Al tavolo con Itai Nara

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  1. leopolis
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    «Dialoghi»

    "Non sta mentendo," - pensò Senji ascoltando le informazioni sulla Quinta Riunione di Kiri e sull'elezione di Itai Nara in veste di Mizukage. Lo avevano scelto i kiriani, e dunque questo poneva la parole "fine" su ogni altra possibile diatriba tra di loro. Da un canto lui, Seinji Akuma, che forse iniziava a comprendere che era soltano un kiriano tra molti, e d'altro canto lui, Itai Nara, un ninja della foglia che amava Kiri e che, dunque, era un Mizukage del tutto legittimo. Inoltre, guardando gli occhi del shinobi dinnanzi a sé, non poté che non notare la loro sincerità, - quel ninja Kiri la amava davvero, lui era davvero disposto a fare tutto per difendere il villaggio, e dal canto suo Seinji Akuma non era altro che un stupido ninja in cerca di avventura passato all'opposizione quando la vita a Kiri lo aveva annoiato, e quando era partito, armandosi di alte motivazioni e ideologie strambe, alla ricerca di fortuna, di ribellione, di rivoluzione. E dunque erano davvero bastate poche parole dette da quel che fino a poco prima l'Akuma considerava essere il suo nemico principale, per distruggere tutta la voglia di rivoluzionare Kiri da capo a piedi? "E come a mettiamo con un Kage straniero?" - gli chiese una voce nella testa, al che Seinji distolse lo sguardo per qualche attimo. "No," - disse. - "Itai Nara è straniero di nascita, ma tutte le teorie su un possibile complotto cadono dinnanzi ai fatti. E i fatti dicono che lo ama sia il Demone, sia il popolo. Continuando dunque ad agire contro di lui, agirò contro il villaggio, e dunque contro il popolo. Gente innocente morirà per mano mia e qualora iniziassi ciò che voglio, sarei per sempre un ninja avversario a Kiri... Non un ninja di opposizione alle politiche accademiche, ma il primo dei nemici. Nemici sinceri, quelli che uccidono senza pietà e senza motivo".
    "Se le tue idee sono di cristallo, allora anche te sei un shinobi di cristallo. Se sono bastate poche parole per metterti al muro in una situazione in cui stavi per aprire una guerra civile, allora le tue idee non valgono niente, così come non vali niente te stesso".
    In risposta Seinji scosse il capo, contorcendo il viso in una smorfia di riflessione.
    "E che possibilità ho?" - si chiese. - "Se tradisco il Patto di Sangue, vado in coma seduta stante".
    "Itai ti curerà".
    "Non è un medico".
    "Ne troverà uno... Ha l'intera Accademia vicino".
    "E Diogene? La parola di un ninja vale più di ogni patto tracciato con l'ausilio di ninjutsu..."
    "..."
    "Non ho scelta, ma nemmeno voglio continuare a vestire i panni di un stupido adolescente che scappa di casa perché il padre lo ha messo in castigo".
    "Allora tradisci Diogene", - disse Asmodai. - "Guardalo," - disse. - "Itai Nara è un ninja che riuscirà a curarti".
    "Ma se ho appena stretto l'alleanza con Diogene!" - Quasi urlò Seinji continuando il suo dialogo mentale. - "Non posso affatto ora lasciare tutto questo per delle belle parole di Itai Nara!"
    "Bhe, vai comunque in coma Seinji... Inoltre, ricordati che sai già dei piani di Diogene. Sai già del nascondiglio di Ame, dei cadaveri, dei piani futuri. Ti cercherebbe e ti ammazzerebbe mentre sei in coma".
    "Itai non non glie lo lascerebbe fare...".
    "E chi te lo dice? Eh? Cos'è tutta sta fiducia di Itai Nara, manco fosse tuo fratello di Clan, come Etsuko?"
    "L'istinto me lo dice" - rispose Seinji. Poi continuò: - "La questione non è nemmeno del morire o no. Dell'andare in coma o no. La questione è di fare la cosa giusta. Vita o morte, coma o no, che importa?"
    "Importa, perché se muori tu, morire anche io. Poi decidi tu, ma dimmi: chi è Diogente Mikawa per te? E chi è Itai Nara?"
    Seinji sospirò.
    "Il primo è un sconosciuto che mi ha sottoposto a un Patto di Sangue affinché obbedisca alla sua associazione e ai scopi dell'associazione. Mi ha dato la speranza di poter cambiare il mondo grazie a una guerra mossa ad esso. Il secondo è un vecchio nemico che non mi sottoporrà a nessun Patto, e che mi sta dando speranza di poter cambiare Kiri senza che nessuna vita venga tolta..."
    «Capisco.» - Disse Seinji, afferrando con le bacchette un altro pezzo di sushi.
    "No, Seinji, non hai capito un cazzo...".
    "Sì, invece. Ho capito che sono un coglione. Uno di quelli sfigati per altro...".
    "E ora cosa gli risponderai? Gli dirai che in realtà ha ragione lui, che i tuoi punti di vista fanatici sono sbagliati, che il popolo di Kiri ha diritto di scegliere il Kage che vuole e la linea politica che vuole, e che tu sei solo un pazzo?"
    Seinji sospirò di nuovo.
    "No," - rispose. - "Semplicemente mi attizza la possibilità di poter crescere le future generazioni di Kiri in condizioni di Pace e Prosperità. Mi piace l'idea di poter essere un tassello di crescita nel villaggio..."
    "Obbedire a un Kage straniero?"
    "Credo che nonostante questo, con lui e con me Kiri potrebbe ritrovare il suo vecchio splendore".
    «Mi dispiace per Shiltar...» - disse, dopo aver immerso il pezzo di sushi nel wasabi.
    "Oh Mio Dio! Ti sei rammollito completamente Seinji! Uno che ti ha cavato gli occhi... Uno che ha permesso l'immigrazione assassina del villaggio... Uno che fino a poche settimane fa chiamavi "cane"... Uno che ha dato il nostro Bijuu a lui...".
    "Lo so, ma è morto e con la sua morte ha lavato via tutto il mio rancore verso di lui".
    "E il rancore verso Itai Nara?"
    "Penso che sia stato lavato via dal Tempo... e della mia crescita".
    "Cosa farai?"
    "Cosa è giusto fare per il bene di Kiri?"
    "Pentirti qui e ora."
    "E morire...?"
    "Bhe, sei sempre stato un tassello debole, Seinji. Che sia Itai o che sia Diogene, sei sempre stato solo una pedina, e mai un'alfiere... Sei stato un piccolo e debole bambino in lotta eterna contro i tuoi genitori hehehe."
    "E ora?"
    "Io ti suggerirei di restare in buoni rapporti con Itai Nara. Il suo essere Mizukage è volontà del villaggio, di gente indipendente e sovrana, e non ci puoi fare nulla. Digli che non tornerai nel villaggio, ma che non gli procurerai nessun danno. Poi torna da Diogene, rispetta il patto finché puoi, ma appena l'associazione vorrà attaccare Kiri provocando molti danni, tradisci. Vai da Itai e digli del pericolo, raccontagli tutto, e poi... Muori, e con la tua morte lava via tutti i tuoi peccati."
    "Che morte stupida e idiota!" - rise Seinji. - "Quasi-quasi gli chiedo di trafiggermi con una spada qui e seduta stante, tanto che sarebbe meglio morire per mano sua, che per colpa di un Patto e di una Parola non rispettata con un straniero. Tanto che ci sarebbe un idiota in meno sul mondo".
    «Hai ragione, Itai Nara.» - Disse Seinji. - «Ammetto di aver sbagliato tutto, e se le cose stanno come dici, non ci proverò nemmeno a cambiare le cose. Il villaggio viene sempre prima di tutto, anche delle mie ambizioni, o dei miei punti di vista personali. Del resto, ci tengo ai ninja di Kiri più di ogni altra cosa... Sono loro il seme del villaggio. »
    "E il Patto? Non puoi suonare 2 violini."
    "Ho stretto il Patto in cambio del diventare Mizukage. Ma non voglio più diventare Mizukage, né di gettare Itai giù dal suo posto. Lui ha ragione, io ho torto. Devo però proseguire il tutto, dare Fede alla Parola, al Patto. Ci va di mezzo il mio onore. "
    "Per quanto tempo? Il tuo bersaglio, la tua meta... non esiste più".
    "Finché il Patto non minaccerà Kiri..."
    «Ammettendo che tu hai ragione e io ho torto, butto giù il Re: la mia partita è finita.» - Sospirò. - «Tuttavia, non posso tornare a Kiri. Non per ora almeno. Arriverà il momento... ma non ora. Ti prego di capirmi. Non ho intenzione di iniziare a fare stupidaggini, ma nemmeno di tornarci subito. Arriverà il momento giusto.» - Ripeté, facendo al Nara intuire che c'era quel "qualcosa" di onorevole a tenerlo lontano.
    Aveva già preso la sua decisione. La sua guerra personale con Itai Nara finiva quel giorno, ma avendo preso parte al Patto, doveva rispettarlo. Villaggio prima di ogni altra cosa però, dunque qualora il Patto avesse minacciato i shinobi di Kiri, Seinji avrebbe fatto a meno dell'Alleanza con il Colosso e del Patto stesso. Continuando a rispettare gli accordi del Patto, avrebbe continuato a vivere. Vivendo avrebbe potuto trovare altri modi, altri scopi, delle uscite differenti... Ma non poteva venir meno alla parola data, e nonostante la sua volontà fosse quella di tornare a Kiri iniziando il lavoro, l'Onore della Parola veniva comunque prima delle sue volontà principali.
    Sorrise quindi.
    «Non sono un nemico di Kiri, Itai. Tutt'altro. Ogni mio pensiero, ogni mia intenzione era sempre volta verso il bene del villaggio. Spero tu possa capirlo quando arriveremo alla fine...» - Sospirò, bevendo del vino.
    Poi si calmò.
    Sì, avrebbe fatto così. Uscendo da li, sarebbe tornato a Oto e avrebbe rispettato gli accordi presi con il Mikawa.
    "Questo non è suonare due violini..."
    "No infatti" - affermò Seinji. - "Questo è suonare una partitura sola fino a un certo punto, poi suonare una sola battuta di un'altra partitura, e andarmene via dall'orchestra per un periodo di tempo indefinito, forse anche per sempre...".
    "La cosa ti fa onore, Seinji".
    "Speriamo anche che la cosa mi possa aiutare a proteggere Kiri, Asmodai".
     
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