L'accompagnatrice senza volto

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    ADVENTURE

    Life is full of adventure. There's no such thing as a clear pathway.




    Appoggiata al tavolo dei guardiani delle mura, Shizuka Kobayashi guardò i due ragazzini arrivare al luogo dell'incontro in orario immacolato...probabilmente per avere il tempo di mettersi in pose ridicole facendo i fighetti, visto che nessuno dei due degnò l'altro neanche di uno sguardo.
    «Cosa diavolo stanno facendo?» Chiese la Chunin, allibita. Ne aveva visti di studentelli, ma non aveva ancora avuto il piacere di incontrare quelli che si atteggiassero prima ancora di presentarsi.
    «Saranno nervosi.» Suggerì Maruo. «Di norma non sei proprio la persona più facile da incontrare, per non parlare poi del caratterino che hai... e da quando sei diventata capo della squadra speciale hai anche un sacco di ammiratori, lo sapevi?» Guardando la faccia a virgola della sua interlocutrice, il guardiano ghignò da sotto le bende, divertito. «Il Decimo ti avrà dato questo gruppo per dimostrare che sei alla portata di tutti, nostra nobile Principessa
    «Che la benedizione del Fuoco scenda su di me e mi protegga...»
    Recitò Shizuka, battendosi due volte il pugno sul petto. Dietro di lei Maruo scoppiò a ridere.
    «Ramen, quando torni?» Chiese, quando si fu calmato.
    «Che fai, ci provi?» Replicò la donna, lanciando un'occhiata sarcastica al Guardiano.
    «Ti piacerebbe?» Per tutta risposta gli arrivò un colpo dato con il taglio della mano tra il setto nasale e gli occhi. «Lo prendo come un no...» Gemette l'uomo, portandosi le mani al viso.
    Sospirando la kunoichi si scostò dal collo i lunghissimi capelli castani, raccolti in un'alta coda di cavallo, e scuotendo la testa prese ad avanzare verso i due allievi. Camminava con una cadenza che sembrava condurla al patibolo.
    «Chiosco di Tarou ossan, offri tu.» Concluse, alzando la mano destra senza voltarsi. Maruo, dietro di lei, sorrise divertito. Ebbe appena il tempo di esclamare un "Ricevuto!" che la Principessa della Foglia aveva già ripreso a parlare, stavolta rivolta verso i due giovani apprendisti.
    «Bravi, bravi.» Esordì. «Siete davvero temibili in queste posizioni da spacconi. Avete finito o volete un altro pò di tempo?» Domandò sarcastica, ponendosi tra i due... che per quanto fosse ovvio si trovassero lì per lo stesso motivo si erano messi ai lati opposti della porta d'accesso del Villaggio e quindi notevolmente distanti l'uno dall'altro. «Avvicinatevi.» Ordinò allora la ragazza, sospirando e grattandosi la nuca. Possibile non avessero davvero immaginato di far parte dello stesso team? Eppure lì c'erano solo loro tre e Maruo... e quest'ultimo indossava l'haori dei Guardiani. Facendo cadere le spalle verso il basso la kunoichi avrebbe aspettato che i due studenti si affiancassero a lei, che aveva un'evidente nota di disperazione sul volto, prima di riprendere a parlare. «Facciamo finta di aver iniziato questa missione nel migliore dei modi...» Mormorò, squadrando dalla testa ai piedi i due pivelli: un ragazzino dallo sguardo saccente, e una tipa che non poteva poi essere troppo più piccola di lei, vestita come un operaio di cantiere. Non male, davvero. Se avesse potuto scegliere un buon momento per morire, probabilmente avrebbe scelto quello. «Il mio nome è Shizuka Kobayashi, Chunin di Konoha.» Si presentò a quel punto, più per formalità che per reale esigenza. «Sarò la vostra guida in questa missione. Staremo insieme fino al completamento della stessa e agiremo pertanto come un Team ufficiale. Cercate di apprendere...» Continuò, deglutendo, togliendosi per un attimo il mantello dalle spalle. Il sole batteva sulle loro teste come una lama rovente e lei, suo malgrado, non poté tradire un attimo di disagio. Essere vestita completamente di nero non doveva essere il massimo. «...di apprendere più cose possibili, dicevo. Questa esperienza vi permetterà di fare un passo avanti verso l'obiettivo finale di divenire ninja esperti e fieri membri del Villaggio della Foglia, perciò impegnatevi senza riserve.» Aggiunse, sventolandosi con una mano. Benché si dichiarasse Chunin di Konoha non c'era niente nel suo abbigliamento che potesse identificarla come tale: non indossava infatti il coprifronte, né alcuno stemma di Clan particolari. Era un'ombra. Semplicemente. «C'è un caldo pazzesco.» Commentò improvvisamente la Principessa, incurante. «Maledizione non è ancora estate, sarà terribile arrivare fino a laggiù...» Gemette, passandosi il mantello sul seno abbondante per tergere così le perle di sudore che lo facevano brillare. La cicatrice che la segnava, di quel bianco opaco dato dal tempo e libera da qualsiasi copertura, appariva ora grande due dita e terribilmente netta. «In ogni caso...» Riprese a dire, sospirando. «La nostra missione si svolgerà ad Otafuku, presso Kabuchou, il Quartiere a Luci Rosse del Paese del Fuoco.» Disse, passando in mezzo ai due ragazzi e iniziando ad avanzare verso la grande porta principale. Alzando uno sguardo verso l'alto, dove un uomo dai capelli ramati la guardava, la ragazza sollevò la mano recante il rotolo timbrato e il Guardiano annuì sorridendo, alzando di rimando un braccio in segno di saluto. «Avrete la fortuna di imparerete presto che fuori Konoha le regole cambiano completamente. Kabuchou vive della sua legge interna, quindi vedete di non fare i fighetti come avete fatto fino ad ora, perché dentro le mura noi vi guardiamo con affetto sperando in un vostro rinsavimento futuro, ad Otafuku vi trovate inchiodati ad un muro con un coltello nella gola a tenervi sollevati da terra.» E girandosi verso i due studenti, sorrise amorevolmente. In lontananza Maruo si era già messo le mani al viso, scuotendo la testa. Se voleva spaventarli, probabilmente ci stava riuscendo alla grande. «Andiamo, ci aspettano tre ore di corsa...due e mezza se teniamo un buon ritmo.» Disse, e aspettando che i due ragazzi le fossero al fianco, iniziò a correre gettandosi nuovamente il mantello addosso con una smorfia insofferente dipinta sul viso.

    […]



    Non tennero un buon ritmo.
    Fu abbastanza evidente che la velocità nella corsa dei due studenti era, per la Principessa del Fuoco, poco più di una passeggiata a passo spedito. Benché la Chunin si premunisse di fare soste ogni trenta minuti, per dare tempo ai due ragazzini di ristorarsi, dopo un'ora i due si sarebbero sentiti stanchi, dopo due esausti e alla soglia della terza sarebbero riusciti a malapena a camminare.
    «Avremo modo di riposarci alla Casa di Piacere in cui verremo ospitati.» Disse la ragazza, che a differenza dei compagni non aveva neanche il fiatone ma in compenso parlava di bordelli e prostitute con la stessa tranquillità con cui avrebbe potuto disquisire del tempo. Guardando i due durante l'ultima sosta avrebbe sospirato, abbassandosi a massaggiare le loro gambe, apponendo pressioni su fasce muscolari che i due non avrebbero neanche saputo di possedere. I gemiti di dolore che sarebbero seguiti a quel tocco sarebbero però stati l'anticamera di un piacevole senso di sollievo. «Resistete, manca poco.» Sussurrò con gentilezza.
    Avevano corso fino a quel momento tra la folta vegetazione forestale che caratterizzava il Paese del Fuoco. Come Shizuka aveva spiegato ai due studenti era sempre meglio procedere dove il muschio fresco cancellava le tracce del proprio avanzare e dove il verde e le ombre dell'ambientazione occultavano la propria presenza. Anche se in quel momento non c'era una vera necessità di seguire quelle accortezze, e del resto premettendo che la presenza di un inseguitore alle calcagne avrebbe comunque dato loro poco vantaggio, la Capogruppo aveva deciso che fosse giusto insegnare ai cuccioli quella nozionistica base... che i due avevano però pagato con il doppio della stanchezza. Avanzare nel sottobosco, del resto, era molto più complicato che camminare sulle strade sterrate, ragion per cui gli studenti avrebbero forse accolto con gratitudine la comparsa, in lontananza, di un grande Toriii rosso. Sopra il tronco frontale di questo una profonda incisione a coltello laccata d'oro recava il nome di “OTAFUKU”. Oltre quello, nulla più. Da lì in poi infatti non c'era niente, né mura né recinzioni: le abitazioni iniziavano senza niente che ne delimitasse i confini, quasi questi fossero sottointesi...
    «...Lungo viaggio, bambini?» Disse improvvisamente una voce in loro direzione. Un uomo bruno dal volto segnato da una cicatrice che gli aveva strappato l'occhio sinistro, ghignò stringendo tra i denti ingialliti una pipa di legno scheggiato.
    «Oh tesoro, non hai idea.» Rispose Shizuka, reclinando la testa di lato. Sorrideva con gentilezza benché il suo interlocutore apparisse tutt'altro che rassicurante. «Questi due pivelli a malapena camminano sulle loro zampe.» E allargando le braccia, inarcò un sopracciglio, sarcastica. «Cosa non si fa per mangiare, mh?»
    Per tutta risposta l'uomo si alzò e avvicinandosi alla kunoichi gli sorrise, soffiandole in faccia una boccata di fumo bianco che puzzava di rancido, mentre in contemporanea portava la mano destra dietro la schiena. Sembrava divertito e in un certo senso anche trepidante, come se non aspettasse altro di avere qualcosa... che si capì subito cosa fosse quando allungò la mano libera verso il fondo schiena della giovane. Sorridendo senza perdere neanche per un attimo la sua compostezza, ella si mosse però con fluidità e delicatezza, e afferrata la mano di lui gli infilò tra le dita il suo rotolo di convocazione, che aprì sbattendo l'indice dall'unghia lunga e ben curata sul sigillo d'apertura. Il papiro si srotolò subito di fronte all'unico occhio buono del mozzo.
    «Sapevo che eravate Shinobi di Konoha.» Disse il tipo, lanciando un'occhiata prima alla lunga nodachi di due metri legata alla schiena dell'interlocutrice e poi ai due ansimanti apprendisti.
    «L'occhio di Kabuchou è sempre affilato, nel giorno come nella notte...» Iniziò Shizuka, abbassando la testa in un breve inchino.
    «...e Konohagakure no Sato veglia su di esso con rispetto e tacita condiscendenza.» Concluse l'uomo, togliendo la mano destra da dietro la schiena. Una lama semi estratta brillò alla luce del primo pomeriggio prima di essere rinfoderata. «Ben arrivati, vi aspettavamo.»
    Shizuka affilò lo sguardo, sorridendo a sua volta. Non sembrava minimamente intimidita dalla situazione che si era rapidamente svolta. In effetti pareva avvezza a quel tipo di luogo.
    «Sei una di noi se conosci il saluto.» Osservò appunto l'uomo, sputando in terra. L'occhio buono, nero e fine, si portò su Shizuka, che squadrò rapidamente dalla testa ai piedi. «Non ti ho mai visto però, donna.»
    «Non essere vista è il mio lavoro, ossan.»
    Replicò la kunoichi, abbassando nuovamente la testa. «Il Decimo Hokage ha mandato noi per questo motivo.» Disse, vantando le presunte abilità dei due ragazzini, che l'uomo continuava a guardare con una smorfia di profondo disgusto stampata sul volto scuro. «La missiva che ci avete spedito non toccava né la Casa richiedente né il problema. Abbiamo accettato in nome di ciò che lega Otafuku a Konoha, ma che non si ripeta più ossan.» Tagliò corto la Chunin, attirando nuovamente l'attenzione del mozzo su di sé con un tono di voce aspro. Fronteggiò dunque in silenzio la stazza del tipo, mettendosi a braccia conserte di fronte al digrignare dei denti di lui.
    «Sembra che tu sappia come comportarti.» Ringhiò l'uomo, sputando di nuovo a terra, questa volta pericolosamente vicino agli stivali di cuoio di Shizuka. «Ma questi due te li ritroverai crocifissi alla prima porta, se ti distrai...» Aggiunse soave. Era una minaccia, ovviamente.
    «Sarebbe meraviglioso. Non so neanche perché me li abbiano affidati.» Rispose tranquillamente la Principessa di Konoha, facendo spallucce. «Ma far giungere la notizia della loro morte a Konoha mi costerebbe caro... e dunque non ripartirei senza portarmi dietro la metà delle vostre teste e un buon pegno di sangue e fuoco per saziare la mia amarezza.» Allargando di nuovo le braccia, la donna si mise a ridere e anche il delinquente lo fece. I due risero insieme come se quelle fossero allegre battute e loro amici di lunga data.
    «“Niente problemi” così ha detto Izumi-sama. Altrimenti ti avrei già sgozzata.» Replicò seccamente l'avanzo umano, fulminando con lo sguardo la Chunin della Foglia che nel sentire quel nome aveva brevemente alzato le sopracciglia in una rapidissima espressione di stupore. «La Casa è da questa parte, andiamo bambini.»

    Otafuku appariva come un normalissimo villaggio del Paese del Fuoco. Le abitazioni tradizionali di massimo due piani, costruite le une accanto alle altre ai lati della strada principale in cui grassi gattoni dormivano sornioni, avevano entrate chiuse da porte scorrevoli di legno e indicate all'occhio dei viandati da insegne delle attività commerciali che lì si trovavano. Alberi dal fusto nodoso sorgevano di tanto in tanto tra una costruzione e l'altra, piegandosi in avanti con le loro verdi chiome a dare ombra ai passanti e alle donne in kimono che lanciavano acqua sulle entrate con lunghi mestoli da secchi di legno per evitare che troppa polvere si alzasse ad infastidire i clienti. Un adorabile scorcio quotidiano, dunque, accompagnato dal rumore del mare a breve distanza e dal profumo pungente del porto in cui le imbarcazioni ricche di urla dei marinai cercavano di sovrastare quelle dei mercanti che annunciavano i prezzi del pesce fresco...
    ...poi però, improvvisamente, due alti alberi dritti come fusi, con attaccati due enormi lanterne di riso rosse, spente, comparvero di fronte al gruppo. Da lì in poi lo scenario cambiò drasticamente.
    Le case divennero edifici a più piani, con finestre chiuse da grate di legno in cui tende di pura seta danzavano mosse dal vento. Lanterne scarlatte erano appese in lunghi filari per tutta la strada principale costeggiata dagli edifici dipinti di colori sgargianti, tra i quali piccoli vicoli bui crescevano come un labirinto irrisolvibile. Le porte delle strutture erano aperte, incuranti di qualsiasi pericolo, e ognuna di queste recava un'insegna.
    Nessuno, però, si vedeva in giro: il silenzio era totale, se non per il rapido incedere di qualche serva dall'aria indaffarata che correva con un cestino di wimini e una lunga lista della spesa tra le dita. Il quartiere sembrava addormentato.
    «Siamo arrivati, donna.» Disse improvvisamente il delinquente, svoltando l'ennesimo angolo a gomito e fermandosi di fronte ad una grossa costruzione color crema sulla cui entrata svettava il cartello “LA PEONIA BIANCA”. «Izumi-sama vi aspetta.» E detto questo si girò, sparendo un secondo dopo.
    «Fate piano.» Disse Shizuka qualche attimo dopo la dipartita dello scuro mozzo. «Stanno tutti dormendo a quest'ora.» Asserì, come se fosse la cosa più normale del mondo dormire di giorno e non di notte, e come se per giunta fosse lecito non disturbare. Detto questo, in silenzio, entrò.
    Per quanto i due studenti avessero forse pensato il contrario, la Casa di Piacere era estremamente normale: un bancone, a cui era seduta una donna piuttosto avanti con gli anni intenta a fare di calcolo con un abaco, sostava di fronte all'ingresso accanto ad una bella pianta di bamboo e orchidee in fiore. Il pavimento di pulitissimo parquet si apriva di fronte a loro, un gradino sopra lo spazio dove erano disposti pochi sandali tradizionali perfettamente allineati, e si diramava poi sia a destra che a sinistra in ulteriori stanze. Frontalmente, dietro il bancone, c'era una lunga scala che svoltava verso destra.
    Normale. Davvero normale... per essere una casa di accompagnatrici.
    «Hara maa!» Esclamò improvvisamente la vecchia al bancone, portandosi la mano al volto nell'accorgersi della loro presenza. «okyaku-sama, siamo chiusi al momento!» Gemette, contrita, con una riverenza quasi eccessiva.
    «Siamo Shinobi di Konohagakure no Sato, obaasama.» Si limitò a rispondere Shizuka, accennando ad un inchino. «Siamo qui per rispondere alla vostra missione.»

    «Ero sicura che Raizen-sama avrebbe mandato te, Shizuka.»



    Era una donna assolutamente bellissima.
    Il kimono a dodici strati, aperto in una lasciva scollatura che cadeva sulle spalle nude e bianche, era un perfetto equilibrio di verde, rosa e rosso, mentre l'obi, il cui fiocco d'oro era posto frontalmente sotto al generoso seno, aveva lunghi nastri che scivolavano morbidamente fino a toccare terra, stuzzicando i bianchi calzini tabi. Il volto ovale della donna, incantevole e truccato con un brillante rossetto rosso e un ombretto del medesimo colore, era incorniciato da una splendida cascata di capelli corvini raccolti in un'acconciatura fermata da preziosi fermacapelli d'oro e pietre preziose.
    Si muoveva lentamente, con eleganza calcolata, attenta. Impeccabile.
    «Non potevi che essere tu.» Continuò a dire la donna, scendendo le scale. Persino quel semplice gesto rendeva impossibile toglierle gli occhi di dosso.
    «Signora!» Gemette la donna più anziana, scattando in piedi con le mani al volto. «Siete sveglia?!»
    «Calmati, Tomo-san.»
    Rispose la matrona, arrivando alla base delle scale e sorridendo con sensuale dolcezza all'interlocutrice. «Fa preparare un'abbondante colazione per i nostri onorevoli ospiti. Mi ritirerò con loro presso le mie stanze. E ti prego, sveglia le nostre bambine, è tempo delle lezioni di portamento e danza. Non vogliamo certo che facciano tardi, mi sbaglio forse?»
    Inchinandosi profondamente la donna non disse nient'altro e ritirandosi camminando sulle punte dei piedi, all'indietro, si voltò prima di sparire. Un attimo dopo il silenzio riabbraciava nuovamente tutti i presenti.
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    «Izumi-sama...» Disse solo a quel punto Shizuka, inchinandosi profondamente. «...da quanto tempo.»
    «Oh, hai ragione! Molto tempo!»
    Rispose la donna, portandosi l'indice della mano destra a battere sul neo posto alla sinistra delle sue carnose labbra dipinte. Sembrava risentita. «Essere diventata membro della squadra speciale ti ha tenuto così occupata da non rendere la tua Mama più degna di una visita?»
    «Perdonami, Mama.»
    Gemette la kunoichi, alzando i suoi profondi occhi verdi in quelli blu dell'interlocutrice i quali, al contrario di quelli contriti della ragazza, adesso sorridevano sornioni. «Raizen mi ha dato un impegno dopo l'altro... oggi era il mio giorno libero, puoi ben capire...» Aggiunse con voce strozzata e una teatrale nota di commiserazione nella voce. Di fronte a lei Izumi si mise melodiosamente a ridere.
    «Gli occhi di Kabuchou tutto vedono, sia di giorno che di notte...è come se ti avessi avuta sempre accanto a me, Shizuka...» Rispose la matrona, con dolcezza. «Mi stupisce, però, vederti con il tuo aspetto reale.» Aggiunse, cambiando subito espressione in una incredula. Il modo in cui alternava la voce e le espressioni la rendevano una perfetta attrice, la migliore forse.
    «Sono in veste ufficiale, oggi, Mama.» Spiegò la kunoichi, parendo ricordarsi solo di quel momento dei due studentelli alle sue spalle. «Il Decimo mi ha mandato a fare da guida a questi due principianti. Haruhi Tsuzuki.» Presentò, indicando la bionda. «E Inoichi Yamanaka.» Continuò, indicando il ragazzo. Girandosi poi verso di loro sorrise. «Questa donna è Izumi-sama, mia maestra e mentore. Mi ha cresciuta nei passati cinque anni.» Non era difficile immaginare in cosa l'avesse educata. «Izumi-sama è anche la proprietaria di questa Casa di Piacere e la mandante della nostra missione... ma immagino che ne parleremo altrove, giusto?»
    Sorridendo alla volta dei due ragazzi, che squadrò con curiosità e un vago interesse, Izumi indicò le scale dietro di lei.
    «Da questa parte, vi prego.» Disse con dolcezza, riservando uno sguardo interessato e affascinante ad entrambi i due studenti, come se non li considerasse tali ma, al pari della sua amata figlioccia, ospiti del più alto rango.
    Chiedendo scusa per la mancanza di dare loro le spalle, iniziò a salire le scale.



    Secondo post introduttivo della missione: vi ho portato a Otafuku e ve l'ho descritta: è una cittadina portuale, abbiamo dunque la parte civile e quella del porto, poi il grandissimo quartiere dei piaceri.
    Ancora siamo nel bel mezzo della narrazione, quindi non ci sono prove che dovete affrontare, siete liberi di reagire agli stimoli come desiderate. Ovviamente attenti a come vi muovete, ho fatto un post molto descrittivo per una ragione, state attenti... nel senso, sputare in faccia allo storpio ho idea che potrebbe non essere un'idea geniale, ecco XDDDDDD per il resto benvenuti nel magico mondo dei piaceri proibiti! XDDDDD
     
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17 replies since 10/6/2015, 14:57   412 views
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