Il Legame Covalente

[TS I]

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    Il primo Respiro








    Purtroppo nessuno rispose al dolce richiamo di Raizen, nessuno gli chiese cosa aveva fatto durante quell’attesa.
    Passò oltre il portone senza troppi problemi mentre sentiva, dopo qualche passo nell’oscurità, che cercava di richiudersi, in un momento diverso forse avrebbe elogiato quel metallo, resistere ad un colpo di quella portata non era cosa da poco.
    Aveva fatto pochi metri quando le luci del nuovo ambiente si accesero, accecanti come solo delle luci artificiali sapevano essere.
    Tra gli spiragli delle dita riuscì a notare che si trovava in un nuovo corridoio, suppose che quella situazione sarebbe andata avanti forse per troppo tempo, lui voleva una vendetta rapida.
    Nuovamente nel corridoio apparvero dei pali, stava già riprendendo a sfrigolare mentre questi mostrarono di essere differenti dai precedenti: niente elettricità, abrasione meccanica.
    Se fosse finito nelle grinfie di quei ricci metallici ne sarebbe uscito sbucciato come una patata.

    Decisamente poco piacevole.

    Disse a voce alta, per farsi un po’ di compagnia mentre ascoltava la voce dai megafoni, pareva che tutto il terreno fosse stato preparato per il suo arrivo, anche se probabilmente non stavano considerando quanto fosse cresciuto dall’ultima volta che si erano visti.
    Ispezionò il corridoio percorrendo i tre metri di larghezza più di una volta, constatando che non c’era alcun modo per passare oltre senza finire macinati o avvelenati, anche perché, pur potendo evitare l’avvelenamento il locale era scarsamente arieggiato e dato che poteva incontrare ostacoli ancor più resistenti del portone avrebbe fatto meglio a lasciarli intatti.
    In realtà aveva una soluzione, durante il suo ultimo sintomo all’ospedale aveva notato il suo corpo sfarfallare, e ne era sicuro, i suoi occhi momentaneamente paralizzati per lo stupore erano sicuri di aver visto la sua figura perdere di densità, di fisicità.
    Era possibile che gli consentisse di passare indenne tra gli spiedi?
    Probabile, ma da che aveva visto lui era altamente instabile, se avesse ripreso consistenza durante il passaggio avrebbe ritinteggiato la sala in meno di un secondo.
    Ma quale altra soluzione?

    Ufffffhhh

    Il suo corpo ormai sapeva come produrre quel tipo di elettricità, e persino lui iniziava a comprendere che era un atto del tutto volontario dovuto probabilmente ad una contrazione dei muscoli, o quantomeno di una certa tipologia di muscoli che il suo corpo era riuscito a sviluppare. Doveva riprovare.
    Soltanto l’intenzione fu sufficiente a riattivare le cellule con quella strana sensazione di formicolio che gli pervadeva questa volta l’intero organismo, era pronto a lanciarsi verso i pali attivando la nuova abilità all’ultimo momento quando, in procinto di dare la scarica definitiva quando… non si sentì più.
    Letteralmente.
    Fu come prendere il più grande respiro della sua vita, qualcosa che neanche il primo vagito poteva eguagliare, per un istante fu tutto e niente, materia dispersa nella materia.
    Libero.
    In quegli attimi di libertà sentì però qualcosa attirarlo senza che lui potesse opporsi si ritrovò lanciato alla massima velocità contro il muro in cui era presente il pannello di controllo distrutto poco prima: impatto evitabile.

    Ahhhhhhh
    Shhhhhhhh

    Ahhhhhhh
    Shhhhhhhh

    PORCO JIGOKU STRONZO CHE FRONTALE!


    Solo quando il dolore alla fronte smise di appannargli le idee si rese conto di essere apparso nella stanza precedente, nell’esatto punto dove aveva usato quella particolare abilità poco prima.
    Il suo sguardo dardeggiò qualche volta tra il pannello di controllo e il punto in cui stava pochi secondi prima. Cosa era cambiato da ora a quando stava nell’ospedale?
    Un'unica cosa: il pannello di controllo a cui aveva dato quella scarica era possibile che l’avesse reso in grado di “attrarlo” ?
    Non era da escludere, dopotutto in ospedale l’evento non poteva verificarsi dato che non aveva nessun richiamo e non potendosi spostare si era limitato a perdere di consistenza e restare immobile dove stava.
    Prese da terra uno dei pezzi di metallo che era riuscito a staccare dal portone col primo colpo ancora incerto sul da farsi. Inspirò mentre faceva una smorfia e provava ad incanalare lo stesso tipo di potere nella scaglia di metallo.
    Se lui era elettricità e poteva essere attratto allora bastava buttare quel pezzo di metallo oltre gli ostacoli per passare indenne. Magnetizzato il frammento metallico lo gettò da uno spiraglio del portone tra due cilindri, ora non gli restava che sperimentare.
    Si accese nuovamente di elettricità ma questa volta non si sentiva inderogabilmente attratto da un unico punto, ne sentiva due e con un semplice movimento poteva decidere quale dei due l’avrebbe attratto, come una biglia metallica tra due calamite. Fu di nuovo materia Tra la materia e si ritrovò in un istante tra i due cilindri spinosi, esattamente sopra il pezzo di metallo.

    Ahah
    Ahahah
    Ahahahahahahah


    Non riuscì a trattenere l’entusiasmo mentre constatava che gli abomini gli avevano dato l’unica cosa che avesse mai invidiato ad un altro shinobi, stranamente incontrato proprio in quell’isola: Kenzo, l’uomo grazie al quale era riuscito ad ordire il fine piano che aveva trasformato in carne da insaccati l’esercito di abomini.

    Non vi è bastata una volta?!?

    Calciò nuovamente il pezzo di metallo, mandandolo sul fondo della stanza e teletrasportandosi indenne sopra di lui. Si girò sorridendo verso la telecamera, e dopo un innocente saluto con la mano destra saltò, distruggendola con una singola manata, destino riservato anche alla seconda.
    Una domanda però gli venne spontanea: perché?
    Avevano attivato le sue cellule ed ora con quei ridicoli trabocchetti gli stavano permettendo di crescere, per quale ragione?
     
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