La prima volta

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    UNEXPECTED

    The true adventurer goes forth aimless and uncalculating to meet and greet unknown fate.




    «Mmh?E' il momento dello spogliarello?»



    La situazione le era sfuggita di mano e questo fu abbastanza evidente quando il monaco cominciò a scoprirsi le braccia farneticando di cose che non stavano né in cielo (per fortuna sua) e né in terra (per fortuna propria). Non aveva ben capito per quale maledetta ragione quel tipo dovesse perseverare a replicare a qualsiasi cosa lei dicesse, rispondendo sempre per le rime nel tentativo di avere l'ultima parola.
    Alzando gli occhi al cielo mentre si portava una mano alla fronte, la Chunin della Foglia fece finire di parlare il tipo prima di sospirare sonoramente. Adesso sembrava davvero esausta, come se fosse una povera martire costretta lì dal giudizio ingiusto di un tribunale troppo severo.
    «Ascolta.» Esordì allora, con pacatezza. «Non voglio far vacillare nessuna tempra, per la verità non mi interessa nemmeno poi troppo cosa diavolo ti hanno fatto in quel buco da dove ti hanno rimesso in libertà.» Disse, riafferrando istantaneamente il braccio del Sacerdote, che scoprì ancora una volta con altrettanta velocità. Benché Haruki non avrebbe probabilmente potuto stare dietro a quel genere di rapidità e fermezza nella presa neanche se avesse avuto una vista perfetta, ciò che forse lo avrebbe colpito persino più di quella constatazione sarebbe stata la mano stessa della ragazza, che a dispetto delle cicatrici e dei calli che il sacerdote non avrebbe avuto difficoltà ad individuare sulla carnagione liscia e morbida, era molto più piccola di quello che ci si sarebbe aspettati. Con ogni probabilità colei a cui apparteneva non era poi molto alta, anzi forse era addirittura più bassa di lui. «“Culto della Fiamma”?» Disse solo dopo qualche attimo Shizuka, continuando a cercare nella geometria di sigilli e ferite ciò che sperava potesse aiutarla a comprendere quello che il monaco non pareva voleva rivelarle. Purtroppo, per quanto volesse sempre credere il contrario, non era ancora esperta come avrebbe voluto nell'arte dei Fuuinjutsu, ragion per cui, dopo aversi assicurata di aver memorizzato perfettamente quella simbologia –cosa che non le prese più di mezzo minuto grazie a quel tipo di memoria che era stata educata a maturare prima come Principessa di un Impero Economico e poi come Infiltrata– la kunoichi si limitò a lasciare la presa con disinvoltura. «Neanche nelle Terre più estreme dell'Anarouch ho mai sentito il nome di un ordine simile.» Disse la donna, ponendosi di fronte al rosso. Esattamente come questo aveva forse immaginato, il respiro della ragazzina arrivava da un punto più basso rispetto al suo viso, forse l'altezza della sua spalla. «Tieni in bocca parole molto superiori a quelle che ti puoi permettere, bonzo.» Disse la Chunin sorridendo mentre colpiva piano il viso del ragazzo con il dorso della sua mano destra. «Stai attento. Non so perché tu sia qui, ma sappi che nel mondo in cui hai messo piede entrando nei terreni accademici nessuno va in giro a riprendere il prossimo senza sapere chi ha di fronte, né tantomeno sventola in giro sigilli proibiti tanto antichi mentre fa danzare sulla lingua termini connessi ai Codati.» Sorrise con dolcezza prima di soffiare in faccia al ragazzo, dispettosamente. «Non avevo sbagliato la mia valutazione: credi di avere molto da offrire agli altri, ma non è così. Non so che genere di educazione tu abbia ricevuto, ma ciò che ti è stato detto è sbagliato. Il mondo Shinobi non affonda le proprie radici solo nell'abnegazione e nel sacrificio. Prima di questo vive per qualcosa che tu, povero ragazzino, non hai probabilmente mai sperimentato.» E così dicendo, reclinò leggermente la testa di lato, sorridendo. «Ti manca qualcosa che non potrai mai avere fintanto che non deciderai di cambiare, qualcosa che se non imparerai ad abbassare i muri dietro i quali ti sei schermato, costruendo una personalità che credi essere indistruttibile, non potrai mai ottenere. Sei cento anni in anticipo per poterti permettere di riprendermi, e non perché io sia la migliore sulla piazza...» Spiegò, sospirando. «...ma perché semplicemente ci sono passata prima di te. Dammi retta, Haruki.» Tagliò corto, chiamandolo per nome. «Non parlare con leggerezza di cose che non sai neanche cosa sono. Non essere convinto di detenere un rigore che in verità possiedi solo nella tua convinzione puerile. Non insistere a rieducare gli altri. Chi non ha visto il mondo, non può pensare di indirizzarlo. Chi non ha amato il prossimo, per quanto abietto esso sia, non può pretendere di mondarlo.» Si grattò la testa, sorridendo ancora una volta nell'abbassare leggermente lo sguardo. «Credimi.» Mormorò dopo un attimo di esitazione. «C'è chi ci è passato prima.» Poi però, l'espressione che per un istante era stata segnata da un sentimento indecifrabile, si perse nel labirinto di emozioni che la ragazza sembrava poter alternare da un attimo all'altro in modo sin troppo stupefacente, e Shizuka, voltadosi, fece appena in tempo a riacquistare il sorriso sarcastico che la contraddistingueva che...

    ...Minobu impazzì. Nel senso letterale del termine.
    Balzando in piedi dalla panchina su cui aveva immaginato potesse essersi fossilizzato, il ragazzo dai capelli bianchi iniziò infatti a strepitare, indicando prima Shizuka e poi Haruki, ininterrottamente, sbraitando e non risparmiando stoccate né per l'una né per l'altra parte. Per la verità comunque –come ebbe modo di pensare la kunoichi, grattandosi la testa– a discapito delle urla e del suo colorito progressivamente sempre più pallido (se possibile), che per un attimo le fecero temere il peggio, quello che stava dicendo non sembrava poi troppo sbagliato. Nel senso, in effetti fino a quel momento era l'unica persona che sembrava essere stata ragionevole.
    Già. L'unica ragionevole.
    «...Ti sei sentito escluso, Shiroi?» Domandò contrita Shizuka, portandosi una mano teatralmente tremante al viso. Che poi, chi diavolo era Shiroi? «Scusa, ti abbiamo ignorato e ti è presa così male...? Non offenderti, ti prego.» Continuò la Principessa, seguendo i movimenti del giovane che nel mentre stava dando loro le spalle, accendendosi una sigaretta. «Ti offro qualche raviolo al chioschetto qui davanti! Eddai, tra compagni bisogna cercare di capirsi!» Cinguettò la ragazza, alzando repentinamente una mano al cielo... «Diventiamo amici, Shiroi!» ...che lasciò cadere pesantemente sulla schiena dell'interlocutore intento ancora a darle le spalle.
    Un secondo dopo, questo, cadeva a terra come un sacco, rimanendo lì immobile.

    Silenzio.

    «Ehi... non scherzare.»

    Silenzio.

    «...Non ti avrò davvero fatto male per un colpo del genere.»

    Silenzio.

    «Shiroi...?»

    Silenzio.

    Girandosi e ritornando rapidamente sui suoi stessi passi, Shizuka posò una mano sulla spalla di Haruki sorridendo in un bagno di sudore.
    «E' morto.» Annunciò gravemente, annuendo. «Scavo una buca, tu benedici il suo corpo.» Disse prima di girarsi... e mettersi davvero a scavare una fossa poco profonda vicino al primo cespuglio ben folto che trovò, un'operazione che le costò qualche minuto abbondante visto che ebbe persino la premura di prendere le misure del cadavere. Quando ebbe finito, però, e trascinò per un piede il tipo dentro il buco, la soddisfazione di vedere questo così perfetto la riempì di una commozione tale da indurla a lacrimare.
    «Shiroi, eravamo migliori amici, è un peccato che tu sia caduto così.» Singhiozzò la Chunin, girando a pancia in su il cadavere prima di buttargli addosso un po' di foglie e alcuni fiori estirpati illegalmente dal cortile interno. «Ti ho voluto bene come ad un fratello. Non scorderò mai il tuo silenzio perpetuo e il puzzo di tabacco che ti usciva di bocca ogni volta che l'aprivi per dire cose a caso.» Ammise, incrociando le braccia sul petto del giovane. «Buon viaggio...» E calandosi lentamente su di lui fece per baciarlo sulla fronte... ma subito si paralizzò, sconcertata.
    Portandosi una mano alla bocca e indietreggiando nello strusciare per terra, la kunoichi si girò infine a guardare il sacerdote dopo un attimo di incredulità.
    «Harumi.» Chiamò. Chi fosse Harumi ovviamente era un mistero. «E' vivo!!!» Disse felicemente la ragazza, portandosi le mani al viso. «Gli Dei siano lieti di questo miracolo!!!» E a quel punto, gettandosi sul petto di Minobu, la ragazza fece finta di piangere disperatamente dalla commozione.

    […] Benché una persona normale avrebbe perdurato in quella recita meno di un minuto, tutto quell'ambaradan si protrasse per la bellezza di cinque, al termine dei quali la Principessa dei Kobayashi, riportandosi con il busto eretto, fece spallucce.
    «Ok mi sono divertita abbastanza.» Ammise. Poi però prese una mano di Minobu e piegandogli il dito indice infilò questo nel naso di lui. «...Oh Shiroi, ma cosa fai?» Chiese la ragazza iniziando a sghignazzare piano prima di asciugarsi le lacrime (stavolta sincere) dagli occhi.
    Solo quando si fu ripresa abbastanza da conquistare una certa integrità, la kunoichi sospirò, e senza smettere di sorridere alzò una mano all'altezza della spalla. Un istante dopo questa si illuminò di un alone di chakra blu elettrico ruggente e vivace, benché apparentemente imbrigliato. Educato.
    «Svenire per l'agitazione è qualcosa che avevo visto fare solo a mia nonna.» Avrebbe detto la ragazza, adagiando con dolcezza il palmo della sua mano sulla fronte del ragazzo dai capelli bianchi. Il tocco sarebbe stato inaspettatamente delicato benché deciso, fresco come acqua di ruscello ma coinvolgente come fuoco ardente. Un connubio di opposizioni, di contrasti marcati, eppure così sapientemente gestiti, dosati ed equilibrati, da creare un'orchestra piacevole. «Ehi Shiroi...» Chiamò la ragazza, sorridendo. Il suo chakra, piccante ed entusiasta, guizzò sulla fronte del ragazzo, andando a stimolare i recettori nervosi interessati alla sua rapida ripresa, che risvegliarono con rispettosa gentilezza. «...li vuoi o no questi ravioli?» Domandò, chiudendo gli occhi. «Offri tu, ovviamente. Usare i jutsu di medicina mi provoca sempre un grande appetito, e se tu non fossi svenuto a caso certo non sarei stata costretta a farvi ricorso.» Disse sorridendo. Era una Shinobi medico, dunque. «Dai svegliati, giuro che non ti ignoro più.» Promise. «Che diavolo di ninja sei, insomma? Un po' di amor proprio!» E a quel punto, avvicinandosi all'orecchio del ragazzo, bisbigliò lui qualcos'altro. Purtroppo però, se volontariamente o meno non era dato saperlo, il timbro di voce usato non fu tanto basso da poter impedire anche al rosso di sentire. «Se non ti svegli chi lo sente quella testa quadrata di Haruchi?»

    Già.
    ...Ma chi dannazione era Haruchi?


     
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