[Quest] Le Nuove Sette Spade

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  1. -Hidan
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    Le Nuove Sette Spade

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    Ero pronto ad affrontare la tempesta. Cime ben strette, nodi ben fatti, pennone ben resistente...
    Ah, no, questo no.
    La prima onda fracassò gran parte del ponte, scaraventando travi di legno in aria, le quali, colpirono il nostro grandioso capitano dritto sulla tempia, gettandolo negli abissi più profondi.
    Fuori la prima comparsa.
    Non avevo, però, certo tempo per disperarmi, visto che mi stavo ancora riprendendo dal primo impatto quando una seconda onda arrivò a contatto con la nave, più alta e potente della prima. Fu allora che il pennone si spezzò per la prima volta.
    Prima, perché non fu l'ultima.
    Onda dopo onda, nuovi pezzi di legno saltavano in aria, sbriciolandosi e venendo inghiottiti dalle maree, mentre anche il grande pennone si era ridotto a poco più che uno stuzzicadenti.
    Il piano era saltato. E saltammo in aria anche noi quando un fragoroso cavallone disintegrò, definitivamente, la povera bagnarola che tanto coraggiosamente aveva sfidato il mare in tempesta sulla via di Genosha. Dall'aria fu un attimo ad arrivare nell'acqua.
    Fummo inghiottiti dalla forza del mare, più e più volte, ed ogni volta dovevo fare ricorso ad ogni mia energia, fisica o dal chakra, per evitare di essere fagocitati dalla violenza del mare. Come se non bastasse, oltre all'oceano in tempesta, anche le corde che tenevano uniti il mio corpo con quella di Meika avevano iniziato a frizionare, raschiando la mia pelle e causando al mio corpo un dolore continuo che, per fortuna, era molto attenuato dal fatto che l'acqua, tutt'attorno e dentro me, aiutava a sopprimere, a rigenerare.
    Dovetti lottare per non so quanto tempo contro le intemperie della natura; ad ogni cavallone dovevo sforzarmi per tornare a galla ed in posizione quanto più retta possibile per non fare affogare Meika dietro di me.
    Lottavo, affannavo, ingoiavo acqua salata, continuavo a lottare. Per tanto, troppo tempo.
    Cercavo di non mollare, continuavo a resistere, ma le energie mi stavano per abbandonare, il chakra si sarebbe esaurito da lì a pochissimo tempo. Era inutile, dovevo rassegnarmi, stavo per mollare.
    E proprio mentre, con il fiatone, stavo decidendo se arrendermi, per la prima volta nella mia vita, successe l'imprevedibile.
    Da sotto di me sentii il flusso dell'acqua cambiare direzione, come se qualcosa di veramente grosso stesse per emergere.
    E, in effetti, qualcosa emerse dall'acqua. Sicuramente la situazione era grottesca. Un'enorme balena bianca, grande come un galeone, era sotto ai nostri piedi, e noi eravamo tenuti ben fermi nella morsa di un grosso e peloso braccio. Sputai acqua salata e un ciuffo di peli dalla bocca. « Ma che diavolo succede?! » E la risposta era ovvia. Samoru, deturpato in viso dal pezzo di legno che lo aveva colpito, era lì, in piedi sulla balena. « Dannato grassone, ubriacone che non sei altro?! Ma quanto tempo c'hai messo?! Non era meglio partire direttamente su questa balena?! » Protestai a gran voce, per quanto non fui mai così felice di essere tra le braccia ruvide e pelose di un vecchio marinaio. « Sei un... Dannato... Ubriaco... » Ma il corpo mi abbandonò. Ero stremato, al limite delle mie possibilità, ed ora che sapevo di essere al sicuro, mi abbandonai ad un sonno profondo. [Riserva di Chakra: 6 Bassi - Ferita Leggera ad ogni arto]

    Mi destai dal profondo sonno quando eravamo praticamente giunti a Genosha. « Bbbbppfff... PFU! » Sputai vigorosamente una pallottola di peli umidi - i kami sanno solo se d'acqua, di sudore o di rum - mentre il bianco paesaggio di Genosha si mostrava ai nostri occhi. « Che schifo... Ma quanto ho dormito? » Esclamai, quasi rimpiangendo di non essere affogato dopo aver realizzato di aver mangiucchiato peli per non so quante ore. [Riserva di Chakra: 18 Bassi] Eravamo sopravvissuti.

    Scendemmo dal cetaceo che, dopo essere stato salutato da Samoru, scomparve tra le acque da cui era venuto. Gettai le gambe sul freddo terreno nevoso, sentendo le gambe e il resto del mio corpo intorpidito. « So che sembrerà strano a dirsi ma... Ho bisogno di bere. Magari non salata l'acqua. » Ma prima di tutto serviva un'altra cosa. Dovevamo asciugarci. Il gelido vento tagliava la pelle bagnata e i vestiti fracidi d'acqua, così il marinaio accese un fuoco grazie ad un suo ninjutsu. Subito sia io che Meika incominciammo a scaldarci vicino alle calde fiamme, esponendo per prima cosa le dita delle mani e dei piedi. « Cche fffredddo dannnattoo... » Balbettavo, mentre i denti battevano gli uni sugli altri. Meika si tolse i calzari e le calze bagnate, ed io decisi di imitarla. « Doovreemmmoo fffar assciuggareee tutttoo... » E Meika già c'era arrivata. Annuii. « Nnon dovvevii aaveree bissognoo ddi qquestaa sscuusa peer tooglieertii i vesttitii ddavanntii a meee... » Scherzai, ma senza ridere troppo per via del gelo. Per quanto quel luogo fosse inospitale, il mio spirito sembrava essere incrollabile. Acconsentii di rivolgere il mio sguardo verso la possente foreste imbiancata alle nostre spalle. Neve, ghiaccio, vento, desolazione. Nessuna anima viva. Dannato sia Itai per l'eternità se non fossi tornato da quel luogo. Vivo, si intende.
    Quando Meika ebbe finito, anche io, incominciai a togliere le mie vesti, restando con solo uno slip nero e mettendo gli abiti a prendere calore vicino al fuoco. Io stesso, che di solito non amavo il caldo così ravvicinato, fui ben contento quella volta di poter essere così a contatto con quelle fiamme.

    Quando i vestiti furono asciugati, sia io che Meika, ci rivestimmo. Proprio mentre mi stavo infilando nuovamente i calzari ai piedi e Meika si stava avvicinando a me parlando di quanto eravamo fortunati ad avere un fuoco vivo ed uno che sapeva accenderlo in qualsiasi occasione, successe - un'altra volta - l'imponderabile. Due enormi lupi bianchi con una specie di maschera sul volto comparvero dal bosco e, mentre uno afferrava il nostro povero salvatore dall'unico braccio buono che aveva, l'altro si era messo proprio tra lui e noi, pronto ad intervenite con le sue enormi fauci nel caso avessimo tentato di muovere un muscolo. In men che non si dicesse, le tre figure scomparvero nel bosco « Ok, torniamo a casa? Per le spade sarà per un'altra volta... » Purtroppo, però, non potevamo tornare neanche a Kiri, non avendo a disposizione né cetacei né navi per la traversata di ritorno. Mi alzai in piedi di scatto e tirai un calcio alla neve, frustrato. « Che schifo di situazione! » Stavo perdendo le staffe. Meika passò ad analizzare la situazione in cui ci trovavamo, per niente rosea, designando tre priorità principali: fuoco, acqua e cibo. « Sono d'accordo soprattutto sulla seconda, ma anche le altre due, vista la situazione, mi sembrano imprescindibili. » Fu così che, in breve tempo, delineò un piano abbastanza preciso per permetterci di superare con meno danni possibili la giornata. Purtroppo, in quella situazione, eravamo costretti a sopravvivere di giorno in giorno, non potendo fare piani di lungo termini. « Va bene tutto... » Non cercai di replicare alle sue preoccupazioni riguardo il mio stato di salute. Era vero, seppure il viaggio in braccio al capitano mi aveva permesso di risposarmi un pò, ero ancora molto stanco e con pochissimo chakra in corpo. « Va bene, ti aspetterò qui per adesso, ma stai attenta. Unica cosa, utilizza i tuoi occhi per vedere se i lupi e il povero capitano hanno lasciato tracce sulla neve, non dovrebbe essere difficile per te. Se capiamo la direzione in cui sono andati domani potremmo cercare di recuperare il nostro salvatore. Itai parlò di un certo Eremita dei Lupi, non vorrei che fossero sue creature... » E viste le stranezze del luogo non mi sarei sorpreso più di tanto.

    Fu così che Meika partì in cerca di una sorgente d'acqua potabile e di legna per il vecchio e nuovo fuoco. Io, a mia volta, avevo ben poco da fare, oltre ad occuparmi con una certa sollecitudine e costanza a prendermi cura del fuoco dinanzi a me raccogliendo legna secca e qualche pezzo di legno più grosso ma ben asciutto - aiutandomi anche con il fuuma kunai - per alimentare le fiamme, così approfittai del tempo che Meika mi regalò per riposare il mio corpo. Intanto, strano a dirsi, la mia gola stava diventando secca. Avevo bisogno al più presto di vera acqua.

    Meika tornò dopo meno di un'ora, con nuova legna già posizionata presso un ruscello che aveva precedentemente individuato. Con lei aveva un grosso bastone per portare il fuoco fino al nuovo campo. « Aspetta, vai da sola. Nel caso si spegnesse il ramo già so che uno tsunami, vista la nostra grande fortuna, si abbatterebbe sulla nostra spiaggia spegnendo anche questo fuocherello e, con lui, le nostre speranze. Nel caso non torni, significa che il fuoco è acceso. Se, invece, torni, significa che avremmo fatto bene ad essere prudenti. Tra 10 minuti ti raggiungo. » Mandai quindi da sola Meika avanti e, nel caso fosse andato tutto bene, avrei seguito le sue indicazioni per raggiungere il nuovo campo base per quella giornata. In caso contrario avremmo ripetuto il fatto tutte le volte che fosse stato necessario.
    Arrivato vicino al fiume, dopo poco meno di un chilometro di strada, potei notare come almeno nella foresta eravamo più riparati dal gelido vento battente sulla spiaggia. Prima di riscaldarmi, avevo un'altra cosa da fare: immersi la testa nell'acqua incominciando a bere la gelida, ma pulita, acqua del fiume. Quando ne fui sazio, sentii nuovamente il mio corpo rispondere al meglio ai miei comandi. « Va bene, vai pure a cacciare. Ci penso io al fuoco. » E detto ciò, avrei utilizzato il controllo del chakra - se fosse stato necessario - per raggiungere la cima degli abeti nelle vicinanze del fuoco, preferendo non lasciare nulla al diabolico fato. Anche il clima di Kiri non era certo mite in inverno e vivendo da solo fin da bambino mi ero preoccupato più e più volte di accendere il fuoco nei mesi freddi - certo, almeno avevo a disposizione la strumentazione adatta - quindi mi ricordavo che quel tipo di albero era particolarmente adatto per ottenere ceppi di legno in grado di bruciare lentamente. Aiutato dalla mia lama, cercai di ottenere quanta più legna asciutta possibile. Ammucchiai in poco tempo una gran quantità di legno dagli alberi nelle vicinanze, tagliando i grossi rami e lasciando intatti i tronchi. Dopo di ciò mi misi all'opera per minimizzare il rischio che il fuoco si spegnesse. Tolsi la neve e il ghiaccio dalle vicinanze del fuoco, quindi poggiai tutta la legna su una grossa roccia nelle vicinanze per tenerla lontana dall'umida terra. Legna bagnata sarebbe stata completamente inutile.

    Meika sarebbe tornata da lì a poco con due belle lepri in mano. « Sei proprio la mia eroina! » Scherzai, affamato.« Va bene, non preoccuparti, ci penso io. » Dissi, lasciando in aria un kunai che roteo, per poi riprenderlo al volo come uno chef pluristellato prende al volo il suo fido coltello da cucina. Fu un gioco da ragazzi spellare e sviscerare i poveri animali, così, dopo aver cercato e trovato un sasso adatto ed averlo lavato come secondo indicazioni di Meika, continuai a dividere in pezzi le bestiole, mettendone diversi pezzi sul sasso, altri pezzettini li infilai nella punta di un kunai e, aiutandomi con tre pezzi di legno - uno per infilarlo nell'anello metallico e gli altri due utilizzandoli come appoggi -, creai una specie di spiedino verticale per cucinare la carne. « Se ci va male la carriera ninja possiamo aprire una braceria! Mentre fai la brava donna di casa mi allungo a prendere la legna da quel tronco spezzato che mi avevi detto prima. Non mi sono fidato a lasciare da solo il nostro amico... » Mi riferivo al fuoco. Così mi addentrai nella foresta seguendo le precedenti indicazioni di Meika, finendo col trovare ben presto il tronco di cui mi aveva parlato l'Akuma. Feci quanti più pezzi di legno possibili, sempre con il mio fidato fuuma kunai, quindi trasportai tutta la legna nei pressi del fuoco, lì dove stavo ammucchiando ormai una gran quantità di legno. Al secondo e ultimo viaggio, i leprotti erano ormai quasi pronti. « Ottimo! Finalmente si mangia! » Mangiammo le prede con gusto e, per quanto il pasto fosse infimo, mettere qualcosa di caldo sotto i denti sembrò come mangiare nella migliore taverna di Kiri. « Mmhh si, volendo potremmo uccidere qualcosa di più grosso, o volendo si potrebbe anche pescare. In questi fiumiciattoli ci sono un sacco di pesci sicuramente. Domani ci penseremo meglio. » Meika aggiunse quindi di voler creare degli otri per il trasporto dell'acqua. « Questa, per quanto mi faccia schifo l'idea, potrebbe essere un'ottima idea. L'acqua non dovrebbe essere un grosso problema, però meglio non andare in giro impreparati. Non si sa mai. Vediamo che riesci a combinare. » E fu così che Meika impiegò la successiva ora a cucire, rattoppare, scucire, tagliare e incidere le pelli delle due lepri. Io, per l'ennesima volta, fui mandato a raccogliere legna. « Signor-sì! » La presi in giro, facendo finta di mettermi sugli attenti. Ripresi quindi la mia opera di raccolta e, dopo una buona mezz'ora, avevamo a disposizione così tanta legna da poter accendere altri tre fuochi. « Questa dovrebbe bastare... Come stiamo messi con gli otri? » Meika mi mostrò il lavoro finito. Grazie alle sue abilità mediche e al suo equipaggiamento di primo soccorso era riuscita a creare un otre con tanto di chiusura e un ulteriore nodo da fissare ad una cintura per trasportarlo. « Ho cambiato idea. Io cucino, a te ti metto a fare borse! » Provai il grande otre, snodando e annodandolo diverse volte, quindi lo testai con l'acqua all'interno per vedere se la garza resisteva. Sembrava di sì. « Beh, di meglio non penso si potesse chiedere. » Ed era la verità.

    Terminato con la cucitura ed i pasti, Meika disse di andare a prendere da un salice nano che aveva visto tempo prima per recuperare dei rami sopra i quali ci saremmo potuti stendere per ripararci dal freddo ed umido terreno. « L'importante è la compagnia, baby! » Risposi da lontano ridendo.

    Quando era ormai quasi notte fonda avevamo terminato tutte le operazioni che ci eravamo imposti per il primo giorno. Avremmo patito il freddo quella notte, ma di meglio per il primo giorno non si poteva chiedere. Mangiammo quasi tutta la carne di coniglio che ci era rimasta, quindi Meika si lasciò andare. Era veramente esausta. Mi sentii leggermente in colpa per aver lasciato fare quasi tutto a lei quel giorno, ma aveva insistito così tanto ed io ero altrettanto sfinito che non ero riuscito ad oppormi. « Forza, vieni qui, riposa ci penso io. » Dissi mentre, senza fare troppe battute, mi sdraiavo vicino a Meika. « Ti sveglio io, non ti preoccupare. » Non so neanche se riuscii a terminare la frase prima che Meika si addormentasse come un sacco. « Uhm... Si, buonanotte anche a te. » Bisbigliai con un sorriso.
    L'avrei lasciata dormire per molte ore, finché non fossi riuscito più a tenere gli occhi aperti, e solo a quel punto l'avrei svegliata. Intanto avrei posto sempre attenzione a mantenere vivo il fuoco. Io mi ero riposato abbastanza per quel giorno, adesso toccava a lei.

     
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