[Gioco] Vizi di Forma

Grado C

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Arashi Hime
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    GOOD LUCK

    All I'm trying to do is survive and make good out of the dirty, nasty, unbelievable lifestyle that they gave me.




    «Ah. Scusami...»



    Shizuka Kobayashi era capace in alcune cose più di altre, in particolare, era brava ad inemicarsi le ragazze. Un po' perché era una Principessa, e come tale puntualmente invidiata, e un po' perché non aveva mai denotato di interessarsi alla metà della roba che piaceva alle sue coetanee, non aveva mai riscosso il favore di nessuna di loro; ragion per cui non si stupì poi troppo di essersi probabilmente già tirata sul culo l'unica altra fanciulla del gruppo.
    «Mi dispiace, sei così minuta e delicata che giuro non ti avevo visto.» Ammise con sincerità la kunoichi, quando vide Uriko alzare una mano mentre lei si curava solo di bandana-san. Arrossì, evidentemente a disagio. «Scusami, davvero.» Ripeté, inchinandosi.
    Accolse successivamente l'ultimo ragazzo, un otese con una maschera che non ebbe problemi a cercare di strappargli dal viso per guardare sotto, incuriosita, e dopo aver brevemente detto il nome a tutti, invitò subito a mettersi in marcia. Avrebbero avuto tempo di conoscersi strada facendo, ma nel mentre era meglio partire. Prima di andare però, approfittando del giro di presentazioni degli altri, la ragazza si sarebbe avvicinata al sunese del Gate.
    «Nowaki, senti un po'...» Avrebbe chiesto allegramente mentre l'altro iniziava già ad irritarsi per l'errore del suo nome. «...ma com'è che Shiratoshi si è messo a fare sto viaggio del cazzo in piena calura primaverile? Io sapevo che i nobili mercanti, ad eccezion fatta di alcune Dinastie con una precisa tradizione...» Come la Kobayashi, per dirne una. «...non affrontassero viaggi che si prospettano lunghi e pericolosi, ma preferiscono affidare l'incarico a messi di second'ordine, facendosi al massimo trovare sul posto prestabilito per trattare in prima persona. Che noia, insomma, perché diavolo...giusto?!» Borbottò tutta offesa. «Ne sai qualcosa? Quantomeno nel rispetto di Suna, se dobbiamo proteggere un tizio così importante, non voglio mancare agli obblighi accademici che legano i nostri villaggi.» Aggiunse sospirando. Avrebbe aspettato la risposta del ragazzino tutto lentiggini prima di inchinarsi educatamente e raggiungere i suoi compagni, di cui osservò la velocità di corsa e i movimenti nella sabbia, sperando che questo bastasse per darle un'idea sulla preparazione di ciascuno, visto che al momento, di loro, non sapeva molto altro.

    […]

    Il Clone fu il primo ad arrivare seguendo le tracce lasciate dalla carovana, e dunque quello che guidò mentalmente la sua creatrice, e con lei i suoi compagni, dal target della missione.

    "Alla buon ora, giovani buoni a nulla, mettetevi al lavoro e preparate l'accampamento per la sosta, Shunsu qui vi dirà cosa fare.
    Da quando alle donne danno in mano un'arma, puah."



    Shiratoshi Anzo era un ometto dal naso adunco e i capelli bagnati di sudore, non dissimile a tanti altri che aveva incontrato nell'ambiente aristocratico in cui era nata e cresciuta, e sopratutto in quello shinobi in cui cercava di avanzare un passo incerto dopo l'altro, ragion per cui quando egli si espresse in quel modo aggressivo che in tanti avrebbero facilmente trovato irritante, Shizuka si limitò semplicemente ad inchinarsi con profonda riverenza. Aveva già inquadrato il soggetto, e non intendeva incorrere in ostruzionismo di qualsiasi tipo dalla persona che era stata ingaggiata per proteggere.
    «Shiratoshi-sama, chiedo scusa per il ritardo con cui ci presentiamo al vostro cospetto, la nostra mancanza è stata imperdonabile.» E posando un ginocchio a terra, puntò il pugno della mano destra nella sabbia rovente, prostrando la testa... l'inchino che era uso offrire ai Daimyo e alla famiglia di questi. «Questo Team servirà il nobile Shiratoshi-sama a discapito della propria vita.» Annunciò poi con educata compostezza, prima di riportarsi in eretta postura. «Che la benedizione del Vento possa accogliere sempre i vostri passi. Con permesso.» E battendo il pugno destro sul palmo aperto della mano sinistra, fece tre passi indietro prima di voltarsi completamente e allontanarsi dall'uomo, di cui avrebbe aspettato solo qualche attimo un'eventuale risposta. Benché agli occhi di chi non era avvezzo ad un certo ambiente quel genere di movenze non sarebbero apparse nient'altro che strane e curiose, quella era l'etichetta che si riservava ai padroni delle alte sfere aristocratiche e che lei aveva imparato ad osservare sia dalla parte della Signora che di quella della Shinobi.
    «State attenti a quello che vi esce di bocca.» Mormorò a bassa voce la ragazza ai compagni prima che un uomo si avvicinasse a loro con un grande sorriso ad illuminargli un volto ovale dal mento puntuto. Se un istante prima l'espressione di Shizuka era quella più riverente e umile che la storia del creato dell'umanità ricordasse, in quell'attimo diventò il quadro della gentilezza mentre si illuminava in un sorriso. Il suo volto sembrava quasi essere un caleidoscopio in continua evoluzione, e lei, inchinandosi profondamente, sembrava l'ombra di chiunque l'avvicinasse.
    «Non scusatevi Shunsu-sama, era nostro obbligo giungere almeno un giorno prima rispetto alla convocazione, il nostro Signore ha tutte le ragioni di essere irritato.» Si scusò la ragazza, scuotendo le mani di fronte a sé sorridendo imbarazzata mentre ascoltava il discorso dell'uomo, al termine del quale annuì. «Capisco.» Si limitò a dire. «Accolgo con immensa gratitudine i vostri suggerimenti, ma vi prego adesso di ascoltare i nostri e riportarli al nobile Shiratoshi.» Disse la kunoichi con gentilezza. «Possiamo approfittare della vostra confidenza nei confronti del nostro Signore? Sono sicura che voi più di chiunque altro sappiate come trattare con lui, mi sembrate ben preparato in merito alle sue preferenze.» Accennò ad un inchino prima di proseguire. «Apporteremo delle modifiche alla posizione dei carri e dei cavalli, mi dispiace per la carenza di brezza che ne seguirà, ma vi prego di confidare nel fatto che tutto ciò che facciamo è per la buona riuscita degli interessi del nostro Signore...e un'altra cosa: nessun fuoco verrà acceso. Capirete che siamo già abbastanza esposti senza che sia necessario segnalarci ulteriormente. Se dovete cucinare sarò io a farlo per voi da questo momento in avanti... Mi dispiace, di solito non mi occupo di molto altro che di provvedere al supporto dei miei compagni di squadra...» Ammise con sincerità, e dopotutto era vero. «Inoltre sono sicura che se il nobile Shiratoshi ne avesse piacere, il nostro Akira si rivelerebbe un buon compagno di intrattenimento. Viene da Kiri, un Paese ben gestito ed economicamente fiorente, penso che al nobile Shiratoshi potrebbe interessare conoscerne i segreti per i suoi commerci.» Propose allegramente. «Un Signore avvezzo a viaggiare così tanto in luoghi pericolosi, disposto a variare all'ultimo istante un percorso già stabilito e tutto solo per l'interesse del suo commercio è sicuramente un uomo di mondo, del resto, non pensate anche voi? Saremo onorati di poterlo servire.» Ammise infine, inchinandosi ancora una volta, ma non aggiunse altro fintanto che Shunsu non si fosse girato per congedarsi. «Vi siete ustionato la schiena?» Chiese solo a quel punto, indicando la palma sulla spalla della guardia. «Posso aiutarvi in qualche modo?» Domandò educatamente, sorridendo, ma non avrebbe insistito ulteriormente. Avrebbe a quel punto aspettato di essere sola con i suoi compagni, avendo premura di spostarsi ulteriormente affinché solo loro tre sentissero, per riprendere a parlare.
    «Parlate poco e osservate tutto. Autonomi ma uniti, non stiamoci troppo addosso a parlare tra di noi come ora.» Esordì rapidamente. «Hisagi, vai da passamontagna-san, assicurati insieme a tutti noi che non venga segnalata la nostra posizione in nessun modo, né con fuochi né con altri “errori” accidentali. Nessuno dei due parla troppo, perciò fai fruttare il tuo silenzio mentre cerchi di catturare qualcosa per la cena.» Mormorò, girandosi poi verso Uriko. «Uriko-chan non perdere di vista Shiratoshi neanche per un istante. Seguilo persino a pisciare. Sii discreta però, non farti vedere solo da lui, ma assicurati di tenere d'occhio il signor sorriso. Dobbiamo comprovare alcune cose.» Affermò con gentilezza. Perché avesse scelto proprio una femmina straniera per quel ruolo, però, sembrava il controsenso più grande. «E tu bandana.» Disse, girandosi verso Akira. «Aiutami a disporre l'accampamento e a provvedere a quello che serve. Se siete d'accordo direi di comportarci così.» Grattandosi la testa, la kunoichi sospirò. «Non ci conosciamo ancora, ma dovremo imparare a farlo alla svelta. Vediamo di non fare cazzate e preghiamo gli Dei di non aver problemi nella notte, avremo modo di aggiornarci a vicenda prima di dormire.» Chiuse gli occhi un attimo, lasciando cadere le spalle verso il basso come se fosse già stanca di stare lì. «Siamo compagni, collaboreremo insieme rinforzandoci l'un l'altro. Mi piace pensare ai team di cui faccio parte come un gruppo coeso, aiutatemi perciò a stare al vostro fianco come spero voi possiate stare al mio. Se ci fidiamo l'uno dell'altro, in qualche modo ce la faremo.» E lanciando uno sguardo a tutti, accennò ad un sorriso, il primo, forse, ad essere sincero. «Abbiamo iniziato insieme, finiamo insieme al meglio delle nostre possibilità!»

    […] Shizuka Kobayashi non era una persona attaccata alla gerarchia. Per la verità non era poi molto interessata a niente che non fosse l'intelligenza dei membri del suo Team, ragion per cui non si fece troppi problemi ad ammettere con Akira di non essere la migliore in ambito di occultamento e accettò di buon grado qualsiasi consiglio il Genin di Kiri le avrebbe voluto dispensare.
    «Mi dispiace, non ho nessuna conoscenza che faccia al caso nostro.» Ammise la ragazza, mentre insieme al kiriano faceva spostare le due carrozze a ridosso delle palme, ponendole sottovento.
    Con quella scarsa vegetazione desertica messa di spalle e le carrozze disposte a semicerchio per schermare ulteriormente gli odori, vennero posti i cavalli internamente a quella mezzaluna, imbrigliati e impastaiati. Nessuno nel gruppo sembrava avere competenze utili per occultare la carovana, quello dunque di cui vollero preoccuparsi erano gli odori che le bestie in particolare avrebbero potuto trasportare e una possibile minaccia proveniente da chissà dove.
    Per quanto poco avvezza la kunoichi di Konoha si fosse detta essere, si rivelò però esperta di conoscere l'ambiente desertico e i segreti di sopravvivenza utili, come se fosse abituata a scendere a patti con quadri naturali sempre diversi, proprio come dimostrò tastando la sabbia durante la disposizione dell'accampamento. Infilando la mano sotto il livello del suolo, sembrò cercare qualcosa, poi annuì.
    «Qui va bene. Non muoviamo i carri.» Annunciò la ragazzina, osservando gli arbusti, giovani piante di circa tre metri e mezzo d'altezza con un coprente tetto di vegetazione. Con quel genere di radici sarebbe stato impossibile un attacco proveniente da sotto il livello del suolo, un esperto maestro dell'Arte della Terra avrebbe trovato praticamente impossibile districarsi in quel labirinto. Certo rimanevano scoperti in altro modo, ma con un po' di fortuna forse potevano ancora ben sperare.
    «Le palme indicano la presenza di acqua e cibo.» Disse Shizuka, accucciandosi a terra e iniziando a scavare. Ben presto la sabbia fine e arida diventò umida e infine bagnata, solo a quel punto la Principessa si fermò e rimase ad attendere... fin quando la buca che aveva scavato si riempì di acqua pulita e fresca. «Hisagi sta costruendo delle trappole. Se saremo fortunati prenderemo dei rettili, un vero lusso.» No, non era ironica. «Nel mentre raccogliamo quei datteri.» Continuò, indicando in cima alle palme prima di arrampicarsi fino in cima all'arbusto come se non avesse mai fatto nient'altro in tutta la sua vita; il che in parte era vero. I viaggi che aveva intrapreso per tutta una vita con suo padre, come Erede dei Kobayashi, le avevano insegnato a cavarsela in ogni situazione. Prima di essere una donna e una Principessa era infatti la futura Capoclan della sua Dinastia e aveva perciò ricevuto un'educazione variegata, come quella di sopravvivere in qualsiasi contesto. «Cucineremo nella sabbia. Niente fuoco.» Continuò Shizuka, estraendo un kunai e cominciando a tagliare cespi di datteri, che avrebbe lanciato di sotto ad Akira assieme a un buon numero di foglie ampie e verdi. «Mangeremo solo quando avremo fame, possibilmente la sera quando l'attività digestiva è favorita. I datteri hanno un buon apporto di acqua, conserviamoli dentro il carro.» Affermò scivolando a terra. «Scava un'altra buca e foderala di foglie di palma, il cibo di Shiratoshi andrà controllato ogni volta. Che nessuno mangi niente senza la nostra valutazione, bandana. Oggi lasceremo bollire il cibo con l'acqua che preleveremo da lì. Stavolta siamo fortunati, ma per i prossimi giorni queste foglie ci aiuteranno a cuocere a vapore sotto il livello della sabbia, me lo ha insegnato un vecchio nomade, perciò conserviamole.» Solo a quel punto, però, si grattò la testa.
    Alzando la testa, la kunoichi rimase un attimo immobile... e un secondo dopo il suo clone, che non aveva ancora rilasciato, uscì da dietro una delle due carovane, prendendo due foglie di palma che la sua creatrice aveva reciso dagli alberi. Abbassandosi il cappuccio sulla testa, il Clone si girò, diede un'occhiata alla posizione dell'accampamento e al suolo, poi iniziò a correre, facendo scivolare le foglie per terra. Benché quel comportamento poteva sembrare un gesto di pura follia, le foglie di palma, con la loro apertura, cancellavano le orme sulle quali il clone correva mentre si allontanava.
    «Eliminerà le nostre tracce fino al punto in cui la carovana avrebbe dovuto svoltare per Kiri nel piano originale.» Spiegò Shizuka, mentre si portava accanto ai due carri. «Dopodiché accenderà un fuoco prima di dissolversi. Non so quanto possa essere utile, ma ci potrebbe dare un vantaggio.» Continuò -e in effetti circa trenta minuti dopo, a diversi chilometri di distanza, un filo di fumo nero si sarebbe issato verso il cielo come un serpente. Chiaccherando amabilmente, la Principessa afferrò la maniglia del carro più grande, che aprì di scatto. Era il carro sbagliato, non quello cioè che conteneva le vivande come era stato indicato loro da Shunsu e lei, entrandovi, rimase infatti un po' spiazzata. «Mh? Non era questo?» Chiese, guardando rapidamente tutto ciò che quel carro conteneva, spostandone il contenuto con le mani come se cercasse ciò che le era stato promesso in precedenza. Non aveva sbagliato per distrazione, ovviamente, voleva solo vedere cosa c'era lì dentro. Con ogni probabilità sarebbe stata ripresa, ma non era un grande problema perché lei, rossa in volto come una bambina, si sarebbe scusata mille volte inchinandosi profondamente e ammettendo di essere una stupida incapace prima di dirigersi verso il carro più piccolo, che questa volta aprì con più confidenza. «Quello era il contenuto del secondo carro.» Disse ad Akira, come se fosse una cosa importante da sapere, mentre saliva in quello giusto. Lì c'erano due grosse giare da cinquanta litri, una piena e l'altra parzialmente vuota, più una serie di infinite scatole e bottiglie, sei sacchi con la strumentazione per costruire tende piramidali, un involucro lungo verticale appoggiato ad una parete, e altri contenitori tra cui ne spiccava uno quadrato rettangolare di medie dimensioni. Dopo aver toccato un po' qui e un po' lì, con quella che sembrava più curiosità che esigenza, Shizuka si girò infine verso il compagno. «Aiutami a riempire dell'acqua della sorgente la giara semivuota, dopo chiama Uriko, Hisagi e gli altri due simpaticoni: che tutte le borracce, bottiglie e qualsiasi contenitore valido siano riempite, sopratutto quelle del nostro Signore, e poi...» E a quel punto, ghignando, la Principessa della Foglia socchiuse gli occhi. Pareva improvvisamente felice. «...non hai detto di essere un Hozuki mentre venivamo? Per caso non ti devi spogliare e metterti a fare un bagnetto? Credo che ti farebbe bene, sai, con questo caldo...» Suggerì con una grande premura. Troppa premura. «Non ti preoccupare, spogliati pure, ci penso io al resto...» Continuò mentre prendeva dal pavimento del secondo carretto un grosso cencio bianco tutto sporco, che si mise sotto braccio. «Direi di creare solo due tende. Sono abbastanza grandi da dormirci in due o forse tre persone, in ogni caso la notte è un freddo cane e del resto meno roba mettiamo in mezzo più veloci saremo a toglierci dai piedi se serve, non voglio lasciare niente indietro. Chiaramente uno di noi rimarrà sempre sveglio accanto a Shiratoshi, mentre una delle guardie e uno di noi staranno di vedetta, a meno che tu non abbia idee migliori... eh beh, insomma, se dovessimo dormire insieme non vorrei sentirti puzzare. Lavati Ordinò prima di defilarsi dal ragazzo e zampettare rapidamente fino ad Uriko, a cui avrebbe soffiato sul collo sorridendo nel prenderla alle spalle. «Akira si fa il bagno.» Annunciò come se fosse un lieto evento, senza manco sapere se poi il poveretto lo avrebbe fatto davvero, poi però tornò indietro.
    Aiutandosi con ciò che trovò dentro il carro piccolo, Shizuka coprì il dorso dei cavalli con delle coperte per ripararli dal freddo della notte e offrì le altre a ciascuno dei presenti intenti a costruire le tende per la notte, mentre lei scavava due serie di buche, una per coprire le esigenze fisiche di ciascuno dei presenti, bestie comprese, e le altre, a debita distanza, per cuocere il cibo per il nobile Shiratoshi e quello che, nel mentre, sperava che Hisagi avesse preso –non che le cambiasse molto, aveva con sé gallette di verdura e frutta essiccata con cui avrebbe potuto tirare avanti almeno due giorni o forse, preparandosi a mangiare poco, persino tre.

    Solo quando tutto sarebbe stato pronto, cibo cucinato, cavalli disposti, Shiratoshi sedato, gli Dei benedetti e benevolenti accolti nel grande abbraccio della clemenza e tutto il resto, Shizuka si sarebbe concessa di sedersi, aprire la sua borsa e tirare fuori una grossa galletta verde. Dentro quella sacca, per un attimo, i suoi compagni avrebbero potuto vedere un grande assortimento di oggetti, alcuni incomprensibili ad eccezione forse di borracce di pelle di vacca e piccole bottigliette infrangibili.
    «Allora dicevamo, chi sta di turno per primo?» Chiese dando un piccolo morso al suo lauto pasto e poi inumidendosi le labbra. Avrebbe continuato a fare così molto lentamente, chiaccherando come se non si trovasse nel fottuto deserto, con due cazzo di carri, sei maledetti cavalli e sette persone da farsi piacere fino alla fine di quel problema.
    Insomma, come se tutto andasse benissimo.

     
    .
27 replies since 15/5/2015, 19:29   541 views
  Share  
.