Le Quattro Fonti del Bosco

[Addestramento TS I - Akira/Meika]

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  1. -Hidan
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    Le Quattro Fonti del Bosco

    La Dura Realtà


    La risposta di Nampo mi fece raggelare, per un attimo, il sangue nelle vene.
    Cosa significava che i kappa della Fonte Insanguinata riassumevano tutto ciò di più oscuro e profondo dell'animo umano? Cosa c'entrava l'uomo con quelle sinistre e crudeli creature, che tanto odiavano il genere umano tra l'altro? Che fosse stata colpa di qualche uomo? Tale odio avrebbe mai potuto avere una radice così profonda? Non conoscevo la risposta, anche se potevo facilmente immaginarla, quindi decisi di non rispondere al vecchio guardiano.

    Sorrisi alla sarcastica risposta di Meika, sapendo bene che non dovevo avere più timore per la sua salute. Era benissimo in grado di difendersi da sola. Aveva un gran potere in quegli occhi rossi, ed io dovevo solo assicurarmi che nessuno arrivasse vicino a lei. Meno di quello sarebbe stato difficile da chiedere per uno come me. Al termine di quella breve scenetta, Meika si propose di interrogarlo.
    Ovviamente non con i metodi consoni e classici. Sarebbero serviti giorni di tortura probabilmente, e noi non avevamo tutto quel tempo. Per nostra fortuna, Meika aveva un sacco di assi nella sua manica, essendo un aspirante medico.
    Appoggiò la sua mano sulla testa della creatura, quindi entrò in una specie di trance, sospesa tra questo mondo e la mente del kappa. Io rimanei fermo dietro di lei per tutto il tempo dell'interrogatorio, ovvero diversi minuti, così da assicurarmi di essere pronto per qualsiasi evenienza. Quando Meika rinvenne, le sue gambe la abbandonarono, e cascò a terra. Io, ancora dietro di lei, la raccolsi immediatamente, aiutandola a rimanere in posizione eretta, facendo passare il suo braccio intorno al mio collo, in modo tale da permettergli di reggersi facendo forza sulle mie spalle.. « Ehi, stai bene? » Chiesi alla ragazza, realmente provata, un pò per lo scontro un pò per l'interrogazione mentale. Quantomeno era riuscita a scoprire qual'era il vero piano della Fonte Insanguinata: attaccarci dalla direzione meno protetto, ovvero dalla parte ovest del confine della Fonte d'Orata. Suigo sembrò essere veramente allarmato da quella situazione, soprattutto perché la Fonte Pura aveva un tratta di pace con la Fonte in questione, quindi disse di dover parlare immediatamente con Shoshei, il loro leader. Detto questo, scappò a gran velocità verso il muro, lasciandoci soli.
    Anche da quella breve chiacchierata con quel kappa, sembrò tornare a galla l'antico odio verso gli umani. Non raccontai a Meika delle parole di Nampo, ma i miei contorti pensieri sembravano essere portati nuovamente verso le stesse tristi considerazioni di poco prima. Meika mi disse di come, ma ci ero arrivato anche da solo ben prima, avesse quasi terminato il chakra. Senza lasciargli dire altro, sempre se avesse avuto coraggio, l'avrei prepotentemente presa "a cavalluccio", tenendogli le gambe ben strette. « Purtroppo non so bene che pensare di questa storia... Siamo capiti nel bel mezzo di una faida d'odio, forse più antica di quanto possiamo immaginare. Sono sicuro, però, che lo scopriremo presto. Tu riposati adesso. » Risposi, sorridendo alla ragazza, sfinita sulle mie spalle. « Tu, mostriciattolo verde, resta qui per un pò di tempo. Magari ti calmi un pò! » Esclamai sarcastico al povero kappa ancora imprigionato nel muschio divora chakra di Suigo, dandogli le spalle e tornando verso il muro.

    [...]

    Rimanemmo a riposarci aldilà del muro, protetti da altri, ma improbabili, eventuali attacchi. Sampo ci portò bevande fresche e cibo, così riuscimmo a riposarci per un paio d'ore piene, durante le quali ci raggiunse la notizia che l'intervento di Shosei era stato provvidenziale ad evitare che la vecchia alleanza saltasse, quindi i diplomatici della Fonte Insanguinata erano stati cacciati nei loro territori senza alcun problema. « Bene a sapersi, anche se un altro paio di culi verdi li avrei presi a calci con piacere! » Ancora ricordavo la cocente sconfitta dopo lo scontro, o meglio, la mattanza, con il primo kappa. Poco dopo giunse anche il di nuovo spensierato Suigo, che ci disse che Shoshei voleva parlarci. Ringraziai e salutai Nampo, quindi seguimmo il guardiano della Fonte Pura verso la vera e propria Fonte.
    Il terreno, perennemente in discesa, godeva però di una vegetazione molto meno fitta, e svariati torrenti percorrevano il terreno, rinfrescando l'aria tutt'attorno. Dopo un'ora di cammino a passo lento, arrivammo alla Fonte.
    Il luogo era magico. L'aria pulita e fresca incorniciava il luogo, circondato da una vegetazione finalmente colorata e rigogliosa, diversa dalla restante parte della foresta che avevamo visto fino ad adesso. La Fonte, limpida e serena, era colma di diversi kappa che sembravano nuotare come se niente fosse successo fino a quel momento, ed un unico edificio in legno, una specie di mastodontico monastero, turbava la naturalezza del luogo. Sia io che Meika restammo a bocca aperta di fronte a tanta magnificenza, ma entrambi non riuscimmo a parlare, preferendo godersi il momento.
    Saliti su una piccola imbarcazione, Suigo ci trasportò verso il grande edificio in legno. In vicinanza di questo, sotto un vecchio chiosco con un un piccolo laghetto, era seduto Shoshei. Pallido, anziano più di ogni altro kappa avessi mai visto, e con uno sguardo estremamente profondo, ma che infondeva tranquillità al suo interlocutore. Suigo si inginocchiò, quindi si congedò, lasciandoci soli. Il vecchio leader, dopo aver riassunto brevemente le due giornate, ci invitò a sederci vicino a lui. Meika, anche se un pò tremolante, si sedette vicino a lui. Una volta seduti, ci disse che la battaglia era stata evitata, e sapeva bene che eravamo in cerca di informazioni.
    Restai in silenzio, aspettando che Meika parlasse. Questa era la sua storia, non la mia.
    Finalmente prese il coraggio, e raccontò al vecchio kappa il motivo per cui eravamo giunti al Bosco. Osservai Meika stringere le sue dita e mordersi il labbro. Adesso avrebbe saputo la verità.
    Shoshei sospirò profondamente, rimanendo diversi secondi in silenzio. Si, giovane umana, conoscevo tua madre. Mai Terumi... Una brava umana. Spalancai gli occhi, forse eravamo arrivati veramente nel punto giusto... Ma la voce di Shoshei lasciava trasparire altro. Tua madre è morta, molto tempo fa ormai. Mi irrigidii sul posto, chiudendo i pugni e spostando il mio sguardo su Meika. Non volevo neanche sapere cosa stesse pensando in quel momento. Era arrivata alla Fonte circa 10 anni fa, gravemente ferita e sola. Una missione andata male, i suoi compagni erano tutti morti. La trovammo e decidemmo di curarla per non lasciarla morire, anche a discapito di varie divergenze all'interno della nostra Fonte stessa. Riuscimmo a salvarla, ed io stesso mi affezionai molto a lei, tanto da stringere un patto, un contratto, con lei... Appena riprese le forze, decise di non abbandonare la sua missione, anche per onorare la memoria dei suoi compagni morti in missione, e continuò a seguire i nukenin che stava cercando. Una mattina, proprio quando decise di aver raccolto le informazioni necessarie, salutò tutti, dicendo di dover finalmente tornare a casa. Parlava di te, piccola umana, parlava della famiglia. Ma, come detto, c'erano stati degli screzi nella Fonte... Ed io, ingenuamente, decisi di non dargli troppo peso, confidando nei kappa... Ancora un lungo sospiro. Lasciò la Fonte, ma non lasciò mai il Bosco. Hassei, il leader dell'attuale Fonte Insanguinata, tradì non solo lei, ma anche me. Gli tesse un agguato e la uccise con gli altri kappa della Fonte Insanguinata. I suoi profondi occhi ora erano colmi di tristezza. Era... Una brava umana. Non sono riuscito a dirgli addio. L'odio della Fonte Insanguinata per gli umani è molto più antico, ma pensavo che il tempo avesse curato quelle ferite. Solo allora capii che non saremmo mai riuscito a riottenere la vera pace. Mi dispiace, giovane umana. Questa è l'ultima parte di vita di Mai Terumi. Concluse il discorso Shoshei, passando delicatamente la sua mano squamata nel laghetto di fianco a lui.
    Ora guardavo Meika, pronto a reagire ad una sua qualunque reazione. Non c'erano mai state tante speranze, ma anche il più piccolo barlume di speranza aveva dovuto creare una grande speranza nel cuore della ragazza. Poggiai la mia mano sulla mano di Meika, stringendola. Non c'erano parole, non servivano parole.
    Lo sapevo bene. Bastava esserci.

    Passarono solo pochi minuti, forse una manciata, che Suigo tornò correndo, senza la sua solita aria giocosa e spensierata. Inginocchiandosi frettolosamente, con il fiatone ben udibile, parlò ad alta voce. Oh, oh, oh Shoshei-sama! Terribile! Un allarme! Un allarme dalla recinzione!
    Che la guerra, forse, non fosse stata veramente evitata ma solo ritardata?


    Che ci sarà mai di così preoccupante?


    Edited by H¡dan - 4/9/2015, 17:11
     
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