Occhio per Occhio

Drago per Drago

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    Inganni Amari








    Mentre Q e Dageki interagivano tra loro e con lui, continuava a guardarli senza sosta, cercando di comprendere cosa fosse potuto accadere in quei giorni di cui gli avevano narrato per legarli così tanto.

    Già, Q, esistono altre famiglie, ma non so per quale ragione qui al nord c’è sempre un motivo per non rivelarne la presenza.

    O non rivelare al loro unico firmatario cosa fossero in realtà e da quale maledizione loro fossero afflitti, ma questo non lo disse, si limitò unicamente ad ascoltare cosa i due avessero da raccontare, anche se non era difficile percepire in quella frase del risentimento.
    Evitò invece di esprimersi sull’impossibilità di accedere alla valle del vento, aveva commenti fin troppo accesi riguardo quel conflitto e nutriva dubbi a sufficienza da poter fare affermazioni scomode .
    Scese insieme ai due nei cunicoli scavati nella roccia, un posto così antico la cui natura già strideva con la presenza di quegli esseri umani, fin troppo giovani per conoscere segreti che pareva vi fossero stati sepolti con l’intenzione di nasconderli al mondo.
    Altri segreti di cui i draghi bianchi parevano essere grandi esperti, Q stesso, nonostante il rapporto che lo legava a Dageki non era a conoscenza nei dei clan, ne dei fari ne tantomeno la loro esatta posizione.
    Respirò grave.

    In tutta onestà, Q, l’arma mi sembra pericolosa, senza contare che informazioni di vitale importanza mancano a te o al resoconto che mi hai fatto.
    Non sappiamo chi ha portato qui queste armi e nemmeno chi fosse in grado di potenziare a livelli simili la barriera.
    Hai notato quanto questa sia imponente ed al contempo impenetrabile?
    Non vorrei sembrare saccente, ma non mi sembri un ninja di primo pelo Q, e nemmeno i tuoi sottoposti.
    Tutto ha un peso… e quell’arma mi sembra di capire che già in passato non abbia portato grandi fortune al suo portatore.


    Indicò il riquadro dove all’umanoide gigantesco veniva estratto il cuore mentre lui stesso si dedicava ad analizzare i riquadri, anche se sentiva che qualcosa gli veniva nascosto.
    Tutti riportavano disegni stilizzati, anche se non era del tutto certo che fossero un indicatore di antichità, cosa tuttavia probabile.
    Il primo riquadro mostrava quattro persone, o presunte tali dal Colosso, avvolte in particolari punti del corpo da quelle che sembravano essere piccole linee di luce, come se stessero ad indicare un qualcosa di particolare, un abilità o potere singolare, forse, che aveva a che fare con quella parte del corpo.
    Seconda e terza erano invece assenti mentre nella quarta il cuore veniva inserito all’interno di una figura umanoide che pareva non essere una delle precedenti in quanto priva di lineette.
    Nella quinta la figura pareva ottenuto un grande potere insieme a delle dimensioni considerevoli (seppur Raizen tenne in considerazione anche una piccola metafora per cui l’accrescimento dimensionale era a diretto contatto più con l’accrescimento di potere che con la reale anatomia dell’individuo) pareva le persone ne fossero spaventate, che fosse stata l’arma a rendere malvagia la figura?
    Oppure aveva trafugato il cuore e già era malvagia di suo ed aveva solo acquisito un potere incredibile?
    E poi a chi apparteneva il cuore?
    Il piccolo racconto illustrato partiva già con l’arma già creata per cui la sua provenienza era ignota.
    Non potè fare a meno di far galoppare la fantasia e ricollegare il cuore alla mancanza di sentimenti dei draghi supponendo che questi fossero stati rubati insieme alla loro essenza e concentrati li dentro, in uno strumento in grado di dare una forza indomabile al possessore.
    Ma una simile quantità di emozioni poteva davvero essere accessibile senza il pagamento di nessun prezzo?
    Raizen si rispose che non era possibile, giustificando la cattiveria dell’individuo con un ipersensibilità a qualsiasi genere di emozione, provando dolore persino se “accarezzato” con amore, di fatto rendendo quelle emozioni si potenti, ma dannose.
    Ma era possibile che i draghi avessero accettato di nascondere quello strumento senza tentare di distruggerlo? O semplicemente non conoscevano i suoi poteri?
    Oppure poteva tranquillamente essere qualcosa di organico, dopotutto una delle scenette mostrava un qualche tipo di innesto, a quel punto la domanda diventava: a chi apparteneva in precedenza il cuore?
    Colui a cui era stato sottratto poteva essere connesso ai draghi riportando questa teoria a combaciare con la precedente che vedeva i draghi derubati dei loro sentimenti?
    Dopotutto, non si poteva volontariamente scegliere di perdere qualcosa come i sentimenti, non erano oggetti o cose fisiche ma fenomeni profondamente radicati nell’evoluzione di una specie dotata di intelligenza, scritti a fuoco nel dna, certe cose non si potevano perdere o dimenticare.
    Dageki lo nascondeva o non ne era proprio a conoscenza?
    La sesta vignetta era assente ma la settima mostrava la figura potenziata dal cuore combattere con altre 3 sue pari, seppur non simili. Avvolta nelle fiamme (della passione?) come un demone sfidava i tre mostri, uno totalmente avvolto da sigilli e catene, un secondo diviso a metà fino al bacino ed un terzo con quattro teste di drago.
    L’ultimo in particolare, forse a causa della situazione in cui attualmente si trovava, lo colpì, non che le altre due raffigurazioni fossero cose all’ordine del giorno.
    Era possibile che le quattro figure fossero semplicemente delle creatrici in grado di manipolare in chissà quale modo ciò che le circondava?
    Le creature che si combattevano potevano essere il risultato di una sfida, o di una disputa tra di esse, magari combattevano o cercavano di dare un vantaggio al loro creatore per conquistare chissà cosa.
    La mente assuefatta dai punti cardinali non potè evitare di notare che sia le figure “creatrici” che i templi dei draghi, che le creature mostruose erano quattro.
    Era un altro tipo di legame?
    Il successivo riquadro indicava invece il monte dei draghi, riconoscibile grazie al fatto che in volo l’avevano avvistato in lontananza.
    E nell’ultimo la conclusione, uno dei creatori tornava dal mostro per estrargli la fonte del suo potere, poteva forse essere il più potente tra i quattro in quanto completamente circondato di luce?
    Ma dettaglio importante erano i draghi che sopra di lui volteggiavano festosi: i draghi bianchi sapevano di quella storia, vi avevano assistito e di conseguenza c’erano molto probabilmente informazioni che non gli venivano riferite.
    L’accumularsi di domande e segreti infastidiva il konohaniano, poteva l’empatia di Dageki percepire quel moto di sentimenti sempre più violento?
    Come se non bastasse i due interagivano forti di un legame che a lui era quasi stato negato dai draghi, persino Kubomi, che credeva gli fosse vicino più di un fratello lo accompagnava solo per un indistinto senso di dovere e abitudine. Una cosa era certa: non aveva informazioni a sufficienza per qualsiasi dipo di decisione.

    Vi credevo più onorevoli, Dageki.
    Evidentemente, i vostri fratelli del Sud non sbagliavano.
    Che io, l’unico firmatario del contratto debba subire… questo.
    È indecente.


    Come altro esternare quel risentimento?
    Nonostante Raizen fosse un indubbio attore di talento c’erano cose che non gradiva nascondere e da cui traeva sollievo anche solo nel comunicarle.
    Era stato… ingannato.
    E più conosceva i draghi del nord più marcio veniva a galla, era sempre più convinto che la purezza che tanto anelavano fosse stata solo in grado di colorargli le scaglie.

    Tuttavia ancora non ho compreso come posso esservi utile, si i draghi sono legati a me, ma da che avrete intuito la mia è solo una macchia di inchiostro in un foglio di poco valore.
    Mi avete comunque detto che potreste riuscire ad aprire da soli il passaggio… ma come?


    Rigido e deluso, ma pur sempre concentrato nel suo obiettivo.
    Ottenute le sue risposte avrebbe domandato dove era possibile trovare un giaciglio per la notte in quanto il lungo viaggio l’aveva ormai stremato ed a meno di particolari programmi avrebbe gradito riposarsi.
    In ben pochi avrebbero saputo che era una menzogna.
    Appena ottenuta un po’ di privacy dai suoi improvvisati compagni, nella notte, avrebbe creato un clone per poi farlo nascondere mediante la tecnica dell’occultazione che avrebbe sfruttato per allontanarsi dal campo base vicino al tempio: doveva assolutamente parlare con toppu.
    Prudente come suo solito, nonostante l’occultamento, si sarebbe immerso nella terra per i primi cento metri di allontanamento, sbucando ancora occultato lontano dal punto di partenza ed allontanandosi ulteriormente usando la sostituzione, giungendo presto in territorio nemico, aveva valutato quella distanza in base al punto in cui si erano interrotti gli attacchi mentre arrivavano al campo base, tuttavia avrebbe mosso ancora qualche passo da occultato prima di rimuovere la tecnica per farsi intercettare dagli accademici.
    Procedeva con le mani alzate ed al primo di loro che gli si fosse dichiarato come accademico o che non avesse riconosciuto come ninja di kumo, avrebbe detto poche parole:

    Non sono un nemico, ne avrete presto conferma, immobilizzatemi come meglio credete, ma attenti, sono un clone.
    Voglio solo parlare con Teppei, lui potrà assicurare per la mia identità, poi con Tenma.


    A parlare era un uomo di mezza età dal viso duro e i lineamenti pronunciati, avvolti da una barba incolta ed un cespuglio di capelli disordinati, entrambi neri.
    Se mai fosse arrivato davanti ai due avrebbe rilasciato la sua trasformazione, tornando ad essere Raizen, persona che di certo Teppei non poteva dimenticare, il Colosso non era un tipo di persona che si poteva dimenticare.

    Avrete sicuramente delle domande, ma prima che possiate farmi la prima vi do sicuramente una risposta:
    I ninja di Kumo mi hanno raccontato la loro versione, ma mi è stato nascosto troppo, e dal poco che ho compreso ciò che vogliono è fin troppo pericoloso, per quanto di nobili intenzioni.
    Potrei essere stato intercettato mentre vi raggiungevo, ma in caso contrario sono il vostro miglior infiltrato e potrei interrompere tutto senza spargimenti di sangue. Teppei, non potevo far a meno di sfruttare l'occasione, perdonami.
    Ditemi dunque, cosa sta succedendo?
    Dicono che sono vicini a forzare il sigillo, come ci riescono senza Toppu?


    Attese le sue risposte teso come una corda di violino, voleva evocare Kubomi, ma in quel terreno, al momento, non era cosa saggia se prima non avesse capito cosa quelle due fazioni stessero programmando.
     
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