L'interrogatorio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Arashi Hime
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,530
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    TASK

    The price of success is hard work, dedication to the job at hand, and the determination that whether we win or lose,
    we have applied the best of ourselves to the task at hand.




    «Non ha capito niente, Signorina Kobayashi.»
      «Ah?! Guarda meglio, Shorinku, non vedi com'è tutto più chiaro?!»
    «Shorinku-SAN


    Silenzio.

    «Posso gentilmente sapere com'è riuscita a ottenere questo sigillo, Signorina Kobayashi?»
      «Sei stato tu a dirmi di studiare la composizione dei Fuuinjutsu di livello uno, mi sembra. Ecco qua, allora. Questo l'ho inventato io.»
    «Caotico.»
      «Caotico?!»


    Uno sguardo allibito.
    Uno fisso, composto, privo di inflessione.

    «Ma certo, Signorina Kobayashi, non vede? Se io aggiungo questa linea, in questo modo, cosa legge? Non pensa che il risultato sia completamente diverso da quello che desiderava ottenere?»
      «Oh dai, Shorinku-san, è un Fuuinjutsu di cura medica superiore. E basta. Hai disegnato una nuova linea? Divertente, davvero, ma anche se irroro di chakra sono sicura che–...»


    Un dito avvolto di blu elettrico che si posa su un foglio rettangolare di carta.
    Un'improvviso bagliore.
    Un'esplosione senza precedenti.

    «Ecco, come dicevo, Signorina Kobayashi, questo è ciò che chiamo “disordine mentale”. Quando io voglio ottenere un Fuuinjutsu, traccio quel Fuuinjutsu. Anche se altre persone cercheranno di modificarlo, non ci riusciranno. Quello è il mio Fuuinjutsu. Mio e di nessun altro.»

    Un sorriso a grate rette fortemente divertito. Forse. Difficile dirlo con certezza.
    Qualcuno che tossiva con violenza.
    Fili di fumo che si sollevavano da una figura nera, sporca di fuliggine.

    «I suoi Fuuinjutsu, invece, sono dettati dal caso, dal sentimento. Solo quelli che mi ha già mostrato, frutto di reali intenzioni, sono davvero validi. Ha molte idee in testa, Signorina Kobayashi, ma se crede che la sua intelligenza possa aiutarla ad evitare un rigido studio e tanta dedizione, si sbaglia di grosso. L'Hokage-sama l'ha affidata a me, e non intendo crescere una kunoichi senza sostanza... quindi, la prego, da capo: capitolo uno, paragrafo zero punto uno.»
      «“Composizione alfanumerica dei Fuuinjutsu di livello uno”....»


    Quando il ninja mandato da Raizen Ikigami fosse arrivato al campo addestramento numero otto, quello che si sarebbe ritrovato davanti l'avrebbe lasciato vagamente incerto: Shizuka Kobayashi –la famosa e ricca Principessa del Fuoco– sedeva a terra in ginocchio, nera da capo a piedi, con i capelli arricciati ed elettrizzati e i vestiti in parte carbonizzati. Stava ripetendo ad alta voce, paragrafo per paragrafo, linea per linea, qualcosa di estremamente incomprensibile, mentre al suo fianco un alto uomo vestito in hakama, con lunghissimi capelli biondi e una frangetta retta, sorrideva compiaciuto, annuendo a braccia conserte. Di tanto in tanto il tipo si schiariva la voce grossolanamente e la ragazza, lanciandogli uno sguardo di astio furioso, ricominciava da capo.
    Benché la situazione sembrasse profondamente sbagliata sotto diversi punti di vista, i due sembravano essere un discreto abbinamento, tanto che quando il ninja appena arrivato enunciò la richiesta dell'Hokage, si sentì quasi fuori luogo. Proprio come se avesse interrotto qualcosa di cui non avrebbe mai potuto far parte.
    «Subito?» Avrebbe chiesto Shizuka, fissandosi in uno specchietto che tolse da una sacca a tracolla di cuoio. Rabbrividì per l'immagine che questo le rimandò mentre l'altro annuiva, concitato.
    «Per la prossima volta fino a capitolo tre. A memoria, ovviamente.» Disse allora lo Yamanaka, sorridendo in quello che sembrava un leggero congedo.
    «MA LA PROSSIMA VOLTA E' DOMANI!» Ruggì la Chunin, trasalendo allibita. «CHI DIAVOLO MEMORIZZA TRE CAPITOLI COME QUELLI IN COSI' POCO TEMPO?!»
    «La notte è lunga, Signorina Kobayashi. E sono certa che per lei lo sarà anche di più.»
    Così dicendo, accennando ad un inchino con la testa, il Jonin girò sui tacchi, prese con noncuranza il taccuino degli appunti dell'allieva, e se ne andò lasciando questa ferma alle sue spalle, sbigottita.
    Solo quando fu molto lontano da lì parve decidersi, e togliendo il taccuino sottratto da una delle maniche del suo Hakama, lo distrusse dopo averlo sfogliato ancora una volta, in silenzio. Non era la prima volta che lo faceva, anzi, era un'azione ripetuta la sua. Continuava a distruggere i registri di appunti di quella ragazzina dal giorno del loro primo incontro... avvenuto tre settimane prima.
    «Mi chiedo se esaurirà mai tutto questo flusso di creazione...» Mormorò lo Yamanaka, grattandosi la testa. Poi svoltò un altro angolo, e sparì.

    […]



    «Nessun commento, Raizen.» Bofonchiò Shizuka fissando di sottecchi il Jinchuuriki. Benché si fosse pulita la pelle, pettinata e truccata da capo (grazie al kit salva-immagine che ogni donna aveva nella propria borsa dalla capienza spazio-dimensionale), la Chunin si presentava indubbiamente più disordinata del solito. I suoi vestiti, almeno, erano ancora fuligginosi e pieni di buchi, come se le fosse esplosa una cartabomba tra le mani. «Un piccolo incidente durante la lezione con Frangetta.» Spiegò, secca, prima che l'altro potesse irritarla con qualche presa di giro. «Comunque... in cosa posso aiutarti?»

    “Abbiamo una situazione abbastanza scomoda da trattare e… indovina un po’?
    È il tuo turno, ma abbiamo a che fare con una Yamanaka, roba tosta, per cui sii prudente.”



    «Ah.» Mormorò la ragazza, fissando il compagno per un istante. Shorinku le aveva detto che cosa rischiava infilandosi nella mente di uno del suo Clan. Aveva migliorato le sue abilità, era vero, ma la possibilità di contrastare psiche su psiche qualcuno che, come lei e forse meglio di lei, riusciva a manipolare il “sè” era una situazione sempre spinosa. Essere prudente spesso non bastava. «Spiegami un po' la situazione, credo che avrò bisogno di quante più informazioni possibili per non inciampare da qualche parte.» E così dicendo avrebbe attentamente ascoltato.

    “Prima di farti intervenire seriamente vorrei che gli cancellassi la memoria degli ultimi eventi, giusto perché non si ricordi che gli ho già fatto visita.
    Son riuscito a farmi spifferare qualcosa ma… pft, quasi inutile.
    Vorrei continuare a parlargli nel tentativo di spiccicargli qualcosa di bocca senza maltrattarla troppo.
    Sedala momentaneamente, poi fai ciò che devi.”



    Non sapeva precisamente quando Raizen l'avesse “promossa” al grado di interrogatrice di Konoha, ma era indubbio che ormai la chiamava sempre quando aveva una situazione come quella tra le mani. Non era la prima volta, e sapeva che non sarebbe stata l'ultima.
    Nel suo lavoro aveva visto ogni genere di persona e indagato nella mente di sempre diversi individui. Era affogata in psicologie interne gravemente claustrofobiche e in altre solo confuse, smarrite, o spaventate e ingenue. Forte di quell'inesperienza tipica di chi ancora ha molto da imparare, la Principessa del Fuoco era dunque sicura di aver visto la gran parte delle sfumature della psiche umana...
    ...ma quando entrò nella stanza dell'edificio di periferia in cui la donna che sarebbe stata la sua prossima accudita giaceva, non poté che sentire le parole morirle in bocca: completamente nuda, incatenata al muro con anelli che le bloccavano collo, mani e piedi, la Yamanaka traditrice pendeva, muta e ferma nella semi-oscurità, con gli arti dondolanti dal ferro della sua prigionia. Sembrava morta. O forse desiderava esserlo. Quando la Chunin incrociò il suo sguardo, infatti, ella le apparve per qualche motivo perfettamente lucida e anzi, quasi speranzosa. Bramosa. Pareva che aspettasse qualcosa, dalla nuova arrivata... ma qualunque cosa fosse, non era ciò che un essere umano normale avrebbe dovuto pretendere.
    Suo malgrado Shizuka fu colta da un brivido gelido lungo la schiena e ferma sull'uscio della porta impiegò qualche secondo prima di avanzare. Quando però ciò accadde il suo volto era pulito, quieto e in perfetto equilibrio. Niente sostava nelle pieghe del suo silenzio, nulla turbava le praterie dei suoi occhi.
    Era salda e indistruttibile, come acqua che scorre, vento che danza e fuoco che arde. Controllata. Forte.
    Ma era apparenza, e lei lo sapeva.
    Era conscia che avere a che fare con una Yamanaka avrebbe dovuto costringerla ad essere così anche “dentro” e fu dunque per questo motivo che, dopo un educato cenno del capo in direzione della carcerata, la Chunin si avvicinò al tavolo presente nella stanza e iniziò a togliersi di dosso la bisaccia e la borsa a tracolla che aveva portato con sé, con grande calma, curando ogni suo gesto nel minimo dettaglio. Per guadagnare tempo, ovviamente.
    Non aveva mai avuto a che fare con qualche tipo di fanatica religiosa o gli Dei solo sapevano cosa. Si era già scontrata con psicolabili di quel calibro –come dimenticare il suo amico del cuore, Jeral il Lavello Immortale? ♥–, ma non era la stessa cosa, a quanto pareva.
    Quella donna era oltre. Oltre qualsiasi cosa avesse mai affrontato.
    Aveva conosciuto i volti del male, fronteggiato l'oscurità, certo. Ma mai aveva visto quel tipo di devozione cieca. Sorda. Muta.
    Quel genere di fedeltà che nasce dalla follia di ritenere se stessi e il proprio Verbo l'unico valevole al mondo. In nome del quale uccidere. In nome del quale uccidersi.
    Deglutì, chiudendo gli occhi.
    «Farò ciò che mi hai detto.» Disse la Principessa, avvicinandosi a Raizen perché solo lui udisse. «Ma qualunque cosa farò dopo, avrò bisogno di dettagli. Mi hai già spiegato cosa è successo, ma ho bisogno di essere “dentro” il prospetto degli eventi. Perché quando sarò dentro il suo prospetto, io non possa perdermi. Non so cosa aspettarmi dalla mente di una Yamanaka, ma ricordo cosa ho passato con Pochi, e suppongo che stavolta possa essere solo peggio.» Lo chiamava ancora teneramente così, con amore. Non era il momento di ragionare sul fatto che quella donna avesse qualche problema con gli Otesi, ma il ragionamento sarebbe stato abbastanza intuitivo. «Voglio sapere tutto per filo e per segno. Se poi ritieni che non possa tenere questo genere di informazioni, estrapolerò la mia memoria e la impianterò in te, perché tu possa constatare che ho rimosso tutto. Sarò pulita, per allora. Ma fino a quel momento, ho bisogno di sapere.»
    Avrebbe aspettato di finire di discutere con il Jonin prima di portarsi di fronte alla traditrice. Non la conosceva, ma l'idea che un tempo avrebbe potuto chiamarla “compagna” o addirittura “amica”, le fece venire la nausea.
    «Buonasera.» Disse Shizuka, gentilmente, accennando ad un cenno con la testa. «Con permesso.» Si scusò poi, prima di prendere la testa alla Yamanaka e iniziare a ispezionare, millimetro per millimetro, tutto il suo cuoio capelluto. Di tanto in tanto irrorava un dito di chakra e lo passava tra i bei capelli della kunoichi, poi si ritirava e ricominciava da capo. Sapeva che Raizen aveva probabilmente già fatto quel tipo di operazione, ma Shorinku le aveva insegnato chiaramente che ciò che distingue le proprie valutazioni da quelle altrui, è che delle prime ci si può sempre fidare e accusare liberamente, ma delle altre, no. Per questa ragione avrebbe ripetuto da capo l'ispezione. Al termine della stessa, indipendentemente da ciò che avrebbe trovato, avrebbe cominciato anche a controllare tutto il corpo della donna, persino nei posti che un qualsiasi uomo avrebbe potuto trovare sconvolgente toccare o guardare.
    Senza vergogna, minuziosa e attenta, con gli occhi alla ricerca di ciò che pretendeva, Shizuka Kobayashi non avrebbe esitato a continuare il suo controllo. Solo alla fine dello stesso –che comprendeva uno scrupolo poro per poro di ogni palmo del corpo della traditrice– e solo qualora non avesse trovato niente a impedirle il suo lavoro, la Principessa si sarebbe riportata in eretta postura e avrebbe premuto due dita unite, indice e medio della destra, sulla carotide della donna, il tempo che sarebbe stato necessario affinché questa svenisse. Solo a quel punto avrebbe apposto le mani sulle tempie di lei.
    Si sarebbe mossa con calma e attenzione, soppesando ogni suo gesto. Attivando il chakra sulle mani, si assicurò che niente scattasse –le era già capitato che la testa di un avversario le scoppiasse addosso, non aveva nessuna voglia di veder accadere qualcosa di simile proprio in quel momento–, e solo dopo un istante avrebbe chiuso gli occhi. E sarebbe entrata.
    La mente della Yamanaka le apparve simile ad una distesa di rocce calcaree ricche di fiori marini in piena fioritura. I massi erano affondati in due braccia di melma verde e rossa, che però si vedeva a malapena sotto il mare in tempesta che violentava quegli scogli, furioso ma vivo e forte di qualcosa che assomigliava alla sicurezza perfetta, a quel genere di sentimento che nulla può scalfire. Era evidente che ci fosse qualcosa che permetteva a quella donna di credere che tutto era giusto. Tutto era logico. Che ciò che faceva, aveva una ragione suprema.
    Non era pentita. Non lo era mai stata e probabilmente non lo sarebbe stata mai. L'avrebbe piuttosto definita fiera, felice. Onorata.
    Se avesse dovuto fare un paragone avrebbe detto che quella persona camminava su una strada sterrata che non poteva che continuare a salire verso l'alto e che lei era sicura le avrebbe permesso, un giorno, di conoscere il "tutto". Ma cosa fosse quel tutto, Shizuka ebbe la netta sensazione che nemmeno lei lo sapesse.
    Alzando lo sguardo verso il cielo color dell'ocra tempestato di fulmini bianchi e rossi, la Chunin della Foglia si girò intorno prima di scendere nel flusso dei ricordi. Li vide, ma non li ascoltò, non li registrò né rubò. Ferma nel suo obiettivo, la giovane Shinobi cercò solo il ricordo che le interessava, quello che Raizen le aveva detto di togliere. Quando lo trovò provò dunque ad afferrarlo, stando ben attenta a che la Yamanaka non opponesse resistenza o qualcosa non scattasse inconsciamente, e con grande cautela tentò di toglierlo
    Solo qualora ci fosse riuscita, avrebbe subito interrotto il contatto mentale, e ritirandosi dal corpo della donna si sarebbe sbrigata ad imprimere il filo di chakra su un rettangolo di carta che si era preventivamente infilata in bocca. E che poi avrebbe incendiato, non lasciandone traccia.
    Da lì in poi sarebbe stata tabula rasa.
     
    .
25 replies since 12/9/2015, 15:59   369 views
  Share  
.