[Quest] Le Nuove Sette Spade

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  1. -Meika
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    Le Nuove Sette

    Sperduta




    L'impiegato dell'armeria mi scaricò davanti parecchia roba. Erano vestii non pesanti, ma di materiale molto isolante e con gli interni lucidi che servivano per tener caldi. Ero appena uscita dal Palazzo del Mizukage dopo la convocazione ed ero andata direttamente a prendere ciò che serviva per il viaggio a Genosha. Akira era tornato alle mura e così presi tutto io, e lo portai a casa. Mi sentivo agitata, quasi inquieta di andare in quella landa infinita di ghiaccio. Ma gli ordini erano ordini, ed io non potevo far altro che obbedire loro.




    Il mattino dopo mi svegliai che il sole non era ancora sorto. Presi le scorte di cibo preparate la sera prima, misi tutto in uno zaino solido (insieme ai vestiti per il freddo e le provviste) e mi incamminai fuori casa, lasciando un biglietto a mio padre come saluto. La colazione la feci strada facendo, mangiando un dorayaki strada facendo. Trovai l'Hozuki prima di arrivare al porto e così ci dirigemmo insieme verso i moli, non prima di avergli sbolognato il carico pesante. Su, qui c'è anche la tua roba, collabora!
    Dissi, prima di sbadigliare vigorosamente. Ma è troppo presto... Dissi col classico "broncio del sonno". I moli si susseguivano ordinati. Mentre ci avvicinavamo al molo numero sette l'Hozuki iniziò a decantare le lodi della galea commerciale che non era destinata a noi. Contai i moli e di fatti, prima che Akira se ne accorgesse soffocai un mugulo di disapprovazione.
    Akira... Dissi tirandogli la manica. Veramente... noi abbiamo la bagnarola...
    Ero terrorizzata. Non avevo di certo paura di andar per mare, ma mi sembrava come come tentare di attraversare l'oceano su una zattera in quel caso. Un'impresa avventurosa e destinata ad una fine quasi certamente violenta.

    Il "capitano" era a dir poco inquietante. Senza un braccio, con quattro dita rimanenti, senza un occhio ed un puzzo d'alcol che sembrava provenire direttamente sulla pelle più che dalla sua bocca. Un biglietto di sola andata per l'inferno ed il traghettatore era anche storpio. Credo che se pregassi si scatenerebbe una tempesta, gli dei si sentirebbero presi in giro da me. Cercai di sdrammatizzare la situazione, ma era in realtà ben più grave di quanto la mia battuta lasciasse intendere. La barca era disastrosa. Non c'era spazio sul ponte, non c'era spazio in cabina, non c'era spazio in stiva. ... Già, chissà perché. feci eco.





    [Il giorno prima, nel Palazzo del Mizukage]
    Non c'è nemmeno una nave per Genosha? Solo una Mizukage... ma... diciamo che potrebbe essere il suo ultimo viaggio. Cavolo. Yogan? E come porto le tue chiappe... dov'era che volevi andare? Sempre più simile a tuo padre. E sia, purtroppo, non si può far altrimenti.




    Non lo sapevamo, ma in poche parole, quella era stata l'unica (ed ultima) scelta. Akira sparì in cabina poco dopo, io rimasi fuori sul ponte per un po', godendomi una navigazione tranquilla. Quando ci lasciammo alle spalle Kiri e la sua nebbia raggiungi l'Hozuki in cabina, gettandomi con malagrazia sull'amaca. Dai, magari sono solo le apparenze che ingannano. Magari.

    Quando giunse la sera però giunse anche il momento tragico. La sera fu oscurata da nubi temporalesche che lasciavano intendere una pericolosa tempesta in arrivo. Non appena le vidi sbiancai, letteralmente. Ero certa che sarei morta quel giorno: quella carriola era del tutto inadeguata a fronteggiare quel fronte temporalesco. Lo si capiva dalle nuvole e dai lampi ed i tuoni che emettevano. Quando la tempesta ci avrebbe investiti saremmo colati a picco come sassi. Mi sentivo come se fossi sul patibolo. Atterrita.
    Ci rimaniamo qui... dissi, lasciandomi sfuggire una risatina isterica. Fortuna che Akira pensò bene di suggerirmi di prendere dei pezzi di corda per legarci. Annuii e presi un kunai, cercando (e trovando) una delle molte cime che stavano sulla barca. Presi lo zaino con i vestiti e le provviste e lo tenni vicino. Evitai di far passare la corda solo attorno alla mia vita, c'era il rischio che sfuggissi mentre venivo sballottolata. Così, dopo aver passato un paio di volte la fune attorno alla mia ed eseguito un primo nodo la feci passare da lì sulla mia spalla destra e dunque sotto l'ascella sinistra, finendo un un ultimo stretto nodo per chiudere l'imbragatura di fortuna. Nel mentre la pioggia sferzante aveva iniziato a battere sul punte, infradiciandomi fino all'osso. Infine misi lo zaino e legai la corda che avanzava alle spalline, così da (sperare) di non perderlo se fosse necessario. Certo era che se i vestiti si fossero bagnati ne avremmo potuto fare ben poco.
    Infine Akira legò la corda attorno all'albero maestro. Approvai mentalmente, ma annuii soltanto, iniziando a sentir freddo, molto freddo. Mi avvicinai al pennone, Akira fece altrettanto. Cercò di rassicurarmi, di dirmi che ci avrebbe pensato lui. Che sarebbe andato tutto bene. Cercai di sorridere, ma riuscii soltanto a fare un passo verso di lui, stringendomi con entrambe le braccia a lui, che invece si teneva al pennone. Se sopravviviamo ricordami di andare a prendere a testate il Mizukage.

    Furono le mie ultime parole prima del Disastro. Un'abnorme onda si abbatté sulla nave, mandandola in frantumi. il crack del legno fu così orrendo da udirsi anche sul roboare della tempesta. Mi strinsi ancora più forte ad Akira, cercando di non perderlo. Sapevo che la corda ci avrebbe impediti di separarci (a meno che non fosse stata tagliata) ma temevo che se mi fossi separata da lui non avrei potuto far altro che farmi sbattere qui e lì nel mare in piena balia degli elementi.
    Volammo via, mentre la nave veniva ridotta ad un cumulo di macerie. La presa su Akira si fece sempre più flebile, ma con le unghia mi tenni alla sua maglietta mentre le immensità liquide per dei lunghi istanti mi sommersero. Non persi la presa. Chiusi gli occhi e sperai che tutto quello finisse presto e che tutte le precauzioni prese non fossero vane. Non avevo intenzione di morire lì, in quel modo, ma che altro potevo fare oltre tutto ciò che avevo fatto? Nulla. Potevo rimanere ferma e confidare in Akira.

    Non avevo pregato affatto, eppure i Kami l'avevano mandata lo stesso la tempesta. Quale ironia.
     
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24 replies since 21/9/2015, 18:52   836 views
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