Il Grande Evento

Il Juudaime Hokage

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  1. Arashi Hime
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    PARTY HARD

    Choose a job you love, and you will never have to work a day in your life. Seems so.




    Tre giorni prima.

    «Scordatelo, è la cosa più stupida che tu possa fare.»
    In piedi di fronte alla scrivania dell'ufficio dell'Hokage una giovane donna di circa venti o ventuno anni, con lunghissimi capelli castani sciolti sulle spalle nude e un volto ovale dalla carnagione rosea in cui brillavano un paio di profondi occhi verdi, scosse la testa, alzando le mani di fronte a sé nell'increspare la carnosa bocca rossa in una smorfia.
    «Essere a capo di un Villaggio include delle responsabilità, ti ho già spiegato qual è il comportamento giusto da tenere.» Riprese a dire la ragazza, mettendosi una mano sul morbido fianco sinitro e calandosi leggermente in avanti, battendo il dito indice della mano destra sul tavolo dell'Hokage. Indossava un paio di pantaloni di pelle nera imboccati dentro spessi stivali di cuoio alti fino al ginocchio. Un bustino scuro, stringato sulla schiena da nastri di seta nera, era la cosa più femminile che vantava, giacché persino la grossa cintura dalla fibbia in ferro, da cui pendeva una grossa sacca di cuoio ninja, sembrava di fattura maschile. A compensare quegli scarsi vezzi, se non altro, c'era il corpo di lei: procace e formoso, morbido in certi punti più che in altri, essendo così distante da quello tipico delle kunoichi del presente, tutte così ossessivamente magre; era lo specchio della sensualità. La prima arma di chi aveva fatto della corruzione la sua linea d'attacco. «Per cosa ti sto dando lezioni di etichetta e galateo se poi sali su un palco a fare il metallaro?» Gemette la ragazza, guardando con occhioni supplichevoli il Colosso della Foglia, che continuava a sorriderle davanti come un bambino felice. Dopo qualche attimo di scontro visivo, la poveretta sospirò sonoramente, lasciando cadere le spalle verso il basso, scuotendo la testa: perché era sempre così stupidamente infantile quando non doveva...? «Scordati che Shizuka Kobayashi, la più potente e ricca Principessa delle Terre del Fuoco, tocchi un solo chiodo o prenda in mano un solo martello. Non avrai nessun supporto da parte mia nel rovinare la serietà della tua carica...dopo tutta la fatica che sto impiegando per cercare di raffinarti!» Sbottò, ritraendosi dal tavolo e mettendosi a braccia conserte dopo essersi scostata con fare teatrale una ciocca di capelli dal collo. Proprio come quando era molto più piccola, al tempo del primo incontro tra i due shinobi ivi presenti, quando si innervosiva o si sentiva a disagio iniziava a indossare la maschera della ricca e famosa Erede... quello che, dopotutto, era davvero. «...E tutte quelle missive mandate agli altri villaggi, poi! Se Itai verrà davvero riderà di gusto, puoi starne certo!» Sbottò la kunoichi, offesa, rabbrividendo poi all'idea che dei sudici kiriani pescivendoli potessero ridere del grande Villaggio della Foglia.
    Girata di profilo rispetto a Raizen, la ragazza aprì un occhio per lanciare lui uno sguardo di sottecchi, nella speranza di veder languire nell'espressione del suo Hokage una qualsiasi reazione di fronte alla possibilità delle prese di giro di BakItai... purtroppo però quella di Raizen Ikigami era ancora la facciotta felice di un bambino gongolante, e quando il Colosso iniziò a dondolarsi allegramente sulla sedia, Shizuka comprese che non ci sarebbe stato niente da fare. Era tutto finito e sicuramente la festa si sarebbe tenuta... beh, non che potesse essere annullata così di punto in bianco, visto che ormai tutto il villaggio era disseminato di volantini.
    Sospirando sonoramente nel portarsi una mano al viso, la Principessa della Foglia si lasciò cadere su una delle sedie poste dal capo opposto della scrivania e annuì.
    «Lasciamo perdere, getti di fuoco, musica discutibile, quello che ti pare... quantomeno un così acceso evento porterà diverse entrate al Villaggio.» Disse la ragazza, posando un gomito sul bracciolo della sediolina e adagiandovi sopra il palmo della mano. «Almeno di queste cose me ne potrò occupare io... farò una stima economica, provvederò a valutare con i commercianti delle buone strategie di guadagno e avrai presto un resoconto di bilancio. Terrò l'ospedale aperto con pronto soccorso in piena attività e creerò gruppi di assistenza da dislocare nell'evento, così se qualcuno dovesse sentirsi male non avremo problemi ad agire in modo tempestivo.» Mormorò, grattandosi la testa con la mano libera. «Parlerò con Atasuke e farò aumentare i turni di guardia e ronda, visti i movimenti poco piacevoli degli ultimi tempi sarà meglio avere massima sicurezza. Soprattutto se presenzieranno altri Kage o pezzi grossi delle amministrazioni straniere.» Benché Raizen denotasse, intento com'era a scegliere quale cintura borchiata indossare, di non essersi minimamente preoccupato di quegli aspetti, lei era sicura che avesse già provveduto a stimare un piano approssimativo in merito. Lo avrebbe chiesto uscendo. «Ti chiederei se sei d'accordo ma non vorrei distrarti dai tuoi balocchi mentali.» Commentò, affilata, prima di alzarsi dalla sedia e voltarsi verso la porta d'uscita dell'ufficio. «Almeno ti prego... non rovinare il mantello che ti ho cucito. Non hai idea di quanto diavolo ci abbia lavorato. Se prende fuoco o altre merdate del genere.. beh, stavolta mi sentirai!» Borbottò in modo preoccupantemente femminile. E per questo particolarmente minaccioso. Detto questo la ragazza si avviò verso la porta, aprendola con fare sguaiato e uscendone irritata, quasi facendo cadere a terra un burocrate dell'amministrazione con in mano un'alta pila di fogli stropicciati.
    Mentre girava l'angolo del corridoio in cui sorgeva l'ufficio di Raizen, la Principessa sospirò ancora una volta, chiudendo brevemente gli occhi: beh, si poteva dire che con tutto il lavoro che aveva svolto e stava svolgendo, un evento del genere gli avrebbe dato un po' di divertimento... certo avrebbe preferito che tenesse un comportamento più decoroso, ma insomma, l'importante era ciò che faceva in concreto non quanto tamarro si dimostrasse, supponeva. Il che andava un po' contro tutto quello che le avevano insegnato come futura Erede di un impero economico, ma ognuno era fatto a modo suo.
    Spettava a lei e ad Atasuke, a a quel punto, far sì che Raizen si potesse godere la sua giornata di gloria e che tutti si divertissero alla grande senza avere pensieri.

    Il giorno dell'evento

    «La folla sarà incredibile e il rumore assordante, assicuratevi di avere piena visibilità e possibilità di agire.»
    «Bell'idea, donna, e come ci muoviamo in mezzo a sta cagnata? Volando?»
    «E' esattamente ciò che farai tu, Atsushi, se non rispondi a modo. Ti faccio arrivare sopra il palco con l'Hokage e ti risparmio in che modo.»
    Rispose sorridendo con dolcezza una ragazza di bassa statura, socchiudendo i profondi occhi verdi magistralmente truccati. Dietro di lei un palco montato di tutto punto si stava circondando di un numero incredibile di persone e un terribile soundcheck stava rompendo i timpani a tutti che però, presi com'erano dall'emozione dell'evento, non sembravano badarci, preferendo piuttosto cercar di ottenere il posto migliore. «La sicurezza dei partecipanti è la nostra priorità. L'Hokage non deve avere nessun tipo di motivo per stare a pensare ai nostri problemi. Se i Guardiani hanno saputo tenere ordine in mezzo a questo caos non voglio credere che la Squadra Medica sia da meno.» Anche perché sennò chi lo sentiva poi Atasuke...? Con quel suo maledetto haori (che le aveva cucito lei, per altro) e la smorfietta da stronzetto Uchiha già se lo immaginava a porgerle la mano chiedendole se voleva essere aiutata... la sola idea le fece accartocciare nella mano una boccetta di plastica da cui spruzzò un getto di tè verde freddo. «Siete stati addestrati per essere efficienti in qualsiasi situazione, mi sembra.» Disse la ragazza, inarcando un sopracciglio. «Si, Junko?» Esclamò, pulendosi le mani bagnate alla divisa di pelle che indossava, sovrastata da un ampio haori di seta bianca dalle grandi maniche, così cercando di eliminare l'espressione grottesca che l'immagine di Atasuke tutto moine le aveva dipinto in faccia.
    «S-sensei... ma se... ecco ci sono degli scoppi molto forti... io come...» Balbettò la ragazza, con grandi occhioni bianchi e una fluente e spumosa cascata di capelli mossi neri ad incorniciarle un volto da bambolina. Come gli altri presenti, una trentina in tutto, indossava una casacca bianca che cambiava taglio a seconda dell'individuo, ma che rimaneva sempre rigorosamente di un bianco immacolato. L'effige del gruppo “Nin” di Konoha spiccava, verde smeraldo, dietro e davanti l'abito di pregevole fattura.
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    «Ah certo, hai paura dei botti...» Gemette Shizuka, guardando comprensiva la ragazzina di diciotto anni, cui accarezzò con dolcezza la testa. «...non ti preoccupare Junko, se sei spaventata tira un pugno nello stomaco ad Atasushi.» Disse con dolcezza il Capo della Squadra Medica, sorridendo. «I tuoi occhi ci serviranno, ti prego di tenere tutto sotto controllo. Confido nelle tue abilità.» Annuendo di fronte al sorriso raggiante della giovane shinobi e rivolgendosi poi agli altri presenti, la Principessa di Konoha formò i team, di non più di quattro elementi, disponendo un ordine di criterio che rispettasse le capacità di tutti e producesse il massimo risultato in fatto di efficienza. Quando ebbe finito sembrava già stanca. «Disponetevi nei punti concordati, siate attenti e sempre disponibili. Conoscete il comportamento da attuare in caso di emergenza. Ricordatevi che siamo un team e i team lavorano insieme, la sicurezza è forte e dubito che potremo avere casi molto più complicati di qualche svenimento per colpa della calura, ma non esitate a chiedere supporto se lo ritenete necessario. Assistere i civili e tutti i presenti rimane la nostra priorità assoluta.» Sentenziò in conclusione la Chunin, mettendosi a braccia conserte. «Beh... questo è comunque un Matsuri, quindi, insomma, non vi riprenderò se guarderete lo spettacolo, mangerete qualcosa e cercherete di divertirvi nel limite delle vostre mansioni.» Ammise la Principessa, sorridendo nel socchiudere gli occhi, guardando tutti con gentilezza. «Mi rimetto alle vostre capacità, sono sicura che debutteremo bene come Gruppo Medico.» Annunciò, facendo l'occhiolino ad una ragazza dai capelli rasati sulle tempie e una coda di cavallo bruna, che si mise a ridere alzando il pollice della mano destra. «Atsushi non ci provare con Junko.» Disse poi, fissando il biondino, che avvampò come un cero fulminando la ragazza con occhi dardeggianti di rabbia. «E Gomi, ti prego, quegli insetti tienili dentro il cappuccio...o la bocca... o dovunque voi Aburame li teniate. Non so quanto i bambini presenti possano prendere bene ciò che non sto prendendo bene io che ho vent'anni.» Gemette la Principessa, guardando fissamente un alto ragazzo al corpo massiccio incurante di uno sciame di api mandarine che gli scivolavano addosso come fiori sakura in Aprile. Deglutendo nel tentativo di non mettersi a piangere dall'orrore, incurante dello shinobi che sghignazzò divertito da quella reazione, Shizuka diede un altro paio di accortezze, quasi tutte ironiche e atte ad indurre a ridere i suoi sottoposti, così da allentare la tensione. Poi, alzando le braccia, liberò il gruppo, che si disperse velocemente, lasciandola sola. Solo a quel punto, l'Erede dell'Airone salì su un grosso albero dal tronco nodoso alla sinistra del luogo dello spettacolo, dal quale poteva controllare tutta la piazza e soprattutto il palco, da cui non aveva nessuna intenzione di allontanarsi. Accomodandosi su un tronco e iniziando a far dondolare le gambe, la kunoichi sbadigliò, aspettando... prima che due spiedi di dango le spuntarono, dal basso, di fronte le ginocchia.
    «In kimono con questo caldo?» Chiese la shinobi, prendendo i dolcetti che mise in bocca con un sorrisetto divertito.
    «Il decoro prima di tutto, mia Signora.» Rispose una ragazza dai corti capelli rossi e grandi occhioni azzurri , he non poteva essere poi troppo più grande della sua interlocutrice. Forse erano addirittura coetanee. «Esattamente quello che ha raccomandato Mihoko-sama al nobile Capoclan prima di uscire dalla Magione dell'Airone...» Aggiunse, divertita.
    A Shizuka non fu necessario chiedere il motivo di quell'ilarità e nemmeno voltarsi completamente...
    ...per capire che quello che strillava, fogatissimo mentre saltava sul posto in un pietoso tentativo di imitare ciò che gli adolescenti sembrava chiamassero “pogare”, e con alle spalle un corpo domestici di dieci elementi intenti a sventolare stendardi recanti la faccia di Raizen e striscioni di cotone dipinto a mano con su scritto “viva, viva l'Hokage” o "Banzai Konoha", non era un pazzo psicopatico... ma suo padre. Con lui c'era sua madre e i rispettivi genitori di entrambi, ovviamente a debita distanza. Ovviamente inorriditi. Ovviamente riccamente vestiti e molto composti, come si conveniva ad una stirpe nobile come la loro.
    C'era persino Mamoru. Già. E per qualche ragione indossava un berretto a forma di volpe mentre guardava il vuoto con le spalle cadenti verso il basso.

    […] Ah.
    La reputazione del più potente Clan non Shinobi di tutte le Terre del Fuoco...
    ...era finito quel giorno, dunque.
    Bene a sapersi.

     
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