Le Quattro Fonti del Bosco

[Addestramento TS I - Akira/Meika]

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  1. -Meika
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    Le Quattro Fonti del Bosco

    The Bloody Spwan



    Akira ebbe estreme difficoltà a riuscire a penetrare attraverso quella muraglia estrema d'acqua. L'Hozuki avanzava lentamente, con fatica e a più riprese ebbi la certezza che non ce l'avrebbe fatta e che saremmo morti lì dentro, in una gabbia acquatica dalla quale non potevamo uscire. Ma ad un certo punto qualcosa cambiò. Il suo stesso braccio parve rinforzarsi, quasi gonfiarsi per qualche assurdo (e da me inconcepito) motivo, dopodiché riuscì ad affondare nell'acqua.
    Poi per un attimo, che mi provocò un colpo al cuore, lui scomparve. Durò davvero un istante e fui certa che il mio cervello mi avesse tirato un brutto scherzo, ma si era dissolto nell'acqua dunque era apparso al di la della strana costruzione idrica. Lo vedevo distorto, ma era lui, vivo e vegeto. Non riuscii a non tirare un sospiro di sollievo.
    Perché deve sempre spaventarmi.
    Pensai. Sentii alcune voci, fortemente distorte parlare, dopodiché - non erano passati che pochissimi minuti - la gabbia si dissolse liberandomi. Solo allora mi accorsi di quanto l'aria mi fosse mancata lì dentro: persino il sudiciume appestato d'acqua che respiravo mi sembrava una brezza d'aria fresca di montagna in quel momento. Tossii, ma mi riscossi immediatamente, avvicinandomi rapidamente ad Akira ed al Kappa.
    Ce n'erano molti in giro, e tutti erano preoccupati oltremodo. Il Kappa che mi aveva liberata parlò dei piani dei Kappa della Fonte Insanguinata. E non erano per niente ottimi.
    Ci eravamo, del tutto inavvertitamente, ritrovati nel bel mezzo di una guerra tra Kappa. Provocata da noi, senza nessuna intenzione. Sospirai, dispiaicuta, senza riuscire a nascondere l'inquietudine che quella rivelazione mi aveva messo indosso.
    Siamo immensamente dispiaciuti per questo... non volevamo... dissi, ma il Kappa, anziché dar segno di biasimo oppure perdono descrisse semplicemente la brutta situazione in cui essi si trovavano. La Fonte Pura era molto grande, i guerrieri pochi e molti erano i tratti da presidiare. A quanto pare dei loro ricognitori forse erano in avvicinamento per comprendere dove probabilmente i Kappa della Fonte Insanguinata avrebbero attaccato.
    Io... io posso aiutarvi. Dissi, all'improvviso. Sapevo di poterlo fare: se ero riuscita a risvegliare i miei occhi per creare quell'illusione probabilmente sarei riuscita anche ad usarli per capire dove i Kappa della Fonte Insanguinata avrebbero attaccato.
    Io posso vedere lontano se voglio, i miei occhi sono speciali... se riuscissi a capire da dove attaccheranno potreste riuscire a concentrare lì le vostre forze ed a respingerli, no? È a causa mia che siamo qui, ed è a causa mia se sta succedendo questo, permettetemi di aiutarvi. Dissi, decisa e colpevole.
    Il Kappa di nome Nenpo mi guardò per un lungo istante, dunque annuì Smettila di senirti in colpa, ragazza. Disse semplicemente. Se il Re Pazzo giustizia i primogeniti del paese perché piove, la colpa è della pioggia forse?
    ... Ehm... immagino di no... Ecco. Saremo tuttavia lieti di accettare il tuo aiuto. Cosa intendi fare?
    Mettermi in cima alle mura e dare un'occhiata, muovermi finché non vedo qualcosa a distanza e dirvelo... la mia vista può arrivare ad un chilometro di distanza, immagino. a
    Immagini? chiese il Kappa Non ne sei sicura, ragazza?
    Ehm... diciamo che non ho mai avuto occasione di usarla, ecco. Ce la farò, stia tranquillo!

    Così io, Akira e Nenpo ci dirigemmo verso le mura. Il Kappa posò una mano palmata sul muschio e l'acqua si arrestò, per poi aprirsi a formare una specie di porta. La roccia scivolò rapidamente nel sottosuolo, rivelando un'apertura nella quale ci intrufolammo. Da lì ci dirigemmo verso la prima guardiola: c'era una guardiola alla quale si accedeva da una porta aperta nel muro, da lì si giungeva in cima alle mura. Il camminatoio era umido, coperto di muschio come il resto delle mura il che gli dava più un'aspetto di un vecchio rudere che stava perdendo contro la natura che una solida difesa. Anche se, come avevo potuto sperimentare poc'anzi, era tutt'altro che un rudere quella muraglia.
    Il Kappa si allontanò, intento a controllare altre faccende prima dell'imminente battaglia, mentre io fissavo il bosco ad est.
    L'ultima volta che abbiamo fatto una missione solo io te è esploso un palazzo, questa volta scoppia una battaglia solo per la nostra presenza. Dissi, chiudendo gli occhi, richiamando il chakra su di essi, per poi aprirli.

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    La sclera divenne nera, la pupilla rosso accesa. Il Magan era attivo ed ora dovevo perfezionare l'arte di osservare le cose vive e non a grandi distante. Non ti dirò che mi spiace averti cacciato in questa situazione... Posai le mani sulla balaustra, stringendo il muschio tra le dita, cercando di concentrarmi. Ma almeno sono felice di avere te a sopportare le sventure.
    Mi voltai verso di lui e feci un breve, fugace ma sincero sorriso, dopodiché con diligenza tornai al compito che mi ero autoassegnata. La sensazione della nebbiolina nera che si spargeva attorno a me e da lì in tutto il mondo era rimasta, tuttavia quella volta non riuscivo a comprendere come usarla. Questa volta erano i miei occhi a dover agire direttamente.
    O forse no? Dopotutto, forse, anche prima era stato merito dei miei occhi. Forse gli occhi mi consentivano di manipolare quella nebbia oscura perché mi permettevano di vederla, e quella nebbia non era altro che la parte oscura del mio chakra. La parte Yin, che controllava le illusioni in tutte le loro forme. Ma quella volta era diverso: si trattava di trafiggere la realtà con lo sguardo, meglio di quanto un'occhio normale potesse sperare mai di fare.
    Così, aumentai la quantità di chakra che mandai ai miei occhi. La aumentai a tal punto che per un istante divenne insostenibile: se avessi utilizzato la stessa quantità di chakra per rafforzare i miei muscoli, essi ne avrebbero pagato lo scotto. E così fecero i miei occhi.
    Ancora una volta li sentii bruciare immensamente e se fossero stati bianchi ero certa che si sarebbero arrossati all'istante. Un velo di lacrime coprì la mia vista e cadde, rigandomi le guance, ma non erano per la tristezza o per il dolore: era la semplice risposta fisiologica del mio corpo a quella situazione di bruciore intenso che sentivo negli occhi.
    Devo... resistere... dissi a denti stretti, stringendo ancora di più il muschio tra le dita fino a strapparlo. E quando sentii la punta delle dita toccare il palmo quando ebbi divelto il muschio dalla roccia, qualcosa all'improvviso si sbloccò. Una sensazione di calore pervase i miei occhi ma a differenza del bruciore irritante di poc'anzi era una piacevole sensazione che lavò via il dolore. Feci scattare una mano a pulirmi le lacrime che erano cadute sulla mia guancia e riuscii a vedere il mondo con occhi nuovi.
    Tutto ciò che era dinanzi a me appariva come ingrandito. Riuscivo a ingrandire e mettere a fuoco oggetti lontani, ma non così tanto come avevo sperato. Mi voltai verso Akira, lo guardai in viso, poi il mio sguardo andò oltre, attraversandolo e passando a guardare qualsiasi cosa stesse facendo Nenpo (per inciso, stava sgridando una guardia per qualche motivo colpendolo in testa con una piccola canna di bambù).
    Ci sono riuscita! Ma è... troppo poco, devo riuscire ad allontanare la visione. Dunque tornai a concentrarmi sui miei occhi. Non usai più chakra di quanto già non ne stessi usando, avevo paura che se avessi esagerato avrei potuto farmi male sul serio, così semplicemente cercai di migliorarmi. Cercai di farlo in maniera normale, senza usare il chakra, semplicemente concentrandomi su quella mia nuova sensazione.
    Focalizzai l'oggetto più lontano che riuscii a trovare e lo misi a fuoco, dunque, cercai di spingermi oltre. Per lunghi secondi non accadde nulla, poi una specie di consapevolezza giunse.
    Potevo spingermi più in la. Sapevo di poterlo fare.

    Lasciai il mio sguardo vagare oltre: scoprii allora che se avevo abbastanza tempo per concentrarmi solo sui suoi occhi le mie capacità visive potevano migliorare moltissimo e vidi a distanze ben superiori rispetto a prima. Proprio come era scritto su quel rotolo: per i principianti è almeno un chilometro! Esplorai silenziosamente la foresta dinanzi a me, ma non trovai nulla. Così mi voltai verso Akira.
    Qui non sta niente dissi allora.
    Ci sono riuscita, ora riesco a vedere bene lontano, attraverso gli oggetti solidi, nell'oscurità... ora però, evidentemente questi non sis tanno dirigendo qui. Ad est è la via più probabile. Siamo a sud... aspetta, ho visto qualcosa.



    Qualcosa era entrato nel mio campo visivo. Una decina di esseri non dissimili da quello che ci aveva aggrediti la sera prima, si muovevano rapidamente verso ovest, certi di non essere visti. Li seguii con lo sguardo, dunque feci segno ad Akira di seguirmi e camminai sulle mura, senza perderli mai di vista. Ad un tratto essi si fermarono dietro degli alberi, cinque di loro si guardarono attorno ed avanzarono di albero in albero. Stanno avvicinandosi, forse vogliono osservare quale parte è meno difesa prima di attaccare. Ascolta, ho un piano...
    Ed io sarei felicissimo ad ascoltarlo! una voce alle mie spalle mi fece sussultare. Mi voltai e vidi Suigo, che sobbalzò, vedendo i miei occhi. Ohperbacco Meika-chan, che sguardo terrificante!
    Oh, niente di che Suigo-san i miei occhi tornarono normali. Sono riuscita a vedere a parecchia distanza da qui, ci sono alcuni Kappa in avvicinamento. Pochi, forse vogliono controllare se questo è un tratto meno difeso delle mura.
    Assolutamente sì, siamo concentrati ad est. Ad ovest la situazione è ancora peggiore che qui nella parte sud.
    Ovest forse è troppo lontano, ma magari attaccare qui facendo un giro largo può essere una buona idea. Suigo-san, che ne pensa?
    Ad Ovest non si faranno mai vedere, Meika-chan. Quello è il territorio della Fonte Dorata... e loro, non si limitano a sperare che le mura possano difenderli dai Kappa della Fonte Insanguinata. Si troverebbero schiacciati e sarebbe molto, molto male!
    ... Un'altra fonte?
    Oh, non è finit... Suigo-san, non possiamo permettere loro di scappare con le informazioni. Lo interruppi, lanciando uno sguardo ad Akira. Sono più numerosi, se sapessero che siamo pochi potrebbero dividere le loro forze ed attaccarci dove siamo più vulnerabili.
    Oh oh oh, Meika, hai preso a cuore la nostra battaglia! Rise, troppo spensierato Suigo. Arrossii, mettendomi una mano sul viso. Diciamo che mi sento responsabile, che siete l'unica fonte di informazioni su mia madre e che ti trovo simpatico. Adesso, cosa...
    Hai ragione. Dobbiamo impedire loro di capire come siamo messi. Mi interruppe Suigo, ancora poco preoccupato, come se avesse la testa fra le nuvole.
    Allora verrò con voi. La mia vista e le mie illusioni possono essere utili. Se li becchiamo prima che possano vedere le mura... Suigo annuì, battendo le mani.
    Ottimo, ottimo. Akira-kun, ti unirai anche tu alla spedizione?




    Alla fine fummo incaricati io, Akira, lo stesso Suigo e Nenpo. Avevo dato un'occhiata ai cinque Kappa più avanzati, ed essi erano fermi, in attesa di qualcosa. Così salimmo sugli alberi della e nascosti tra la vegetazione, a circa cinque metri da terra, di albero in albero, ci avvicinammo a loro fino a distare da essi una centinaia di metri. Nessuno osava parlare.
    Riattivai i miei occhi e vidi che essi stavano iniziando a muoversi. Akira su un altro albero, ad una decina di metri da me, Suigo dietro di me a circa sei metri di distanza, Nenpo dietro Akira sempre a circa sei metri di distanza. Si stavano dirigendo proprio verso di noi, come previsto.
    Io ed Akira, a quel punto, avremmo dovuto agire. I Kappa avanzavano in una formazione a croce, uno di essi al centro ed altri quattro divisi: uno dinanzi a lui, uno alla sua destra, uno alla sinistra e l'altro dietro a fare da retroguardia. Gli altri erano rimasti indietro a circa cinquecento metri ma con somma sorpresa vidi che stavano iniziando a muoversi verso ovest.
    Tenni per me l'informazione, non potendo comunicare in quell'istante. Non c'era stato tempo di imbastire un vero e proprio piano, avevamo dovuto fare di fretta con la promessa di fare tutto il possibile per bloccare i cinque e ricacciarli all'indietro con il minimo sforzo. Ognuno di noi avrebbe agito in modo probabilmente diverso.
    C'era solo sa sperare che andasse tutto bene.

    Dieci metri dalla nostra posizione. Richiamai il chakra nei miei occhi: stava per iniziare.


    Nemico ignoto, di cui conosci circa i difetti, ma non la forza. Obiettivo: fare in modo che scappino o che comunque non arrivino al muro, considerando che sono in superiorità numerica e che non puoi coordinare perfettamente le tue azioni con il resto del team. Iniziamo a ballare sul serio :wosd:
     
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