[Quest] Le Nuove Sette Spade

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  1. -Meika
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    Le Nuove Sette Spade

    Un Piano per Sopravvivere




    Non vennero altri orsi. Sulle prime, dopo quella (ennesima) sfortuna pensai che gli orsi dovevano essere di gran lunga meglio. Essi di carne, pelle, ossa. Concreti, duri, pericolosi ma affrontabili! Invece cosa si poteva fare contro l'ineffabile eppur portentosa natura? Cosa si poteva fare contro la furia del ghiaccio che cadeva dal cielo con la minaccia più che dichiarata, anzi, confermata di volerci seppellire per il resto dei nostri (brevi) giorni dentro un tunnel roccioso di piccole dimensioni con un cadavere di orso a farci compagnia?


    Quando vidi il sangue dell'orso schizzare addosso ad Akira e colpirlo non seppi se sentirmi inorridita o felice. L'Hozuki aveva sconfitto rapidamente l'orso e questi cadde a terra con un sonoro tonfo che fece tremare la terra sotto i miei piedi. Ma era davvero stato il peso dell'orso a far vibrare la dura roccia oppure erano le mie gambe che avevano preso a muoversi, forse segno di un'oscuro presagio? Mi voltai verso l'uscita impietrita mentre la pioggia diveniva ghiaccio e con una rapidità assurda sommergeva tutto, bloccando l'ingresso sotto diverso metri di neve. Non potei far altro che rimanere lì. Non potevamo comportarci diversamente: uscire avrebbe significato la fine certa per entrambi. Così rimasi quasi imbambolata a guardare il ghiaccio che si accumulava (e fu un periodo davvero breve).

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    Cosa... Sussurrai con lo sguardo pietrificato. Cosa diavolo è successo... Mi avvicinai al muro di ghiaccio, mettendovi una mano sopra. No, no, non ci credo, questo non è per niente giusto!


    Era la stessa reazione che Akira aveva visto quando eravamo appena naufragati ed il nostro panciuto compagno di (s)venture ci aveva abbandonati per imboscarsi con un simpatico ed alquanto feroce lupo assai strano ed inquietante. Rifiutavo di arrendermi all'idea di morire lì, in quel modo. Chiusa in un buco dal ghiaccio. Ero ancora troppo giovane per cedere il passo alle generazioni future della Nebbia. I Kami devono irriderci. Dissi, digrignando i denti. Anzi, si staranno sbellicando dalle risate. Ah, ma andassero a quel paese i Kami e chiunque altro. In un gesto alquanto deciso misi la mano destra stretta a pugno contro il palmo della mancina e feci scoccare rumorosamente le dita, dunque mi voltai verso Akira carica di una determinazione quasi sacra.


    Feci un lungo respiro, chiusi gli occhi e riflettei per alcuni istanti, mentre il cervello elaborava una soluzione. La situazione era critica: il fuoco poteva essere mantenuto per un po', ma se troppo forte ci avrebbe soffocati. L'aria lì dentro era limitata ed era ancora più importante del calore stesso, dell'acqua e del cibo. Al contempo dovevamo scappare di lì, perché anche con un fuoco tenue la situazione non sarebbe migliorata: eravamo a Genosha, quella neve piuttosto che sciogliersi sarebbe diventata un muro di ghiaccio. Mi grattai il mento, un gesto che facevo sempre quando ero profondamente riflessiva. Dovevamo scegliere cosa fare... mi voltai nuovamente verso Akira e la soluzione venne così spontanea che gli occhi mi presero a brillare. Te l'ho già detto che sono contentissima di trovarmi in queste brutte situazioni con te? Sì, glie l'avevo detto a Taki, ma mentre lì era una dimostrazione d'affetto lì c'era un'utilità pratica che derivava dalle conoscenze di Akira. E sappi che ti abbraccerei se non fossi sporco di sangue come un macellaio. Comunque, ho una soluzione! Battei il pugno destro sulla mano sinistra. Non dobbiamo scegliere se fuggire o restare vicino al fuoco, possiamo fare entrambi grazie ai tuoi cloni! Creane uno o due, due direi che è più sicuro e mandali a scavare la neve. Mh... Mi avvicinai al muro di ghiaccio e cercai di scavarlo con le mani, senza però ottener nulla. Forse con il Fuuma Kunai ci si riesce. Ci vorrà un po' ma nel mentre possiamo tenere il fuoco al minimo per non soffocare e far qualcosa con quell'orso. Ed aspettare che il tunnel sia completo. Alla fine non potevamo fare altro, e qualsiasi situazione avessimo scelto ci avrebbe senza dubbio portato degli svantaggi. Ma così facendo avremmo preso solo i lati positivi della situazione traendone il massimo vantaggio.


    Così sarebbe iniziata l'opera di escavazione del tunnel. Noi non potevamo rimanere con le mani in mano. Feci ardere il fuoco con attenzione, affinché la fiamma non si spegnesse ma non facesse troppo fumo. Nel mentre Akira avrebbe iniziato a scuoiare l'orso, aiutato anche da me. Ciò che si voleva ottenere era una certa pelliccia. Anche se sanguinolenta dal lato interno, l'esterno poteva essere abbastanza caldo e asciutto. Era il massimo che ci potevamo permettere in quel momento. Ad un certo punto abbandonai l'opera ad Akira, andando ad alzare il fuoco giusto un po' (senza esagerare) per mettere poi a cuocere ciò che rimaneva delle lepri uccise il giorno prima sfruttando un bastone come spiedo. Quando il tutto fu cotto chiamai Akira. Dai riposati un attimo e mangia. Scuoiare un orso era un lavoro complesso. Una volta consumato il lauto pasto curai il fuoco ed andai ad aiutare Akira.


    A meno di cattive sorprese dal lato copie, avremmo scuoiato l'orso. Avevo preparato un bastone dalla punta rovente, che passai sul bordo interno della pelle per bruciarla, così da toccarla senza essere viscidi di sangue, ma nella situazione in cui eravamo non avrei rischiato di più. Infine, preparato quel capo, mi sarei avvicinata al fuoco. Mettiamoci sotto questa bella coperta. Quasi mi veniva da ridere (e piangere) Ed aspettiamo di non morire assiderati. Le copie dovevano fare più in fretta che potevano. Da loro dipendeva la nostra sopravvivenza.


    Quando Akira si avvicinò di più al fuoco (ed ebbi la mente libera per notarlo) vidi che il sangue ormai era coagulato lasciandogli la pelle ed i vestiti sporchi. Passai un sito sulla sua maglietta, grattando un attimo con l'unghia il sangue con fare pensieroso. Non ci si può far niente, non hai altri vestiti. Dissi. Il sangue rischierà di attirare altre bestie. Ma non fa niente, non possiamo farci nulla. Lasciarsi intimorire da qualcosa di inevitabile non sarebbe servito a nulla. Alla fine, se le copie non avessero ancora terminato avrei messo un piccolo ciocco nel fuoco per tenerlo vivo quanto bastava per non farlo spegnere, ma mi infilai sotto "la coperta" insieme ad Akira, stringendomi a lui , sentendo freddo. Ora che tutto era fatto mi accorgevo che il fuoco era debole, troppo. Brrr... dissì, rannicchiandomi il più possibile. Puzzi di sangue. Dissi, mentre poggiavo la testa sulla spalla di Akira. Non me ne stavo lamentando ovviamente, il mio tono era scherzoso per quel che poteva esserlo in quella situazione. Solo che iniziavo a sentire paura, perché tutta quella missione si stava rivelando un disastro dopo l'altro: disastri imprevedibili, portentosi, contro i quali non potevamo far altro che piegarci e reagire come meglio potevamo. Torniamo a casa, Akira. Non era una richiesta: era più una sfida, una sfida contro quella natura ostile ed inconsapevolmente contro l'Eremita che ce l'aveva scatenata contro. Era un modo per farsi forza e convincersi che sì, sarebbe stato possibile.



     
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24 replies since 21/9/2015, 18:52   836 views
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