Le Quattro Fonti del Bosco

[Addestramento TS I - Akira/Meika]

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  1. -Meika
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    Le Quattro Fonti del Bosco

    La profonda oscurità



    Con orrore vidi la bestia che colpiva Akira con una furia a dir poco bestiale. Un demone verde dall'aspetto orrido, qualcosa che mai avevo visto se non in qualche illustrazione i cui ricordi apparivano sfocati ed accompagnati da una voce calda, femminile. Un profumo dolce ed una latente ma mai passata del tutto sensazione di pace che solo tra le braccia della propria madre si poteva provare.

    Non andare nel fiume, o i Kappa ti prenderanno!

    Con difficoltà mi rialzai, sentendo il dolore ridursi. Il respiro tornò regolare e riuscii a sostenermi con le mie sole gambe. Akira, nel frattempo, continuava ad essere picchiato selvaggiamente. Ma qualcosa stava cambiando. Non riuscii a notarlo subito, ma l'orrore del vedere un pugno del Kappa entrare nel corpo di Akira dovette svanire prima che mi potessi rendere conto che lui era diventato liquido.
    I colpi della bestia proseguirono, ma avevano la stessa valenza del colpire il mare: potevi sfogare la tua furia immensamente contro di esso, ma sarebbe rimasto lì. Immutabile, inamovibile e fedele al suo ruolo.
    I resti liquidi di Akira si ricomposero ed io mi sentii tranquilla: sembrava strano che potesse tornare normale dopo tutta quella sequela di colpi senza fine. Rimase lì, dinanzi a me. Mi disse di scappare.
    Scappare.

    Magari lui si stava chiedendo che diavolo ci facesse lì. Non era certo obbligato a seguirmi e rimanere. Ma io avevo accettato il suo aiuto e per quel motivo mai e poi mai sarei scappata lasciandolo indietro. Prima ancora dell'affetto, c'era la responsabilità che sentivo nei suoi confronti per averlo trascinato in una storia nella quale lui non centrava nulla. Così, ignorai il suo consiglio.
    Credi davvero che ti ascolterò? risposi con i denti stretti, tirando fuori il Sai dalla tasca.
    Il Kappa parve riprendersi dalla confusione che provava riguardo ciò che Akira aveva fatto poc'anzi e fece nuovamente per gettarsi addosso a lui.
    Ma fui veloce. Ero già partita prim'ancora che il Kappa pensasse di attaccare ed il suo primo colpo, furioso, mi colpì dritto sul ventre.
    Ero io che mi ero frapposta tra il nemico ed Akira. Non potevo essere sempre protetta da tutti.
    Intendi morire tu per prima? Mi sta anche bene, dopotutto. La sua voce era malvagia. Non era spaventato, non cercava di difendere qualcosa. Voleva farci del male.
    Tu non alzerai... sentii gli occhi iniziare a bruciare ... mai più... non me n'ero accorta: stavo utilizzando il chakra, lo stavo mandando negli occhi! ... un dito... gli occhi bruciarono al punto che il dolore divenne insostenibile...

    Il Magan, o Occhi Demoniaci, è un tipo di tecnica insolita nell'ambito dei Doujutsu. Essi sono normalmente caratterizzati da una componente genetica per cui si può tranquillamente dire che in altri casi sono gli occhi ad essere importanti, e non lo shinobi. Essi funzioneranno anche addosso ad uno Shinobi che non ha il sangue e le conoscenze per usarli.
    Al contrario così non è per noi Akuma. I nostri occhi rimangono solo e sempre occhi e non c'è nulla in noi che se trapiantato in altri permetta automaticamente di acquisire le nostre capacità.
    I nostri occhi sono solo uno specchio del nostro chakra, ed esso è la più profonda e completa manipolazione della realtà, superiore di gran lunga persino a quella dello Sharingan di Konoha. Ed il nostro chakra è Oscurità.
    [...]
    Si può dire in sommi capi che il Magan è la massima forma di Genjutsu, ed è l'espressione profonda della parte Yin della nostra stessa anima.
    [...]
    E dunque il punto focale è che questo chakra possa fiorire e svilupparsi, nonché trovare la sua naturale via di comunicazione con gli occhi in un processo se vogliamo dire doloroso ma certamente essenziale.


    L'oscurità mi avvolgeva, tanto densa che potevo toccarla con le dita. Non vi era luce in quel pozzo nero in cui mi trovavo. Non c'era il Kappa, non c'era Akira. C'ero soltanto io e l'oscurità. Potevo sentirla sulla pelle, sul viso e sugli occhi chiusi come un fumo pesante. Inizialmente non respirai: avevo la certezza che una sola boccata di quell'aria mi avrebbe ucciso. Ma poi i polmoni dolettero ed io istintivamente trassi un gran respiro. L'oscurità entrò nel naso, nella bocca, scese giù in gola ed invase i miei polmoni. E da lì passò nel sangue e da lì viaggiò ovunque.
    Non era più attorno a me.
    Era dentro di me.
    Aprii gli occhi, ma era come se li avessi tenuti chiusi. Mossi una mano, ma non riuscii a vederla. Eppure la vidi: l'oscurità muoversi. Come un'onda appena accennata una breve luce si palesò a delimitare i contorni di quel fumo oscuro che avevo spostato. E sapevo perché si era visto: desideravo vederlo.
    Desiderai allora di poter plasmare il fumo in qualcos'altro e mossi ancora la mano ed esso divenne una fiammella fredda che rimaneva ferma sul palmo della mia mano.
    Ed essa richiamò a me altri ricordi.

    Non andare nel fiume, o i Kappa ti prenderanno!
    Io risi, bagnando le mani nell'acqua per poi schizzarla via, allegra come solo una bambina piccola poteva esserlo E se vengono che faccio?
    Se vengono, tu torna da me. I kappa hanno paura della tua mamma perché so creare qualcosa della quale loro hanno una immensa paura.
    Cosa cosa cosa? domandai curiosa.
    Il fuoco! Ai Kappa proprio non piace il fuoco.


    E l'oscurità divenne un incendio.

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    ... su di lui!


    Gli occhi esplosero di dolore e fu come se fossero andati in fiamme. Non notai nulla di diverso per un istante, ma il kappa poteva vedere le iridi che divenivano rosse mentre le sclere assumevano un colore nero come la notte.
    L'oscurità tornò, ma era come se essa fosse sovrapposta al mondo. Avevo coscienza di entrambi quei luoghi piuttosto che di uno solo. Mi concentrai su un cumulo di tenebre che era poco dinanzi a me ed immaginai che esso fosse fuoco e che nel fuoco si potessero scorgere i tratti di un oscuro individuo alto non meno di due metri e mezzo. Tutti l'avrebbero visto. Era illusorio ma esistente in quel mondo, come se l'illusione fosse nata da una distorsione stessa della realtà che piegava tutte le percezioni di tutti gli individui piuttosto che da una percezione falsata che falsava anche la realtà percepita.


    CHE C'È RANOCCHIO, NON SCAPPI?



    Persino la voce era falsa.
    Il Kappa rimase atterrito dinanzi a quella visione. Il loro timore dunque era vero, non una leggenda. Del resto però, anche loro dovevano essere leggende eppure eccoli lì, vivi ed indiscutibilmente reali. Il Kappa girò i tacchi e con un urlo acuto scomparve nel fondo della foresta.
    Quando non udii più i suoi passi. Solo allora interruppi il flusso di chakra ai miei occhi, permettendo al gigante di scomparire.

    Il dolore fu intenso. Terribile. Mi misi entrambe le mani sugli occhi, ma non dissi una sola parola di lamento: contai fino a dieci, dunque riaprii le palpebre. I miei occhi erano arrossati, ma normali. Mi voltai verso Akira, constatando con una rapida occhiata che era messo molto male. Mi inginocchiai accanto alla sua testa, passandogli delicatamente una mano sui capelli. Non azzardarti a chiedermi tonici stavolta.
    Dissi con un soffio mentre spostavo la mano sul suo viso. Rilasciai il chakra ed un alone verde comparve attorno alle mia mano, iniziando a richiudere le ferite di Akira.
    Non chiedermi più di scappare. Dissi, mentre mi spostavo a curare il braccio ferito. Io ti ci ho portato qui, ed io ti riporto a Kiri. Intero.
    Per curarlo tutto ci sarebbe voluto un po', ma alla fine sarei riuscito a guarire almeno le sue ferite. Alla fine di tutto sarebbe comunque stato molto stanco, ma decisamente vivo.
    Alla fine ero stanca, con l'addome e la schiena doloranti, ma ancora viva e vegeta. Cerco un po' di legna per il fuoco, tu riposa. E non avrei accettato lamentele. Si era preso un sacco di pugni e dopo, quando poteva svenire ealmeno fingersi tale si era frapposto ancora fra me ed il Kappa. Almeno quella piccola gentilezza glie la dovevo.




    Il fuoco ardeva e le provviste per quella sera erano state consumate. Ero stesa sul mio sacco a pelo, non dentro, pensierosa per l'aggressione che avevamo subito.
    Sei diventato... liquido! dissi all'improvviso Per un momento ho creduto ti avesse seccato quando ti ha infilato una mano nel petto. Comunque, se teniamo il fuoco acceso non dovremmo vederne. Hai visto, no? Sono spaventatissimi con il fuoco.
    Non ero del tutto certa di essere in grado di replicare quello scherzetto dopotutto. Gli occhi bruciavano ancora, sentivo l'assoluto bisogno di chiuderli ma non potevo ancora. Riposiamo per ora, dormi, tra un po' ti sveglio e facciamo cambio. Altro che insetti, qui il fuoco serve per tenere fuori bestie ben peggiori.

    La notte procedeva tranquilla. Si udivano un sacco di rumori, ma nessuno sembrava intenzionato a farci visita. Tenni il fuoco vivo ed alla fine, quando non ce la feci più (erano passate circa quattro ore) svegliai Akira e con malagrazia caddi sul mio sacco a pelo, troppo stanca per riuscire ad infilarmici dentro. Chiudere gli occhi per riposare ebbe un effetto quasi balsamico su di me. Sentii finalmente gli occhi riposarsi e godersi il buio più assoluto ancora in prate provati per quello che era successo poc'anzi.

    Fu mentre dormivo che ricevemmo la seconda visita di quella notte assai strana. Un altro Kappa. Alto quasi un metro e novanta, con un gonnellino di paglia a coprirlo, e l'aspetto decisamente più gentile della bestia che ci aveva attaccati. Se Akira non mi avesse svegliato avrei continuato a dormrie profondamente, dando prova del mio sonno a prova di palle di cannone.
    Buo..buona sera! O forse dovrei dire buon giorno vista l'ora, ohohoh rise, posando una mano davanti alla bocca. Non sembrava avere nulla a che vedere la bestia malvagia che ci aveva assaliti. Oh, ehm, sì riacquistò un rapido contegno Sapete, erano molti anni che nessun umano si avvicinava al territorio delle Quattro Fonti spiegò con gentilezza E vi posso assicurare che purtroppo per voi non siete ben visti da queste parti. Se Akia non mi avesse già svegliato il Kappa avrebbe emesso un lungo fischio acuto, non molto forte, che però mi avrebbe fatto aprire gli occhi di soprassalto.
    Cos, cosa è, chi... AH! allungai un dito verso di lui ed iniziai a richiamare il chakra negli occhi che tornarono nuovamente neri.
    Oh, mia cara ragazza, non ce ne sarà certo bisogno! rise ancora, con gentilezza Non è certo mia intenzione ferirvi, perché siete qui? Sono curioso.
    Lo guardai con sospetto, dunque, sbadigliai. Siamo qui per cercare una persona, non sappiamo se sia viva o morta. Ufficialmente è morta, ma uno mi ha detto di averla vista viva e vegeta. il Kappa annuì, incitandola a continuare. Mia madre.
    Oh. Ha un nome tua madre? Gentile ragazza, i nomi sono una cosa importanti. Io sono Suigo, il guardiano dei confini meridionali della Fonte Pura. Fece un profondo inchino. L'acqua sulla sua testa scivolò dal contenitore e cadde per terra, Suigo, in tutta risposta perse all'improvviso le forze e cadde in avanti.
    Oh cielo, oh cielo, oh cielo, perdonatemi! si rialzò Dunque, qual'era il suo nome? Ed il tuo? Ed il tuo, ragazzo.
    Io sono Meika Akuma, mia madre si chiamava Mei... Mei Terumi.
    Suigo annuì Oh... capisco. Questo nome non è nuovo al Bosco delle mille Fonti. Forse devi parlare col nostro Capo.
    All'improvviso il mio cuore pese un colpo. Le mie gambe tremarono appena. Mi stava forse tirando un brutto scherzo? Del resto uno della sua stessa specie fino a poco tempo fa aveva cercato di farci a pezzi!
    Una storia vecchia, sì, Mei Terumi. Avanti vi porto dal vecchio alla Fonte Pu... qualcosa lo scosse all'improvviso. Un fischio si spanse per l'aria e Suigo ne fu terrorizzato. No...! Si voltò verso est, agitato. .. il confine! Ascoltate, devo andare. Il Kappa che vi ha attaccati era uno dei Kappa della Fonte Insanguinata, brutta, brutta, brutta gente. Dovete raggiungere la Fonte pura, andate da qui verso nord. Non andate ad est! E scappò tra le fronde.

    Stordita, guardai Akira, pensando per un lungo momento che doveva essere tutto un sogno. In che posto c'eravamo cacciati? Tuttavia quell'incontro rispondeva in parte alle nostre esigenze. Sapevamo che fare in quel bosco. Che fosse vero o meno non potevamo saperlo, ma avevo la strana sensazione che dirigersi a nord a quel punto era meglio che cercare di tornare indietro.
    Sentito...? Ci fidiamo...? Mio madre è stata da queste parti, forse sanno davvero qualcosa.
    Alla fine, raccolto tutto, iniziammo a camminare verso nord. Il bosco si fece sempre più fitto e stranamente iniziammo a scendere verso il basso. Non sembravano esserci creature viventi: tutto sembrava immerso in una quiete quasi stregata. L'aria era pesante, quasi irrespirabile. L'umidità così alta che ben presto persino i capelli iniziarono a bagnarsi.
    Immagino che tu ti sentirai come nuovo in questo clima dissi ironica, pensando come aveva sofferto il caldo di Suna mentre ora io soffrivo quell'aria appestata. Era così densa e umida che era esattamente come essere in acqua.

    Camminammo per una buona oretta, procedendo con lentezza per via del terreno accidentato. Alla fine ci trovammo dinanzi la struttura più assurda che avessi mai visto. Un muro alto dieci metri, coperto di muschio, circolare ed enorme (sembrava racchiudere una vasta area e ad occhio poteva avere un raggio di tre chilometri o forse più. In diversi punti piccole cascate d'acqua cadevano dal muro verso il basso, formando diversi ruscelli che si diramavano e... risalivano la pendenza contro la forza di gravità. Ben nascosti dalla vegetazione, invisibili fino a quel momento, ma era innegabile che fossero innaturali.
    ... Che sia questa la Fonte Pura? domandai alzando un sopracciglio. Non sembravano esserci ingressi. Proviamo ad arrampicarci. Suggerii incerta. Trovato un posto asciutto misi un piede sulla roccia, attivando il chakra adesivo... che scomparve. Lo rifeci ancora, ma nulla. Quella roccia sembrava assorbirlo. A che serve imparare a camminare sui muri se poi costruiscono muri sui quali non puoi camminare. Mi lamentai, incrociando le braccia al petto. A questo punto dobb... Non finii di parlare che l'acqua dei torrenti aumentò in maniera sconsiderata, deviando come se controllata da una forza estranea. Dunque si avvolse attorno a me e ad Akira.
    All'improvviso, e senza che potessimo far nulla per evitarlo, l'acqua aveva formato tutto attorno a noi una semisfera liquida. Lo strato di acqua che ci avvolgeva era spesso almeno due metri e sembrava insolitamente tranquillo, come se non avesse bisogno di procedere vorticando furiosamente. ...mi concedi un momento infantile, vero? gli lanciai un occhiata, poi abbassai la testa estremamente sconsolata. Voglio tornare a casa!
    Fatto quello sfogo degno di una bambina di quattro anni, decidi si agira. Mi avvicinai all'aqua, immergendovi una mano. Nulla accadde. Immersi il braccio fino al gomito e questo fu spinto da una forza tremenda che nemmeno nei miei sogni più remoti sarei riuscito a vincere. Cavolo, spinge via. Che facciamo ora? non avevo chissà quali tecniche in grado di rompere quella specie di barriera. Tu non puoi far nulla? Voglio dire, se riesci di nuovo a diventare d'acqua magari puoi passare attraverso questa cosa, che so... Non sapevo molto riguardo le abilità degli Hozuki, per cui la sparai lì.
    Oltretutto ci voleva una notevole forza per riuscire ad immergere anche solo una parte del proprio corpo in quel liquido.
    Nel frattempo diverse figure verdi comparvero. Deformate dall'acqua, parevano aggirarsi quasi curiose attorno a noi. Certo, quel sistema di difesa era efficace, ma per niente violento infondo. Che avessimo trovato davvero la Fonte Pura?



    Forza, qui ci vuole la possanza fisica degli Hozuki e la loro capacità di passare qui e lì nell'acqua.
    Poi c'è una piccola chicca, casomai l'abbia notato :guru:
     
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21 replies since 3/7/2015, 18:22   658 views
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