La Principessa e la Volpe

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Arashi Hime
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,529
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    WEAKNESS

    The grave soul keeps its own secrets,
    and takes its own punishment in silence.




    ...E dunque, infine, era arrivato quel momento.
    Aveva provato a non pensarci in quei mesi, in quegli anni. Aveva lottato contro quella spaventosa consapevolezza persino nel momento in cui, sedendosi dinnanzi al Daimyo del Paese del Fuoco, era stata nominata per supportare la carica del nuovo Hokage.
    Stupidamente, come una bambina che si tappa gli occhi per non vedere l'ovvietà, per tutto quel tempo aveva solo cercato di non dire a voce alta ciò che era evidente, provando a non accorgersi che mentre tutti la superavano, correndo in avanti a grande velocità, lei rimaneva ferma. E questo non perché non avesse goffamente mai provato a fare altrettanto, ma perché lei, a differenza degli Shinobi che valevano, quelli cioè che per qualche strana ragione erano capaci di ottenere la massima espressione del dominio per ragioni connaturate nell'ingiustizia del creato, non era migliorata quanto sperava. Non aveva acquisito nessun potere strabiliante come aveva immaginato quando aveva deciso di specializzarsi in qualcosa in particolare, di diventare finalmente qualcuno.
    Non era semplicemente forte. Non quanto voleva, almeno.
    Aveva investito il massimo delle sue energie nel tentativo di arrivare a toccare la vetta di ciò che considerava la grandezza. Aveva sopportato allenamenti estenuanti, aveva lottato contro se stessa persino, e tutto con l'unico obiettivo di diventare “forte”...
    ...se però nel caso di qualche altro ninja questo desiderio poteva assumere solo una deliziosa aspirazione tutta protesa alla felicità altrui, nel suo caso era un'esigenza molto più radicata, profonda e indispensabile. Sapeva che dall'acquisizione del potere dipendeva il suo rimanere se stessa, non cedendo alle unghie arcuate della sua Kekkei Genkai... e sapeva egualmente che, se avesse davvero voluto liberarsi dal giogo che pendeva sul suo collo, potendo finalmente respirare a pieni polmoni e decidere con serenità la direzione da intraprendere, l'unica cosa che poteva fare era diventare potente.
    Lo aveva già capito il giorno in cui Karasu era arrivato a Konoha, e lo aveva lentamente compreso con sempre maggiore e grottesca consapevolezza ad ogni missione e ogni richiesta in cui lei, puntualmente, si rivelava essere l'anello debole di una costellazione di potenti troppo brillante: era una miserabile.
    Gridava a gran voce di voler difendere il suo Villaggio, di voler aprire dinanzi a questo uno scudo per tutelare la felicità dei suoi concittadini. Continuava a pretendere di essere una delle chiavi che manteneva la porta della Pace accademica sempre aperta. Insisteva a rimanere nell'ufficio di Raizen come se questo le conferisse chissà quale merito mai concesso. Eppure...

    “non posso dire tanto ma è palese che ti manchi un modo per valutare la forza del tuo opponente, e ne necessiti in qualche modo.
    Sarebbe meglio non ti spingessi più in solitaria all’esterno.”



    Rimase semplicemente immobile mentre Raizen la guardava. Non disse niente, né si oppose, e nulla aggiunse neanche quando il Jonin si affrettò a richiamare all'ordine dell'ufficio un giovane Nara dai capelli raccolti, cui richiese la presenza di un secondo ninja, il quale si rivelò uno Yamanaka.
    Seduta sulla poltroncina riservata ai visitatori, Shizuka Kobayashi rimase ferma e muta, incurante persino dei cenni del capo nervosi che gli Shinobi che si succedettero al cospetto dell'Hokage le porsero con un certo imbarazzo. I suoi occhi, gelidi, insistevano a sostare sulle sue mani raccolte in grembo mentre lei, incapace persino di alzare la testa, seguì con sempre maggiore atterrimento gli ordini che la Volpe impartiva.

    “non deve sapere chi l’ha scoperto”

    “concorda la pubblicazione per la giornata di domani alla medesima ora, di modo che non si comprenda di che paese fosse il ninja che l’ha scoperto.”



    “si chiederà a lungo di chi era la mano che l’ha decapitato”



    Per un istante la kunoichi si irrigidì, imponendo al suo volto di non contorcersi nel sorriso raccapricciante che sentiva già ridere violentemente dentro di lei...
    ...e dunque, era arrivato infine quel momento.
    Era talmente debole da dover essere protetta dall'uomo che si supponeva fosse lei a sostenere?
    La sua inettitudine era tale da impedirle persino di fare il suo lavoro? Poiché un'infiltrata si muoveva sempre da sola e se questo le veniva proibito, cosa ne rimaneva di lei?
    Ma allora, se davvero la sua condizione era così pietosa...
    ...perché lei si trovava lì?

    Precisamente, lei, in cosa poteva essere utile?

    Non lo chiedeva. Lo pretendeva.
    Cosa doveva fare per ottenerlo?
    Cosa stava sbagliando?
    Cosa ancora non era riuscita a capire?

    «...Cosa...?» Le uscì di bocca mentre continuava a guardare le sue mani farsi lentamente tremanti.

    ...Cosa doveva fare?



    Era ormai evidente che non importava quanto si allenasse o quanto si impegnasse, se persino un individuo come Atasuke era più potente di lei, era evidente che il problema non risiedesse nel tipo di addestramento, ma nella sua persona. E dunque...
    «Cosa devo fare?» Disse a quel punto Shizuka, stringendo le mani sulle sue gambe. Le unghie si conficcarono nella carne, affilandosi nelle pelle dei pantaloni. «Cosa devo fare per ottenere il potere?» Domandò. La sua voce era molto diversa da quella originale: più gelida, più tagliente, sembravano artigli di corvo su pareti di vetro. «Cosa maledizione devo fare per diventare potente?» Ripeté in una sorta di nenia alienata. «Cosa devo fare per non essere un peso a livelli tali da costringere persino l'uomo che dovrei proteggere e supportare a proteggere e supportare me? Devo uccidere? Devo perdonare? Cosa? Cosa devo fare?» Mormorò in un gorgoglio. «Non importa quali sono le condizioni, posso tutto fintanto che mi tornerà indietro ciò che voglio. Cosa diavolo devo fare...» Serpeggiò, alzando gli occhi in quelli di Raizen. Persino nell'oscurità della notte le sue iridi ormai nere brillarono di un bagliore grottesco come le profondità del mondo. «...per riuscire ad essere un elemento valido?»
    Seduta sulla poltrona, la kunoichi di Konoha affilò lo sguardo, sollevando impercettibilmente il labbro superiore nello scoprire i denti mentre, inconsapevole, lasciava che il suo volto si snaturasse in una maschera di profondo disgusto e rabbia.
    In quel momento più che mai, il suo viso, i suoi lineamenti e persino il suo sguardo... erano così simili a quelli di Karasu Uchiha che Raizen, per un istante, avrebbe sentito quei pensieri non suoi ridere dentro la sua mente, volgari.
    «Insegnami. Qualsiasi cosa, va bene.» Disse la ragazza, gelida. «Voglio diventare potente. Chiedo tanto, forse?» Cercò di moderare il tono di voce, inizialmente con scarso successo, e fu dunque a causa di quel timbro che improvvisamente la kunoichi parve comprendere la situazione nella quale si trovava e così, stringendo le mani al petto e serrando gli occhi, si impose la calma.
    Le furono necessari molti minuti perché questo accadesse ma poi, finalmente, almeno il tremore delle sue mani si dissolse e persino la posizione innaturale delle sue dita si ammorbidì, lasciandole nuovamente quiete... solo a quel punto, Shizuka Kobayashi, la famosa Principessa di Konohagakure no Sato, sembrò riacquistare sia il tono usuale della sua voce che la sua innata compostezza. Ma il colore degli occhi, quello no. Questi rimasero ancora di un profondo e cupo nero.
    «Concedimi di occuparmi di questa Yamanaka.» Disse la Chunin, senza staccare le mani dal suo petto. «Sei stato nominato ieri e non possiamo sapere se ci sono già oppositori alla tua carica, e se si quanti, non vorrai perciò davvero metterti a torturare un membro del Villaggio.» Commentò a bassa voce. «Può essere una traditrice, ma è comunque una donna di Konoha appartenente ad un grande Clan. Non è una scelta geniale che sia tu a valutarla, mentre al contrario se lo facessi io non potrei avere ripercussioni di nessun tipo, perché al tuo contrario sono appoggiata sia dagli Uchiha che dai Kobayashi. Senza contare che il tipo di interrogatorio che posso svolgere io è di quel tipo che non lascia tracce sul corpo e, se voglio, che può non essere neanche ricordato.» Continuò la kunoichi, guidando le sue iridi scure in quelle scarlatte di Raizen. «Almeno in questo, io...»

    ...io vorrei non deluderti.

     
    .
16 replies since 11/6/2015, 13:06   332 views
  Share  
.