In cerca della serenità

[Giocata Free per Ryoshi Okura]

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    Sta sera ceno fuori, torno un po' più tardi voi andate anche a dormire!

    Con un tono pacato e un sorriso mesto finì di salutarle dalla porta, una mano alzata appena in cenno di saluto prima di chiudere la porta e poi via, per le strade. Sentì appena le voci di risposta senza curarsene troppo.
    Normalmente tendeva a cenare con sua madre e sua sorella gemella, tuttavia quella volta preferiva starsene un po' fuori per conto suo.
    Nell'ultimo periodo aveva avuto parecchio da fare, trovandosi più e più volte davanti a situazioni che l'avevano portata a rivedere alcune cose.
    Alcune aveva già avuto modo di sistemarle, altre invece ci stava ancora pensando.
    In un certo senso quell'uscita in solitaria era proprio per quello, chiarirsi un po' le idee e rilassarsi quanto bastava.
    Non aveva di certo intenzione di andare fino al Quartiere dei Piaceri, non che non l'apprezzasse però era solita andarci con sua madre e i suoi compagni della guardia, quando questi staccavano dal turno di lavoro.
    Probabilmente si sarebbe fermata a uno dei tanti chioschi con sgabello lungo la strada, doveva solo vedere quale la convinceva di più e fiondarsi all'interno sperando non fosse tutto pieno.
    Sospirò chiudendo appena per un attimo gli occhi, per poi alzarli al cielo e guardare com'era il tempo.
    Alcune nuvole di tanto in tanto passavano innanzi alla luna, quasi per indispettirla e nasconderla agli occhi di loro poveri mortali.
    Il vento soffiava flebilmente, mentre per le strade non vi erano troppe persone ma nemmeno troppe poche, considerando che era quasi mezzanotte c'era chi se ne stava andando a casa, per riposarsi e chi invece usciva per divertirsi al Quartiere dei Piaceri.
    Dopotutto capitava che alcuni avessero i turni dalla mattina presto fino al pomeriggio tardo, di conseguenza la cosa più ovvia era dormire un po' e poi uscire sul più tardi per recuperare il tempo perso nella giornata.
    Sua sorella ne sapeva qualcosa, considerando che prima di aiutare in negozio assisteva come poteva all'ospedale, le era capitato più e più volte di vederla uscire di casa all'alba per tornare quando ormai era quasi l'alba.
    In effetti non riusciva a capirla, non sapeva come riuscisse a reggere certi orari e soprattutto a contatto con così tante persone, per lei era già stato un problema agli inizi dell'Accademia collaborare con gli altri studenti. Certo aveva imparato col tempo, però finchè poteva preferiva avere attorno poche persone, massimo due o tre ma non un'intera classe.
    Riportò lo sguardo in basso, sistemandosi appena meglio la veste nera che le scendeva fin sopra il ginocchio e le bende sugli avambracci.
    Tornando a guardare la strada, si passò distrattamente una mano sui capelli portando l'unica ciocca cinerea in mezzo a quel mare nero pece, dietro l'orecchio.
    Quello era un'altra delle cose che da un po' di tempo ormai la impensieriva, la sua famiglia... O meglio quella che credeva fosse la sua famiglia.
    Prima era troppo piccola, non ci aveva mai fatto caso a queste cose e non le era mai interessato perderci tempo appresso.
    Però ora che era passato un po' di tempo, iniziava ad avere qualche dubbio.
    Era certa che lei e Yushino fossero gemelle, dopotutto erano due gocce d'acqua e anche lei aveva quel dettaglio tra i capelli, tuttavia la loro madre... Non aveva nulla del genere, possibile che fosse di un parente antecedente a lei e fosse giunto fino a loro?
    Si morse il labbro inferiore in preda a questi pensieri, come per sfogarsi leggermente.
    Mentre navigava nell'oceano violaceo che era la sua mente, ecco che una delle tante insegne le saltò all'occhio.
    Era un localetto come tanti altri all'apparenza, i drappeggi a fare da porta mentre dall'interno si sentiva provenire un vociare, sbattere di bacchette e via discorrendo.
    Per un qualche motivo con la sua insegna deforme e color arancio, riuscì a convincerla facendole decidere che quello poteva andare bene.
    Abbandonò momentamente così i suoi pensieri, abbassandosi appena e scostando i drappi mentre entrava, notando una volta dentro che il locale era molto più grande di quanto sembrava.
    Una fila di sgabelli era posta innanzi al banco principale, mentre altri erano messi a due a due accanto a dei tavolini.
    Storse leggermente il naso con disappunto come notò che i posti erano praticamente tutti occupati, giusto un tavolino con due sedie era rimasto libero vicino all'entrata.
    Visibilmente rassegnata si fece notare appena da uno dei responsabili, per poi sedersi e prendere in mano il cartellino per vedere cosa offrivano.
    Normalmente non lo faceva, tuttavia in quel giorno aveva deciso che avrebbe affogato i suoi pensieri nel cibo e negli alcolici, magari senza esagerare su quest'ultimi considerando che era da sola e non c'era sua sorella a riportarla a casa nè tanto meno i compagni di sua madre, si sarebbe dovuta limitare parecchio.
    L'unico posto libero ormai, era quello rimasto davanti a lei al suo stesso tavolino.
     
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    Messa in opera

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    L'addestramento a villa Mikawa era particolarmente impegnativo e sul mio corpo se ne potevano vedere alcuni segni. I lividi del combattimento con Matsumono erano acqua passata fortunatamente, ed anche il dolore per alcune contusioni non lo sentivo più. Ben più evidenti erano il taglio sotto la spalla lasciatomi da uno dei corvi dal becco rosso, e soprattutto i segni della tortura di Eiatsu. L'unghia strappata saltava subito all'occhio nella mia mano, anche perché non avevo sistemato nessun genere di benda o protezione alcuna. C'era la possibilità che ne venisse fuori una grave infezione, ma per il momento non ci badavo. Questa mattina avevo appreso alcune arti allenandomi con Yachiru. Quella bimba carina mi aveva insegnato l'importanza del riconoscere i rumori e mi stava insegnando ad aguzzare la vista per notare dettagli di poco conto. Nel pomeriggio avevamo sperimentato la cosa nella natura, andando a distinguere i diversi versi degli animali e imparando a notare tracce ed orme sul terreno. Indubbiamente la natura si rivelava un ottimo campo d'addestramento per questo genere d'attività, ma io avevo bisogno di sviluppare le mie capacità anche in campi del tutto diversi. La spia che sarei diventato avrebbe dovuto essere abile a confondersi in mezzo alla gente e avrebbe dovuto imparare abilmente ad essere invisibile. Per migliorare avevo bisogno di allenarmi ancora. Finì l'allenamento con Yachiro presto, e decisi di recarmi a visitare il centro del villaggio di Oto per una sera. Il banchetto offerto da villa Mikawa era ricco di ogni bene e qualità, ma quella sera avrei cercato una locanda in cui mettermi alla prova.
    Solitamente indossavo una tunica tinta cremisi, che si sposava perfettamente con il colore dei miei capelli mettendo inoltre in risalto i miei occhi verdi. Indubbiamente non sarebbe stato un'abbigliamento consono ai miei obbietti, optai invece per una tunica nera, il più indifferente possibile e priva di qualsiasi lustro particolare. Uscì nella sera tarda del villaggio, percorrendo quel lungo sentiero che portava dall'ingresso della villa fino al cancello esterno. L'ultima volta che l'avevo percorso ero mano nella mano con la mia mamma, senza sapere che pochi minuti dopo mi sarei trovato cavalcioni sul suo corpo inerme a sferrare la sessantesima coltellata. Speravo in un finale meno drammatico questa sera. Avevo bisogno di essere invisibile, ed un omicidio di quel genere non lo sarebbe stato.
    Percorsi i vicoli di Oto guardandomi ben attorno, cercando di prendere dimestichezza con le scarpe per fare in modo che i passi non si sentissero, e cercando di memorizzare ogni dettaglio lungo il cammino. Dopo qualche minuto trovai ciò che cercavo, una locanda dall'insegna arancione dalla quale provenivano schiamazzi e rumori vari. Indubbiamente era il miglior posto in cui mettermi alla prova. Più persone c'erano più sarebbe stato difficile non farsi notare e difficile captare tra tutte quelle informazioni quelle necessarie.
    Mi strinsi nella tunica e varcai la porta. Quello era uno dei momenti più delicati della missione : la scelta della posizione in cui mettersi. La quasi totalità dei tavoli erano occupato, salvo un tavolino con due sedie, di cui solamente una occupata da una ragazza. Dovevo immediatamente sedermi, altrimenti la mia presenza fermo in piedi avrebbe destato sospetti. Dovevo sempre tenere a mente come oto non fosse un luogo per bambini, e nonostante cercassi di dimostrare più anni di quanti ne avessi ad uno sguardo attento non avrei potuto nascondere la mia fanciullezza. Senza grosse esitazioni presi la sedia libera davanti alla ragazza per spostarla leggermente all'indietro, e mi sedetti con un gesto naturale. Se anche qualcuno mi avesse notato entrando mi avrebbe visto subito accomodarmi, e non avrebbe fatto assolutamente caso al mio gesto. Quanto alla ragazza, se era da sola adesso potevo sperare non stesse attendendo nessuno, altrimenti si sarebbe fatta venire a prendere a casa : meglio non girare per queste strade da soli.


    Pare sia tutto pieno... Piacere, Yokan

    Salutai la ragazza abbozzando un sorriso bambinesco. L'essere un bimbo di 10 anni aveva i suoi vantaggi, ed in questo caso difficilmente la giovane avrebbe potuto pensarmi un pericolo. Aveva i capelli neri, salvo per una piccola ciocca grigia, e gli occhi verdi. Il mio arrivo poteva essere un po' forzato per la ragazza, ma speravo non avrebbe provocato movimenti particolari.
    La missione era iniziata, presi il menu comportandomi da persona qualunque e decidendo un'ordinazione. Nel frattempo avrei dovuto iniziare a guardarmi attorno per allenare le mie capacità da futura spia.
     
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    Imbronciata aveva iniziato a fissare da un po' di tempo il menù, visibilmente infastidita.
    Da quando il suo intuito faceva così schifo? Veramente, se questi erano i risultati la prossima volta avrebbe fatto l'opposto, assolutamente.
    Non ci stava nemmeno una cavolo di cosa che lei avesse mai mangiato!
    I polpastrelli delle dita ormai stavano sbiancando per quanto erano premuti forte contro la superficie del cartellino, stava per mettersi a piangere dalla disperazione, veramente.
    Scorrendo però ecco che le saltò una cosa all'occhio in grado di tirarle su il morale... Alcolici! E non sembravano nemmeno niente male!
    Già se li stava gustando mentalmente, mettendo da parte così finalmente i pensieri negativi che fino a poco fa le affliggevano la mente quando ecco che si palesò innanzi a lei un figuro inaspettato.
    Si accigliò guardandolo appena, mentre questo la salutava presentandosi e sedendosi innanzi a lei.
    Era decisamente giovane, molto di più della media tanto che non gli avrebbe dato più di dodici anni, e i suoi capelli erano di un rosso vermiglio, mentre gli occhi verdi esattamente come i suoi.
    In effetti non aveva tutti i torti, era veramente tutto pieno per tanto non poteva e non disse nulla a riguardo.
    Chiuse giusto per un attimo gli occhi, sorridendo con aria mesta.

    A quanto pare la vita oggi vuole che io abbia qualcuno vicino.

    Disse con tono divertito, visibilmente scherzando.
    Non era infastidita e si poteva vedere, semplicemente aveva trovato buffa quella situazione, se ripensava che era uscita di casa proprio per stare un po' sulle sue.
    Nemmeno un istante dopo gli riaprì, piegando leggermente il volto di lato e presentandosi con fare cortese.
    Quegli alcolici segnati sul menù le avevano davvero migliorato l'umore.

    Piacere mio Yokan, io sono Nakora.


    Affermò in tutta tranquillità e con tono convinto, per poi tornare a guardare il cartellino con le pietanze che offrivano in quel locale.
    Molto probabilmente si sarebbe presa qualcosa con un bel po' di carne, dopotutto aveva fame e in questi casi tutto va bene pur di avere lo stomaco pieno.
    C'erano anche delle polpette di polpo... Sì, sarebbe stato un buon miscuglio carne e pesce insieme, poteva andare.
    A quel punto sollevò nuovamente lo sguardo su Yokan, prendendo parola.
    Tanto valeva che ordinassero insieme, non le piaceva l'idea di mangiare separati pur stando allo stesso tavolo.
    Sarebbe stata una forzatura bella e buona, con tanto di ipocrisia.

    Allora te hai deciso cosa prendere?

    Affermò facendo un cenno col mento al menù che aveva in mano.
    Se non altro quando era entrata aveva notato che la maggior parte delle persone erano già a metà pasto, questo significava una cosa sola, ovvero: avrebbero terminato di li a poco, svuotando così gradualmente il locale.
    Questa era una cosa che la rendeva alquanto felice, voleva dire meno chiasso ergo meno persone attorno a loro.
    Pensandoci forse il suo intuito a questo punto aveva mirato non tanto sul cibo, bensì sulle bevande li presenti. Le era capitato di adocchiare qualche boccetta ad altri tavoli, e sebbene avesse la sua personale non voleva sprecarla in quel momento.
    Si trattava della sua scorta di emergenza, sarebbe stato stupido bere da li solo per risparmiare, tanto valeva spendere qualche soldo in più e bersi qualcosa di buono se non di nuovo.
    Giusto per un attimo posò il gomito sul tavolo, aprendo il palmo della mano e andando a posare il mento su di esso.
    Una rapida occhiata attorno a loro, per poi tornare sul ragazzino.
    Adesso che ci pensava non l'aveva mai visto in giro, e di sicuro ci avrebbe fatto caso visto il colore particolare dei suoi capelli.

    Dimmi un po' Yokan, te che fai qui? Frequenti l'accademia o cosa? Non so, tipo aiutare in negozi e simili.

    Nel mentre notò con la coda dell'occhio che uno del personale si stava avvicinando, probabilmente per prendere gli ordini.

     
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    Il mio vero nome era Ryoshi, ma la ragazza non poteva saperlo e si era bellamente bevuta la mia falsa presentazione. Bene, la missione procedeva nel migliore dei modi. Nessuno aveva fatto caso alla mia presenza e la ragazza non sembrava nemmeno troppo infastidita dal fatto che mi fossi seduto davanti a lei.
    Le cose stavano andando nel migliore dei modi possibili avrebbe detto Candide, ma ben sapevo che la parte difficile doveva ancora venire. Sarebbero iniziate le domande della ragazza, che a detta sua si chiamava Nakora, e avrei dovuto cercare di rendere una storia plausibile. Presumibilmente lei era di oto, e di questo avrei dovuto tenerne conto. Se avessi detto di essere uno del posto avrebbe potuto smascherarmi con delle domande specifiche cui non avrei mai saputo rispondere. Dovevo inventare qualcosa di plausibile sul quale fossi preparato.



    Piacere Nakora. Sono un mercante, per la prima volta visito Oto. Sono solamente di passaggio.

    Anche questa volta non c'era un briciolo di verità a riguardo. Rimasi vago, sperando in questo modo di non attirare la sua attenzione, avrei dovuto cercare di sviare il discorso verso altre direzioni. Doveva essere lei a parlare e non viceversa. Odiavo parlare, ma delle volte riempire l'aria di inutili parole è l'unico modo per non essere visti.
    Un ragazzo si avvicinò a noi per chiedere le ordinazioni, dovevo prendere qualcosa da mangiare per forza, altrimenti avrei dato nell'occhio. In realtà non avevo un solo centesimo con il quale poter pagare, ed avrei dovuto trovare una soluzione prima di uscire. Una figuraccia del genere avrebbe impresso il mio volto nella memoria di tutti i presenti.


    Prendo dello stufato, da bere dell'acqua grazie.

    I miei genitori non m'avevano mai portato in un ristorante, e speravo di non aver commesso errori nell'esporre le mie richieste. Chissà che da queste parti non ci fossero strane consuetudini a riguardo. Avrei atteso che anche la ragazza ordinasse, sfruttando quel momento di distrazione per voltarmi, fingendo di sistemare la veste. Dietro di me c'era solo la porta d'ingresso, nessuno sarebbe passato da li senza farsi notare, ed i pochi che fossero passati di li sarebbero dovuti uscire sconsolati visto il pienone. Gli altri tavoli erano già serviti, prima o dopo qualcuno avrebbe richiesto il conto prima di uscire.


    Quello sarà il momento.

    Dovevo essere pronto, ogni volta che il cameriere si sarebbe avvicinato al blocco delle ricevute avrei aguzzato gli occhi e seguito i suoi movimenti. Dovevo sperare che qualcuno lasciasse una piccola mancia e appropriarmene per poter pagare il conto prima di uscire dal locale.
    Nel mentre potevo cercare di udire le conversazioni dei presenti. Alcuni parlavano del loro lavoro, altri delle precarie condizioni di salute di qualche familiare, ed altri ancora si lamentavano della sporcizia delle strade. Per il momento non c'era nulla che potesse tornarmi utile. Aspettai che il ragazzo se ne andasse e presi parola.


    Passeggiando lungo le strade del villaggio ho visto diverse ville di grandi dimensioni sulla strada verso ovest. Alcune sembrano abbandonate, è un peccato.

    Di per se poteva essere una conversazione qualsiasi, in effetti oto in alcuni punti non sembrava una città molto accogliente. Dall'altro villa Mikawa era una di quelle ville, e volevo sapere se circolassero strane voci a riguardo tra gli abitanti del posto.
     
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  5. Nevi
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    Sinceramente quella che fu la risposta del giovane la lasciò incerta, difatti fu possibile notare come un sopracciglio venne inarcato spontaneamente.
    Mercante? A quell'età?
    Non le tornava, decisamente no.
    Non che sapesse l'età effettiva del ragazzino, tuttavia quella apparente risultava estremamente bassa, quanto meno per un lavoro del genere.
    Suo padre era un mercante, e per quanto fosse stato poco il tempo che avevano passato insieme, aveva conosciuto seppur parzialmente quel mondo e mercanti così giovani non ne aveva mai visti.
    Inoltre dopo la vicenda col suo compagno mentre erano con Deveraux, aveva imparato a non dare tutto per scontato. Già una volta le era stato detto un nome falso, e lei sia perché non le interessava troppo sia perché era anche lui di Oto, si era fidata senza pensarci due volte.
    Non che le bruciasse il fatto di essere stata ingannata, d'altra parte anche lei non si era impegnata chissà quanto per impedirlo.
    Bensì le dava ai nervi sicché la vedeva come una mancanza di rispetto, oltre che un gesto senza senso quando di li a poco dovrai collaborare con la persona alla quale hai appena mentito.
    Nonostante questi pensieri, evito' di sembrare troppo sospettosa all'altro, senza compiere così altri gesti oltre il primo citato precedentemente.
    Come arrivò il cameriere, si voltò verso di lui prendendo parola per comunicare l'ordine.

    << Io qualche polpetta di polpo e un pò di riso con salsa, grazie. Ah ovviamente anche dell'acqua grazie. >>

    Sorrise all'uomo come terminò di parlare, per poi riportare lo sguardo sul suo interlocutore attendendo se avesse altro da aggiungere ma così non fu.
    Il locale era più lungo che largo, all'interno vi erano lanterne sparse in giro a fare da luce mentre il pavimento era il classico fatto di legno liscio.
    Le pareti erano di un bianco neve così come il soffitto, mentre alcuni motivetti orientali di colore nero, lo decoravano in tutta la sua lunghezza.
    Era molto semplice in questo senso l'ambiente, per quanto elegante e funzionale allo stesso tempo.
    Giusto il corridoio tra i tavolini e gli sgabelli, risultava un pò troppo stretto in serate come quella, quando il locale era pieno.
    Comunque sia finalmente quando furono di nuovo loro due soli, ecco che lei prese parola per portare ulteriormente avanti il discorso.
    Il suo interesse non era per la questione delle ville, affatto, era molto più curiosa riguardo quello che era il suo lavoro.
    Per tanto decise di partire da quello, dimostrandosi sorpresa alle prime parole.

    << Un mercante? Veramente? Così giovane? Posso sapere quanti anni hai? Scusa se te lo chiedo così a bruciapelo però a prima vista... Non te ne davo di più di dodici circa! >>

    Ammise annuendo convinta, il busto piegato leggermente un pò più in avanti come per potersi avvicinare e guardarlo meglio.
    In realtà aveva ancora qualche altra domanda in proposito, tuttavia non voleva fargliene una di fila all'altra senza lasciarlo respirare, si sarebbe potuto sentire oppresso e di certo non era quello che voleva.
    Per tanto cambiò anche un pò discorso, rispondendo per quello che poteva all'affermazione sulle ville in zona.
    Lei non ci aveva mai fatto caso più di tanto sinceramente, questo perché non le era mai interessato minimamente l'argomento, inoltre fintanto che avesse avuto un giaciglio su cui dormire e qualcosa con cui riempirsi lo stomaco, beh, sarebbe stata soddisfatta.
    Lentamente lasciò scivolare lo sguardo sui presenti, mentre un pò alla volta le parole uscivano fuori dalle sue labbra.

    << Guarda sinceramente non ci ho mai fatto caso più di tanto, devi sapere che non sono il tipo di persona che guarda certe cose. Probabilmente è anche dovuto al fatto che queste Ville, non sono state in grado di incuriosirmi. Ammetto che è abbastanza difficile, attirare la mia attenzione. Però si', molte sono abbandonate anche se non so il perché, vallo a sapere. >>

    Sull'ultima affermazione fece spallucce, sbuffando appena.
    Purtroppo era vero, molto raramente le persone o gli oggetti erano in grado di destare il suo interesse, per quanto si dimostrasse sempre pronta a parlare con chiunque.
    Non che questo significasse che ne aveva voglia o simili, tuttavia come dire... Certe volte, molte, bisogna essere capaci di adattarsi e fare anche le cose contro voglia se si vuole raggiungere i propri obiettivi.
    Senza sacrifici non si arriva da nessuna parte.

    << Hai detto che sei di passaggio, da dove vieni? >>
     
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    La ragazza difficilmente sarebbe stata un'esperta di cinesica, ma non mi andava di correre il rischio di incappare in qualche passo falso. Le sue domande dirette mi lasciavano pensare che non mi avesse creduto. Dovevo rimediare e cercare di essere più calzante. Spostai gli occhi intorno a noi, al tavolo affianco a noi, distante solamente un paio di metri i commensali stavano cercando da qualche minuto di farsi notare dal cameriere. Sul loro tavolo c'erano già diversi piatti vuoti, e la possibilità che volessero finalmente chiedere il conto era tangibile, avrei dovuto tenerli d'occhio.


    Mio papà è un mercante, sono in questo villaggio con loro, per dei loro motivi di lavoro. Io non lo pratico ancora, sono piccolo, ho solo dieci anni.

    Quella che dissi era la pura verità. Ero arrivato solamente cinque giorni prima ad oto con i miei genitori, e proprio per motivi di lavoro. Anche l'età rivelata era esatta, mentire a riguardo sarebbe stato terribilmente stupido. Dovevo trovare qualche rimedio per poter modificare il mio aspetto. Essere un bambino spesso comporta delle difficoltà, per poter essere una spia più efficiente devo potermi infiltrare senza attirare sguardi perplessi.


    Chissene frega delle ville... Ahah.

    Lascia cadere l'argomento con piacere, la ragazza dimostrava la totale apatia a riguardo e sembrava sincera, probabilmente non aveva a mente l'esistenza di villa mikawa. La ragazza ordinò delle polpette di polipo, scelta di pessimo gusto a mio parere, per poi chiedermi informazioni riguardo la provenienza. Questa domanda era molto più insidiosa delle altre. Mentre sapere che un tizio dal nome falso faceva parte di una famiglia di mercanti non avrebbe comportato alcun rischio dirle la mia provenienza poteva essere di maggior rilievo. D'altra parte, non volevo mentire, dovevo imparare a gestire eventuali interrogatori senza mentire, trovando eventuali falle nelle domande della controparte.


    Veniamo dal paese del vento, giriamo in lungo e in largo molte terre. Il viaggio fino al paese delle risaie è stato veramente lungo e faticoso. Tu invece di cosa ti occupi ?

    La coppia affianco a noi riuscì finalmente a parlare con il cameriere, e come preventivato chiese di poter pagare al tavolo. Vidi il giovane andare verso la cassa e fare i conti in base alle loro consumazioni. Dovevo tenermi pronto.
     
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  7. Nevi
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    Il figlio di un mercante dunque eh? Ora la cosa aveva decisamente più senso, dopotutto lei per prima si ritrovava ad avere una storia assai simile, quanto meno in quello che sembrava essere l'inizio.
    Tuttavia a differenza di Yokan, loro non si erano mai dovuti spostare anche per via del lavoro di sua madre. In quanto guardia delle mura doveva rimanere fissa ad Oto, e sinceramente non le dispiaceva la cosa.
    Quel discorso stava iniziando a prenderla oltre che incuriosirla, non era raro che i mercanti si conoscessero tra di loro anzi era una cosa abbastanza comune, per tanto era tentata di chiedere riguardo suo padre.
    Se era come diceva il giovane, ovvero, che giravano da un villaggio all'altro non era una possibilità così remota che lo avessero incontrato, inoltre le ultime parole del ragazzino non fecero altro che incentivare questa sua curiosità.
    Probabilmente sua sorella gemella, Yushino, l'avrebbe rimproverata per le domande che le stavano ronzando in testa.
    Era vero che entrambe volevano scoprire qualcosa di più su quella che era la loro famiglia, visti alcuni punti oscuri che avevano scoperto da poco, tuttavia il loro padre non rientrava in questo.
    Da tempo avevano imparato a considerarlo bello che morto, sparito dal mondo come non fosse mai esistito.
    Tuttavia come potevi uccidere la curiosità, quando ti trovavi in una situazione del genere?
    Non che dovesse credere a tutto quello che l'altro le stava dicendo, era sempre meglio concedere il beneficio del dubbio soprattutto a chi avevi appena incontrato, però fare qualche domanda in più di certo non poteva guastare.
    Certo che proprio non capiva, perchè se n'era andato?
    Da quello che ricordava avevano sempre vissuto felici e senza troppi pensieri, i soldi che portavano a casa bastavano, anzi, avanzavano anche!
    Quindi perchè? Questo non faceva altro che riportarla a quanto aveva scoperto Yushino un giorno fa, se aveva deciso di andarsene senza un motivo apparente possibile che in realtà... Il motivo ci fosse eccome? Solo che loro ne erano ignare?
    Quei pensieri parvero quasi annoiarla ad un certo punto, tant'è che sbadigliò buttandosi indietro sullo sgabello e portando una mano sotto quest'ultimo, così da reggersi, portò l'altra fino alla bocca per coprirsi.
    Subito dopo leggermente accigliata, oltre che assonnata, tornò a guardare in viso Yokan.
    Il paese del vento eh?
    Non si ricordava esattamente quanto fosse distante rispetto a Oto, poco importava, non credeva ci sarebbe mai andata o se non altro, fino ad ora non aveva ragioni che la spingessero ad andare fin li.
    Inoltre sai che c'era da vedere, una scatola di sabbia formato gigante... Bah, a questo punto era meglio Kiri, se non altro li c'era il fenomeno della nebbia e l'acqua.

    Capisco, e di che generi di beni vi occupate?

    Domandò senza un'eccessiva apparente curiosità.
    Le palpebre leggermente abbassate.
    Era una domanda spinta sia dalla curiosità che dal tornaconto personale, dopotutto se avesse visto che c'era realmente la possibilità che sapesse qualcosa riguardo amici, conoscenti o simili di suo padre e di cui si ricordava anche lei... Beh, avrebbe potuto chiedere quello che le interessava realmente.
    In caso contrario, pazienza, non era certo un dramma.
    Comunque sia Yokan aveva espresso il proprio interesse per sapere quello che faceva lei, una domanda alla quale rispose senza troppi problemi.
    Voltò giusto un attimo lo sguardo in direzione delle cucine, così da vedere se i loro piatti stavano uscendo tuttavia sembrava proprio di no.
    Con una smorfia di disappunto - arricciò leggermente il naso - si voltò nuovamente verso, Yokan, prendendo parola con fare molto pacato e tranquillo.

    Oh nulla di particolare. Sono una studente dell'Accademia di qui, si può dire che sia la prassi. La mentalità delle persone che vivono in questo Villaggio è abbastanza, come dire... Adatta per quello che è il lavoro di un Ninja, se sei qui da un po' te ne sarai sicuramente accorto.

    Questa era una delle verità assolute di Oto.
    A differenza di tutti gli altri villaggi, le persone che vivevano li erano per la maggior parte sempre pronte a buttarsi nella mischia. Questo probabilmente era dovuto al fatto che comunque era un villaggio giovane, per così dire, e i suoi abitanti iniziali non erano esattamente persone perbene.
    Dopotutto la storia parlava da sè, tuttavia era anche innegabile che grazie a questo e per quanto piccolo, Oto, vantava una forza non indifferente rispetto Kiri, Suna e via discorrendo. Riusciva a farsi rispettare per così dire.
    Forse grazie a questo riusciva ad aprezzare il suo luogo natio o almeno, quello che doveva esserlo in teoria. Ormai non ci capiva più nulla.
    In ogni caso, sì era proprio per via del fatto che le persone pensavano molto di più ad agire che a parlare - sia in senso buono che non - che le piaceva come posto. Gli Otesi che si perdevano in chiacchiere quando non ve n'era bisogno, erano veramente molti, molti pochi.
     
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    La ragazza sembro convinta dalle mie parole, anzi in un certo senso non nascondeva un certo interesse. Non potevo sapere cosa stesse pensando, ma era probabile che le mie parole avessero scosso le parole giuste. Continuai ad osservare il tavolo affianco a noi. Il cameriere aveva portato il conto ed il maschio della coppia stava rovistando dentro le tasche alla ricerca del portafogli. Ero in un certo senso distratto, il ragazzo ci metteva molto ed io ero in una posizione scomodo. Avevo necessità di controllarlo, ma allo stesso tempo non potevo farmi notare da Nakora, la quale avrebbe potuto aver qualche dubbio se le cose non fossero successivamente andate nel migliore dei modi.


    I miei genitori commerciavano un po' di tutto. A partire da alcuni vestiti fino agli utensili da cucina. Il banco era molto vario, chiunque avrebbe potuto trovare qualcosa di interessante.

    L'uso del passato non era un caso. I miei genitori erano morti e probabilmente anche sotterrati. Non sapevo cosa avesse fatto dei loro corpi Anteras. Non gliel'avevo mai chiesto. L'ultima cosa che avevo visto di loro era stato il sangue, dapprima incrostato nel divano e nei tappeti, poi alzarsi a formare una sfera di sangue volante, che avrebbe poi seguito il Mikawa dentro la sala delle torture. Ebbi un piccolo fremito mentre ricordavo questi avvenimenti. Ne ero molto orgoglioso e fiero, bramavo di poter rivivere momenti simili.


    Si, ammetto che le persone che ho intravisto mi sembrano tutte molto portate per la vita da shinobi, dev'essere interessante in effetti. Chissà che un giorno non faccia anche per me.

    Dire che le persone intraviste erano portate per quella vita era riduttivo. Nell'ultima settimana ero stato addestrato da alcuni dei più validi shinobi dell'intero villaggio probabilmente, ma questo sarebbe rimasto celato nei miei segreti per sempre. Con la coda dell'occhio vidi il ragazzo estrarre finalmente il portafogli dalla tasca. Non esitai nemmeno un secondo, un sottilissimo filo di chakra sarebbe scattato rapidissimo a legare una delle sue banconote per farla immediatamente apparire nella mia mano, pronta per inserirla nella tasca con tutta calma. Tecnica del Furto.
    Il ragazzo non poteva certo accorgersi della tecnica, e nel peggiore dei casi avrebbe pensato ad un furto prima di esser entrato nel locale. Continuai ad osservarne i movimenti con la coda dell'occhio, ma quello aprì semplicemente il suo portafogli, il quale contava numerose banconote e ne prese una per pagare, senza star a contare esattamente la cifra rimanente.
    Tirai un sospiro di sollievo, per quella sera ero salvo, avrei potuto saldare il conto e non avrei avuto problemi di sorta per la sparizione di qualche Ryo.


    Hai già affrontato missioni pericolose ? Sono curioso!

    Tutti i bambini sono curiosi, e quella domanda era la più ovvia che potessi fare davanti ad una ragazza che diceva di frequentare l'accademia.
     
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    Con tutta la calma possibile e immaginabile, ascoltò quanto ebbe da dire Yokan.
    Tuttavia non trovò la risposta poi così soddisfacente, si aspettava qualcosa di più specifico ma sfortunatamente tutto quello che le seppe dire il ragazzino furono cose abbastanza vaghe, oltre che generalizzate.
    Vuoi che fosse perchè non gli interessava realmente così tanto o altro, in ogni caso dubitava sarebbe riuscita a sapere altro in merito.
    Se era vero che era solamente il figlio, era altamente improbabile che a quell'età sapesse le cose a livello gestionale ed economico del loro lavoro.
    Sospirò pesantemente, portandosi una mano alla fronte e puntando lo sguardo sul tavolino di legno.
    Suo padre al tempo commerciava metalli e minerali di vario genere, proprio grazie a questo volendo si sarebbe potuti permettere una vita di gran lunga superiore a quella attuale - che già comunque non era affatto male - però la madre si era decisa di imporre un limite, non voleva che le figlie crescessero viziate e rammollite.
    In questo senso la doveva ringraziare, fosse stata al suo posto probabilmente anche lei avrebbe agito così.
    La seconda parte del discorso le scivolò semplicemente addosso, sentì vagamente Yokan concordare con lei per quanto riguardava l'attitudine come shinobi degli abitanti di Oto e proprio per via del fatto che era distratta, non notò il movimento dell'altro nel rubare i soldi dall'uomo.
    Giusto quando sentì l'ultima domanda rialzò lo sguardo su di lui, sorridendoli con fare mesto.
    Missioni pericolose eh?
    L'unica che si sentiva di chiamare così, era quella avvenuta nemmeno tre giorni fa nel Bosco dei Sussurri. Anzi il termine esatto che aveva sentito, era stato: "missione suicida" visto il suo grado d'esperienza e le sue attuali abilità.
    Prese parola staccandosi dal tavolo, giusto in tempo per vedere il cameriere arrivare con i piatti e posarli innanzi a loro.
    Ringraziò appena con un cenno del capo l'uomo, prima di rivolgersi una volta per tutte a Yokan.

    Dipende da quello che intendi per pericolose, però comunque se intendi missioni dove il rischio di morire è parecchio elevato o simili, no non direi.

    Senza pensarci due volte mentì spudoratamente.
    Probabilmente ci fosse stato un altro ninja al suo posto non avrebbe esitato a dire la verità, raccontando così quanto era avvenuto con Deveraux fuori dal Gate oltre che al Neko.
    Lei però non era quel tipo di persona, non le piaceva vantarsi o mettere in bella mostra quelle che erano le sue avventure o la sua storia, semplicemente faceva il suo dovere e quello che le andava, quando sentiva che era la cosa giusta da fare.
    Dopo quelle poche parole, abbassò lo sguardo sulle pietanze prendendo in mano le bacchette, staccandole e augurando appena a bassissima voce buon appetito nella posa classica, per poi avventarsi sul cibo.
    Aveva decisamente fame, troppa e sicuramente il suo modo di mangiare non si addiceva ad una ragazza, quanto più un ragazzo poco ma sicuro.
    Tuttavia non sembrava curarsene delle occhiate che ogni tanto lanciavano le signore nel locale, proprio non le importava. In quel momento c'erano solamente lei, il cibo e Yokan.
    Tra una polpetta e qualche chicco di riso, si rivolse nuovamente al ragazzino.

    Dimmi un po', durante i vostri viaggi vi è mai capitato di incontrare mercanti che commerciassero cose come minerali e pietre preziose? Nel caso sia così, mi piacerebbe sapere dove. Altrimenti, beh fa nulla.

    Ammise facendo spallucce, lo sguardo assorto appena per un attimo nella sua scodella piena di riso prima di alzarla nuovamente e riprendere a mangiare.
    Era curiosa ma allo stesso tempo non voleva renderlo eccessivamente partecipe a quelle che erano le sue questioni personali, dopotutto l'aveva conosciuto da nemmeno un'ora e di certo non poteva dire di fidarsi.
    Dopotutto era appena un conoscente in quel senso, e chi cavolo è che sano di mente va a raccontare i propri fatti personali al primo di passaggio con cui si ferma a parlare?
    Discuterne in generale così come stava facendo il ragazzino con lei andava bene, però andare a svelare certi particolari non la trovava una mossa saggia.
    Nel caso avesse detto qualcosa in grado di incuriosirla estremamente, allora sì che sarebbe saltata fuori dal suo riparo, tuttavia finchè non aveva la certezza assoluta che Yokan potesse darle un informazione sicura riguardo quel discorso avrebbe preferito evitare.
     
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    Nonostante mi fossi leggermente rilassato dopo aver sistemato la faccenda relativa ai soldi, iniziavo a pensare di esser rimasto fin troppo esposto all'interno di questo locale. Altre coppie in fondo al locale sembravano essere sul punto di andarsene, presto o tardi saremmo rimasti in pochi. Nel trambusto è difficile notare una singola persona, ma se fossimo stati in pochi sarebbe stato molto più semplice notare un semplice bambino tra tanti adulti e ragazzi normali. Inoltre Nakora non sembrava interessata a parlare di sè più del dovuto, anzi. Ripropose un'altra domanda riguardo l'attività commerciale dei miei genitori. La domanda sembrava essere abbastanza inutile, a chi mai sarebbe importato di sapere se avevamo incontrato commercianti di minerali nei nostri viaggi ?
    La domanda trapelava ovviamente qualcosa, l'interesse non poteva essere incondizionato, c'era sotto qualcosa e tutto ciò mi incuriosiva.


    Il miglior modo per scoprirlo è tirar fuori un'esca.

    Non potevo sapere cosa stesse davvero cercando con la sua domanda, e di conseguenza sapere cosa dire in questa situazione non era così facile. Dovevo improvvisare e buttarmi, sperando di avere fortuna.


    Viaggiando ne abbiamo incontrati, diciamo che i commercianti di minerali sono più rari rispetto ai soliti armaioli e contadini. Però è capitato, alcuni nel paese del ferro, altri al confine con la sabbia. Un tizio narrava d'aver trovato un'enorme diamante proprio nell'Anauroch, il deserto di Sunagakure.

    Non potevo certo azzardarmi a parlare di colore dei capelli o degli occhi, rimasi vago parlando in generale, così come lo era stata lei mentre poneva quella domanda. Nel frattempo arrivarono le nostre ordinazioni e finalmente potei iniziare a mangiare con tranquillità. Notai invece che il modo di mangiare della ragazza non si adduceva proprio ad una cara fanciulla. Evidentemente ad Oto la distinzione con il gentil sesso si era affievolita, perlomeno ai livelli inferiori. Matsumono e Yachiro invece non mi erano apparse diverse dalle ragazze e bambine di Suna. Nakora invece aveva un modo di fare particolare, mai visto prima.
    Bisogna ammettere che i miei contatti con il mondo umano sono stati deboli e sporadici, solo da quando sono stato addestrato a villa mikawa ho potuto ricostruire la mia personalità, ma non mi aspettavo una persona così silenziosa. L'unica cosa ad averla appassionata sembra questa storia dei mercanti, nella quale io invece non trovavo nulla di particolare. Per migliorare in quello che sarebbe stato il mio futuro lavoro avrei dovuto imparare ad indagare bene.



    Come mai sei interessata ai commercianti di pietre preziose ? Devi fare una nuova collana ? A me piacciono tanto i braccialetti invece!

    Cercai di approfondire la faccenda puntando sul mio aspetto esteriore da bambino. Non tutti, ma la maggior parte delle persone cede davanti ai gusti ed alle domande dei cuccioli. Ci si sente in debito ed in dovere di interessarli e di raccontargli qualcosa. Inoltre, la mia domanda era lecita considerando l'ambito del discorso, non avrebbe certamente destato sospetti.
    Continuai a guardarmi intorno, mentre quattro persone mi passarono accanto dopo aver pagato il conto, pronte ad uscire dal locale.
    Il tempo stringeva, non mi rimaneva molto, ancora pochi minuti e sarei dovuto uscire prima di risultare troppo evidente e di correre rischi.
     
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    Ascoltò quanto l'altro ebbe da dire con tranquillità, accompagnando quelle parole che arrivavano alle sue orecchie con il cibo che un po' alla volta le riempiva lo stomaco.
    Anche quando ebbe terminato di parlare non disse nulla inizialmente, utilizzando come scusa il fatto che stesse finendo il riso quando in realtà stava un attimo riflettendo.
    Quindi ne avevano incontrati eh?
    Questo si poteva dire un buon punto di partenza, per quanto comunque si trattasse di un indizio molto generale.
    Non aveva specificato che genere di persone erano nè altri dettagli simili, era anche vero che nemmeno lei aveva chiesto così specifiche però in parte ci sperava che l'altro prendesse l'iniziativa.
    Ora stava a lei decidere cosa fare, cosa dire e se dire qualcosa di più riguardo quell'argomento.
    Andare a chiedere cose nel particolare riguardo quelle persone, sicuramente, avrebbe lasciato intendere che stava cercando qualcuno.
    Tuttavia non vedeva come avrebbe potuto fare per continuare il discorso senza darlo a vedere.
    Paese del ferro, sabbia... Anche queste erano informazioni molto generali, sebbene quella per quanto riguardava la zona al confine con Suna la convinceva un po' di più dell'altra, conoscendo il suo Vecchio era molto più probabile che avesse girato li attorno che da qualche altra parte.
    Era così immersa nei suoi pensieri che inizialmente non si accorse di aver finito tutto il riso, solo quando le bacchette toccarono il fondo facendo rumore tornò alla realtà.
    Sorrise soddisfata andando a poggiarla sul tavolo, mentre alzava appena le mani in aria sopra la sua testa, congiunte, stiracchiandosi per poi passarsi una mano sullo stomaco visibilmente soddisfatta.
    Con un gesto rapido della mano scambiò la scodella con quella delle polpette, ve n'erano ancora un paio da finire.
    Prima di iniziare a divorare anche queste però, prese parola così da rispondere a Yokan.
    Forse aveva appena trovato un modo per continuare il discorso, senza però dire tutto quanto quello che le passava per la testa in quel momento.
    Non le piaceva ingannare le persone, però anche lei doveva salvaguardare sè stessa.
    Chissà magari un giorno sarebbe diventata amica di Yokan, e allora avrebbe detto tutto quanto. In quel momento però, non era così.
    Sorrise ripensando alla sua ultima frase sui braccialetti, apparentemente così innocente detta da uno della sua età.

    No Yokan, non è per niente di simile. Diciamo che un amico a me caro che tempo fa viveva qui, un giorno come un altro ha preso ed è scomparso, andandosene. Lui era quel genere di mercante di cui ti ho chiesto, come puoi ben immaginare mi è rimasta la curiosità di sapere il come mai di quel gesto apparentemente senza senso, tutto qui.

    Alla fine poteva dire che in parte aveva detto la verità alla fin fine, aveva giusto sostituito un colore con un altro per così dire.
    Si interruppe per un paio di minuti, infilzando rapidamente con le bacchette prima una polpetta e poi l'altra, così da portarsele alla bocca e divorarle una alla volta in un sol boccone.
    Indubbiamente per una ragazza della sua stazza mangiava parecchio, e nonostante tutto rimaneva abbastanza magra. Indubbiamente il destino aveva voluto farle dono di un metabolismo decisamente rapido, altrimenti a quell'età si sarebbe già ritrovata a rotolare con la quantità di cibo che ingeriva tra pranzo e cena.
    Finito una volta per tutte di mangiare, abbassò un attimo lo sguardo portando una mano al borsello ed estrasse da essa una fiaschetta di metallo lucido abbastanza piccola.
    Come svitò il tappo un odore decisamente forte di alcool si espanse nell'aria, e senza battere ciglio se la portò alla bocca ingerendo una quantità minima del contenuto.
    Fosse stata con sua madre le avrebbe fatto compagnia bevendo molto di più di quello, tuttavia trovandosi da sola preferiva non esagerare.
    Con calma la ripose nuovamente nel borsellino, prima di tornare con lo sguardo fisso sul volto del ragazzino, sorridendoli leggermente.

    Scusa se non te l'ho offerta Yokan, però non credo sia una buona idea. Più che altro tornando al discorso di prima, come mai quella domanda sulle Ville? In quanto mercanti di quel genere di cose che mi hai detto, non penso siano di interesse dei tuoi genitori. Quindi perchè ti interessano proprio a te?

    In effetti questa era una cosa che non aveva avuto tanto chiara, soprattutto dopo che il suo interlocutore le aveva detto che genere di lavoro facevano i suoi.
    Poteva anche essere semplicemente che li piacevano a lui e desiderava averne una più in la, vallo a sapere.
    In ogni caso ora che il discorso si era un po' evoluto, la cosa la incuriosiva considerando che comunque alla sua età lei di certo non stava a pensare troppo al futuro, come si sarebbe sistemata e simili.
    Anzi a dirla tutta anche ora ci pensava raramente, era sempre occupata a fare altro che non aveva mai tutto questo tempo libero da concedersi per pensare a cose del genere.
    Inoltre anche il lavoro da Ninja precludeva certi pensieri, anche avendo una casa tutta sua ci sarebbe stata poco o niente, per tanto al momento le bastava vivere con sua madre e sua sorella, non era poi così male.
     
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    Intessante. Nakora sembrava cercare informazioni riguardo qualcuno. A detta sua era interessata a saperne di più sul conto di un amico... Difficile sapere se si trattasse davvero di un amico, o se invece la persona di cui parlava non fosse invece un amante, o chissà cos'altro. Mentre parlava rimasi impressionato da come mangiava e come e cosa beveva. Aveva estratto dalla borsa una fiaschetta, la cui apertura aveva portato una gran zaffata d'alcool.


    Nono, non si addice ad un bambino... Grazie del pensiero....


    Risposi alla sua affermazione, in effetti mai e poi mai avrei retto qualcosa di così alcolico. Sotto questo punto di vista ero ancora molto puro. Parte più problematica quella riguardo le ville. Era tornata sulla mia domanda iniziale, soprattutto chiedendomi quale fosse il motivo di quell'interesse. Evidentemente un bambino che chiede di grandi case non passa inosservato, avrei dovuto tenerlo ben a mente per il futuro, se non volevo incappare in spiacevoli situazioni.
    Mentre pensavo a come rispondere alla ragazza un'altro gruppo di persone uscì dal locale, ma fortunatamente una nuova coppia appena entrata andò a sostituirsi a loro proprio allo stesso tavolo. Ad ogni modo il tempo si stava esaurendo, dovevo trovar buon modo di andarmene senza destare troppo nell'occhio e senza far insospettire Nakora. Se fossi uscito subito sarebbe sembrato volessi scappare dalla sua domanda, cosa di per se vera.


    Siamo passati li davanti con mio papà, e vedendole così diroccate ha pensato che potrebbero comprarsi a poco e con qualche lavoretto rivenderle bene. Sai, è un mercante, non parla d'altro che di come guadagnare... Parlando di compravendite, se cerchi informazioni riguardo a quel tuo amico puoi sempre, come dire, comprarle...

    Anche questa volta non avevo detto nulla di falso, neppur il miglior esperto nelle arti dell'interrogazione avrebbe mai potuto dire qualcosa in contrario. Inoltre in questo modo sarei dovuto uscire pulito dalla situazione, come ogni bambino è normale riportare domande, pensieri e preoccupazioni dei genitori, soprattutto quando si cerca di apparire più grandi. L'ultima parte della frase mi era come sfuggita di bocca. Da un lato mi sarebbe tornato utile lavorare per lei come spia, cercando di procurarle le informazioni di cui aveva bisogno, dall'altro rischiavo di correre grandi rischi senza che questi mi potessero dare informazioni utili, a me, e alla mia associazione segreta. Era da valutare, io avevo gettato l'amo, ma il pesce non sempre abbocca.
    La conversazione era adesso in stallo, e sarebbe toccato a me tirar fuori qualche domanda dal vaso, ma decisi di cogliere al volo l'occasione e allontanarmi dalla locanda.


    Tra l'altro è passato parecchio tempo e non devo fare troppo tardi, se no domani mattina faccio fatica ad alzarmi e mi sgridano... Ciao, magari ci vediamo di nuovo in giro. Ciao Ciao

    In effetti per un bimbo di soli dieci anni era proprio ora di tornare a casa. E soprattutto dopo quella frase che avevo detto era meglio tirar subito via le tende. Se poi lei avesse avuto bisogno dei miei servigi il destino ci avrebbe dato modo di rincontrarci. Mi alzai e diedi la banconota rubata al cameriere. Stavo pagando qualcosa di più di quanto dovuto, ma non volevo star li ad aspettare il resto. Mi strinsi nella veste ed uscì dal locale con calma, non avevo nulla per cui scappare. Una volta varcata la soglia però, saltai sul primo tetto possibile, e mi inabissai nella notte.
     
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    Ben presto ebbe modo di notare che aveva fatto bene a non proporre la bevanda a Yokan, difatti la sua reazione anche solo all'odore non fu delle migliori e in parte poteva capirlo.
    Anche lei all'inizio era alquanto riluttante, soprattutto quando ne sentiva l'odore, però una volta che aveva iniziato a bere era stato tutto in discesa.
    Aveva imparato ad apprezzare l'alcool e le sue varianti, senza mai arrivare a toccare limiti disastrosi.
    Certo qualche volta si era ubriacata, soprattutto in quelle situazioni dov'era anche presente sua madre che le aveva attaccato quella passione, però era anche divertente.
    In un certo senso ti aiutava a goderti la vita, ti faceva vedere e comprendere nuovi punti di vista altrimenti invisibili ai più.
    Non che bisognasse bere tutti i giorni, tutte le ore del giorno, però un po' alla volta ogni tanto ci stava.
    Sinceramente non riusciva ad immaginarsi un mondo senza alcool, e già da quando aveva iniziato la sua vita da Ninja le era stato imposto di diminuire le dosi al minimo, onde evitare ripercussioni sul lavoro.
    Era stato un colpo non duro, durissimo per lei e ancora ogni tanto vi rimuginava sopra, pensando a quanto avrebbe potuto bere se non avesse deciso di fare la kunoichi.
    Pazienza, era stato un sacrificio necessario assieme a molti altri che l'avrebbero probabilmente attesa in futuro.
    Comunque sia alcool a parte, il ragazzino rispose alla sua domanda per quanto riguardava le ville spiegandole come mai se n'era interessato, e in effetti in parte lo capiva.
    Da quello che ricordava anche suo padre soleva parlare spesso, se non quasi sempre, di affari economici e simili.
    Certo le risultava difficile comunque credere che avesse realmente pensato a come poteva essere se ristrutturata e via discorrendo, però non ci diede troppo pensiero.
    Dopotutto poteva anche essere che che l'appassionava più di quanto non fosse stato per lei, normalmente si asteneva da certi discorsi che le faceva il padre anche perchè non le interessavano minimamente, era molto più presa dal lavoro della madre e dalle sue armi in casa.
    Se pensava a quante cose aveva rotto giocandoci quando era stata piccola... Davvero non sapeva dove avessero trovato la pazienza i suoi genitori.
    Intanto alcune persone uscivano, altre ancora entravano sebbene erano decisamente meno di prima visto l'orario.
    Uno dei camerieri passò a togliere i piatti, e lei si fece da parte mentre ascoltava tutto il suo discorso.
    Tuttavia qualcosa la portò una volta per tutte a pensare che in quel ragazzino c'era qualcosa di strano, che non le tornava.
    Comprare informazioni?
    I mercanti non facevano offerte di quel genere, non quelli con le bancarelle come aveva detto che erano i suoi genitori.
    Non era nemmeno corretto chiamarli mercanti, bensì informatori.
    Spesso apparivano come commercianti, quello sì, però per arrivare a certi servizi bisognava sempre ricorrere a sotterfugi e via discorrendo.
    Insomma da quanto ne sapeva lei, un informatore non avrebbe mai proposto di vendere la sua conoscenza in pieno giorno dietro un bancone.
    Fossero stati i suoi genitori ad avere certe informazioni, era comunque sicura che non avrebbero mai e poi mai rivelato nulla al figlio.
    Troppo facili da estrapolare nel caso servisse, se non allenato un bambino basta poco per spaventarlo e fargli dire quello che vuoi.
    Poteva anche essere vero che fosse semplicemente a conoscenza del fatto che fornivano anche quel genere di servizio i suoi, però non la convinceva troppo.
    Vuoi vedere che...?
    Non riuscì a concludere in tempo il pensiero che l'altro si alzò, salutandola e congedandosi.

    Sì certo lo capisco, ci si vede Yokan, ciao.

    Accennò appena un saluto con la mano destra, prima di lasciarla tornare nuovamente, morbida, sul suo grembo.
    Sospirò chiudendo appena per un attimo gli occhi e sorridendo a sè stessa, Yokan che cosa combinavi in realtà? Vallo a sapere, forse un giorno avrebbe avuto modo di incontrarlo nuovamente e chiedergli un po' di più riguardo il "comprare" informazioni.
    Li riaprì poco dopo, alzandosi e dando direttamente in mano a un cameriere che passava li in quel momento il compenso dovuto, per poi incamminarsi e uscire fuori.
    Una volta all'esterno inspirò l'aria a pieni polmoni, ora che le cucine non erano più a pieno regime era possibile respirare liberamente. Molto meglio.
    Si guardò appena un attimo attorno, giusto per vedere quanta gente c'era - non poi così tanta a dire la verità - per poi voltarsi, e iniziare ad andare verso casa.
    Non era stato male mangiare in quel locale, magari una volta ci sarebbe tornata.
     
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