L'accompagnatrice senza volto

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    A new beginning. And things will change.




    Faceva un caldo infernale.
    ...Com'era possibile una cosa del genere? Non era ancora neanche estate!
    Eppure lì, al centro del Paese del Fuoco, nella splendida Konohagakure no Sato, il villaggio sempreverde, i grilli frinivano già.
    Facendosi dondolare un gocciolante ghiacciolo azzurro tra le labbra carnose e scarlatte una giovane ragazza dai grandi occhi verde smeraldo, di circa venti o ventuno anni, aggrottò la fronte, perplessa. Indossava solo un paio di pantaloncini neri e una canottiera slargata da cui si vedeva la fascia bianca dell'abbondante seno. Le sue forme morbide facevano capolino da sotto quell'abbigliamento, lasciando scoperta sin troppa della sua carnagione rosea e imperlata di sudore, che soprattutto in quella posizione –distesa a pancia in su con le gambe e le braccia divaricate– non dava esattamente l'immagine della più famosa e ricca Principessa del Paese del Fuoco: Shizuka Kobayashi, l'erede della Dinastia dell'Airone.

    «Ojou-sama... potreste mettervi in una posizione più decorosa, vi prego?»



    La testa di una graziosa ragazza dai capelli a caschetto rossi e i profondi occhi azzurri le spuntò di fronte alla faccia e lei, per un istante, rimase immobile a guardarla prima di girarsi verso destra, facendo una smorfia.
    «No.» Rispose, brontolando, mentre una goccia di sudore le cadeva lungo il collo nudo e chiaro.
    «Siete oltremodo esagerata, come sempre. Pensate forse di non fare più niente fino all'arrivo del nuovo inverno?» Domandò la rossa, la quale al contrario di colei cui si rivolgeva indossava un pudico e ben accollato kimono puntinato blu.
    «L'idea non mi dispiace.» Rispose la Principessa, girandosi a pancia in giù prima di comincia a rotolare sul pavimento di legno: il sole le aveva appena cominciato a ghermire le gambe. Era tempo di spostarsi di nuovo.
    «Siano benedetti gli Dei, ma cosa state facendo Ojou-sama?!» Strillò la domestica, portandosi le mani alla testa. «E se qualcuno vi vedesse?!» Gemette disperata.
    «Ma chi vuoi che mi veda?!» Replicò l'altra, allungando un braccio tremante di fronte a sé con le dita della mano arcuate. «Nessuno mette piede nella Zona Verde di Konohagure... è proprietà Kobayashi, lo sanno tutti.» Aggiunse, girandosi indietro verso l'interlocutrice che superato il primo momento di irritazione –testimoniato dal suo mettersi a braccia conserte e dal battere la punta del piede avvolto da un pulito calzino tabi al suolo–, ebbe un sussulto, divenendo improvvisamente pallida. «Insomma se non posso stare tranquilla neanche a casa mia, dove dovrei esserlo?» Chiese la Principessa. «E smettila di fare quella faccia! Sto solamente dormendo sul pavimento, non sono ancora andata ad infilarmi nuda nei laghetti dei nostri giardini per stare a mollo come una Hozuki...» Anche se non escludeva che avrebbe potuto farlo verso il mese di Agosto.

    «Gli Hozuki non hanno tutto questo bisogno di stare sempre in acqua.»



    «Oh dai, invece si. Insomma, maledizione, sono fatti di dannatissima acq–...»
    Iniziò a replicare con irritazione la ragazza prima che la sua mano afferrasse qualcosa di leggero, fresco e delicato; e lei si rendesse conto che Ritsuko Aoki, la sua rossa interlocutrice, non aveva affatto aperto bocca ma si era piuttosto limitata a rimanere zitta e tremante nel punto esatto in cui si trovava. «...acqua...» Concluse allora Shizuka con voce strozzata, girandosi lentamente.
    Di fronte a lei vi era una donna tra le più belle mai vedute. Non a caso, dopotutto, era chiamata “La Mononoke di Konohagakure”, lei con quei lunghissimi capelli corvini lisci e brillanti, la carnagione color della luna e il corpo snello e leggiadro di un giunco piegato dal vento...
    ...già, era bellissima Heiko Uchiha. Le sue labbra scarlatte e i suoi affilati occhi neri come la notte, intriganti e sensuali, erano stati la morte d'amore di molti giovani Shinobi del Villaggio prima che lei scegliesse come suo sposo il famoso Toshiro Kobayashi, il più potente e ricco mercante di sete e tessuti di tutto il Paese del Fuoco.
    Conosciuta per essere stata la più valida kunoichi del Clan del ventaglio bicolore, destinata addirittura a divenire Capoclan prima di essere da questo allontanata in seguito alla sua decisione di ritirarsi a vita civile per poter condividere il futuro con l'uomo che amava, la Leggenda della Mononoke Scarlatta era stata a lungo la storia più discussa a Konoha. Questo perché, probabilmente, nessuno l'aveva mai conosciuta abbastanza da capirne il carattere.
    «O-o-o-o-o-o-o...» Ocheggiò Shizuka, irrigidendosi nel lasciare andare con molta delicatezza i lembi del ricco kimono a sei strati di pura seta della madre, che dall'alto della sua posizione fulminò con disgusto la figlia a terra. «...O-o-okasama...» Sussurrò infine, come un fischietto. Il sorriso che le arrivò in risposta la gelò talmente tanto da indurla ad alzarsi in piedi istantaneamente.
    «Mi domandavo, figlia mia...» Iniziò a dire Heiko Uchiha, alzando il bellissimo volto ovale verso un tenero raggio di sole che la illuminò come una presunta benedizione degli Dei. «...sei stata nominata Capo di una delle Squadre Speciali da poco tempo...» Pronunciare quella cosa la fece sorridere di qualcosa che forse era orgoglio (ma nessuno non ne fu molto convinto visto che per la verità sembrava ghignare). «...e non hai niente di meglio da fare che stare a poltrire tutto il giorno?»
    Immobile al suo posto, la kunoichi deglutì rumorosamente mentre qualcosa dentro di lei si attivò: l'istinto di sopravvivenza.
    «Okasama, vi prego...» Gemette con voce rotta, indietreggiando mentre il sudore della sua fronte si triplicava e lei tendeva tutti i muscoli del corpo. «...Oggi è il mio giorno di pausa.» Si giustificò... prima che un fermaglio per capelli d legno e puro oro volasse verso la sua gola.
    Abbassandosi di scatto e sbattendo dietro di sé la mano destra a terra, la Chunin si sollevò e con una capriola atterrò all'indietro, appiattendosi al suolo. Un istante dopo stava già scappando.
    «PARTI SUBITO PER QUALCHE MISSIONE SE HAI TEMPO DA PERDERE!» Ruggì Heiko Uchiha, furente, iniziando la caccia.
    «RAIZEN NON ME NE HA ASSEGNATA NESSUNA!» Rispose disperata la ragazza, svoltando il primo corridoio e poi saltando a piè pari la figura di un uomo di quaranticinque anni che, seduto con le gambe incrociate in mezzo ad esso, leggeva placidamente il giornale del giorno fumando da una lunga pipa intarsiata d'argento.
    «NON CHIAMARE L'HOKAGE CON IL SUO NOME DI BATTESIMO IRRISPETTOSA MOCCIOSAAA!» Strillò furibonda la Jonin, tirando un altro fermacapelli di fronte a sé, il quale per tutta risposta trafisse il giornale dell'uomo, che ella accerchiò passandogli alle spalle, conficcandosi poi a terra, dove lasciò un buco.
    «Credo sia il caso di ristrutturare di nuovo la casa...» Si limitò a dire l'uomo, espirando una boccata di fumo bianco, mentre in lontananza il rumore di due porte scorrevoli di riso distrutte rompeva la quiete. I capelli castani e gli occhi smeraldo, proprio come la bellezza nobile e antica di cui era portatore il suo volto dalla carnagione bruciata dal sole, parlavano chiaro su chi egli fosse.
    «Si, temo che sia il caso, Toshiro.» Rispose una donna anziana da dentro la stanza che sostava alle spalle di lui. Accanto a lei, sedute ad un tavolo di legno massello, vi erano altre tre persone altrettanto avanti con gli anni, che presero ad annuire con flemma.
    «Pagheremo noi i danni...» Propose uno di questi, un ottantenne dal volto sfregiato di una cicatrice che dalla tempia sinistra finiva alla mascella destra.
    «Oh Uchiha-sama...» Prese a dire un altro degli astanti. «...non è necessario, ma vi ringraziamo, non mancate mai di essere sempre molto...»

    «...COMPRESIVAAAAAAAA!»
    Strillò disperata Shizuka, correndo ad una velocità tale che per evitare di buttare in terra tre domestiche intente a trasportare alcuni vassoi pieni di vettovaglie fu costretta ad avanzare sul muro, in verticale. Ovviamente le cameriere non mancarono puntualmente di mettersi a urlare spaventate, nonostante almeno la loro presenza, ingombrante l'intero corridoio, costrinse la Matrona a fermarsi.
    «SHIZUKA TORNA IMMEDIATAMENTE QUI!» Strepitò Heiko Uchiha, ruggendo, mentre la figlia spiccava un salto verso il tetto dei corridoi esterni di quella che dall'alto apparve come una magione enorme divisa in quattro Ale, tutte abbastanza grandi da poter contenere come minimo venticinque stanze cadauna e circondate su ogni lato da splendidi giardini in fiore ricchi di laghetti koe e statue di marmo chiaro raffiguranti aironi in volo.
    «Certo che torno.» Replicò la Chunin, volando da un tetto all'altro fino all'ingresso della proprietà, gettandosi solo a quel punto di sotto. «Stanotte, però.» Puntualizzò mentre le sue ginocchia impattavano contro qualcosa e un verso strozzato le arrivò a bucare le orecchie. Un attimo dopo si trovava a sedere sul viso di un uomo di circa ventisei anni, il quale, vestito della divisa semplice dei Jonin e con un coprifronte a bandana sulla testa, teneva in mano un rotolo sigillato. «Non è proprio giornata, oggi.» Si limitò a dire la Principessa, fissando il tipo sotto di lei mentre questo esplodeva di rabbia, capovolgendola a terra.
    «Questo lo dovrei dire io, Shizuka! Non so nemmeno perché mandano sempre me a consegnarti le impegnative di missione! Ogni volta è così!» Sibilò il ragazzo con gli occhi dardeggianti di collera.
    «No, veramente questa è la prima volta che ti tiro una ginocchiata nei denti, Takumi, smettila di fare il lamentoso come al solito.» Si offese l'altra.
    «Lament–...» Gemette con voce strozzato il poveraccio, sbattendo poi sulla testa all'interlocutrice il rotolo che teneva in mano. «Dannata stronza, il Decimo ti ha affidato una missione. Parti subito.»
    «Si dai ciao.»
    Rise però la Chunin, scuotendo la testa. «Parto subito un tubo, Raizen lo sa che oggi è il mio giorno libero. Aspetterà domani se gli va bene, e sennò può andarci personalmente se ha tanta fretta.»

    Silenzio.

    «...Cosa hai osato dire?» Mormorò a bassa voce Takumi, fissando un punto vuoto dello spazio mentre sorrideva vacuamente. «Ti rendi conto che stai parlando dell'Hokage, vero?»
    Se ne rendeva conto, certo, ma Raizen Ikigami era suo maestro da quando lei non sapeva impugnare un kunai dalla parte del manico e da quando lui non era nient'altro che un Randagio disprezzato da tutti... non poteva e non riusciva a trattarlo con le moine che convenivano al suo attuale titolo. Loro due, dopotutto, condividevano quel tipo di rapporto che andava oltre la formalità e che affondava le radici in–...
    «PARTI SUBITO HO DETTO! TI VOGLIO TRA UN'ORA ALLE MURA DI VILLAGGIO E TI PORTI DIETRO PURE DUE STUDENTI PER INSEGNARE LORO QUELLO CHE TU HAI IN ABBONDANZA!»
    «...L'intelligenza?»
    Azzardò Shizuka, sorridendo.
    «LA VOGLIA DI FARE DOPPI TURNI PER TUTTA LA PROSSIMA SETTIMANA!» Urlò violentemente il Jonin tirandole in pieno viso il rotolo.

    ...E fu così che quarantacinque minuti dopo una figura completamente nera si stagliò nel bagliore del sole della tarda mattina: indossava pantaloni di pelle aderenti, infilati dentro stivalacci di cuoio alti al ginocchio con un tacco di quattro dita che sembrava voler smorzare la bassa statura di appena un metro e sessantacinque centimetri, un dettaglio, quello, che nessuno dei cittadini di Konoha però valutava mai quando se la ritrovava avanti.
    Shizuka Kobayashi era una delle persone più in vista di Konohagakure no Sato, in parte per essere la Principessa e unica Erede del più influente Clan economico del Fuoco, e in parte per essere Capo della Squadra Speciale Medica e allieva dell'attuale Hokage. Non amante della gerarchia né tantomeno delle formalità però, non si curava mai di tutti quei titoli e onorificenze, e pertanto anche quella volta attribuì la causa degli sguardi, degli inchini e dei saluti, al bustino scuro che le fasciava la parte superiore del corpo e che, in effetti, era abbastanza (tanto) scollato. Aggrottando la fronte e sistemandosi la lunga nodachi di due metri sulla schiena, la ragazza sospirò.
    «Fa un caldo maledetto, non me lo chiudo di certo il mantello.» Piagnucolò, lasciando il suo manto bianco ricamato di verde a ondeggiare sulle spalle...dalla cui sinistra partiva una grossa cicatrice di tre dita d'ampiezza, che segnandole il petto passava tra i due seni scomparendo poi verso il basso...
    «Parti per una missione, tesoro?» La chiamò una voce maschile. Uno shinobi dal viso coperto di bende bianche, da cui facevano capolino solo gli occhi neri e una zazzera di capelli bruni, parve sorridere.
    «E tu non parti mai per l'inferno, Maruo?» Rispose altrettanto amorevolmente la Chunin, appoggiandosi al tavolo di controllo d'entrata dei Guardiani delle Mura. «Mettimi 'sto timbro e dimmi che i due stronzi che Raizen mi ha affidato arriveranno presto.» Disse sbattendo il rotolo di fronte al viso del Guardiano, che lo aprì controllandone il contenuto prima di apporre un timbro nero. Sembrava essere piuttosto abituato a quel genere di comportamento.
    «Ho sentito dire che uno dei due è uno Yamanaka... l'altra non saprei, però.» Commentò il guardiano, divertito. «Sei sempre felicissima di fare da maestra ai nuovi allievi dell'accademia, comunque...»
    «Solo un insano di mente potrebbe affidarmi una missione di questo tipo con due bambini a cui far la balia.»
    Replicò Shizuka, esasperata. «“Diventa Chunin e sarai libera”, dicevano! Beh, cazzate!» Abbaiò, furiosa, riaprendo il rotolo e leggendone per l'ennesima volta il contenuto.

    “Missione di grado E
    Raccolta d'informazioni.
    Kabuchou, Otafuku.”



    bla bla bla bla



    “Capogruppo: Shizuka Kobayashi.
    Richiesta la presenza di Tsuzuki Haruhi e Inochi Yamanaka in veste di studenti dell'accademia di Konohagakure no Sato.
    Luogo di incontro: Mura d'accesso Nord, ore 11.25 del giorno...”



    bla bla bla bla



    «Avrebbero dovuto darmelo prima questo rotolo.» Si lamentò Shizuka, sospirando nell'alzare gli occhi al cielo. Il sole era rovente. «“Non ti abbiamo trovata” un cazzo... chi diavolo le messe di convocazione due ore prima di una missione?» Gemette. Quello che almeno la consolava è che i due studenti, a detta di Takumi, la lettera di convocazione l'avevano ricevuta tre giorni prima e pertanto avrebbero avuto tutto il tempo di prepararsi e arrivare lì puntuali. Non che avessero molta scelta... Shizuka detestava aspettare e non avrebbe avuto nessun problema a partire senza di loro.



    Ok primo giro di post. Di solito apro un OT personale dei corsi alle basi, per potervi spiegare meglio le varie dinamiche che affronteremo in questa ruolata e gli eventuali errori che farete. Fatemi sapere se ne volete uno o se preferite di no, in caso lo aprirò in serata.
    In questo giro siete liberi di presentare il vostro personaggio come desiderate prima di arrivare alle mura per l'inizio della missione, non avete freni, descrivete la situazione che più vi aggrada e presentate agli altri player il vostro personaggio nel modo che ritenete più idoneo.
    La missione sarà semplice, spero divertente e non lunghissima. Vi insegnerò le dinamiche essenziali di combattimento e se ci riusciamo un pò di strategia. Divertitevi e per qualsiasi cosa sono a vostra disposizione!

    Ah, per chi mi conosce già ruolare, io scrivo papiri infiniti, ovviamente non siete tenuti a scrivere quanto me, non andate in panico, ognuno ha il suo modo di giocare!
    Buon game!
     
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17 replies since 10/6/2015, 14:57   412 views
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