La prima volta

[Free GDR aperto]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Arashi Hime
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,531
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    RESPONSIBILITY

    You cannot escape the responsibility of tomorrow by evading it today.




    Non era una gran bella giornata, quella. Nuvoloni neri gravidi di pioggia coprivano il cielo e un vento pungente stuzzicava in malo modo ogni passante che, convinto più che mai a fare solo il proprio dovere e a farlo entro poco tempo, si stringeva nelle spalle proseguendo a grandi falcate per i corridoi dell'Accademia Ninja Centrale, salutando solo chi conosceva prima di procedere a testa bassa verso quella o quell'altra burocrazia da compilare o consegnare.
    Una normale giornata di lavoro, dunque. Niente di più.
    Forse.

    «FERMATELA IMMEDIATAMENTE!»



    Una voce esplose piena di rabbia in un punto indefinito dell'edificio amministrativo e improvvisamente qualcosa, con un grande fragore, parve esplodere: una finestra al terzo piano si era appena aperta di botto, sbattendo con violenza nel muro cui era incardinata, rimanendo intatta quasi per miracolo ma creando un baccano tale da far trasalire tutti gli altri burocrati nelle sale adiacenti.
    Chiunque l'avesse aperta doveva aver preso male le misure. Certamente questa sarebbe stata la prima cosa a cui una persona normale avrebbe pensato.

    «SHIZUKA-SAN FERMATEVI SUBITO! NON STO SCHERZANDO!»



    Un passerotto.
    No, un falco.

    No, no.

    Una persona.

    Già. Ecco cosa si era appena gettata da quella finestra aperta: una persona.
    Una ragazza per la precisione, come avrebbero testimoniato i lunghissimi capelli castani che, raccolti in un'alta cosa di cavallo, danzavano dietro il suo corpo incurvato nello slancio, liberando così un volto dalla carnagione rosea in cui due profondi occhi verde smeraldo ridevano al pari della bocca, carnosa e rubiconda.
    «Kiri di nuovo? Studenti di nuovo? Oh vi prego!» Strillò la ragazza volante, aggrappandosi al ramo dell'albero che si stagliava di fronte alla finestra da cui aveva era saltata, prima che il suo pittoresco appellativo si tramutasse in “la ragazza spappolata a terra”. Dietro di lei, immediatamente, un burocrate di venticinque o ventisei anni corse alla balaustra, con il suo ampio haori bianco recante il simbolo dell'Accademia sulle spalle contratte e il volto triturato dalla rabbia.
    «NON SIETE VOI A DECIDERE, SHIZUKA-SAN! MI AVETE SENTITO?!» Urlò il tipo, ruggendo come un drago inferocito. «SIETE LA COPIA SPUTATA DEL VOSTRO DANNATO MAESTRO!» Aggiunse furente, continuando a sbattere le mani sulla finestra prima che qualcuno, alle sue spalle, cercasse di fermarlo. Scostando quel blando tentativo di aiuto, l'uomo alzò le mani al cielo, iniziando furiosamente a inveire. «E VOI COSA DIAVOLO FATE?! PRENDETELA IMMEDIATAMENTE!» Strillò, battendo poi i piedi a terra. «E VOI SHIZUKA-SAN COME PENSATE CHE LA PRENDERA' L'AMMINISTRAZIONE DI KIRI, EH?! COSA DIREMO AL MIZUKAGE?!»
    «Ditegli che non ho voglia.»
    Rispose la donna che pareva chiamarsi Shizuka, sorridendo da un ramo mentre si grattava il retro del collo, spensierata. «Non penso che Bakaitai avrebbe problemi a crederci, davvero...e poi dai, sono così pieni di validi ninja a Kiri, perché devono sempre scomodare me da Konoha...? Questa cosa ha smesso di essere divertente tre missioni fa.»
    «B-B-B-B-B-AK...»
    Balbettò il burocrate, impallidendo istantaneamente. Portandosi le mani alla testa l'uomo cercò di articolare un suono che avesse un senso compiuto, ma sapeva già che non avrebbe mai potuto ripetere quell'orribile bestemmia che aveva sentito pronunciare... “bakaitai”? Il nobile e fiero Mizukage di Kirigakure no Sato?!
    Dal suo albero la ragazza, sconcertata da quella balbuzie isterica (ma divertente) sembrò cominciare a fare il verso al suo interlocutore e questo, a quel punto, parve essere sul punto di esplodere.
    C'era un limite di sopportazione per ogni essere umano, e a quanto pareva Kaito Shemasen aveva raggiunto il suo.
    «PRENDETELA A TUTTI I COSTI, MALEDIZIONEEEEEEEEE!» Strillò, e per poco non sembrò essere sul punto di roteare su se stesso e andare in frantumi...
    ...uno spettacolo che si sarebbe rivelato divertente da vedere, se non fosse stato che una sua “cattura” avrebbe comportato l'ennesima missione al Paese dell'Acqua. E gli Dei solo sapevano quanto odiasse quel posto.
    No. Non l'avrebbero avuta. Mai.
    Gettandosi di sotto dall'albero, la ragazza iniziò a correre mentre il suo volto si contraeva nell'orrore: odiava Kiri, cioè, si respirava acqua in quel posto del diavolo... era quasi peggio di Suna, dove ci si trovava la sabbia pure nelle mutande (e anche se non si erano mai tolte, il che lasciava molto spazio all'immaginazione)... Insomma, non potevano spedirla ad Oto, ogni tanto? Kusa, forse? O il Paese del Tè, certo, con quelle buone focaccine ripiene di marmellata...
    Un gorgoglio, simile al ruggito di un mostro, scosse le colonne bianche tra le quali la ragazza si era appena gettata, sperando di trovare un nascondiglio. Di tanto in tanto, sorridendo e facendo un cenno allegro con la mano, salutava qualche persona, che per tutta risposta si limitava a sospirare, sghignazzando con rassegnazione. Pareva infatti che non fosse la prima volta che una cosa del genere succedeva, lì all'accademia.
    Non era una novità: Shizuka Kobayashi non apprezzava prendere incarichi per altri villaggi. Per la verità, se ci riusciva, cercava anche di non prendere quelli del suo stesso villaggio.
    “Quando sarai Chunin, sarai libera.” Le aveva ripetuto Raizen almeno un centinaio di volte, per darle la forza di terminare i suoi allenamenti al limite della denuncia. “Vedrai. Farai un sacco di cose nuove.”
    Già. Ma se avesse saputo che quelle cose nuove erano girare per i Paesi conosciuti aiutando a destra e a manca, venir mandata in missioni di infiltrazione in cui puntualmente rischiava la pelle, essere infilata in ospedali per turni di giorni in cui era già un privilegio avere il tempo di lavarsi la faccia e un altro centinaio di obblighi di quel tipo... beh... si sarebbe limitata a rimanere l'erede del suo Clan e basta. La vita da Principessa, dopotutto, non era così male.
    «Dei perdonatemi, non è che non amo il mio lavoro...» Piagnucolò Shizuka Kobayashi, svoltando l'ennesimo angolo e gettandosi a quel punto nel cortile sul retro dell'edificio accademico. Pareva essere vuoto, ad eccezione di tre figure in fondo, una più stramba dell'altra. «...vorrei solo non amarlo così tanto, ecco.» Gemette, tirando a dritto. In effetti, per quante scene facesse, alla fine accettava tutti gli incarichi. Tutti. Ecco perché chiamavano sempre lei. Non sapeva dire di no. Era questo il grande problema.
    “E' tutto per la buona reputazione di Konoha.” Cercava di spiegarle puntualmente Takumi dell'amministrazione della Foglia. E quando si parlava della sua amata Konoha non c'era niente che lei non fosse pronta a fare...
    ...ma adesso basta. Era giunto finalmente il giorno in cui avrebbe iniziato a dire di “no”. Ecco.
    Non l'avrebbero avuta! Mai!!
    «TROVATELA! DEVE ESSERE DA QUESTE PARTI!» Urlò improvvisamente una voce da sotto il porticato che precedeva il cortile. Un forte rumore di passi e di lunghi haori di cotone svolazzanti accompagnò quelle parole come una condanna a morte.
    Facendosi pallida come un cadavere (quello che sarebbe diventata se fosse stata messa nelle di Kaito), la ragazza accelerò a tutta velocità e senza neanche dire una parola...
    ...si buttò letteralmente in mezzo al trio delle uniche persone lì presenti. Senza un attimo di esitazione la donna agguantò il tipo bendato per la collottola dell'abito, trascinandolo di fronte a sè per coprire la sua figura, poi, con una velocità che rasentava il secondo, si abbassò verso l'altro supposto ragazzo, quello incappucciato come se fosse Dicembre e non Maggio inoltrato, che era seduto sulla panchina... e prima che chiunque potesse dire o fare qualcosa, la fuggiasca si abbassò e... baciò l'imbacuccato, tirandosi dietro pure l'altro, il bendato, per far sì che la sua “idea geniale” non venisse subito smascherata. Un secondo dopo qualcosa stridette in fondo al cortile.
    «M-m-ma che diav–...» Gemette improvvisamente una voce maschile, strozzata.
    «...Dai Sorata, che fai, guardi...? Girati!» Supplicò una seconda più tenute, di ragazza, tanto imbarazzata da tremare.
    «Ma sono all'accademia, non dovrebbero fare queste cos–... e poi, ehi, quanti diavolo son–...»
    «A ognuno piace come piace. Uno, quattro, cento, chissenefrega?»
    Intervenne un'altra voce, spazientita. «Andiamo, o quella correrà via sul serio. E' incredibile quanto diavolo sia veloce quando ha un incarico!»

    ...E lentamente i passi ritornarono sulla loro strada, deviarono direzione e poi sparirono. Solo quando non si sarebbe più sentito alcun suono provenire dal porticato, la ragazza si sarebbe riportata in eretta postura da quella curva che aveva mantenuto fingendo di schioccare un bel bacio al tipo incappucciato.
    Fingendo, certo, si era solamente accostata all'orecchio di lui, quasi infilandole la testa nel cappuccio, magari, ma non avvicinandosi poi più di troppo... insomma, chi diavolo andava in giro a baciare sconosciuti?
    […] Più o meno gli stessi che si buttavano dalle finestre, ma non importava poi troppo, in quel momento.
    «Hai fumato?» Chiese la straniera a bruciapelo. I suoi occhi verdi, grandi e profondi, si socchiusero in uno sguardo accusatore. «Non si fuma, fa male, hai idea di quanti danni ricevano i tuoi polmoni? Sei un povero demente, smetti entro oggi.» Ordinò prima di girarsi verso il tipo bendato, a cui sistemò l'abbigliamento come meglio poté. «Bella mascherina, c'è una festa a tema da queste parti?» Domandò, ironica. Guardò poi il bimbetto, ma a lui si limitò solo a fare un sorriso allegro. «Beh grazie per la copertura, mi avete risparmiato un bel problema...» E così dicendo si scostò il mantello verde notte in cui era avvolta. Sotto ad esso era vestita interamente di nero, con pantaloni di pelle e stivali di cuoio alti fino alle ginocchia, mentre la parte superiore di quella che probabilmente era la sua “divisa” consisteva solo in un bustino senza maniche, stringato sulla schiena e dalla più che generosa scollatura su un altrettanto più che generoso seno. Sulla destra vi era una grossa sacca a tracolla e, oltre quella, nulla più... nessun coprifronte, né simbolo che tradisse chi realmente era e da dove proveniva. Nulla. «Ecco qua, per il disturbo.» E aprendo la borsa ne tirò fuori tre grossi biscotti ripieni di crema e menta che infilò tra le mani di tutti i presenti. «La pasticceria Usagi di Konoha è la migliore di tutte le Terre del Fuoco, questi bocconcini sono un prodotto nuovo, sono sicura che vi piaceranno...» Visto che ne divorò due in un nanosecondo, a lei sicuramente piacevano. «Detto questo, a presto! Vi auguro un buon proseguimento! Addio!» E senza aggiungere altro si girò, iniziando a trotterellare via.

    Era una cosa risaputa, del resto... Shizuka Kobayashi era una tipetta tutta particolare. Si poteva quasi dire che “lasciava il segno”.




    Bartok :diego: Canny ha insistito tanto, cerca di capire U___U (?)
    Scusate la mia pg... Canny, ti avevo detto che era una tutta particolare. Detto questo, ho scritto il post di fretta, abbiate pietà see ya!
     
    .
15 replies since 15/5/2015, 16:11   474 views
  Share  
.