Il Legame Covalente

[TS I]

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    Il figliol Prodigo








    Un rapido giro di ispezione gli avrebbe rivelato che in effetti non era presente alcune forma di vita, anche se i suoi sensi da quel punto di vista non erano certo i migliori.
    Guidato quasi dalla nostalgia si fece portare alle prigioni laboratorio notando che la foresta già scarsamente ammaestrata dagli abomini, si stava riprendendo i propri spazzi nell’isola e quelle che prima erano strade iniziavano ad essere sentieri sconnessi che la natura pretendeva.
    E più si addentrava nell’isola più si rendeva conto che quella situazione si ripercuoteva in tutto ciò che gli abomini avevano costruito: se qualcosa l’aveva fatto stare male e stava in quell’isola si stava nascondendo bene, ed in un luogo molto stretto.
    Fu arrivato alla sua cella che trovò ciò che cercava: qualcuno l’aveva chiamato li.

    Già, e chi l’avrebbe detto che da morto avrebbe perso tempo a scrivere sui muri.

    Passò oltre rianimato dalla scoperta, non aver fatto il viaggio a vuoto era già qualcosa.
    La Bestia iniziava ad essere irrequieta.
    Cercò per qualche ora tra le macerie un passaggio per giungere al centro di ricerca, trovandosi spesso la strada sbarrata da porzioni di muro troppo imponenti che infrangere avrebbe portato ad un ulteriore collasso che non voleva sperimentare col proprio corpo.
    Nonostante fosse nuovamente in territorio nemico non potè fare a meno di sorridere: i bastardi si nascondevano e la quantità di ossa di abominio che nutrivano le piante con la carne ormai decomposta lo estasiava.
    LUI aveva portato quella distruzione. LUI aveva abbattuto quel cancro ed ora restava solo una piccola, fastidiosa e recidiva cellula.
    Stava per ultimare l’ispezione del centro di ricerca quando finalmente arrivò a trovare una stanza più o meno intatta, al suo interno un muro era slittato, addentrandosi nella struttura e lasciando intravvedere un passaggio che probabilmente a muro chiuso sarebbe stato invisibile.
    Un passaggio del tutto intatto in cui pareva non fosse riuscita ad arrivare la sua furia distruttiva.

    Oh.

    Disse meravigliato e al contempo soddisfatto.
    Si recò senza complimenti al piccolo pannello di comando, domandandosi a cosa una porta di quelle dimensioni potesse servire, poteva quasi divertirsi ad immaginare quale gigantesca merda poteva uscire da li dentro.
    Aveva già stretto il pugno per distruggere il piccolo tastierino quando sentì il muro alle sue spalle chiudersi nuovamente.
    L’adrenalina cominciò a salire mentre l’intero organismo avvezzo alla guerra più che al respirare si preparava inconsciamente alla battaglia.
    Sapevano che era li.
    I pali neri erano sempre più vicini legati da una rete elettrica che produceva un ronzio assordante a cui si unì una risata grottesca.
    Era pronto a mandare in tilt quel ridicolo “benvenuto” con una scarica elettrica quando si accorse che a quella intenzione aveva risposto l’intero organismo.
    Non era una novità che Raizen fosse un abile manipolatore del chakra elettrico, era per cui a conoscenza della sensazione che si provava alla sua attivazione, consapevole di cosa succedesse al suo chakra durante quel passaggio ma ora era differente, il suo corpo aveva cambiato modalità di produzione di quell’energia, sentiva nuovamente quel senso di torpore, ma questa volta lo percepiva come potenziale.
    Spalancò le mani verso il soffitto contraendo per un singolo istante ogni muscolo del corpo, non sapeva ancora come rilasciare quella nuova energia per cui l’avrebbe fatto avvolgendo la mano con la saetta[Hinto] in grado di uccidere Hayate. O quantomeno uno di loro.
    Tuttavia non fu una scarica elettrica ad avvolgergli la mano, la vista vedeva a malapena una nuvola di scariche, era invece l’udito a poter udire distintamente un campo attorno alla mano.

    Ah.

    Disse meravigliandosi.
    Al momento poteva essere una cosa buona riuscire a creare quel campo magnetico, ma era un effetto incontrollato che avrebbe dovuto mettere al guinzaglio al più presto.
    Non l’avrebbe potuto notare, ma mentre lui applicava quella nuova forza al quadro, mandando in tilt il circuito, le scariche ne vennero deviate.
    I pali si disattivarono immobilizzandosi ma il portone rimase chiuso.
    Rise la Montagna, rise di gusto mentre levava le colossali braccia portandole verso le spalle e tendendole per poi abbatterle[Potenza disumana 1 per braccio] un'unica volta sulla gigantesca porta.
    Il diavolo batteva alla porta della sua dimora.

    SONO A CASA PUTTANELLE!
    APRITE!


    Il lamento del metallo risuono per tutte le macerie mentre il colossale portone veniva sventrato, probabilmente anche all’esterno avrebbero sentito quanto avesse piacere a tornare a casa.

    COSA C’È PER CENA?

    Che la Vendetta degli abomini volesse risvegliare proprio l’odio che il Colosso era riuscito a soffocare dopo aver fatto saltare in aria l’isola?
     
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