Yane yori takai koinobori

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  1. kobo
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    Caramelle



    Onestamente non sapeva bene perché avesse accettato l’invito della ragazza. Praticamente non la conosceva…e non era mai uscito con una ragazza. Non che quello fosse un appuntamento. Semplicemente lei gli aveva chiesto se aveva impegni per quel giorno e lui aveva risposto che aveva solo intenzione di girare per il villaggio a guardare le bancarelle, al chè lei gli aveva proposto di andarci assieme e lui, senza pensarci, aveva accettato. Diciamo che, più che altro, si sarebbero accompagnati a vicenda. O qualcosa del genere. Per l’occasione, trattandosi di una festa dedicata ai più piccoli, Kobo aveva preparato delle caramelle con l’incarto commestibile. Gli era sembrata un idea carina, divertente; senza contare che data la necessità di prepararle in anticipo, non avrebbe rischiato di far aspettare la povera Maya. Per le caramelle aveva fatto maillardizzare in cinque casseruole differenti zucchero, glucosio liquido, burro e un pizzico di sale, aggiungendo in ogni composto una diversa sostanza aromatizzante: acqua d’orzo, latte, succo di mela, polvere di zenzero e latte di cocco. Ovviamente aveva messo a sobbollire ogni dose a distanza di una quarantina di secondi l’una dall’altra, scalando anche la potenza della fiamma, per evitare che arrivassero alla temperatura desiderata tutti e cinque assieme.


    Fossi bravo con la tecnica della moltiplicazione potrei anche farlo…così rischio solo di spingere troppo oltre la caramelizzazione e bruciarmi almeno un quinto delle caramelle…

    Servendosi di un termometro da cucina aveva pazientemente monitorato la temperatura del composto, mentre questo tendeva prima al beige e al color cannella. Per il suo obbiettivo era importante che tutti e cinque i preparati raggiungessero la medesima colorazione. Ogni volta che il termometro toccava i 154°, Kobo aggiungeva della double cream, praticamente una panna molto grassa e densa, precedentemente scaldata a fuoco lento, unendola in tre volte per evitare una reazione esotermica troppo accentuata che lo avrebbe potuto ustionare seriamente; nonostante le precauzioni, ad ogni aggiunta di crema corrispose un consistente rilascio di vapore acqueo. I cinque impasti erano poi stati setacciati e posti su delle mezze-gastro foderate di carta da forno e lasciate in un ambiente be areato.

    Il caramello sembra avere un aspetto piuttosto buono…bello liscio…mi verrebbe voglia di assaggiarlo, ma so già che mi ustionerei brutalmente!

    Dopo 2 ore Kobo aveva posto uno strato anche sulla parte superiore, lasciando il tutto a riposare fino al giorno seguente, ma non prima di aver colto l’occasione di scroccare un piccolo assaggio di caramello al latte. Una volta sistemate quelle che sarebbero divenute presto caramelle, il ragazzo si dedicò a preparare gli involucri commestibili, la parte chimicamente più intrigante della ricetta, in grado di trasformare una soluzione al 99,01% di acqua in un incarto edibile. In circa seicento millilitri d’acqua fredda fece sciogliere giusto una goccia di glicerina e pochi grammi di agar-agar, riscaldando il tutto a fuoco medio-basso, senza portare ad ebollizione, ma semplicemente favorendo l’amalgamazione attraverso il movimento molecolare indotto dalla temperature relativamente alta. Una volta ottenuto un composto trasparente e omogeneo, conforme alle proprie aspettative, versò 5 grammi di soluzione in oltre centoventi piastre Petri, allargando il liquido trasparente su tutta la superficie di plastica, assicurandosi che non si formassero bolle d’aria che avrebbero potenzialmente minato sia l’integrità dell’involucro commestibile, sia il suo aspetto estetico.

    Forse aggiungere qualche impurità opacizzante avrebbe reso più credibile l’incarto…ma anche così, perfettamente limpido farà la sua porca figura, spero…

    Mise le piastre su diverse teglie e, avendo cura di non distruggere il lavoro certosino di poco prima, rovesciandole o distribuendo in maniera non uniforme il liquido, le infornò a 43°, lasciando socchiusa l’anta per permettere la fuoriuscita dell’umidità, per più di venti ore. Quella mattina a Kobo rimase solo da tagliare le lastre di caramello e incartarle. Il lavoro andava fatto velocemente, perché i sottili involucri trasparenti diventavano solidi ( e quindi non ulteriormente lavorabili) in poche decine di secondi, una volta posti a temperatura ambiente.

    AAAAAAAAH! Presto , presto, chi si ferma è perduto!

    Il ragazzo toglieva, ovviamente, una sola Petri alla volta dal forno. Incartò circa un centinaio di caramelle prima di stancarsi e decidere di utilizzare il materiale restante per creare delle piccole sfere di simil-plastica commestibile, che avrebbe potuto tirare alla gente o usare in qualche altra maniera divertente. Soddisfatto il risultato, un cestino di legno pieno da caramelle rettangolari del medesimo colore, che avrebbero fatto impazzire i ragazzi. Letteralmente. Una caramella su cinque, ovvero tutte quelle allo zenzero, era piccante da morire. Anche una volta che i bambini, o eventuali adulti, l’avessero scoperto sarebbe stato molto difficile individuare le caramelle allo zenzero: l’incarto edibile bloccava la fuoriuscita dei profumi o, comunque, la limitava drasticamente, mentre il colore di tutte le caramelle era praticamente identico.

    Spero solo che chi troverà I dolciumi allo zenzero non la prenda troppo male…in fondo è uno scherzo…e sono comunque buone!

    Kobo aveva finito di prepararsi quando una Maya bussò alla porta. Andò subito ad aprirle, con in mano il cestino, vestito come al solito con maglietta blu a tre quarti, pantaloni grigi e, per l’occasione, una giacca bianca con colletto blu, sfoderando il solito sorriso amichevole di sempre e appena lei lo vide lo salutò con aria timida, quindi con fare goffo gli chiese se volesse delle caramelle che, con ogni probabilità, aveva comprato alle bancarelle. Proprio mentre gli offriva i dolciumi, un ragazzino tentò di rubarle il sacchetto di mano, ma lei lo mise lestamente fuori portata e lo colpì al sedere con il piatto del piede. In un attimo sembrava essersi scrollata di dosso l’agitazione di dosso, con quella semplice azione. Anche in seguito quando rinnovò l’offerta di accompagnarlo per le strade del villaggio in festa, la giovane apparve molto più sicura di sé.

    Che coincidenza…ho giusto preparato delle caramelle per la festa…sono avvolte in un incarto commestibile…facciamo così, io ne prendo una delle tue e tu una delle mie, giusto per non fare un torto a nessuno…- Allungò la mano a prelevare un dolciume dal sacchetto di carta, che si rivelò essere un lungo vermiciattolo di gelatina multicolore, mentre le porgeva il cestino dei dolciumi- Beh, ho accettato il tuo invito la prima volta, non vedo perché dovrei rifiutarlo ora…oltretutto vorrei distribuire queste delizie al caramello ai bambini del villaggio…spero che le apprezzino…Forza, fammi strada…


    Kobo chiuse la porta di casa dietro di sé e si preparò a trascorrere la giornata con l’appariscente ragazza…

     
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21 replies since 8/5/2015, 00:10   489 views
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