Al tavolo con Itai Nara

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  1. leopolis
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    «Dialoghi»

    In guai profondi e pericolosi si poteva cacciare soltanto un cuore caldo, cosa che Seinji, nonostante il posto di provenienza e molti anni passati nel ghiaccio di Genosha, portava fieramente nel petto e nel carattere. Non sapeva se Itai Nara gli avrebbe creduto; non sapeva nemmeno se lui, Seinji, fosse riasto vivo dopo tutto quel ambaradan di cose che era accadute nell'ultimo periodo. Da un lato sapeva della strada di Diogente, e del fatto che egli avrebbe dovuto camminare con lui per non si sa quanto; dall'altro lato ci teneva al villaggio e ai suoi abitanti, poiché se era davvero come Itai diceva, - ebbene Seinji non dubitava che la cosa fosse vera, - egli aveva ragione, e l'Akuma torto. Infine, sapeva anche di dover difendere il villaggio, e sebbene la cosa non lo convinceva pienamente, aveva in mente un piano per salvare Itai, il villaggio, sé stesso e anche l'intero gruppo di Diogene. Del resto, una volta che lui, Seinji, sarebbe divenuto Mizukage a sua volta, - obiettivo del patto, - avrebbe potuto nuovamente dimettersi dalla carica e chiedere a Itai di tornare; avrebbe potuto abbandonare il gruppo, poiché le condizioni del Patto era compiute, e, ahimé, avrebbe persino salvato da rischi inutili il resto dei nukenin, e persino ogni singolo abitante del villaggio stesso. Qualora avesse appoggiato il Nara sin da subito, Diogene e gli altri avrebbero spazzato Kiri via dalla faccia della terra: tanti morti e tanti feriti, e inoltre lui, Seinji, si sarebbe ritrovato in fin di vita; qualora invece avesse preso solo parti di Diogene, il villaggio sarebbe stato comunque attaccato, innocenti e civili morti, e il villaggio, bene o male, sarebbe comunque caduto, e il Nara non si sa in che condizioni sarebbe stato. Forse dunque ciò che doveva fare Seinji è simulare qualcosa di più possibile innocente, far capire a Itai, con le sue azioni, che avrebbe dovuto lasciare la carica per un po', e che poi sarebbe ritornato di nuovo a essere Kage, non appena lui, Seinji, avrebbe assunto quel titolo almeno per qualche giorno per completare le richieste del Patto. Certo era però che se Seinji avesse attaccato Itai, questi avrebbe senz'altro reagito in un modo offensivo e pericoloso; nello scontro con un Demone potevano morire civili, mentre il parlargli così del piano sarebbe stato non solo difficile, ma persino improduttivo. Seinji non aveva alcun ombra di dubbio, che Itai non avrebbe accettato la richiesta di lasciare o di nascondersi nel villaggio, giocando solo una parte del copione. Egli avrebbe, - senz'altro, - protestato, e sebbene la priorità di Seinji era solo quella di far piena la pancia di tutti, - in quei momenti era persino disposto di salvare l'Accademia, mai come allora in pericolo! -, dall'altro canto aveva molti dubbi. Come simulare la sconfitta di Itai Nara agli occhi di Diogene, affinché questi si accertasse che Seinji sarebbe arrivato sul trono di Kiri non per mezzo di un tradimento dell'associazione, - parlandone con Itai Nara prima e mettendosi d'accordo sul teatrino, - ma per mezzo della forza? Simulare un combattimento agli occhi di altri nukenin, in cui Itai perde, e mentre loro sono sicuri che Seinji vince e diventa mizukage, Itai invece si rifugia nel villaggio promettendo di tornare e riprendersi il posto? E inoltre, come riuscire a parlare con il portatore del Demone, senza tradire l'associazione e le sue regole ferree? Dunque quello che si prospettava dinnanzi agli occhi dell'Akuma, era un bell'enigma logico, in cui si doveva risolvere nodo con meno morti possibili, meno danni possibili, e con la pancia piena di tutti.
    «D'accordo Itai Nara, farò come vuoi,» - Disse Seinji finendo il vino. - «Per quel che posso, sarò tuoi occhi e le tue orecchie al di fuori di Kiri, nel mondo dei nukenin fin quando lo vorrai.» - Poi sorrise con un sorriso amaro. - «Temo però che debba passare molto tempo prima che io arrivi a Kiri... Ci sono molti pericoli in giro. Una tempesta è in arrivo. Sappi che mi fido di te, e voglio che anche tu possa fidarti di me. In una tempesta moriranno molti ninja, bambini, donne... insomma civili. Ma io e te possiamo salvarli. Noi due possiamo salvare tutti, e rimanere in vita. E in contempo anche indebolire la tempesta. Torna a Kiri, ma alzare le mura, quadruplicare le guardie non servirà a molto. Ho un piano in mente, ed è rischioso, ma con esso io e te rimaremmo sicuramente in vita, e lo rimarrà anche Kiri. Però serve un sacrificio...» - e senza aspettare le domande di Itai, egli proseguì:
    «Quando tornerò a Kiri non sarò solo. Saremo potenti... Voglio che non appena arriverò a Kiri, tu mi trovi Itai. Subito quando sarò nel villaggio. Dunque se mi percepirai, fammi entrare dentro. Una volta dentro, attaccami. Ingaggeremo un duello, ovviamente senza esclusione di colpi... ma contieniti, non deve morire nessuno nel durante. Dovrai simulare una sconfitta agli occhi degli altri nukenin, e io dovrò diventare Mizukage per qualche giorno. Così riuscirò a liberarmi delle catene che ora mi rendono schiavo, e non appena libero abdicherò il titolo. So che è asurdo che io pretendo questo; so anche che difficilmente accetterai, ma non vedo altre soluzioni pacifiche. Non posso raccontarti tutto, e voglio che tu ti fidi di me. Solo così, simulando la vittoria della parte opposta, riusciremo a salvare vite.» - "E poi, Seinji? Una volta che Itai tornerà Mizukage? Diogene se ne accorgerà in qualche attimo che era tutto un teatro della scena, e vi seppellirà tutti insieme..." - disse Asmodai, e Seinji tacque. In effetti era vero. In effetti l'unico modo per evitare una guerra massiccia a Kiri, era mettere lui, Seinji, sul trono, affinché Diogene e nessun altro avesse pensieri strani riguardo il villaggio, e affinché Diogene pensasse che Seinji sarebbe stato una sua fedele marionetta sempre pronta a obbedire agli ordini... Seinji era disposto a farlo pur di evitare morti kiriani, ma Itai?
    No, non voleva chiedergli altro. Non poteva chiedergli altro. Tutto quello... A meno che non avesse capito la quantità del guaio che stava per abbattersi sul villaggio, e in cui Seinji si era cacciato...
    Poi gli venne un'altra idea.
    "Se Itai simulasse la propria morte dinnanzi agli occhi di tutti, io diverrei Mizukage, mi prenderei il titolo, compirei l'accordo, uscirei dall'associazione, e se Diogene mi attaccasse perché rifiuterei di mandare i kiriani in guerra... Sì, si ritroverebbe Itai con un'identità cambiata come sorpresa dietro la schiena".
    In realtà non poteva chiedergli altro, e sebbene tutte queste idee potevano evitare che Kiri venisse rasa al suolo o al suo interno scoppiasse una guerra civile, c'era un unico problema: Seinji era ancora solo un nukenin agli occhi di Itai Nara. E nessuno poteva fidarsi di qualcuno che aveva già tradito; nemmeno se questi qualcuno parlava con il cuore sincero e se i suoi unici scopi erano quelli di salvare il maggior numero possibile di vite dalla Tempesta in arrivo.
     
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