Giusto prima di partire

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  1. -Hidan
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    Giusto prima di partire

    Meglio se non da soli


    La ragazza che avevo davanti non era la stessa che avevo lasciata poche settimane prima a Suna.
    Qualcosa la disturbava nel profondo del suo animo. Le atrocità della guerra, la disperazione di un popolo, tutte ferite che sicuramente non si rimarginavano in fretta. Ma qualcosa di ben più profondo si era impossessato del cuore di Meika; una sorta di preoccupazione, uno stato di contrasto interiore la affliggeva. La Akuma si appoggiò con entrambe le braccia alle mura, fissando il mare in lontananza. I pensieri che la turbavano si erano evidentemente ridestati dopo un breve periodo in cui il suo sorriso era tornato ad illuminare il suo volto, forse anche grazie a me.
    La battaglia nell'Ovest aveva lasciato strascichi in tutti noi, me compreso, ma Meika forse stava lottando con qualcosa di ancor più grande. Il pensiero della madre era tornato insistentemente a tormentarla. I ricordi presero d'assalto la mia testa all'udire le sue parole, riportandomi come indietro a ormai molti mesi fa, il giorno in cui io e Meika ci eravamo conosciuti, quando l'uomo della Confraternita, con oscure parole, aveva gettato ombre e dubbi su una situazione che sembrava ormai morta e sepolta: letteralmente.
    Lei doveva scoprire il significato di quelle parole, adesso ne sentiva la necessità. Mi avvicinai anche io alle mura, chinando il busto e poggiandomi come lei sui bastioni con le braccia. « Se io fossi stato in te all'epoca, mi sarei avventurato anche da solo e immediatamente in qualsiasi posto del mondo pur di scoprire la verità. Non so cosa significa avere dei genitori, ma farei di tutto per scoprire qualcosa in più su di loro. » Sospirai, guardando in direzione del mare, velato dalla nebbia. « Come puoi sapere realmente chi sei se non sai da dove provieni? Me lo sono sempre chiesto... Io so chi erano i miei, eppure non li ho mai conosciuti. So chi erano. So cosa hanno fatto, e questo mi basta per vivere in serenità con me stesso. Ma quando lasci vecchie ferite aperte, beh... Non si può continuare per sempre a scappare da queste cose... Bisogna affrontarle prima o poi. Meglio se non da soli. » Quelle ultime parole furono accompagnate con uno dei miei più classici sorrisi sornioni. « Non penserai veramente che dopo che mi hai informato riguardo le tue intenzioni, ti lascerò andare a Taki tutta sola, bella bambina? » Guardai Meika negli occhi, a testimonianza del fatto che non stavo affatto scherzando. « Forza, tu vai a casa a riposarti... Partiamo tra due giorni! » Diedi le spalle al mare, rimanendo appoggiato alle mura con i gomiti e osservando il grande palazzo dell'Amministrazione in lontananza. Un problema in verità c'era, ed andava in giro a galoppo di un drago rosso lungo quaranta metri. Sicuramente non lo avrebbe dovuto scoprire almeno finché non avessi messo il primo piede a Taki, giusto per depistare le mie tracce. Alle ripercussioni di quel gesto sulla mia "carriera" mi sarei preoccupato al ritorno. « Non dire a nessuno che ti accompagno, eh! Altrimenti mi impala veramente Itai questa volta... Sul come arrivare a Taki ci penso io... Diciamo che conosco bene la zona, non fare altre domande, per favore. » Le vicissitudini che mi avevano portato dell'Artista mi sarebbero tornate utili anche quella volta.

     
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