Yane yori takai koinobori

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  1. -Meika
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    Yane yori takai no koinobori



    Era da anni che a casa mia non si festeggiava la Festa dei Bambini. Mio padre aveva smesso di farlo quando era morta mia madre in una missione a Taki ed io non avevo mai voluto seguire la tradizione.
    Avevo classificato quella festa come sdolcinata e noiosa non appena era cresciuto il mio cinismo. Il che voleva dire esattamente all'inizio dell'adolescenza.
    Che poi a dirla tutta, ero tutt'altro che cinica e questo più o meno chiunque avesse avuto l'occasione di passare qualche giorno in mia compagnia l'aveva imparato. Eppure eccola lì, tutta la mia maschera di freddo orrore per quella manifestazione tradizionale così scontata. Le vie del centro di Kiri - ben lontane da casa - erano particolarmente affollate, colorate, piene di bancarelle. Io, in tutta risposta, stavo seduta sul tetto di una casa, con le ginocchia strette al petto. Tutti erano felici quel giorno.
    La mamma mi avrebbe spinta a calci lì pensai, nostalgicamente. Era sempre stata lei che costruiva e metteva sul palo i Koinobori. Era sempre lei che obbligava papà ad uscire di casa (lui, un uomo che odiava la folla!). All'epoca c'era felicità ed io non sopportavo il ricordo della stessa.
    Eppure rimanevo lì a fissare quella felicità, poiché infondo volevo solo che tornasse anche per me.



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    Ma non sarebbe accaduto. Guardando la gente in basso non mi parve notare facce conosciute per un bel po'. Molte di esse parevano anzi confondersi tra loro e tutto sembrava una massa indistinta.
    Finché ecco qualcosa che mi colpì alla vista. Un ragazzino, alto, dinoccolato con i capelli chiari - quasi bianchi - che già in passato avevo avuto modo di incontrare, salvare e picchiare. Yukio! Con qualche rapido balzo fui giù dal tetto, atterrando in un vicolo cieco che credevo isolato. Salvo poi trovare una ragazza ed un ragazzo vagamente attorcigliati tra loro.
    Oh, scusate! dissi rossa in viso. I due fermarono le loro effusioni per lanciari uno sguardo sul quale non mi soffermai: imbarazzata ero già sparita alla velocità della luce, lasciando l'amabile coppietta sola per la strada. Proprio in quel momento - come avevo previsto - passava Tatsumaru. Afferrai la collottola del ragazzo che parve agitarsi molto più del previsto.
    No scusi scusi, non volevo, ecco le restituisco il dango, scusi... poi quando si rese conto che a trattenerlo ero io parve calmarsi (non troppo).
    Che diavolo stai blaterando Yukio? Dango? lo fissai con sospetto ma lasciai correre. Sei da solo? Ed Hachi e Testumaru? domandai. Quei tre erano inseparabili, era strano non vederli assieme.
    Oh ehm, ciao Meika! N... non lo so dove stanno quei due. Distolse lo sguardo e si ficcò il dango in bocca senza complimenti, iniziando a masticarlo nervosamente.
    Dimmi un po'... domandai Come va? Siete in un posto migliore di quell'orfanotrofio? Yuikio deglutì ed annuì.
    Oh sì sì, decisamente. Siamo qui con Akira, lui ehm sì, ha ottenuto il permesso di portarci qui per stasera. Il suo sguardo continuava a correre alle sue spalle, in qualche modo.
    Ah stavo per fare una battuta che riguardava Akira e la sua idea, ma non riuscii a trovare nulla di comico in quel gesto. Akira era orfano, loro erano tutti bambini orfani. Lui più di tutti sapeva cosa volesse dire non avere nessuno che innalzasse sul tetto di casa tua un Koinobori per se e per gli altri figli. Era stato un bel gesto.

    Sai dov'è? Yukio si strinse nelle spalle In gi... EHI TU una voce portentosa mi fece tremare le ossa. E fece tremare anche quelle di Yukio.
    Oddio, sono morto... disse il ragazzino e si nascose dietro di me. Ben presto le luci che illuminavano la via affollata parvero oscurarsi sotto la mole di un alto e grosso uomo muscoloso agghindato in un grembiule da cucina. Era rosso in viso e poco ci mancasse che iniziasse a fumare dal naso e dalle orecchie.
    Ragazzino, vieni fuori di lì, pensi che non me ne sia accorto del dango?
    Immediatamente molte cose si fecero chiare. Sospirai e misi mani al portafogli, dando qualche Ryo all'uomo (quelli del dango e qualcuno di risarcimento). Faccio io, lo lasci stare... adesso lo sculaccio per bene.
    L'uomo soddisfatto se ne andò con i miei soldi. Yuikio fece per allontanarsi in punta di piedi, ma lo afferrai per la collottola (ancora), girandolo verso di me.
    Spiegati.
    E...e..e...ecco A..a..a..akira mi avvicinai ancora di più a Yukio Ci ha..ha..ha detto che..che potevamo...
    Oh non dire altro Yukio tesoro mi sfregai le mani Anzi, perché non mi porti da Akira...? Ho voglia di divertirmi un po'.



    Vidi Akira in lontananza. Yukio aveva in mano l'Arma. Anche io ce l'avevo.
    Sei sicura? Ci ha detto di non infastidirlo.Oh tranquillo, me la vedo io con lui. Tieniti pronto. Yukio annuì. Era un alleato fedele, specie dopo quei pugni che si prese durante la sua fuga al porto. Aveva decisamente più paura di me.
    Mi nascosi in un vicolo buio, voltandomi. Akira non poteva notare l'Arma in mano a Yukio che si dirigeva verso di lui, salutandolo. Perché l'Arma era una polpetta di riso e chissà quanta altra gente ce ne aveva una in mano. Almeno dodici solo nel raggio di venti metri da Yukio. Il miglior modo di nascondere una spada è in un'armeria, no?
    Akira!!!! urlò Yukio, felice fuori, ma spaventato a morte dentro. Così, non appena Akira si fosse voltato da Yukio (che si trovava di fronte al vicolo, così da far mettere l'Hozuki di spalle) con un veloce e preciso lancio scagliai la polpetta di riso cercando di beccarlo dritto sulla nuca. Yukio ovviamente non aveva il permesso di usare l'Arma: gli avevo comprato la polpetta di riso perché se la mangiasse.
    Ops, mi spiace dissi fingendomi sorpresa se il lancio fosse andato a segno, rimanendo lì in segno di sfida. Oh, non sarei di certo scappata dopo aver tirato una polpetta di riso addosso ad Akiza Hozuki! Sarebbe stato degno della peggiore delle codarde!


    Se vi state chiedendo se ero arrabbiata per il fatto che lui avesse autorizzato quei ragazzini a "rubare" qualcosina, la risposta era no. Tutta Kiri aveva un grosso debito con quei bambini che qualche polpetta di riso, dango o palloncino non avrebbero di certo colmato.

     
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21 replies since 8/5/2015, 00:10   489 views
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