Scontri Clandestini

Guardai con molto interesse il muratore farsi avanti. Non sembrava un tizio particolarmente intelligente, soprattutto vista la scarsa attenzione con la quale firmò la liberatoria. Riteneva davvero che l'essere dentro la gabbia fosse un bambino e che il tutto fosse molto semplice, indubbiamente un errore. Se il bambino era realmente ciò che appariva non ci sarebbe stata alcuna sacca d'oro, o perlomeno era necessario qualche trucco strano.
Nel frattempo si era radunata una piccola folla di spettatori, interessati in particolare dal poter puntare sull'esito dello scontro.

Lo scontro durò pochissimo, appena aperta la gabbia il ragazzino si mise in posizione fetale, quasi aspettando l'avanzata di quello sciocco del muratore. Questi, evidentemente abituato a usare più i bicipiti del cervello tentò malamente di agguantarlo, guadagnandosi un poderoso calcione. Fine del combattimento, K.O. secco e avanti il prossimo.
Rimasi particolarmente interessato dalla faccenda. Non capitava spesso che dei veri combattenti si esibissero in queste esibizioni da quattro soldi per raccimolare degli spiccioli. Indubbiamente il bambino aveva il fatto suo, e la velocità con la quale aveva colpito dimostrava che possedeva abilità particolari. Se non era anch'esso un ninja aveva sicuramente avuto un'addestramento rigoroso.
Per il momento nessuno sembrò volersi far avanti, probabilmente intimoriti dalla fine del muratore. Per la bancarella non sarebbe stato un problema, i passanti dopo un po' se ne sarebbero andati e ne sarebbero arrivati altri ignari della sorte del malcapitato.
Stavo per andarmene, disinteressato dalla faccenda quando sentì una frase particolare.

Un lungo brivido mi percorse la schiena, lasciandomi momentaneamente senza fiato mentre sgranavo gli occhi. Abitudine della mia vita precedente che stavo ancora combattendo. In un attimo ripresi il controllo del mio corpo, anche se un bambino di dieci anni può permettersi strane reazioni senza che le persone pensino a nulla di strano. Nella mia mente invece passavano invece mille pensieri diversi. Gli studi sulla manipolazione della sabbia mi avevano inevitabilmente portato a studiare la vita del sommo Gaara, e della storia di Shukaku. Il ragazzino in questo momento si presentava come la furia rossa, nome non banale e calzante. Inoltre aveva delle evidenti borse sotto agli occhi, e per qualsiasi conoscitore della storia di Gaara prima dell'estrazione, si sa bene dell'impossibilità per esso di dormire, in quanto Ichibi divorava la sua anima nel sonno.

Che lo fosse o meno, il bambino davanti a me aveva tutte le credenziali per poter essere il jinchuuriki del monocoda. Le sue parole potevano essere volutamente uno scherzo, ma per quale motivo ? Non è da tutti conoscere questa storia. Le occhiaie potrebbero non essere altro che il completamento di una buona messa in scena, ma allora non si spiegano le capacità strabilianti per l'età.

Nutrivo molti dubbi a riguardo, e senza dubbio la mia nuova natura mi consigliava da un lato di lasciar perdere e di scomparire tra la folla. D'altra parte, gli ordini erano stati chiari, avrei dovuto sviluppare quell'abilità a tutti i costi, e se c'era anche una minima speranza di poter affrontare il vero Shukaku, non avrei dovuto sprecarla.

Il bambino e i due che con lui chiamavano la folla avrebbero certamente sentito. Le mie parole sarebbero sembrate assurde a chi non conosceva bene la storia, si riferivano ad un soprannome di Ichibi, cosa che pochi avrebbero saputo, e che in base alle reazioni dei presenti mi avrebbe potuto aiutare a capire o meno quanto fosse una farsa.