La Principessa e la Volpe

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  1. Arashi Hime
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    DOE EYES

    The eyes indicate the antiquity of the soul.
    Well, good to know...




    «...Si, ma l'accesso alle serre erboriste?» Chiese Shizuka, ignorando in modo plateale e ostentato l'ultima battutaccia del suo interlocutore –ormai ne era così avvezza che le entravano da un orecchio e uscivano dall'altro– prendendo al volo le chiavi che Raizen le lanciò. Guardando il piccolo mazzo giacere sui palmi aperti e congiunti delle sue mani, la ragazza sorrise con gioia. Aspettava da tempo l'occasione di poter studiare i tomi tenuti sotto lucchetto della grande Biblioteca di Villaggio, ma fino a quel momento non era mai riuscita neanche a sfogliarli, per quanto invero si fosse impegnata a cercar di circuire lo shinobi dell'ufficio generale. «Quelli che la gestiscono non mi fanno entrare, dicono che ci vuole il permesso dell'Hokage e altre idiozie simili. Ovviamente non esiste niente di tutto questo nel regolamento delle serre, posso garantirtelo.» Che esistesse un regolamento delle serre di Konoha con ogni probabilità Raizen lo avrebbe scoperto in quel momento... ma che Shizuka fosse andata a cercarlo e lo avesse letto da cima a fondo per trovare il cavillo con cui pretendere la ragione, non lo avrebbe probabilmente lasciato poi troppo stupito. «Ovviamente ci vogliono delle credenziali per accedere, ma credevo che essendo già medico mi fosse permesso recarmi lì liberamente. Hai idea di quanto sia difficile per me produrre medicinali o veleni aspettando ogni volta che il loro garzone in prova si faccia tutta Konoha di corsa per portarmi quello che mi serve? E' ridicolo, se mai dovessero servirmi materiali con urgenza che succederà? Senza contare che la serra non ha un genere di pianta a cui io invece sarei interessata e di cui vorrei pertanto richiedere la coltivazione.» Commentò, riponendo con cura le chiavi dell'archivio bibliotecario medico-storico dentro il suo generoso seno. Lì sarebbero senza dubbio state al sicuro. «Non vogliono nemmeno permettermi di provare loro che ho già qualche conoscenza utile ad avere l'ingresso nel loro giardino segreto. Immagino che la mia promozione a Primario varrà qualcosa, d'ora in poi, ma...» Lanciò uno sguardo alla Volpe, accennando ad un sorriso. «...se ci vado con te, suppongo che quelli là non avranno nessun tipo di replica da poter fare.» E così dicendo la Principessa scattò in piedi, girandosi vero Raizen, di cui cercò di agguantare le mani in una morsa ferrea delle proprie. I suoi grandi occhioni verdi brillavano di quel genere di elettrica emozione tipica del bambino posto di fronte ad una promessa lungamente desiderata...o di una donna ben adulta che non vede l'ora di fare qualcosa di tanto voluto. «Sei stato nominato solo ieri e con ogni probabilità loro non ne sanno ancora niente, ma ecco... se mostri il mandato di Kazutoshi-sama, non ci saranno dubbi al riguardo della tua nuova veste.» Disse la ragazza, guardando fissamente il Colosso dritto negli occhi da quelle tre spanne sotto la sua spalla a cui la sua altezza si fermava. «Te lo sto chiedendo, non sto elemosinando, ora.» Pigolò, sbattendo le lunghe e folte ciglia castane, stringendo maggiormente le grandi mani dell'interlocutore tra le sue piccole dita. «Dai, mentre torniamo da là potremo parlare di tutto il resto, lo giuro... sono sicura che le serre siano aperte anche di notte perché in questi giorni ci dovrebbe essere la fioritura del Hylocereus undatus, che è una rara pianta medicinale utile contro gli eczemi e i problemi propri delle donne, senza contare che è commestibile e ha un delizioso odore di caramello.» Fu in dubbio a quel punto se la ragazza ci tenesse tanto a vederne lo sboccio per il primo o il secondo motivo. «Dai, Raizen, te lo sto chiedendo per favore ♥ Fai questo lavoraccio faticoso per me ♥ Ti ripagherò come preferisci, ok? ♥» Poi esitò, dubbiosa. «...Ma niente roba perversa, ovviamente.» Puntualizzò, giusto per sicurezza.

    ...E dunque, era arrivato anche per Raizen Ikigami il triste momento in cui, con le spalle al muro, avrebbe dovuto fare i conti con gli occhioni da cerbiatto della tanto famosa Principessa di Konohagakure no Sato.
    Dopo anni di prode servizio e ferrea etichetta militare, missioni mortali e lotte contro se stesso e il mondo, anche il neo Hokage si trovava messo alle strette. Era forse quello il peso del mantello che avrebbe presto indossato? Il peso della sua nuova vita?
    O semplicemente il dramma di dover scendere a patti con una donna...?
    Mentre Shizuka cominciava a strattonarlo puntando i piedini a terra, entusiasta come poche altre volte si era dimostrata –giacché era indubbio che quella circostanza combinasse due delle cose che prediligeva maggiormente e in cui per giunta riusciva senza dubbio meglio: avere ragione e il campo della medicina– il Colosso della Foglia si sarebbe forse domandato da quando, in modo così sfacciato ed esemplare, la sua allieva, la stessa che aveva seguito crescere da quando ancora impugnava i kunai dalla parte della lama e si legava per errore le mani con gli spaghi di nylon nel tentativo di ordire chissà quale insensata trappola, avesse maturato il coraggio di poter usare proprio su di lui il suo appeal femminile.
    Occhioni dalle lunghe ciglia, certo.
    Donne. Maledettissime donne.
    Ecco cosa.

    […]



    «Ancora tu?!» Avrebbe esclamato, allibito, un alto uomo dai capelli biondi spazzolati all'indietro e un lungo camice bianco abbottonato fino al colletto. Il suo viso era conteso tra l'orrore, l'incredulità e un'apparente forte nausea. «Quante altre volte devo dirti di–...» Esordì in un ruggito l'uomo, ma si interruppe quasi subito, chiudendo poi maggiormente la porta di vetro della serra nel vedere la figura del Colosso dietro le spalle della sua piccola interlocutrice, cosicché dallo spiraglio tra questa e lo stipite potesse spuntare solamente la sua faccia puntuta picchiettata di nei. «...di non venire più qui?»
    «Ciao Daikon.»
    Esclamò Shizuka con sfacciataggine, alzando una mano di fronte al tipo con un sorriso che mostrava tutta la fila perfetta dei suoi denti bianchissimi.
    «E' Daiki.» La corresse rabbiosa l'altro. «Sparisci, Kobayashi. Non importa se sei davvero diventata un medico o chissà quale altra diavoleria, non avrai l'accesso alla serra! Norio Uchiha-sama ha avuto un bel coraggio a permettere ad una come te l'iniziazione al mestiere più antico e nobile del mondo.»
    Stupita, la ragazza sollevò le sopracciglia. «La prostituzione?»
    «LA MEDICINA!»
    Strillò l'altro, avvampando. Quanto poteva essere irritante quella dannata donna?!
    «Ah.» Borbottò per tutta risposta lei, grattandosi la testa. «No, perché sai, il mestiere più antico del mondo tecnicamente sarebbe–...»
    «Perché diavolo sei qui?!»
    La interruppe l'erborista con un gemito strozzato simile al verso di un tacchino a cui viene tirato il collo in un giorno di festa. «Cosa maledizione vuoi, stavolta? Ginkgo? ...Cicuta?» Suggerì in un sorriso.
    «Oh no, grazie.» Rispose Shizuka, apprezzando la raffinatezza delle proposte: se infatti la prima pianta migliorava la circolazione e l'afflusso di sangue, supponeva nel suo caso al cervello, la seconda portava ad una morte lenta e dolorosa. «Gli Hylocereus undatus sono già fioriti?» Domandò con educazione. Ovviamente non ricevette risposta. «Beh, in ogni caso sono venuta qui a prendere l'accesso permanente e indipendente alle vostre serre.» Tagliò corto la Chunin, sorridendo raggiante. Di fronte a lei un'espressione corrucciata accolse quelle parole.
    «Sei diventata pazza?» Gli rispose il tipo di nome Daiki. «Ti ho già detto che–...»
    «Sono diventata Primario dell'Ospedale del Villaggio, ieri.»
    Tuonò prontamente la kunoichi, con occhi brillanti di trionfo. «E ti ho portato anche il nuovo Hokage in super anteprima.» Disse, girandosi e allungando entrambe le braccia verso Raizen, fermo alle sue spalle. «Inoltre sappi che ho letto tutto il regolamento nella sezione di archivi disciplinari della biblioteca e non esiste nessuna norma che mi proibisca di venire qui quando mi pare!» Esclamò, vittoriosa. Tremava dalla gioia, e la sua voce era miele colante. «...ma se vuoi, puoi mettermi alla prova e ti dimostrerò che ho le conoscenze giuste per usare la serra.» Mormorò...a quel punto, però, i suoi occhi si affilarono e il suo sorriso perse il connotato infantile di poco prima. L'espressione affamata che aveva rabbuiato i suoi lineamenti dentro l'ufficio del nuovo Hokage proprio una ventina di minuti prima, sembrò comparire nuovamente. «Ma se riesco a provare tutto ciò che ho detto e a passare al tuo vaglio, sarete tu e il tuo gruppo di amichetti a dovermi dare in cambio qualcosa oltre alla libertà nelle vostre serre.» Propose, tagliente. «Mi sembra un patto ragionevole...no?»
     
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