La Principessa e la Volpe

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    Si alzò con uno sbuffo.

    Pft, se mi conoscesse qualcuno al villaggio non avrei dovuto sudarmi il ruolo che mi sono guadagnato con quel rinoceronte imbellettato del daymio.

    Dopo le prime battutine di Shizuka alzò un unico dito mentre chiudeva gli occhi con aria saccente.

    Attenta Shizuka, un proverbio di quelli che non ricordo mai dice che nello scherzo si nasconde sempre una mezza verità.
    Ora usciamo.


    Si diresse all’esterno, utilizzando qualche clone per prendere i pacchi che non riusciva a trasportare da solo.

    Il mio corredo può farlo chiunque l’importante è che sia in grado di rispondere alle mie esigenze composte da un unico, particolarissimo abito.
    Se credi di poterlo fare, beh, non ho alcun problema.


    Fu in quel momento che gli venne intimato di aspettare, e senza fare troppe storie si sedette nuovamente, di fatto facendo completare ai suoi cloni il trasloco, rimasero quindi soli nella caverna, in compagnia solamente della nuda roccia.
    Tossicchiò più di una volta mentre Shizuka parlava allungando lievemente la brodaglia, cercando di farle capire che avrebbe gradito maggiormente addentare qualcosa di consistente.

    Oh, bene!

    Disse entusiasta mentre la sua allieva giungeva a conclusione annunciandogli il passaggio del ricordo.
    A sapere cosa gli serbava la sgradevole esperienza forse non sarebbe stato così frizzante.
    I ricordi di Shizuka erano impregnati delle sue stesse emozioni, non poteva sentirne il dolore ma il trauma era quasi il medesimo, probabilmente senza la consapevolezza che quelle immagini non gli appartenevano avrebbe rischiato di perdere qualche rintocco.
    Alla sgradevole sensazione di ricordare così lucidamente ferite che non aveva subito si aggiunse poi quella di vivere il tempo come se fosse stato più denso e ricco di eventi mentre pagine di vita non sua venivano innestate e rilegate al libro della sua vita.
    Sbattè gli occhi più di una volta quando il processo fu terminato.

    Potevi dirmi che sarebbe stato così orribile.

    L’accusò con un tono a cavallo tra stupore e disagio prima di incupirsi.

    Vedo comunque che sai poco dei primi assalitori…

    Si massaggiò le tempie mentre strizzava gli occhi, cercando di focalizzarsi.

    Dio che maledetti stronzi, li avevamo già presi a calci nelle palle in accademia.
    Due episodi del tutto isolati tra l’altro, se non altro avrai capito a cosa ti porta il tuo approccio tutto ombre e vendetta della tua innata.
    Spero sia sufficiente questa robaccia a farti capire, l’accademia immagino sia già appropriatamente informata riguardo a kurotempi visto da quanto è successo gli staranno alle calcagna da un pezzo, anche se probabilmente sarà necessario mandarci qualcuno di più affezionato alla situazione.
    Per ora occupiamoci del pesciolino che sta agitando il fondo del mare.


    Sorrise pensando a quanto bizzarri fossero i metodi di quell’individuo. Cercare persone malvagie spargendo distruzione era come sperare di incorrere nelle ire di un contadino arandogli la terra.

    Cerca Hayate, e lo cerca dopo il grosso attacco avvenuto a Konoha ad opera di un intero gruppo che aveva la particolare usanza di chiamare a quel modo tutti i suoi membri, e quella sua particolare abilità… mh… non penso ce ne siano tante.
    Tuttavia se lo cerca vuol dire che ha dei conti in sospeso, probabilmente lui stesso ha preso parte a quell’attacco dalla nostra parte rimanendone scottato a sufficienza.
    Partiremo da questo, se qualcuno l’ha visto qualcuno si ricorderà di lui.
    Ma questo genere di cose si organizzano meglio da quella scomoda cosa con quattro gambe che nel mio ufficio si ostinano a chiamare sedia.


    Giunsero all’amministrazione in poco tempo, superando i cloni impacciati dal bagaglio.
    Li il Colosso ebbe modo di dimostrare tutta la sua inadeguatezza a quel ruolo, era sicuro di dover tenere un qualche tipo di cerimonia di instaurazione, ma al primo giorno che aveva messo piede dentro l’amministrazione non si era ancora convinto che fosse giunto il momento. Nonostante tutto li dentro parevano avere un certo rispetto per lui, forse dovuto alla sua posizione, dopotutto poteva mandarli a distribuire becchime ai piccioni da un momento all’altro.
    Quale che fosse il motivo di tale rispetto appena entrò in amministrazione la schiena dei presenti parve essere colpita contemporaneamente dallo stesso elettrificante stimolo che li portò a chinare la schiena in un educato saluto.

    E che è sta roba? Vi siete allenati per farlo o vi viene naturale?
    Dritte quelle schiene che magari poi mi chiedete ferie per via del lavoro usurante!


    Di certo non era un imbrattacarte professionista, ma sapeva cogliere bene il lato economico di qualsiasi mansione, Hokage compresa.
    Anche se a modo suo.

    Non so chi di voi possa procurarmi le persone di cui ho bisogno ma trovatelo e mandatelo nel mio ufficio, mi serve.
    Dopo avermi indicato il mio ufficio possibilmente.
    Datemi un quarto d’ora prima di mandarlo, devo continuare a scambiare quattro chiacchiere con la mia allieva qui.


    Entrati nell’ufficio, spoglio come poteva esserlo qualsiasi luogo pronto all’insediamento di una nuova persona al suo interno in sostituzione ad un’altra la stanza si presentava bianca e disadorna, eccezion fatta per qualche schedario e due sedie divise da una scrivania abbastanza grande da non far sembrare il Colosso più grande di quanto non fosse al suo confronto.

    Dimmi Shizuka, hai imparato qualcosa da quella missione?
    Hai capito o percepito la mancanza di qualche elemento nella tua preparazione che potrebbe tornarti utile in futuro?


    Era quasi una domanda degna di un Hokage interessato al futuro degli shinobi che popolavano il suo villaggio.
     
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