Crocevia al Confine

Taki - Confine Sud-Occidentale

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  1. lNearl
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    AAAAHHHHH

    L'urlò non poteva essere contenuto. Già di per sè la rottura di un braccio è qualcosa di dolorosissimo, ma se unita al fottuto brivido di terrore che mi percorse quando mi resi conto davvero della situazione in cui mi trovavo, e dallo spavento per la rapidità con cui il malaugurato avventore mi aveva colpito era ancor più terribile. Nell'andare indietro velocemente dopo che la figura incappucciata mi aveva liberato dalla morsa incespicai e persi per un attimo l'equilibrio. Riuscì a non cadere, e continuai ad arretrare lentamente.


    AHHHHH

    Continuai a gridare, il dolore era tantissimo, e anche se stavo cercando di controllarmi ciò non era facile. Portai la mia mano sinistra a stringere il braccio destro, era un riflesso condizionato, ovviamente non conoscendo arti mediche non potevo ridurre il dolore che provavo. Il braccio era evidentemente rotto, la stretta all'altezza del bicipite dell'avversario era stata letale. Il bastardo si era avvicinato ad una velocità inaudita rispetto ai miei canoni, così com'era successo con Atasuke. Mio malgrado dovetti constatare come le intenzioni fossero diverse rispetto a quelle del guardiano di Konoha, e non poterono non tornarmi in mente le parole da lui utilizzate prima ch'io abbandonai il campo d'addestramento: se così si poteva chiamare la grotta in cui ero stato rinchiuso.


    Sei stato più che chiaro.

    Dissi stringendo i denti. Nel frattempo arretrai di parecchi metri, ero conscio del fatto che fosse pressochè inutile, ma anche se cercavo di essere razionale il mio istinto cercava di farmi allontanare da quell'essere davanti a me. Arretrai dolorante, sempre stringendo il mio braccio, portando la distanza tra noi ad un decina di metri.


    Sto tornando da Sunagakure, dove assieme al Mizukage ed altri shinobi dai villaggi di Kiri, Oto e Konoha abbiamo sventato un gruppo di pazzi che stava creando disagi a Suna. Hanno sterminato parte degli uomini della zona, si chiamavo fratelli Kijin ed avevano delle strane abilità di controllo del chakra. Il più forte di questi ha dato parecchio filo da torcere persino ad Itai Nara, il Mizukage.



    Iniziai a dire, volevo dire tutto quello che potevo e conoscevo, sperando che nella mia sincerità riguardo le informazioni che avevo la figura davanti a me riuscisse a trovare qualcosa di interessare, che desse lui motivo di lasciarmi in vita. Presi fiato, chiudendo gli occhi e cercando di concentrarmi malgrado la situazione.


    Nell'accampamento in cui abbiamo trovato i Kijin c'erano un'enorme quantità di denaro, una strana maschera rappresentato un demone con le corna, ed una sorta di missiva da parte di coloro che li avevano ingaggiati per essere un diversivo. Per cosa, sto e voglio scoprirlo. Ho saputo che i confini del paese del fulmine sono stati totalmente bloccati da uomini con il coprifronte del paese del fulmine marchiato di rosso. La missiva per i Kijin parlava anche di un posto speciale nel villaggio, di quale villaggio non se ne parla, ma voglio andare a scoprire se c'è qualche collegamento con Kumo.

    Questa era la verità, nulla di più e nulla di meno.


    Se qualcuno dal paese del fulmine ha pagato questi tizi per creare un diversivo a Suna, praticamente dall'altra parte del mondo, significa che c'è qualcosa di grosso dietro. Lasciami il tempo di saperne di più.

    Conclusi volutamente con un'affermazione. Non si trattava di un'imposizione, non volevo essere scortese, nè tanto meno apparire debole però. La persona davanti a me agiva secondo chissà quali intenzioni, io non le conoscevo e nemmeno sapevo da dove provenisse. Nel narrare le mie vicende avevo cercato di chiamare in causa più persone e villaggi possibili, sperando di seminare qualche spunto per l'altro da cui cogliere interesse. Rimasi il più possibile dritto e composto, cercando di mascherare il dolore. Non volevo apparire debole. Non c'era mai pietà per i deboli, ed io nei limiti delle mie possibilità ero risoluto e volevo ottenere ciò che mi interessava. Bramavo dalla curiosità di andare al paese del fulmine per scoprire qualcosa di utile. Speravo di poter apparire capace di farcela alla persona davanti a me. Nelle rapida colluttazione avvenuta tra noi il mio cappuccio era scivolato all'indietro, lasciandomi privo di protezione dalla pioggia. Non sprecai tempo a risistemarlo, ero ormai zuppo d'acqua, con i capelli biondi che mi si chiudevano intorno al volto, guardando l'incappucciato mentre la pioggia si abbatteva sopra di noi. Indubbiamente lui aveva ragione, non volevo sapere cosa sarebbe successo se avessi sbagliato di nuovo.


    Edited by lNearl - 15/7/2015, 15:56
     
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