Il Legame Covalente

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    Interazione Elettrostatica







    Era già da qualche tempo che gli avevano fatto notare che i suoi capelli avevano incredibilmente cambiato colore, evento che corrispondeva con il ritorno dall’isola degli abomini, ma che non aveva potuto notare immediatamente, i capelli crescevano lentamente.
    All’ospedale tuttavia, per quanto colmo di ninja medici talentuosi, non erano riusciti a trovare una giustificazione che fosse in grado di dare una risposta coerente a tutti i test.
    L’Hokage era un mistero della medicina.
    Tuttavia, vista l’assenza di sintomi gravi non diede particolare importanza a quell’unico cambiamento, pensando che prima o poi avrebbe dovuto fare una tinta e iniziare ad immaginarsi con i capelli neri.
    Un totale cambio di look.
    Sintomo al quale non riuscì a collegare nemmeno il formicolio che di punto in bianco sentiva sulla punta delle dita, come di una scossa leggerissima, come quella che si ha a poggiare le mani umide sui due poli di una batteria. Ma pareva essere solamente la punta dell’iceberg.
    Durante la giornata sintomi sempre peggiori si aggiunsero a quello fino a costringerlo ad auto assegnarsi un giorno di ferie da passare categoricamente all’ospedale.
    Arrivò alla struttura zoppicando per una serie di crampi che gli tendevano ogni singolo muscolo del corpo che provasse a contrarre, ma fortunatamente un intera vita di attività fisica allo stremo delle forze l’aveva abituato a questi eventi.
    Meno lo era al rivoltarsi del suo stomaco davanti all’infermiera che tentò di aiutarlo davanti alla porta.

    Io… io non so che mi sta succedendo.

    Confessò alla donna che prontamente gli si mise sotto al braccio per sollevarlo a fatica ed portarlo di corsa sulla prima barella disponibile.
    Venne scarrellato da un reparto all’altro fino a che, con una tetra quanto delusa confessione, una cerchia di dottori confessò di non sapere minimamente cosa gli stesse succedendo.
    Gli venne quasi il sospetto di essere stato avvelenato, ma la stabilità dei sintomi e gli esami tossicologici escludevano.

    E quindi?
    Cosa dovrei dire ora di preciso?
    Sfuriarvi addosso prendendovi a cazzotti nonostante chissà quale malattia stia giocando con il mio corpo stuzzicandolo a mo di… di… porco Jigoku non mi viene in mente un paragone decente!
    CHITARRA ELETTRICA, ecco!
    …ma ora non fa più eff…


    Aspetti Juudaime cosa ha detto?

    Porco Jigoku?
    Beh si è una storia abbastanza bella, ma non mi sem…


    No no, dopo!

    La chitarra?

    E poi?

    Elettrica?

    Il dottore scattò via correndo come se avesse dietro i più efficaci mastini che l’inferno poteva mettergli alle calcagna. Tornò poco dopo con un particolare tampone ed un carrello contenente quello che venne definito… neanche più si ricordava cosa, e gli era stato detto da qualche secondo, ma ricordava che serviva a monitorargli i segnali elettrici presenti a livello cerebrale.

    Apra la bocca.

    Gli venne chiesto con ansiosa fretta che si preoccupò di non incrementare eseguendo l’ordine per ricevere subito dopo una raschiata alla guancia mediante il particolare tampone, pareva fosse in grado di raschiargli via qualcosa dalla sensazione.

    Test del dna.
    Subito.


    Passò il tampone accuratamente riposto nel suo alloggio ad un infermiere che scattò via veloce almeno quanto il suo superiore mentre questo si occupava di piazzargli gli elettrodi sulla testa.
    Passarono ore in cui quella conclave di dottori si occupava per lo più di sciorinare termini di cui ignorava persino l’esistenza ma che riuscì a portarli ad una conclusione che all’unanimità trovavano corretta.

    Juudaime.

    Interagì uno di loro, lievemente teso.

    Sappiamo cosa le sta succedendo, ma ne ignoriamo la ragione, anche perché un simile “cambiamento” non l’avevamo mai riscontrato in nessun paziente.
    A volte capita che a seguito dell’attivazione di una particolare tecnica di clan il corpo si sviluppi in un dato modo, ma qui siamo al limite dell’assurdo.


    Prese un profondo respiro.

    Il suo corpo ha subito un cambiamento, e non poco incisivo, a livello cellulare.
    Cambiamento che ha coinvolto persino il suo cervello facendogli mandare input sconnessi che causavano i suoi crampi ed addirittura i vomiti.
    Non sappiamo come risolvere e per ora stiamo reagendo ai singoli sintomi curandoli uno per volta.
    Il problema è che non sappiamo a cosa potrebbe portare questo cambiamento, tutto il suo corpo sta…
    …producendo elettricità in quantità incredibili.


    Sgranò gli occhi mentre le mascelle gli si serravano, prima per propria volontà poi a causa di un crampo, facendogli stridere i denti: lui sapeva.
    Ma ancora non poteva reagire, la giornata ed i sintomi sempre peggiori in quello stato non potevano che portarlo ad una pessima morte.
    Strinse i denti, permettendo ai dottori di collegarlo a più di un macchinario in grado di monitorare praticamente tutte le sue attività vitali.
    Trovò il sonno in pochi minuti aiutato da quella che aveva guadagnato un posto tra le candidate per essere la peggiore giornata della sua vita.
    Non poteva immaginare cosa sarebbe accaduto da li a breve.
    Si svegliò nel cuore della notte, percorso da una scarica elettrica che in un primo momento ricondusse ad un attacco esterno, preparandosi a reagire lanciando sul povero sciocco il primo dei macchinari che aveva a portata di mano…

    Ma che cazzo

    Il corpo era teso all’inverosimile arcuato a formare un ponte di muscoli che si contraevano in maniera disordinata ma prolungata, tutti i macchinari erano accorsi al suo capezzale, attratti da chissà cosa, avrebbe persino giurato di aver visto il suo corpo sfarfallare per qualche secondo prima che fosse in grado di focalizzare lo sguardo su qualcosa.
    Tutto pareva essere tornato alla normalità.
    Tranne per i macchinari fuori uso e il nugolo di infermieri dietro al vetro, incerti se fosse stato salutare per loro entrare nella stanza in cui pareva fosse appena calato un fulmine.
    Strinse le mani più di una volta, constatando che il formicolio era svanito.

    Che cazzo guardate imbecilli!
    Provare a chiamare un dottore no!?!


    Ma nonostante la sua fretta gli infermieri erano stati efficienti ed una dottoressa spalancò la porta pochi istanti dopo portandosi appresso due discrete borse: quelle sotto gli occhi.

    JUUDAIME!

    Eh, ora mi chiamano anche così, si.

    Ma quella si limitò ad indicarlo facendogli notare che indossava solamente un camice da degente bruciacchiato addosso.

    Ah.
    Beh, mi avevano informato del suo arrivo.


    Ammiccò mentre questa, probabilmente avvezza alla nudità dei pazienti, le si avvicinò.
    Venne nuovamente scarrellato per l’ospedale.

    Posso camminare eh.

    No.

    Posso fare da me

    No.

    Ma sto bene!

    No.

    Si limitò a fare l’unica cosa che gli era concessa stare immobile e venir maneggiato per “precauzione” con dei guanti di spessa gomma. Un nuovo ciclo di esami stabilì che dentro al suo organismo c’era sufficiente energia da impedire un corretto funzionamento delle macchine.

    Vabbene eh.

    Aveva deciso di essere troppo stanco per aspettare ulteriormente.
    Si alzò trascinando con se qualcuna di quelle che erano appena diventate “inutili macchine” per andare a cercare i suoi abiti, la sua dipartita era un segno più che chiaro di rinuncia all’assistenza medica.
    Una rapida corsa lo portò alla magione Kobayashi dove con poche spiegazioni fece modificare interamente la sua identità chakrica a Shizuka: colore e quantità non erano più gli stessi.
    Partì per l’ennesima missione in solitaria, questa volta per se stesso.
    Se era vendetta che cercavano l’avrebbero avuta, e sarebbe stata salata.
    Si sarebbe mosso rapidamente, solcando terra e mari in groppa ad uno dei suoi draghi che tuttavia non fece accostare all’isola, facendosi lasciare a novecento metri dalla stessa ed attivando la tecnica dell’occultamento per non farsi scoprire.
    Arrivò da solo: prima tappa le prigioni. Se voleva delle risposte doveva cercarle tra le macerie del centro di ricerca.
     
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