Al tavolo con Itai Nara

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  1. leopolis
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    «Dialoghi»

    Quando il Mizukage arrivò, Seinji non si accorse per un po' della sua presenza, girato, com'era, di schiena verso l'entrata. Come se lo ricordava? Forse non era cambiato di una virgola, forse soltanto di un po'. A dir la verità non aveva mai prestato troppa attenzione all'aspetto fisico di Itai Nara, dunque quando arrivò ordinandosi quel che voleva, Seinji lo accompagnò semplicemente con lo sguardo, quasi come a volergli dire "sapevo che saresti venuto", e raddrizzando la schiena sul posto, prese a mangiare il sushi nel mentre Itai Nara iniziava a parlare. Ciò che disse non lo stupì alquanto: sapeva benissimo che il Mizukage, seppur fasullo com'era, ci teneva comunque almeno a mostrare di essere interessato alla vita dei suoi cittadini. D'altro canto, a patti stretti e lunghi amicizie rinnovate, Seinji non voleva affatto iniziare dei inutili scontri. Da cui, per altro, sarebbe potuto uscire assai menomato. No. Quel che gli interessava, oltre al buon sushi che nei pressi di Iwa era squisito, era semplicemente scambiarsi due parole con un vecchio nemico, spiegandogli le sue ragioni, venendo a conoscenza di qualcosa, ascoltando le ragioni del Kage, e poi andandosene da li come se non fosse mai venuto.
    «Sono cambiate molte cose dall'ultima volta che ci siamo visti, Itai Nara.» - Disse Seinji prendendo con le bacchette un ulteriore pezzo di sushi e immergendolo nel wasabi. - «Mi sono, diciamo, tranquillizzato... Ho intrapreso, bene o male, una carriera diversa da quella dei ninja.» - Si aggiustò la giacca, quasi come a voler far capire a Itai cos'è che aveva iniziato... Un uomo d'affari? No. Era semplicemente un cuoco di Ame che amava vestirsi in quel modo, così come amava preparare il sushi. - «Tuttavia, da quando me ne sono andato la prima volta, e quando quel pazzo mi cacciò la seconda...» - accentuò sul "pazzo", poi fermandosi di colpo, quasi come se volesse capire cosa intendeva con quella parola. Poi però continuò, ricominciando. - «Ma niente muore a meno che non sia già morente, e tu questo lo sai bene. Per questo ho deciso di rischiare questo incontro, pur essendo ben conscio del fatto che puoi staccarmi la testa qui e ora, trasgredendo a tutte le regole di questo incontro, oppure darmi ascolto e ragione, qualora lo vorrai.» - Sospirò, prendendo in mano il bicchiere di vino e sorseggiandone un po', poi rivolse lo sguardo verso Itai Nara. Gli occhi però non si accesero, ma rimasero spenti, così come spenti rimasero tutte le sue abilità.
    «Amo il mio villaggio più di ogni altra cose. Ti chiedi se ti sto chiedendo di permettermi di tornarci? Nemmeno morto ti chiederei una cosa simile. Un ninja di Kiri che chiede a un ninja di Konoha di poter tornare a Kiri! Tsk! Che umiliazione... No. Ti ho chiesto di venire qui per chiederti due cose. La prima è di lasciare immediatamente la carica di Mizukage. Sai benissimo che sei un ninja estraneo al villaggio e che non puoi essere Mizukage di quel villaggio. No.» - Disse. - «Non ti odio, né ho rancore per i nostri diverbi passati. Sono spinto soltanto dall'orgoglio di essere, ancora e nonostante tutto, un degno shinobi di Kiri in opposizione alla politica del villaggio. Cosa sono disposto a fare per togliere quest'umiliazione a Kiri? Sono disposto a fare tutto. Non mi importa di morire. Non mi importa a che prezzo... Per questo sappi che ti tocca fare una scelta importante. Se decidi di ascoltarmi e lasci volontariamente la carica, assegnandola a un ninja di Kiri indipendente, io mi ritiro, mollo tutto, salvi un sacco di vite, e, d'altro canto, passerai alla storia come colui che ha evitato una guerra civile tra coloro che ti supportano e coloro che non ti danno appoggio.» - Sorseggiò di nuovo. - «Se decidi di rimanere Mizukage, non mi rivedrai mai più. Uscirò da qui, tornerò ad Ame, cambierò volto, idendtità, chakra, arruolerò shinobi su shinobi, convertirò kiriani su kiriani, e, stanne certo, prima o poi riuscirò a ottenere ciò che voglio. Sì, questo mi costerà tempo, questo sacrificherà vite umane e spargerà sangue sul suolo ovunque, ma non mi tirerò indietro finché l'umiliazione di avere un foglioso sul trono di Kiri non sarà cancellata.» - Finì di parlare quasi come se fosse solo su di un fiato. Poi si inclinò in avanti.
    «So benissimo cosa sceglierai di fare, ma il mio compito è quello di salvare ogni vita. Nessun kiriano deve soffrire per colpa dei nostri punti di vista... Nessuna goccia di sangue bagnerà il suolo delle terre di Kiri, se presterai attenzione alle mie parole. Sì... » - continuò - «Anni fa avrei avanzato altre condizioni. Avrei chiesto di espellere tutti i shinobi della Foglia o della Sabbia dal villaggio, avrei immediatamente richiesto che il Demone, inappropriatamente sigillato al tuo interno, venisse restituito, avrei chiesto una totale politica di isolamento, ma... Come vedi le circostanze, procurate per altro dalle mani tue e di Shiltar Kaguya, mi hanno dato modo di rivedere una parte delle mie filosofie. » - Di nuovo sorseggiò del vino. - «Sì, » - continuò, - «probabilmente stai pensando che non ci riuscirò. Stai pensando che i tuoi shinobi alleati, che siano sunesi o fogliosi, mi scoveranno, mi daranno la caccia e infine mi annienteranno. E invece no. Ho rischiato di morire moltissime volte nella mia vita, a partire dalle mani di Shiltar e a finire dalle mani di ninja di Suna. E invece sono ancora qui. Quasi come se avessi un Grande Scopo, una Missione per cui vivere. Quasi come se ci fosse una specie di fortuna divina a proteggermi. Una Provvidenza...» - prendendo un altro pezzo di sushi, lo immerse anche quello nel wasabi e poi ne morse una parte. - «Sappi anche che qualsiasi scelta tu faccia, non mi abbasserò mai a lottare contro di te in modo subdolo. Non ti colpirò alle spalle, non userò tattiche ignobili, né farò attentati terroristici in cui potranno morire innocenti. Fino ad oggi non ho ancora ucciso nessun ninja accademico, Itai. Indipendentemente da chi sei e cosa mi hai fatto, non mi abbasserò mai a una lotta ignobile... Detto questo, ti chiedo di pensare al popolo di Kiri e di fare la scelta che ritieni essere saggia, sapendo che vi sono delle vite nelle tue mani, e sapendo che una sola sillaba da te detta potrà determinare molte cose. »
    Poi si fermò, dando modo al Mizukage di riflettere sul detto, di pensare, di reagire, forse anche aggressivamente, forse inopportunamente, forse ribattendo a ciò che Seinji pensava, dandogli ragione o meno, ascoltandolo, cacciandolo via dal ristorante, o semplicemente procedendo con le sue proposte, domande, modi di scoprire di più sull'Akuma...
    Questi avrebbe ascoltato tutto in silenzio, tra un boccone di sushi e un altro, tra un bicchiere di vino e un altro, senza mai agitarsi, senza mai distogliere la fredda maschera che portava sul volto.
     
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