L'interrogatorio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. F e n i x
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,990
    Reputation
    +684

    Status
    Online

    Liberazione

    In un Luogo, dentro la Foglia







    Era passato più o meno un mesetto dall’attacco di Hayate a Konoha, e per tutto quel tempo, assorbito da un’incombenza o dall’altra Raizen si era tenuto alla larga dalla sua personalissima prigioniera, anche se non aveva mancato di far allestire per lei un ripostiglio tutto particolare, anche se in realtà occorreva ben poco, quattro anelli di metallo forgiati personalmente da lui e poi inchiodati al muro, due per caviglie, due per polsi e uno per la testa. Saldi a sufficienza da renderne la rottura o la sfilatura impossibile perfino a lui.
    La donna non aveva visto l’ombra di un essere umano per tutta la durata della sua permanenza in quella cella, solo tre volte al giorno gli veniva concesso di vedere una luce artificiale da uno spioncino ed una canna che gi veniva avvicinata al viso per nutrirla di una poltiglia sgradevole e nutriente quando bastava a non farla deperire.
    L’unica cosa certa in quelle giornate erano i passi del secondino che andava a visitarne le condizioni fisiche e la nutriva.
    Ma non quel giorno. Quel giorno, se la prigioniera avesse imparato a riconoscere i passi del suo silenzioso assistente avrebbe imparato che qualcuno dalla mole ben più imponente si stava avvicinando, quelli che battevano a terra non erano i soliti stivali, grandi e borchiati producevano in quello stretto corridoio un suono del tutto differente.
    Il primo suono da un mese a quella parte sarebbe stato il fracasso di una porta che si spalancava ed una luce, probabilmente artificiale data l’intensità abbagliante, che gli percuoteva i sensi al pari di una gran cassa.

    Buongiorno.

    Una voce pacata e tranquilla, seppur non distinguesse i contorni la donna poteva percepire che un torace ampio le produceva, non poteva essere altrimenti vista la profondità, oltre quello niente. Nessun odio, nessun astio vennero palesati, nessuna emozione a cui potersi appigliare per un tentativo di ripresa.
    Fu nuovamente buio, il mondo andava allontanandosi.

    T…o…n…o m..usc..o..lar…e rido….tt..o
    p…rob…abi…lmente la pr…i…gion…ia


    Si sarebbe svegliata nelle medesime condizioni, ma in una sala totalmente bianca, la luce artificiale non era troppo abbondante, ma averla puntata sul viso la rendeva accecante e non poteva liberarsene gli occhi.
    Prima ancora che il dolore ai bulbi oculari svanisse e questi prendessero ad abituarsi si sarebbe udito un sospiro per la stanza.
    Gli avrebbe dato il tempo per abituare gli occhi e constatare che era nuda, era difficile abbassare lo sguardo per via del collare, ma perfino lo sbuffo avrebbe attivato i suoi recettori sulla pelle di tutto il corpo facendoglielo avvertire.

    Pensare che all’inizio eri pure discreta, pallida, flaccida e decisamente mal messa, ed il candore dei tuoi capelli sembra non sia più quello originale, la prigionia ti ha messo qualche anno sulle spalle sistemandolo a colpi di maglio.
    Almeno le manette non ti hanno fatto venire le piaghe, fortunata.
    Ma le articolazioni? Per un mese in quella scomoda posizione, braccia e gambe divaricate, perfino il respiro deve essere fastidioso in quella particolare posizione.
    Pensa, ho avuto la cura di riposizionarli alla stessa maniera in questa stanza.


    Parlò cortesemente, quasi affabile, prima di inspirare e alzarsi dalla sedia.

    Sai cosa siamo venuti a fare qui?

    Il tono era nettamente cambiato, viscido, malizioso, cattivo con quel tremolio eccitato di sottofondo che rendeva quella domanda retorica e carica delle più tetre intenzioni.
     
    .
25 replies since 12/9/2015, 15:59   369 views
  Share  
.