Crocevia al Confine

Taki - Confine Sud-Occidentale

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. lNearl
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Giocatori
    Posts
    1,620
    Reputation
    +73

    Status
    Offline
    Difficilmente avrei mai immaginato il verso preso dal mio destino. Mentre parlavo vidi la figura incappucciata avvicinarsi a me. Il primo passò bastò a farmi tornare alla mente i ricordi felici della mia infanzia, era evidente che il ridursi della distanza non portava nulla di buono. Il secondo passo in avanti di Jeral mi fece correre un lungo brivido lungo la schiena. D'istinto portai la mancina lungo il fianco, come se in qualche modo avrebbe potuto aiutarmi nel difendermi. Era strano e quasi ridicolo come i gesti incondizionati del corpo a poco possano servire in situazioni di disparità tale come questa. Quando fu lui a pronunciar parola fu come una sentenza di morte. Le mie parole si bloccarono in attesa di chissà quale rapido movimento inevitabile. Non ebbi nemmeno il tempo di pensare a chissà a niente che lui cominciò a zigzagare davanti a me, per poi comparire alle mie spalle.
    D'istinto provai a muovermi, ma non ebbi l'effettivo tempo di accorgermi della presa al braccio che la sua ginocchiata mi aveva già colpito. Per la mia intera esistenza mi ero mosso pensando sempre e solo di cavarmela con il cervello, ma in situazioni di questo genere era evidente come tutto ciò non sarebbe potuto servire a nulla.
    Mi ritrovai a terra, con le ginocchia nel terreno bagnato e la fronte rivolta al cielo. Il cappuccio aveva lasciato il mio viso indifeso dalla pioggia da tempo, ed in questa posizione le gocce d'acqua mi colpivano gli occhi come proiettili. Nonostante ciò osservai con gli occhi sbarrati il coltello impugnato da Jeral mentre si alzava al cielo.
    Paradossalmente dalla mia posizione il coltello arrivò a stagliarsi contro la luna nel punto di massima altezza, dove stazionò qualche istante. Un'immagine di per sè divertente, sarebbe stato un logo da ricordare. Il mio cuore si fermò per un'attimo quando vidi il coltello scattare nuovamente verso la mia fronte.


    Addio mondo crudele.

    Pensai in quei pochi istanti. Ma la lama non si conficcò nel mio cranio, incredibilmente si accontentò di penetrare nella pelle della mia fronte per qualche millimetro. Terribile fu invece la durata di questa dannata tortura. Tutto avrei potuto immaginare, anzi, dopo le terribili modalità di morte narrate dalla figura incappucciata poco prima mai avrei pensato di ritrovarmi ad essere usato come una tela. Ed invece sembrava che stesse componendo chissà quale dannato simbolo o disegno. Per me che ero di Konoha le sue parole riguardo l'orgoglio avrebbero dovuto darmi un indizio e portarmi sulla strada giusta. Ma il dolore era comunque molto forte, ed in questo momento non mi sembrava il caso di ripercorrere le strade delle diverse casate per individuare in quale disegno si stesse cimentando.
    Riuscì a non urlare, ma per quanto potessi sforzarmi non riuscì a non cercare di divincolarmi e non riuscì nemmeno a trattenere diversi gemiti di dolore. Continuai ad osservare questa scena paradossale per i due lunghissimi minuti in cui ebbe esecuzione il disegno, non discostando mai lo sguardo da quello scintillante della figura che mi ritrovavo davanti. Siccome lo osservavo dal basso al momento riuscivo ad intravedere meglio i suoi tratti del viso, ma più che altro riuscivo a vedere meglio i suoi occhi. Guardai attentamente quegli occhi finchè i primi rigoli di sangue che provenivano dall'incisione della fronte non mi finirono negli occhi, costringendomi a chiuderli, subendo quello sfregio in una sorta di buio. La fronte pulsava, ed alla fine dell'opera sentivo parecchio sangue scorrermi sul viso. Appena la presa ebbe fine crollai per un attimo a terra, reggendomi solo sul braccio sano, mentre il destro rimaneva quasi inerte penzoloni. Il sangue gocciolava direttamente per terra, ed ebbi nuovamente modo di aprire gli occhi.
    Da quella posizione non potevo osservare altro che le scarpe ed un tratto delle caviglie del bastardo che mi aveva sfregiato.
    Udì le parole con cui concluse l'incontro, dandomi la possibilità di allontanarmi.
    Non ero in grado di particolari pensieri al momento. Non sapevo cosa fosse stato inciso sulla mia fronte, ma indubbiamente si trattava di una sorta di strupro psicologico non da poco. Al momento l'idea di viaggiare verso Kumo in solitaria sembrava molto meno arguta ed azzeccata di quando ero uscito di casa pochi giorni prima.
    Mi alzai dolorante e goffamente, d'altronde la ferita alla testa e la contestuale perdita di sangue mi provocava sia un forte senso di nausea che un giramento di testa difficile da gestire. Il battito cardiaco era molto alto, e sicuramente l'adrenalina si stava velocemente diffondendo in tutto il corpo. Tra qualche decina di minuti il dolore sarebbe aumentato parecchio, ma ciò non era rilevante, ciò che contava era trovare un riparo, ora che la figura incappucciata mi aveva dato la possibilità di fuggire.
    Non dissi nemmeno una parola, appena sentì di nuovo il terreno sotto i piedi alzai per l'ultima volta il viso sporco e grondante di sangue per guardare colui che si era portato via un pezzo della mia fronte, poi, senza esitazione ripresi la strada che stavo percorrendo, scattai veloce in avanti, nei limiti che il mio corpo e mia situazione mentale attuale permettevano.
    Mi lasciai alle spalle l'incappucciato, sperando non cambiasse idea. Trovarmi sarebbe stato sin troppo facile, la mia fronte perdeva sangue lasciando una facile traccia da seguire.
    Per i primi dieci minuti corsi senza pensieri, il più veloce possibile, quasi senza guardarmi attorno. Poi il mio corpo cedette e mi dovetti fermare. I battiti erano ancora altissimi, sia per la paura che per lo sforzo ed il dolore. Appoggiato con il braccio sinistro ad un albero vomitai tutto il contenuto del mio corpo, ed i conati continuarono anche una volta vuoto, quelli erano generalmente i più dolorosi.


    Che giornata di merda. Devo trovare asilo..

    Nella strada che avevo percorso non avevo incontrato baracche ne altro, nessun luogo dove riposare, quindi avrei continuato a cercare un qualsiasi luogo anche abbandonato in cui potermi stendere e riposare, ma prima di ripartire strappai parte della mia tunica per ricreare una fascia da legare alla fronte. Un po' per fermare il sanguinamento, un po' per evitare di seminare tracce di sangue lungo il percorso. Ero sopravvissuto a questo stronzo, ma niente poteva negare che non ce ne fossero altri. Continuai a tenere il braccio rotto con l'altra mano, cercando di attutire le scosse dovute ai miei movimenti finchè non incappai in una capanna in mezzo agli alberi. Era totalmente buia. Mi avvicinai senza dar tropo di conto alle buone maniere, con un calcione aprì la porta, e constatai con grande gioia la totale assenza di altre forme di vita. In compenso c'erano un po' di attrezzi vari e nessun materasso per dormire.


    Sarebbe stato troppo semplice.

    Senza dover rovistare nemmeno molto trovai una sorta di stecca di legno, che legai al braccio rotto per fare una sorta di fasciatura e tenerlo il più dritto possibile. Il braccio faceva un male cane, e mentre lo fasciavo mi ritrovai più di una volta a stringere i denti. La fronte pulsava, ma la benda sembrava aver rallentato il sanguinamento, ed anche se avevo perso parecchio sangue mi sentivo ancora abbastanza cosciente. Li per li non avevo strumenti nè per constatare adeguatamente il danno, nè per medicarmi. Mi stesi per terra con delicatezza, e come toccai terra con la testa mi addormentai. Il giorno dopo avrei avuto il mio da pensare.
     
    .
11 replies since 5/7/2015, 13:45   259 views
  Share  
.