[Gioco] Vizi di Forma

Grado C

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  1. .Criss
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    Vizi di Forma

    Post secondo

    Soleggiato con possibilità di palme

    e devo pure sorvegliare un vecchio razzista


    Soundtrack:
    Helloween - The Shade in the Shadow


    I hear your silent cries... I'm the shade in the shadow
    I know your secret lies... I'm the shade in the shadow




    « Da quando alle donne danno in mano un'arma, puah. »
    Lo ammetto: la prima reazione che ponderai, nell'esatto istante in cui l'ometto proferiva quel gemito di disgusto, fu di girare i tacchi e lasciarlo lì a bearsi della fantomatica brezza del deserto. Anzi, probabilmente lo avrei anche fatto, non fosse stato per il fatto che in effetti non si vedevano altro che dune, dune sabbiose a perdita d'occhio, ed io non ero esattamente una maestra nella sopravvivenza da sola in clima desertico.
    « Forse da quando gli uomini come lei hanno iniziato a non essere in grado di guardarsi le spalle da soli » risposi sibilando, punta nel vivo.
    Mossi un passo in avanti, ben consapevole che lo sguardo di tutti i presenti era rivolto verso di me, seguito da un altro, ed un altro ancora. Nel momento in cui misi il piede sul drappo di seta color rosso pastello che il sommo aveva probabilmente fatto stendere ai suoi sgherri per non sporcarsi con la sabbia, la mia mano andò lenta ad afferrare un kunai.
    Lo fissai negli occhi, calma, mentre nel suo sguardo potevo leggere un divertente misto fra il disgusto nel trovarsi così vicino ad una donna irrispettosa e la paura nata alla vista dell'arma.
    Ormai ero talmente vicina che solo volendo avrei potuto dargli un buffetto sulla testa e tornarmene al mio posto, esclamando che era tutto uno scherzo, e invece no. Gli misi la lama sotto il naso, facendola ondeggiare lievemente, e poi con un movimento secco gli tagliai via uno dei due insulsi baffetti che portava sopra la bocca, lunghi e con le punte arrotolate all'insù.
    Risi. Risi di gusto, nell'aver fatto vedere a quell'ometto cosa succedeva ad inimicarsi la signorina Nonomura.
    « Shiratoshi-sama, chiedo scusa per il ritardo con cui ci presentiamo al vostro cospetto, la nostra mancanza è stata imperdonabile. »
    Scossi la testa, tornando alla realtà ed abbandonando quel mezzo sogno ad occhi aperti in cui mi ero immersa senza rendermene conto. Shizuka - che, poco prima di partire all'inseguimento della carovana del mercante, aveva avuto la premura di presentarsi anche alla sottoscritta - era in ginocchio, in una strana posizione di riverenza, e stava porgendo delle scuse piuttosto ossequiose a nome dell'intero gruppo ad un Anzo con entrambi i baffetti integri e sorridenti.
    Capivo quello che stava facendo, e probabilmente comprendevo perché lei era una chuunin mentre io ancora sguazzavo nella piscinetta dei genin: il cliente ha sempre ragione, lui era il mandante della missione e c'era da scommetterci che l'addetto all'Amministrazione della Foglia si era raccomandato con lei almeno quanto il signor per-favore-fammi-andare-a-cena-a-casa di Kiri aveva fatto con me di non inimicarselo per alcun motivo. Insomma, però, anche il mio viaggetto mentale i cui lo bullizzavo aveva il suo insondabile fascino.
    Attesi che Shizuka finisse la sua leccata a braccia conserte, limitandomi a fare un impercettibile cenno con la testa quando ella si congedò da Anzo. Fu con un certo divertimento che notai che anche Akira non pareva essere troppo disposto a inchinarsi davanti al nostro mandante.
    « Fate come volete, ma io non mi inginocchio... » bisbigliò, assicurandosi di non essere udito dal mercante.« Tranquillo, la volta che mi inginocchio io quello lì deve stare attento alle testate nei gioielli » sussurrai di rimando, prima di prendere un kunai dal mio equipaggiamento e iniziare a giocherellarci noncurante. Non sarei andata a tagliargli i baffetti, ma ormai avevo deciso che durante la durata della missione mi sarei sempre fatta vedere da lui con un'arma in mano. Così, tanto per irritarlo.
    Le parole ossequiose con cui il tizio a Kiri mi aveva raccomandato di trattare Anzo con deferenza, beh, quelle ormai le avevo già scordate.
    Una volta concluso il discorso di pace amore e gioia infinita di Shizuka, quest'ultima non fece in tempo a prendere la psrola con noi che fummo avvicinati anche da uno dei due sgherri di Anzo, un uomo con un sorriso piuttosto stridente se comparato all'antipatico atteggiamento del vecchio, ma che in ogni caso sembrava piuttosto sincero. Ascoltai senza intervenire lo scambio di battute fra la nostra leader in pectore e l'uomo, di nome Shunshu, pur consapevole che la mia espressione ogni tanto lasciava trasparire una malcelata indignazione: non avrei potuto far diversamente, nel sentire certe idiozie come "Ci siamo accampati qui perché al nobile Shiratoshi piace la brezza". C'era da augurarsi che l'uomo si riducesse a più miti consigli, in quanto comportandosi in questa maniera non avrebbe fatto altro che complicarci il lavoro.
    Dopo il colloquio con Shunshu, fu direttamente il turno di Shizuka di parlare con noi. Rimasi colpita da com'era già stata in grado di analizźare la situazione, di mostrare ad ognuno dei nostri interlocutori la migliore faccia possibile, ed allo stesso tempo di elaborare una bozza di piano d'azione. Dovevo essere onesta, dopo l'approccio iniziale un po' "rocambolesco" non avrei scommesso un ryo su di lei, ed invece stava decisamente dimostrando di essere meritevole del titolo di chuunin.
    «Uriko-chan non perdere di vista Shiratoshi neanche per un istante. Seguilo persino a pisciare. Sii discreta però, non farti vedere solo da lui, ma assicurati di tenere d'occhio il signor sorriso. Dobbiamo comprovare alcune cose.»
    ...eh no però, porca miseria. Non puoi riceverti i miei complimenti mentali e poi costringermi a svolgere la mansione più ignobile che potessi immaginarmi.
    «...un compito un po' meno fastidioso no eh?» risposi, abbozzando un mezzo sorriso. Compito ingrato, ma l'avrei svolto com'era giusto che fosse.

    Al momento del rompete le righe, mentre i miei compagni si allontanavano in direzioni diverse, rimasi per qualche istante ferma a pensare. Avevo il compito di occultarmi, di sorvegliare Anzo senza farmi scoprire, ma c'era il problema che ad essere sincera non sapevo come fare: non è che a Kiri insegnassero tante tecniche di mimetizzazione nel deserto. Per di più, dovevo anche assicurarmi che almeno uno fra Shunshu e l'altro sgherro mascherato di Anzo venissero a conoscenza di ciò che stavo per fare. Non avevo veramente idea.
    A meno che...
    « Shizuka! Shizuka! » esclamai, correndo verso la ragazza. Una volta arrivata davanti a lei estrassi dallo zaino il mio corpetto di cuoio, che mi ero ben guardata dall'indossare visto il caldo opprimente del deserto, e che - come avevo fatto a dimenticarmene? - era rivestito da una particolare tinta che permetteva a colui che l'indossava di mimetizzarsi in qualsiasi ambiente [Corpetto di Cuoio + Rivestimento Mimetico]. Equipaggiamento standard da genin, ma probabilmente si sarebbe rivelato utile allo scopo.
    « Dai un'occhiata qua... » mormorai, prima di indossarlo - non senza essermi premurata che Anzo non stesse guardando dalla nostra parte. Mi accucciai a terra, ben consapevole che in quel momento chiunque non mi stesse guardando da molto vicino avrebbe rischiato di inciamparmi addosso, da quanto ero simile ad una duna di sabbia.
    Quindi mi alzai, corsi da Shunshu, il sottoposto di Anzo con cui avevamo parlato prima, e ripetei lo stesso gesto buttandomi a terra, anche stavolta sincerandomi che il mercante fosse troppo impegnato a sventolarsi con il ventaglio per badare a quello che stavo facendo.
    « Sono abbastanza mimetizzata per lei, signor Shunshu? »
    Poteva sembrare che quello che stavo facendo fosse solo zampettare qua e là come una bambina stupida, ma a dire il vero avevo uno scopo ben preciso: farmi notare da Shunshu, come si era raccomandata Shizuka. Finita la mia pantomima, mi rialzai e feci per dirigermi fuori dall'accampamento, senza dimenticarmi però di passare nuovamente vicina alla Konohese.
    « Se Anzo chiede di me, sono a caccia con Hisagi » le mormorai. Non credo che Anzo sarebbe stato contento di sapere che una donna, perdipiù straniera, si fosse allontanata dall'accampamento per i fatti suoi.
    Appena fuori dall'accampamento, nascosta dalla vista del mercante da uno dei due carri, mi misi di nuovo addosso al corpetto e mi gettai a terra. Iniziai a strisciare, lentamente, in modo da girare intorno all'oasi e riuscire ad appostarmi alle spalle dell'uomo, ad una decina di metri di distanza, senza farmi vedere. Lo avrei tenuto d'occhio senza perderlo di vista per un solo istante, seguendolo - per usare le fini parole di Shizuka - anche solo se fosse andato a pisciare.

    [...]

    L'appostamento finì alcune ore dopo, quando, sorpresa alle spalle (e nascondendo decisamente male il fatto che ero stata completamente colta alla sprovvista) Shizuka mi annunciò che Akira stava per farsi un bagno.
    « Be... Bene » ansimai, nemmeno realizzando ciò che mi era stato appena detto.
    Il sole iniziò a calare un paio d'ore dopo, giusto in tempo per averci tiranneggiato mentre riempivamo giare e borracce con l'acqua proveniente dalla sorgente sotterranea; la brezza divenne quasi immediatamente un venticello decisamente ignorante.
    « Mi sa che farà freddo stanotte... » mormorai, più rivolta a me stessa che agli altri, mentre ci sedevamo per la prima volta dall'inizio della missione. Sentivo i muscoli delle gambe tirare, segno che dovevo essere decisamente stanca, mentre sbocconcellavo una delle imbarazzanti ed insapori gallette di riso che mi ero portata da casa.
    D'improvviso, un pensiero mi attraversò la mente.
    « A proposito, ma i cavalli hanno mangiato? » chiesi, rivolta a Shunshu e a Passamontagna-san. In caso di risposta negativa, mi sarei fatta indicare dove fosse la biada nei carri ed avrei provveduto personalmente a rifornire le povere bestie. Non li invidiavo affatto: se per noi shinobi la notte si preannunciava fredda, per loro avrebbe potuto rivelarsi fatale.
    « Se non avete niente in contrario, io dormo con i cavalli » annunciai al gruppo. No, non ero un'amante degli animali, e temevo di non chiudere occhio a causa dell'odore... Diciamo non roseo, ma era una cosa che andava pur fatta.
    « Chiamatemi quando è il mio turno di guardia, e per favore, svegliatemi ad ogni cambio turno. » Sarebbe stato decisamente meglio se, ad intervalli regolari, avessi massaggiato delicatamente i manti degli animali per assicurarmi che non si intorpidissero troppo o, peggio, schiattassero direttamente per il freddo.
    Quasi inconsciamente, presi la coperta e la strinsi fra le dita. Sarebbe stata una lunga notte.

     
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27 replies since 15/5/2015, 19:29   541 views
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