, Hokage-sama?»


    Chiese, infilandosi rapidamente l'haori ufficiale che si intonava con il nero dei suoi abiti mentre le semplici decorazioni dorate risaltavano sul tessuto.
    Shizuka si era decisamente superata nel produrre quegli indumenti e quasi gli dispiaceva indossarli per muovere contro la sua famiglia, anche se ben sapeva di trovarsi solo in una mossa obbligatoria per muovere lo scacco ai veri colpevoli.
    Infilò la katana e la wakizashi nell'obi, mentre con un rapido controllo verificava che tutte le sue armi e protezioni fossero al loro consueto posto, ben nascoste. Omise solo la maschera, inutile in quella situazione ed il mantello, che mantenne sigillati in uno dei suoi rotoli. Non aveva necessità di nascondersi, anzi, anche in quel caso era tenuto a mettersi in mostra per attirare l'attenzione più di quanto non gli piacesse fare.

    °Spero solo che tutto vada come deve andare, perchè stiamo rischiando parecchio°


    Pensò tra se poco prima che i tre sottoposti fecero la loro comparsa a rapporto oltre l'ingresso della stanza.

    «Hokage-sama, siamo pronti a muovere al vostro ordine»


    Disse con marzialità preparandosi a seguire Raizen verso villa Kobayashi.

    «Spero solo che tu sappia cosa stai facendo»


    Aggiunse poi, una volta avvicinatosi al colosso, mantenendo un tono di voce sufficentemente basso da essere udito solo dal suo diretto interlocutore.
     
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