Al tavolo con Itai Nara

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. leopolis
        Like  
     
    .
    Avatar

    Colui che è

    Group
    Giocatori
    Posts
    18,069
    Reputation
    +217
    Location
    Luce di stelle

    Status
    Anonymous

    × Off-Game ×


    × Legenda
    Narrazione
    «Dialoghi»

    Arrivato a Oto, Seinji non si diede molto tempo per riposare. Era chiaro che da li, da quel posto, presto sarebbe nato un qualcosa di immensamente grosso e, forse, anche pericoloso. Ai suoi occhi, molti shinobi sarebbero morti, - altri sarebbero rimasti per sempre feriti nell'animo e nel corpo. Ma ne valeva davvero la pena di iniziare tutto ciò per il solo motivo di togliere Itai Nara dal suo posto, e metterci qualcuno di realmente kiriano nel sangue e nella mente? Rispondendosi a una domanda del genere, l'Akuma non poté che scuotere la testa: qualora Itai Nara avesse realmente compreso che era tutto nelle sue mani, nella sua decisione, nei suoi pensieri; se solo avesse compreso che un monosillaba "sì" alla proposta di lasciare la carica avrebbe salvato vite di donne e bambini, il tutto sarebbe finito ancora li, senza nemmeno essere iniziato, un po' come un "splash" di una cometa che passa sul cielo notturno e poi scompare dopo l'orizzonte. Ma non avrebbe capito quel che, alla fin dei conti, era un qualcosa di logico e matematico: a ogni villaggio il kage proprio, e il kage nato in quel villaggio. Non avrebbe capito nemmeno se Seinji lo avesse implorato di andarsene dalla carica (il che presupponeva, che si riteneva comunque molto più debole rispetto al ninja della Foglia), iniziando dunque, per colpa sua stessa e delle sue stesse ambizioni, un conflitto che sarebbe durato nel tempo e che a Kiri, ovviamente, non sarebbe per nulla giovato.
    D'altro canto, poteva chiedere a Itai Nara un incontro prima di iniziare a muovere i suoi passi contro Kiri, ma a quale rischio e pericolo? Conoscendo il Nara, probabilmente avrebbe scavalcato tutta la diplomazia possibile di quel mondo pur di avere lui, Seinji Akuma, chiuso in una delle tante celle della prigione di Kiri (come tempo e tempo addietro), oppure - il che era meglio ancora -, morto, con la testa dell'Akuma poggiata sulla sua scrivania. Al pensiero di morire così atrocemente scosse nuovamente il capo, e fece uscire dalle labbra quella che era una smorfia di disapprovazione. Poi sorrise. Così. Ingenuamente. Ricordandosi, che egli non sarebbe potuto morire comunque, dato che, - e molte delle occasioni della sua vita ne erano una palese dimostrazione, - Seinji Akuma non era altro che una forma di Provvidenza Divina, una Provvidenza kiriana, un avatar mandato dal Dio dei kiriani per modificare le cose. Questo gli diede coraggio. Sapendo che Dio sarebbe stato con lui il giorno dell'incontro con il Nara, e che egli, essendo una specie di Provvidenza, non sarebbe potuto morire, Seinji decise comunque di rischiare la sua vita, pur di salvare molte altre. Ogni goccia di sangue kiriano andava salvaguardato, ogni possibile vita - salvata. Persino un studente, - quel che era il seme della vita di Kiri, - andava protetto e difeso a ogni costo, ma... Era troppo grande l'umiliazione di avere un ninja di estraneo a comando del villaggio. E le umiliazioni non si possono sopportare: così come i grandi samurai del passato, Kiri o doveva morire completamento per mano propria (di Seinji, dunque), o rinascere, deponendo via quel che era un rappresentante di un villaggio straniero.
    "Meglio la morte della schiavitù" - pensò Seinji, e mordendosi un dito richiamo verso di sé il suo taccuino nero, - quello dove scriveva poesie e piccole storie, - e con una penna iniziò a scrivere una lettera. Non era una lettera con un tono offensivo, con un tono minaccioso, una lettera aggressiva, o, d'altro canto, sin troppo diplomatica. Seinji si presenteva per quel che era, scrivendo che l'autore della lettera era lui stesso e che il destinatario era il Mizukage di Kiri, Itai Nara. Scrivendo, Seinji accentuò semplicemente sulla possibilità di evitare un conflitto sicuramente duraturo nel tempo, oltreché, probabilmente, - molto sanguinoso, dato che la "Guerra Civile" (così scrisse), - ovvero la guerra tra i sostenitori di Itai Nara come Mizukage, e i loro avversari idealistici, - sostenitori di Seinji Akuma, - avrebbe portato solo morte e distruzione, cose queste che non servivano a nessuno dei due. Infine, scrisse anche che il loro incontro sarebbe stato un incontro del tutto diplomatico: Seinji prometteva di non portarsi dietro nessuno, di lasciare deposte tutte le armi ai loro posti, di non usare i suoi trucchetti illusori e di non voler intraprendere con il Mizukage nessun conflitto, dato che anche questo non gli interessava. In corrispondenza a quanto Seinji affermava nella lettera a proposito dell'incontro diplomatico, giurò sul suo onore ninja che avrebbe rispettato le regole sopracitate, e chiedeva al Nara di fare altrettanto. Niente dunque guardie del corpo, esercito, Mani Nere, né quelle bianche, niente armi, evocazioni, compagni animali o altro: era semplicemente un incontro che cercava la Pace. Infine scrisse la data e il luogo dell'incontro: tra due settimane esatte, al calar del sole in un piccolo ristorante nel Paese della Terra dal nome "Roccia dorata".
    Scritta la lettera, Seinji la firmò con il proprio nome. Dunque, uscendo da Oto grazie alle sue abilità (Movimento sotto terra + Teletrasporto), Seinji Akuma avrebbe raggiunto una qualsiasi posta del Paese, e avrebbe spedito la lettera direttamente a Kiri... Un po' poco figo per un ninja del suo calibro, ma sarebbe dovuto bastare. All'indirizzo del mittente non scrisse nulla, tanto ai postaioli sarebbe dovuto bastare.
    Poi ritornò a Oto.

    ...



    Arrivato il giorno e l'ora, Seinji raggiunse il ristorante indicato, vi entrò, chiese del tavolo prenotato per due, e vi sedette. Incrociò le mani sul petto, in quel che era la sua posa tipica, e, promessosi di non usare abilità alcune, attese l'arrivo del Nara. Arrivato questi, avrebbe trovato l'Akuma vestito in giacca e cravatta, con gli occhiali da sole conficcati nel taschino pettorale della cravatta e degli eleganti pantaloni neri, di quelli che si usavano ai matrimoni e altre varie occasioni noiose. L'aspetto fisico di Seinji non era cambiato di una virgola, - se non considerare le cicatrici alla lingua e orecchio, - rispetto all'Akuma che Itai aveva visto l'ultima volta.
    Aspettando, Seinji avrebbe ordinato del sushi e del vino bianco per sé stesso, mentre non ordinò niente per Itai: non conosceva i suoi gusti per quanto riguarda il cibo, e voleva lasciargli la libertà di scelta.
    Tanto la cena l'avrebbe pagata il Mizukage...


     
    .
10 replies since 4/6/2015, 12:44   239 views
  Share  
.