Le Quattro Fonti del Bosco

[Addestramento TS I - Akira/Meika]

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  1. -Hidan
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    Le Quattro Fonti del Bosco

    Ritorno


    La lettera fu siglata, quindi chiusa in una bustina, sigillata con un leggero strato di ceralacca recante il simbolo del clan Hozuki ed infine riposta al centro dell'unico tavolo presente in quel piccolo ufficio.
    Fatto ciò, curandomi che la lettera fosse in bella vista, lasciai il mio stanzino all'interno delle mura, per fare capolinea sulla sommità delle stesse.
    Erano appena le sei e trenta della mattina e le guardie del turno smontante notturno si rivelarono essere più sorprese del previsto. « Cosa c'è di così strano? Come guardiano è mio dovere assicurarmi che voi non battiate la fiacca! » Esclamai, con il cuscino ancora disegnato sul viso. Le due giovani sentinelle si guardarono senza proferire parola: evidentemente in poche settimane già si erano accorte tutte che non ero affatto quel genere di guardiano. In verità dubito di essere un guardiano, ma tant'è. « Va bene, va bene, state zitti che è meglio... Sto andando adesso. Al termine del servizio successivo, ovvero le quattordici, andate a consegnare una lettera che troverete nel mio ufficio al Mizukage in persona, o chi per lui... Ci siamo capiti? Allora ciao... » Alzai la mano destra in segno di saluto, mentre incominciavo a scendere le mura utilizzando il controllo del chakra. Quelle ore di vantaggio sull'eventuale notizia data ad Itai ci avrebbe dovuto garantire le ore necessari per raggiungere il continente. O almeno lo speravo.
    « Ma perché? Dove sta andando capo?! » Continuai a camminare come se nulla fosse prima di rispondere con un tono completamente neutro, così da non lasciar trasparire se dicessi la verità o una menzogna. « A Taki. » Alzai entrambe le braccia, sgranchendo schiena ed arti, mentre sentivo una leggera risatina provenire dalla sommità delle mura. « E' sempre il solito, capo! A domani! »
    Domani sicuramente non l'avrei visto, ma speravo che ci fosse comunque un ritorno.

    Io e Meika avevamo preso la prima barca che andava diretta verso la Terra del Fuoco. Il sole era caldo nel cielo e l'umidità dell'arcipelago dell'Acqua rendeva il clima ancor più afoso, seppur con una buona dose di vento che allietava il tutto, oltre a permettere alla nave di viaggiare maggiormente spedita verso il suo obiettivo.
    Ero poggiato con le braccia sul pontile guardavo le onde infrangersi sulla chiglia di legno della nave, quando dalle mie spalle comparve Meika che si era andata a riposare in cabina. L'Akuma aveva effettuato delle ricerche il pomeriggio precedente, mentre io prendevo il sole sulle mura. « Ah - ah. » Esclamai con un leggero sorriso in volto. « Molto divertente! Non ridere sulle disgrazie altrui perché anche a te, prima o poi, capiterà un compito ingrato. Dammi qua, fammi vedere che hai trovato. » Dissi, strappandogli dalle mani il foglio che conteneva un sunto di ciò che aveva annotato dai registri dell'amministrazione di villaggio.
    Secondo i documenti in possesso di Kiri, la madre di Meika era morta, insieme ai suoi due colleghi di altri villaggi, in una missione di grado A nel territorio di Taki e, più precisamente, le notizie si fermavano al Bosco delle Mille Fonti. Lessi il tutto due volte, quindi riconsegnai il foglio a Meika. « Non conosco quel posto. A dir la verità, so praticamente solo come entrare a Taki. Entreremo da sud tramite il passo di Akaga. Quando lo percossi io era ancora inverno, immagino che tra pochi giorni non avremmo nessun problema. Al massimo farà solo un pò più fresco, ma niente di troppo eclatante. » Mi fermai a pensare al terribile gelido vento in cui mi ero imbattuto nella mia prima visita a Taki. « Superato Akaga, arriveremo a Sakane, una piccola cittadina sul lago. Una volta lì so dove cercare informazioni, o quantomeno so dove trovare qualcuno che ci può indirizzare verso questo bosco. » La ragazza mi domandò, quindi, se fosse possibile che qualcuno ricordasse sua madre, passata forse da lì dieci anni prima. Tamburellai con le dita sul legno. « Non so, sinceramente non penso che troveremo lì qualche informazione. La gente è abbastanza fredda, vive isolata dal mondo, ma sicuramente tentar non nuoce! » Strizzai la guancia di Meika con due dita della mano destra. « Forza, andiamoci a riposare un pò, ci aspettano lunghe camminate in questi giorni. »

    [...]


    Arrivammo a Sakane in meno di quattro giorni dalla nostra partenza da Kiri. Il villaggio era ancora come me lo ricordavo: tranquillo. Dalla cima della collina che da Akaga portava a Sakane si poteva vedere tutto il lago estendersi per molte miglia in lunghezza e la città corniciare la sua riva sud. Guardai Meika in viso e notai che sembrava, giustamente, un pò spaesata. « Ed ora me la vedo io. Tu non ti preoccupare! » Ed incominciai a dirigermi verso le palazzine in legno. Fu solo allora che incominciai a pensare a dove poter cercare informazioni. La mia mente andò dritta in un posto: il bordello. Scossi da solo la testa, non potevo presentarmi lì con Meika e, soprattutto, non riuscivo ad autoconvincermi del fatto che qualche splendida ragazza potesse conoscere informazioni a noi utili.
    Dove andare allora?
    Dall'Artista? Da escludere, categoricamente. Non sia mai che avesse penuria di cadaveri e volesse intrattenere il tempo con me o Meika. Anche se ero il "responsabile" tra la cooperazione tra Lei e Kiri non mi sentivo proprio a mio agio con quella pericolosa e affascinante donna.
    Mancava solamente un posto allora, ovvero la vecchia osteria dal ricercato nome: la Bettola.
    Condussi Meika tra le case in legno finché non arrivammo alla malfamata locanda. « Usa la trasformazione, dobbiamo camuffarci. I ninja non sono ben visti da queste parti, e probabilmente ti salverò da qualche battuta infelice. Reggimi solo il gioco se ce ne è bisogno. » Formai quindi l'unico sigillo richiesto dalla tecnica per prendere sembianze di un uomo sulla quarantina dai capelli grigi ed un naso all'insù. Entrati nella Bettola mi avvicinai al bancone, notando come, sebbene fosse neanche mezzogiorno, il posto era già affollato da qualche disgraziato ubriaco. « Buon uomo... » Mi rivolsi al locandiere. « Salve, sono un mercante proveniente da Kusa ed ho degli affari da sbrigare da queste parti, anche se non conosco bene la zona. Dovrei incontrarmi con un uomo al Bosco delle Mille Fonti, o una cosa del genere, sono vicino? » Il locandiere, intento a pulire un boccale di birra con un panno forse ancor più scorso del pavimento, dopo averci pensato un secondo rispose alle mie domande. « Non è un bel posto per fare affari, eh... Non che siamo affari miei, eh... Comunque deve superare il lago e seguire il fiume. Sono, ehm... Poco meno di un giorno di viaggio. Non ti puoi sbagliare. » Annuii alle sue parole. « Vado solo dove mi è stato detto di andare io, buon uomo... Se posso permettermi, come mai non sarebbe un buon posto per gli affari? » Domandai, incuriosito. « Succedono cose strane lì dentro, eh... Storie terrificanti, o sono solo racconti, ma chi può dirlo, eh? Più che un bosco è quasi una palude comunque in alcune zone, eh... Io comunque me ne terrei alla larga, eh... » Continuai ad annuire. « Capisco, buon uomo. Vedrò di far attenzione. Un'ultima cosa, se posso ancora: molti anni fa una mia cugina originaria di Kiri passò da questo posto, il suo nome era Mei Akuma, anche lei mercante. Se la ricorda per caso? » Il grosso uomo fermò il suo movimento con le braccia, appoggiandole entrambe al bancone mentre tirava gli occhi all'insù, come chi sta cercando di ricordare qualcosa. « Io di solito ho una buona memoria, ma non mi sembra di averla mai vista ne sentito il suo nome, ma potrei anche sbagliarmi, eh... Comunque gli stranieri provenienti da terre accademiche non sono ben visti qui, quindi sono quasi sicuro che non sia passata da Sakane, eh... O per lo meno dalla Bettola. » Avevo immaginato un tale esito, ma dovevo provarci. Ringraziai il locandiere lasciandogli qualche ryo di mancia, quindi uscii dal lercio posto.
    « Mi dispiace, ma vedrai che troveremo altre informazioni. Anzi... » Passai il braccio intorno alle spalle di Meika. « Troveremo tua madre! Forza, andiamo. Se ci sbrighiamo possiamo raggiungere il Bosco al tramonto. »

    Seguimmo il torrente che si originava dal lago lungo il percorso indicatoci. Il paesaggio, da aspro e montano, diventava sempre più verde e rigoglioso, finché, quando il sole era quasi completamente sparito dietro l'orizzonte, grossi alberi incominciarono a spuntare dal terreno. Dapprima erano pochi e sparsi, man mano che avanzavamo diventavano, però, sempre più grandi, rigogliosi e numerosi. Questo finché non raggiungemmo l'ingresso del Bosco. Un vecchio cartello in legno, ormai usurato dal tempo e dagli agenti atmosferici, segnava che eravamo giunti nel posto giusto. "Bosco delle Mille Fonti", così recitava. Alla sua destra un vecchio sentiero in disuso faceva capolinea nel bosco. Gli alberi erano alti quasi venti metri e molto fitti, e ciò non permetteva di poter vedere oltre pochi metri dopo il limitare del bosco. Il torrente entrava e si insinuava tra gli alberi, andando a sfociare chissà dove. « Ma che bel posto... » Deglutii. « Ci potremmo fare la luna di miele, che ne pensi? »
    E nel mentre gli ultimi raggi del sole filtravano tra i rami, andando a crear una strana e velata sensazione di inquietudine.

     
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