La Principessa e la Volpe

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    IMPROVEMENT

    Without continual growth and progress, such words as improvement, achievement, and success have no meaning.




    Era grezzo come uno scalpello spuntato nelle mani di uno scultore alle prime armi, ma dopotutto gli era affezionata e pertanto fu lieta che il giorno dopo –in seguito ad averla cacciata in malo modo dal suo ufficio con un'ultima e immancabile molestia inopportuna– Raizen si presentasse davvero alle serre.
    Il povero Daiki Emitari non sapeva di cosa allarmarsi maggiormente, se il Randagio Bianco della Foglia fosse divenuto davvero il nuovo Hokage e il suo terrore notturno, la Principessa dei Kobayashi, il nuovo Primario del sacro tempio della salute del Villaggio; oppure se i due fossero così platealmente simili, in modo talmente smaccato che entrambi si comportavano quasi allo stesso modo e commettevano addirittura gli stessi errori, come quello davvero sgradevole di sbagliare il suo nome... ovviamente, se quella fosse una scenetta ben architettata o un affiatamento sincero non era dato a lui saperlo.
    Incastrato in un angolo tra la scrivania del personale e un grosso esemplare di Gingko, a causa della situazione in corso l'erborista si sentì negli artigli del diavolo, la stessa pianta che in quel momento la bassa ragazza dai grandi occhioni verde smeraldo stava analizzando con così tanta attenzione, ponendo una pioggia di domande ad una sua collega che continuava ad annuire e a rispondere come meglio poteva a discapito delle continue interruzioni.
    «...Ed è per questo che le sue proprietà antinfiammatorie mi interessano tanto.» Stava dicendo Shizuka all'occhialuta ragazza con il naso a patata spruzzato di lentiggini. «Ti stupiresti di sapere quanti pazienti sono allergici a quel tipo di medicinale, ed è per questo che vorrei che piuttosto di un solo esemplare ne fossero coltivati almeno tre. Purtroppo il tempo di ricrescita della pianta è molto lento e temo sempre di farne uso per questa ragione.»
    «La polvere che però se ne ricava basta in piccole dosi...»
    Fece osservare l'erborista, imbarazzata.
    «Si lo so, ma visto i tempi di raffinamento e posa ritengo del tutto insensato continuare a elemosinare da una singola pianta.» Disse la Principessa, toccando il terreno arido su cui l'Artiglio del Diavolo si snodava, rampicante, in una scultura secca di incredibile fascino. Sopra di esso un piccolo albero di Gorboi scendeva con le sue fronte a toccare aloe desertica e cactus peyote in rara fioritura. Se il primo era un toccasana per i problemi intestinali, il secondo poteva essere utilizzato per produrre analgesici e pomate utili contro i reumatismi, ma anche allucinogeni, sonniferi e veleni letali se somministrata in alto dosaggio. Quel tipo di cactus era difficile da trovare persino nell'anarouch, eppure lì ce n'erano ben due esemplari. «L'ecosistema arido che tenete è davvero ricco, non immaginavo che poteste preservarlo a discapito di tutti quelli che vantate...» Osservò infatti Shizuka, ammirata, girandosi a guardare l'estensione della grande serra principale, in cui alberi, fiori e arbusti crescevano e sbocciavano attorno a vasche di granito chiaro in cui gli esemplari acquatici brillavano dei riflessi che il sole rimandava sull'acqua dai vetri del luogo. «Quante squadre avete attive per preservare con il chakra questi sistemi autonomi?» Domandò, raggiante. Contò rapidamente alcune cose con il dito indice della mano destra, poi si girò di scatto verso la ragazza con gli occhiali, che trasalì, facendo un passo indietro. «Ventiquattro?!»
    «Ventisei, Principessa.»
    Rispose l'altra, rimettendosi meglio gli occhiali dalla montatura rossa sulla cima del naso. Teneva le braccia strette al busto, rossa in volto per l'imbarazzo e la timidezza. «Ma la seconda e la terza serra presentano anche–...»
    Strillando, Shizuka sollevò le braccia, raggiante di gioia. Sembrava che le fosse appena stata detta la notizia più bella del mondo, come per esempio l'uscita del nuovo dolce della Pasticceria Usagi del Villaggio.
    «Non urlare!» Abbaiò Daiki Emitari dall'angolino in cui si era infilato per sfuggire prevalentemente allo sguardo del Colosso. Accettava che egli fosse il nuovo Hokage, certo... ma non avrebbe mai smesso di temerne la stazza massiccia.
    «Dairin! Avete della Kwao Krua?!» Urlò per tutta risposta la kunoichi, zampettando da un piede all'altro. Lanciò uno sguardo emozionato a Raizen, come se sperasse che anche lui condividesse la sua emozione, ma non rimase abbastanza tempo a guardarne la reazione perché l'annuire in secondo piano dell'erborista la fece voltare di nuovo verso la ragazza alle sue spalle che si inchinò, indicandole una direzione verso la quale si incamminò piano.
    Quella signorina, tale Amiko Tanzaki, si muoveva all'interno della serra madre con la cautela e il rispetto che si poteva riservare ad un luogo di culto. Di tanto in tanto si fermava, assorta, e sollevava il ramo di un bonsai di Goji troppo pendente e a rischio di spezzatura, o sorrideva ai fiori di una splendida Calluna.
    Accanto a lei Shizuka visitò almeno quattro Paesi diversi, passando da ecosistemi miti ad altri rigidi, attraverso un percorso che dal Paese dei Demoni la portò in quello del Tè e poi tra le steppe della Terra. Con occhi sgranati e sognanti, la kunoichi guardava tutto con un'ammirazione che rasentava l'euforia, e al pari della sua guida di tanto in tanto si fermava per infilare un dito nel terreno, che poi si piantava prontamente in bocca come se fosse la cosa più normale del mondo.
    «Il terreno non è troppo acido per queste Oenothera?» Domandava prontamente, girandosi a fissare con sguardo incriminante l'accompagnatrice che, per tutta risposta, arrossendo nuovamente, scuoteva la testa.
    «E' una cultura sperimentale, Principessa.» Rispondeva, imbarazzata. «Gli Aburame stanno tentando un nuovo tipo di impollinazione in combinazione con del mentolo...»
    Shizuka, di fronte a quel genere di risposte, ci pensava sempre un po' su. Alla fine non era una vera esperta, e ammetteva di dover ancora studiare molto per poter vantar anche il genere di conoscenza che Amiko aveva, testimoniato dal camice bianco dalla bandana gialla sul braccio del corpo erborista della Foglia.
    «Per un nuovo tipo di miele?»
    «Si, Principessa. Stiamo cercando di ottenere...»
    «...un miele con proprietà lenitive e vasodilatatorie?»
    Domandava ancora, insaziabile di risposte ma troppo curiosa per aspettarle. «Pensate di produrre anche delle pomate? Da applicare sul torace, intendo. Ritengo che nel caso dei bambini potrebbe essere un toccasana.»
    Esitando, Amiko rifletteva con grande attenzione alle proposte della dottoressa e poi, dopo averle valutate, annuiva o scuoteva la testa a seconda della risposta a cui arrivava. Non mancava però mai una volta di sorridere timidamente, e anche gli occhi di lei, grandi e castani, brillavano di emozione come se potesse condividere la passione dell'interlocutrice.
    Quando infine le due ragazze arrivarono all'ecosistema tropicale, Shizuka non poté trattenersi dall'aprire la bocca e spalancare la bocca, ammirata. Quel genere di flora era in via d'estinzione persino nei paesi più estremi, difatti sopravviveva attualmente solo in poche parti del continente... eppure il magistrale lavoro del corpo erborista di Konoha era riuscito a ricrearlo lì con ben cinque varietà diverse di piante. Tra un bellissimo esemplare di polypodium, una felce utile contro i disequilibri corporei tali febbre, brochiti e affezioni delle vie respiratorie, e una massicia e dinocolata Tabebuia, utilizzata invece contro anemia e come anti-veleno proveniente da quasi il 34% dei rettili conosciuti, c'era la sua tanto desiderata Kwao Krua. Rara persino nel suo essere rara, era impossibile da coltivare e cresceva spontaneamente solo in un microclima pressocché unico e suo peculiare, era perciò molto più che strabiliante che si trovasse lì.
    «Come avete fatto a trapiantarla?» Non poté fare a meno di domandare Shizuka, allibita. C'erano ben due piantine ancora germoglianti e la cosa non poté che indurla a guardare Amiko con la bocca aperta.
    «Oh, con questa abbiamo faticato molto, Principessa.» Ammise l'erborista, a disagio. Si sistemò di nuovo, nervosamente, gli occhiali sul naso. «Abbiamo fallito per ben nove volte. Abbiamo ricorso persino a due dislocatori per essere capaci di azzerare la larghezza intera del continente nel minor tempo possibile... ma non era importante quanto veloci i poveretti facessero la loro staffetta, gli esemplari appassivano ad una velocità innaturale e se arrivavano in tempo per essere piantati morivano in poche ore a discapito di tutti gli accorgimenti che adottavamo.» Raccontò, rammaricata.
    «E come avete risolto, allora?» Chiese la Chunin, stupefatta. Sapeva che la Kwao era rara, ma che fosse anche così delicata le sembrava persino un'esagerazione.
    «I semi, Principessa.» Ripose Amiko timidamente. «Io guido il gruppo di mantenimento chakrico di questo tipo di ecosistema... ho studiato diversi metodi, ma alla fine il più valido che ho trovato è stato di prelevare i semi e incubarli nel mio chakra.» Spiegò, arrossendo progressivamente sempre di più via via che Shizuka si avvicinava al suo viso per fissarla in faccia da una distanza sempre più ridotta. Era ammirata e incuriosita, ovviamente, ma in pochi lo avrebbero capito, probabilmente. «Grazie all'aiuto dei dislocatori sono stata capace di portare qui i semi in procinto di germogliamento e dopo quattro giorni di mantenimento di incubazione chakrica, con una sempre progressiva diminuzione di flusso, sono riuscita a seminare con successo questi due esemplari.» A quel punto la Chunin era praticamente naso a naso con lei e Amiko, sul limite dello svenimento, indietreggiò goffamente, pestandosi i piedi in modo assai tragico.
    «E' sbalorditivo, davvero, sono senza parole.» Ammise la sua ospite, ignorando la reazione dell'interlocutrice e guardando i Kwao Krua con stupore. «E come si fa a fare questa cosa dell'incubazione, precisamente?»
    A quel punto fu il turno di Amiko di essere sbalordita. «Volete imparare, Principessa?!»
    «Non ora, non ne ho il tempo.»
    Borbottò Shizuka, offesa, lanciando uno sguardo permaloso a Raizen ancora fermo di fronte alla serra che si guardava intorno come se fosse in un Genjutsu. «Ma spiegamene il principio, ti prego. Tornerò presto per provarci con più tempo. Ho ancora molto da imparare.» Disse, sorridendo raggiante.
    Dopo un attimo di esitazione, l'erborista accennò ad un sorriso timido ma felice e avvicinandosi ad una sorta di cassettiera di latta alta quasi quanto lei, tirò fuori dal terzo cassetto un sacchetto di canapa contenente una grossa manciata di semi. Ne prelevò con attenzione solo due, uno lo mise nel palmo di Shizuka e uno lo tenne per sé, poi ripose tutto con cura.
    «E' solo del Biancospino, non penso che...» Esordì, esitante.
    «Che sarei in grado di trattare altro, tranquilla, va bene. Le proprietà vulnerarie del biancospino mi piacciono, e le tisane che mi prepara Mamiko Yamanaka del negozio di lozioni mi fanno sempre dormire che è una meraviglia.» Rise la Principessa, mostrando i denti come una ragazzina. «Dai spiega!»
    Sorridendo a sua volta, Amiko sorrise. «Dovete immaginare, Principessa, di avere tra le mani qualcosa di davvero delicato, come un passerotto implume, o un bambino appena nato. Volete dare lui calore e amore, ma non in modo aggressivo perciò il controllo del chakra è indispensabile in questo modo, il flusso non deve essere né troppo potente né troppo lieve, è un procedimento delicato tanto quanto fare un'operazione e...»
    Spiegò e lo fece a lungo. Per ben due volte Shizuka strillò, annichilita dal risultato disastroso che causò tra le sue mani, giacché una volta riuscì a far esplodere il seme in un modo che la sua improvvisata maestra non riuscì a trattenersi dal definire “incredibile” e una seconda volta accelerò troppo il processo di germogliazione, tanto che il fiore fece appena in tempo a bucare il seme che subito appassì. Fu solo al terzo tentativo che la Principessa del Fuoco riuscì ad ottenere un debole accenno di reale germoglio: la superficie del suo minuscolo, minuscolo semino, si radicò e si mosse, come se fosse vivo, poi lentamente si aprì e da esso uscirono due esili braccine di un timido e tenue verde, che esitarono e poi si mossero verso l'alto, tremanti.
    «Tenete il flusso del vostro chakra a questo modo, Principessa.» Esclamò concitata Amiko, fissando con sguardo tremante Shizuka. «Non distraetevi eh, non distraetevi!!»

    E Shizuka non si distrasse.
    Si concentrò infatti talmente tanto che quando finalmente la giovane erborista con gli occhiali le mise una mano sulla spalla, rassicurandola sul poter lentamente diminuire l'afflusso di chakra per poi interromperlo definitivamente, lei era talmente sudata da sentire la necessità di un bagno caldo nei successivi cinque secondi. Eppure, nelle sue mani, c'era un germoglio con due zampette bianche che erano le radici...
    … e lei, dopo un attimo di incredulo silenzio, non poté fare a meno di balzare in piedi con uno scatto che fece strillare di paura la povera Amiko.
    Voltandosi prontamente verso Raizen, la Principessa del Fuoco cominciò a saltare come una bambina.
    «CORRI!» Ruggì, radiosa. «CORRI A VEDERE COSA SAPRO' FARE MOLTO BENE UN GIORNO! CORRI!»

    Era felice sopra ogni altra cosa. E con ogni probabilità la Volpe della Foglia non vedeva la sua allieva così dai tempi in cui, vestita di quel candido abitino di cotone bianco che le piaceva tanto, correva con grossi zoccoli zori a tutta velocità giù dalla strada principale del Villaggio per tentare di raggiungere il Chunin che la addestrava, uno spilungone dai capelli sporchi e lo sguardo corrucciato che camminava sempre con le spalle piegate in avanti. Anche a quel tempo urlava per mostrare lui un suo miglioramento che quelle volte non era di molto superiore all'apprendimento di uno scontato taijutsu da bambino di sei anni...
    ...ma adesso era, con ogni probabilità, la sua nuova e futura specializzazione come medico erborista.
     
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