Crocevia al Confine

Taki - Confine Sud-Occidentale

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  1. Boreanz
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    Con le proprie fattezze, salvo per gli occhi scintillanti nel buio, nascoste dal cappuccio, Jeral continuò ad osservare in silenzio la figura dai capelli biondi parlare come un fiume in piena. Il suo sforzo mentale di trovare qualcosa che potesse appagare la sete di conoscenza dell'Immortale era evidente, oltre che oltremodo divertente, e così l'Avatar lo lasciò andare avanti senza interruzioni. Apparteneva alla casata dei Nara - quindi era parente del Mizukage? - ed era di ritorno da una missione nel Paese del Vento.

    A quanto pareva, un'armata di qualche tipo si stava avvicinando ai confini sud-occidentali del paese e il Daimyio del vento aveva chiesto l'intervento di una forza congiunta per respingere la minaccia. Il Nara aveva preso parte alla missione, questo era evidente: con fare concitato narrò all'Immortale del rapimento di alcuni piccoli mortali e delle capacità di mutaforma di quei "Kijin", i guerrieri stranieri, che erano in grado di assumere l'aspetto di enormi scimmie. Jeral quasi rise. Gli pareva appropriato, pensandoci, che quei mortali traessero forza dal loro aspetto originale, tornando ad essere quello che erano sempre stati e che, in fondo, erano ancora. C'era anche di mezzo una illusione di qualche tipo, oltre che l'efferata crudeltà di questi invasori che - forse il biondino avrebbe potuto notarlo - non fece battere ciglio al Flagello, capace di azioni ben più crudeli di lasciare morire un bambino al sole.

    Il suo pensiero tornò per qualche istante al massacro che aveva compiuto al villaggio della Felce e, in particolare, alla piccola umana cui aveva spezzato il collo per dare vigore alla crescita del fratello maggiore, dotato di talento fuori dalla norma. Si chiese brevemente cosa stesse facendo quel moccioso in quel momento, se lo stesse già cercando o se avesse iniziato ad affilare le sue zanne per la caccia futura. Si augurò caldamente la seconda ipotesi. Non aveva pazienza con gli sciocchi.

    Fece un passo avanti. Non sapeva i motivi per cui il Nara sospettava una connessione tra i Kijin ed il Villaggio del Fulmine, che era ad una distanza considerevole dal punto di arrivo degli invasori. Certo, questo sarebbe stato il primo pensiero di tutti e che, quindi, nel caso, sarebbe servito a scagionare chiunque vi fosse dietro, se veramente un ninja di Kumo. Per quella vicenda, però, Jeral aveva soltanto un moderato interesse. In fondo, aveva già lasciato un segno considerevole in quelle terre quando aveva liberato il Demone a Quattro Code nel deserto dell'Anauroch. Chissà come si stava divertendo in quel periodo lo scimmione dal pelo vermiglio.

    Un altro passo in avanti, ma il Nara continuò a parlare. La sua fame di vita era evidente. Iniziò a parlare della Foglia, il suo villaggio natio. A quanto pareva, concluse Jeral osservandolo senza una parola, per quel ninja non c'era nulla di più importante della sopravvivenza. Una mentalità con cui poteva dirsi d'accordo, dalla prospettiva di un mortale. Dopotutto, una volta raggiunto il nero che egli non avrebbe mai assaggiato, nulla avrebbe potuto più potuto aiutare chiunque. O forse sì? Un campanello lontano risuonò dalla nebbia di ricordi ai lati della sua coscienza, trasmettendogli un'esperienza passata. Edo Tensei. I morti potevano, in un modo o nell'altro, tornare a calcare la terra. Il Flagello allontanò l'immagine con un sorriso. Non avrebbe mai avuto bisogno di servirsi di un'arte simile, nè - immaginava - tale arte sarebbe mai venuta in contatto con il piccolo Nara che aveva davanti.

    Um terzo passo in avanti, e il biondino gli parlò di un'esperienza che il Flagello aveva vissuto in prima persona, anche se all'insaputa dei più: l'assalto della Foglia da parte della branca ribelle di Hayate e il coinvolgimento, in tale atto, del Demone a Cinque Code. Purtroppo, in quell'occasione, l'intervento del Quarto Re gli aveva impedito di arrivare in tempo per liberare il Demone e godersi la distruzione nel centro del villaggio, e così quei due idioti che aveva visto dall'alto - quel Raizen e un altro Uchiha - erano riusciti a impedire che le cose divenissero divertenti. In più, complice un Hokage assente, secondo il Nara i due avrebbero presto sfruttato l'ondata di popolarità che tale piccolezza aveva causato per consolidare il loro status.

    « Ridicolo. », commentò il Flagello, con voce incolore.

    Scattò in avanti a destra e poi a sinistra, con l'intenzione di disorientare il biondino ed impedirgli di seguire i suoi movimenti. Un terzo scatto, persino più rapido degli altri, lo portò esattamente dietro la schiena del Nara [VEL:Viola+3]. Da lì, la mancina di Jeral tentò di artigliare con forza il braccio sinistro - l'unico ancora servibile - della sua preda, portandolo dietro la sua schiena in una mossa di sottomissione. Allo stesso tempo, un colpo di ginocchio ad entrambe le ginocchia dell'altro lo avrebbe, con tutta probabilità, portato sulle sue ginocchia, rendendolo quindi incapace di muoversi e di reagire a causa della presa di sottomissione al braccio sinistro.



    « Da oggi, il tuo orgoglio mi appartiene. », sancì.

    Sollevò la mano destra, che improvvisamente impugnava un lungo coltello, calò sulla fronte del Nara. La punta del pugnale incise la carne con precisione, penetrando nella carne senza delicatezza per alcuni centimetri. Poi, senza dare ascolto a gridi o suppliche, Jeral mosse la mano con deliberata lentezza, infrangendo l'integrità della cute e creando un solco sanguinolento nelle fattezze del biondino. Per qualche motivo, gli sembrava di avere già compiuto quel gesto, anche se non ne aveva memoria. La sua mano si mosse senza esitazione, muovendosi come se avesse conosciuto il disegno finale da sempre.

    In due sanguinosi minuti, l'opera era compiuta. Lavato dalla pioggia corrente, nel bel mezzo della fronte del Nara si trovava uno sfregio che non lo avrebbe mai abbandonato. Il simbolo della sottomissione per eccellenza, come quell'incontro aveva testimoniato.

    Il marchio era su di lui.



    Ua volta terminato, rilasciò la presa di sottomissione al braccio, restituendogli per il momento la libertà.

    « Ora sparisci. La prossima volta che rivedrò quel marchio farai bene a potermi offrire qualcosa di più, perché non ce ne sarà un secondo. »

    OFF GAME

    Naturalmente le mie azioni offensive sono ipotetiche e sei libero di reagire, interrompendole con le tue, come e quando preferisci :zxc:

     
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11 replies since 5/7/2015, 13:45   259 views
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