Le Quattro Fonti del Bosco

[Addestramento TS I - Akira/Meika]

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  1. -Meika
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    Le Quattro Fonti del Bosco

    La furia del Kappa



    Con la sicurezza di chi aveva già calcato quelle strade Akira mi portò senza indugio nel più orribile posto che la mia mente potesse immaginare. La puzza di alcool misto a chissà quali sostanze si sentiva persino prima di avvicinarsi al locale. Feci quanto mi aveva consigliato, comprendevo benissimo che se mi fossi presentata lì col mio vero aspetto avrei creato più problemi che altro. Così, dopo qualche rapido sigillo assunsi l'aspetto di un uomo anch'egli sulla quarantina, vestito con una leggera tunica colorata ed i capelli ingrigiti e lunghi, legati dietro con una coda.
    Fu Akira a parlare con il locandiere. Non avrei bevuto qualcosa da lì nemmeno se ne dipendesse la mia vita, visto che le probabilità di morire per chissà quale malattia parevano elevate quanto la morte dopo una fiala di arsenico. Fissavo i movimenti dello strofinaccio lurido con cui sporcava il boccale, sentendomi disgustata.
    E persino le informazioni che ci diede erano scadenti. Non che mi aspettassi di meglio: l'idea di riuscire a trovare una traccia di mia madre in quel posto al primo tentativo non mi aveva nemmeno sfiorato l'anticamera del cervello. Troppa fortuna.
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    Una volta fuori di lì, sciolta la trasformazione, Akira passò un braccio attorno alle mie spalle. Feci un mezzo sospiro, stringendole come per dire "che vi uoi fare".
    Avessimo trovato una qualsiasi informazione in questo posto a dieci anni di distanza sarebbe stato quantomeno sospetto. Dissi, con voce tranquilla. Fa nulla, il Bosco sembra la nostra migliore opzione, per ora. Così, carica di energie e qualche flebile speranza, camminai con Akira verso il Bosco delle Mille Fonti, ancora ignara del fatto che in quel posto si celavano cose oscure e misteriose.




    Come previsto, il Bosco era inquietante. A dir poco. La vegetazione sembrava essere convinta che le creature stricianti e camminanti del sotto suolo non avessero diritto ad una manciata di luce. Un sentiero arrivava nel bosco e lì terminava o perché la vegetazione l'aveva fatto sparire o perché gli uomini erano stati troppo codardi per continuare a tracciarlo. Non eravamo ancora entrati in quel bosco, ma già sentivo l'aria mancare come se quella vegetazione avesse stretti i propri rami nodosi attorno alla gola.
    La battuta di Akira mi strappò una risatina nervosa, mentre una goccia di freddo sudore scendeva lungo la mia schiena. Ottima scelta. Scherzarci forse era la maniera migliore per esorcizzare la paura dopotutto.

    Raccolto il coraggio, entrammo. La luce del sole ben presto divenne cosa rara: tutto lì era immerso in una penombra perenne che rendeva difficiole persino il più basilare orientamento. Il sole poi stava anche tramontando, il che avrebbe segnificato che presto sarebbe giunta la notte. Il che voleva dire raccogliere legna, accendre un fuoco e probabilmente scatenare l'ira degli alberi. Ma cosa vai a pensare, gli alberi non si arrabbiano mica! Sono alberi.
    Non esisteva un vero e proprio sentiero nel bosco. Piuttosto si vedeva chiaramente una pista lasciata da animali che conduceva probabilmente ancora più nel cuore della foresta. Non che mi piacesse molto l'idea: ci eravamo inoltrati senza meta in un post dove probabilmente non c'era anima viva. Non avevamo indizi, non avevamo nessuna certezza e l'unica vaga informazione che avevamo era che qualsiasi cosa potesse essere successa a mia madre forse era accaduta in quel bosco. Non stiamo andando da nessuna parte dissi quando ormai il cielo in alto stava diventando scuro. Lo si riusciva ad intravedere tra il fitto fogliamo. Fermiamoci ed accendiamo un fuoco dai, poi parleremo di cosa fare. Improvvisamente pensai che forse era meglio uscire di lì ed aggirare il bosco. Magari in villaggetti vicini qualcuno sapeva qualcosa.

    Sentii un rumore di passi frettolosi ma pensanti. Istintivmente misi una mano sull'elsa del sai al mio fianco. Hai sentito? Dissi, cercando la fonte del rumore con gli occhi. Sembrava tutto quieto. Poi, all'improvviso, il dolore.
    Sentii un forte spinta sulle spalle, violentissima e dolorosa che mi mandò a volare di diversi metri. Sbattei la schiena contro il tronco di un albero e la vista mi si annebbiò. Qualsiasi cosa mi avesse spinto però non aveva certo finito con me.
    Akira poté vedere l'assalitore. Una figura umanoide, la pelle verdastra simile a quella di un rettile.



    La bocca non esisteva, sostituita da un becco verdastro accuminato e sulla schiena un poderoso carapace proteggeva la creatura. Due occhi gialli fissarono Akira per un lunghissimo istante, billando di un'oscura malvagità. Cosa ci fanno due umani vicino alla Fonte? disse con voce rauca la creatura, ma non aspettò risposta.

    Si scagliò contro Akira con una potenza inaudita, velocissimo e nervoso, iniziando a batterlo con le sue orride mani come se l'Hozuki fosse stato una bambola. Uno, due, tre pguni. Sul viso, sullo stomaco, poi ancora sul viso, sul petto ed altri ancora. Una marea di colpi senza fine, una furia sanguinaria apparentemente ingiustificata. Fortunatamente la creatura non sembrava avere una forza commisurata alla sua raipidità, ma un tempesta infinita di colpi avrebbe sfiancato persino il più valente dei guerrieri.
    E sarebbe proseguita, inevitabilmente, finché Akira non avesse perso i sensi.

    Riaprii gli occhi giusto in tempo per vedere la scena. La schiena mi doleva terribilmente. Mi rialzai in piedi faticosamente, poggiando una mano sul tronco, mentre allungai l'altra pateticamente verso il ragazzo. Akira... Purtroppo lui doveva fare da se. Io, per il momento, ero fuori gioco.


    Direi che è chiaro cosa devi fare. È venuto per te il momento di diventare un Hozuki anche di fatto :guru:
     
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21 replies since 3/7/2015, 18:22   658 views
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