[Quest] Le Nuove Sette Spade

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  1. -Meika
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    Le Nuove Sette Spade

    The climb




    In un certo modo mi sentii appena sciogliere al pensiero che una volta finita quella storia e tornati a casa ci sarebbe stato il tempo di rilassarsi. Nascosi appena il viso, mentre le guance mi si imporporavano appena e risposi. Ogni promessa è debito. Risposi, sorridendo appena. E sappi che a questa ci tengo. Aggiunsi poi, sbadigliando, ma decisa a non addormentarmi. Difatti quando lui mi disse di dormire scossi appena il capo. È pericoloso. Siamo in un cubicolo e dobbiamo tenere il fuoco acceso per non morire congelati. Se mi addormentassi rischierei di non svegliarmi più. Era un pensiero catastrofico, ma se potevo cercare di contrastare il soffocamento allontanandomi dalla font di consumo dell'ossigeno (magari infilandomi nel tunnel), da addormentata avrei dato ai gas letali già mezzo lavoro fatto. E non dormire neanche tu. Precisai, ruotando appena il capo per guardarlo. Un fuoco così basso produce una combustione incompleta del carbone, dunque monossido di carbonio che... ti risparmio i dettagli, ma ti fa soffocare. Ma non te ne accorgi... ti viene sonno, ti addormenti, e muori. In effetti la morte più dolce che potesse esistere. Avvisami se senti ti senti troppo stanco, ok? Ma non c'era molto che potessi fare, se non, appunto, sperare che più in alto l'aria fosse maggiormente respirabile. E così iniziò la lunga attesa della fine dei lavori, durante la quale (dopo circa un paio d'ore di semplici chiacchiere ed immobilità) seguii il consiglio di Akira e costruii una borsa similmente a quanto avevo fatto prima per la saccoccia dell'acqua. Eseguii anche in quel caso attenti lavori di sutura legando insieme le due metà ripiegate di un lungo rettangolo di pelle, lasciando un'apertura superiore per prendere e metterci cose. Usai il Sai per bucare la pelle agli angoli e ci infilai due garze, ognuna delle quali legata con uno stretto nodo a formare due laccetti per portare quella borsa con le mani o sulle spalle. Era scomoda, ma era utile. Comunque, arrostiamo la carne, sarà meglio mangiarla fredda che cruda e non sappiamo se riusciremo ad accendere ancora un fuoco. Suggerii. Non ci sarebbe di certo voluto molto a scaldare quei pezzi di carne, avevamo molto tempo e per lo più l'avremmo passato a scaldarci il più possibile.


    Finita quell'operazione (che mi rubò circa un'ora) ero esausta, ma non per la fatica fatta, quanto per il fuoco che bruciando stava rendendo irrespirabile l'aria. Cercai di mantenere la calma (per consumare meno ossigeno possibile) e tornai sotto la coperta vicino ad Akira. Ero visibilmente preoccupata ed in quel momento osservavo il fuoco come il mio più grande nemico. Come respiri? Domandai. Io suggerirei di tenerlo acceso al massimo un'altra ora. Se le copie non hanno trovato nulla, lo spegniamo e speriamo che riescano a trovare presto l'uscita. Se continuiamo ad alimentarlo ci uccideremo più velocemente che per il freddo. Certo, almeno sarebbe stata una morte dolce. Tuttavia non ero ancora pronta ad arrendermi quando, poche ore prima, avevo solennemente promesso che saremmo tornati a casa. E visto che mi aveva promesso una vacanza, non me la sarei lasciata sfuggire visto l'inferno di quei due giorni... e se il Mizukage avesse osato ridire qualcosa, c'era sempre la possibilità di infilargli le dita negli occhi con fare isterico. Ma perché vuoi uomini siete così fissate con le spade? Tossii, con la gola irritata dal fumo. Come ogni donna che si rispetti incolpavo gli uomini delle mie disgrazie... anche se non a torto. Il Mizukage le aveva volute ed Akira sembrava felice come un bambino di andare a recuperare quel metallo fino a Genosha. Respiravo piano, tenendo gli occhi chiusi (che iniziavano a bruciare) ed attendevo che il tempo passasse, infilando metà della faccia sotto la maglia sicché facesse da filtro contro il particolato più grosso del fumo. Non è che si stanno facendo un pisolino? Sono tue copie dopotutto. Tentai di buttarla a ridere, ma tossii ancora e la risata mi morì in gola. Spegniamo il fuoco dai... Dissi con un sospiro, iniziando a tremare per i brividi. Mi alzai con l'intenzione di prendere della neve spalata dalle copie per gettarla sul fuoco quando ecco che finalmente la buona notizia giunse. Le copie avevano trovato la superficie! Tirai un sospiro di sollievo e presi della neve per spegnere il fuoco, dunque mi avvicinai alla coperta d'orso e la piegai facendo aderire le parti umide. Dammi una mano a ripiegarla. Arrotolai la coperta e con un altro po' di garze (che andavano esaurendosi) chiusi quel fagotto, sollevandolo. Direi che è ora di uscire da questa trappola infernale. Feci un sorriso, abbastanza dolce, ed un colpo di tosse molto forte, segno che i miei polmoni non tolleravano più quell'aria irrespirabile. No ok, stavo dicendo qualcosa di carino, ma la sensazione di tossire un pezzo di polmone me l'ha fatta dimenticare. E così mi limitai ad infilarmi nel tunnel creato dalle copie, percorrendolo con cautela ma quanto più rapidamente possibile, beandomi dell'aria fredda e pura.


    Il paesaggio all'esterno era a dir poco sconvolgente. Tutto sembrava essere sotto un manto nevoso di tale spessore da non lasciare quasi dubbi sulla sua provenienza tutt'altro che naturale. Com'era possibile che in cinque ore avesse nevicato così tanto da ridurre tutto ad un unico informe manto bianco. Non aveva il benché minimo senso. Ma... dissi ad Akira, una volta riemerso. Cosa diavolo è successo mentre eravamo lì... ed aggiungo, per fortuna che eravamo lì. Deglutii la mia paura al pensiero di rimanere all'aria aperta sotto quella che non era nemmeno definibile una tempesta. Almeno si vede ancora la collina... bé a questo punto direi di andare. Iniziavo a sentir freddo e camminare avrebbe certamente aiutando entrambi a scaldarsi.
    Tuttavia osservando da vicino ciò che ci toccava fare si comprendeva come non fosse affatto possibile camminare semplicemente per la cima. Il terreno era un inferno di neve e crepacci, rocce affilate e qualsiasi altro espediente che la natura avesse escogitato per rendere più difficile la scalata. Forse possiamo tentare di prendere una via breve, ma dovremo usare un botto di chakra mi sa... la strada è lunga e credo che senza attaccarci al terreno cascheremmo. Alla fine si decise di fare il giro lungo e così ebbe inizio una lunga e penosa camminata in un ambiente ostile ed a tratti spaventoso. Il vento tirava implacabile ed io tenevo le mani ben nascoste nelle maniche, ma avevo freddo. Cercavo di distrarmi ed anche di distrarre Akira, così iniziai a parlare, parlare, parlare sperando solo di arrivare il più presto possibile in cima. Per fortuna che sono riuscita a vedere quella grotta e per fortuna che sai creare dei cloni. Cioè, se non fossero successe queste cose ci saremmo trovati sotto metri di neve, morti, oppure costretti a scavare noi, oppure soffocati dal nostro stesso respiro. Non so più cosa pensare, da quando è iniziata questa storia ce ne stanno accadendo una dietro l'altro. Secondo me in cima troviamo come minimo un drago, anzi, il solo drago che conosco è l'unico che voglio vedere perché significherebbe un rapido ritorno a casa. Ah, per quando torniamo, visto che intendo farlo sulle mie gambe, ti devo far vedere un posto che ti assicuro amerai. C'è tutto quello che ti piace, acqua, tepore e la pace che invece piace a me. Non so se qualcuno a Kiri lo conosce, è fuori il Villaggio, un po' a nord-ovest a piedi se corriamo ci metteremo credo un'oretta non di più. Ci andiamo quando torniam... HIIII CHE DIAVOLO È! Interruppi il mio flusso quasi ininterrotto di parole quando vidi il primo scheletro e finii per arretrare di qualche passo. Non che avessi paura di qualche osso ed a dir la verità non mi impressionavano più di tanto. Ma era la sorpresa! U... uno scheletro... Deglutii il nulla e mi avvicinai (con cautela) alle ossa che stavano in un piccolo crepaccio alla mia destra profondo un paio di metri. Solo che lo scheletro era incastrato all'inizio della stretta fenditura, con le braccia intrecciate tra loro in una posizione innaturale (e probabilmente molto dolorosa in vita). M... mi sembra giusto. E così voltai il capo dall'altra parte, ignorandolo e proseguendo dritta.


    Solo che non potevo ignorarli tutti! C'erano fin troppi scheletri sulla via, in fndo ai crepacci, in posizioni assurde che mi facevano pensare per lo più a lente morti per inedia più che un rapido trauma cranico senza troppe conseguenze. Così i miei passi divennero straordinariamente attenti e l'angusto percorso parve divenire sempre più lungo anziché accorciarsi. Ricordi quando viaggiammo su Yogan per andare a Suna? Ricordi com'ero, mh... spaventata? Spaventata non era il termine corretto. Era più giusto dire "terrorizzata". Non mi sono ancora passate le vertigini... dissi, in una specie di mormorio con la voce tremante, cercando di rimanere quanto più possibile al centro del percorso e più lontana possibile dai bordi e da rovinose cadute. Il problema era che non appena ero costretta ad avvicinarmi al bordo sentivo una brutta sensazione di vuoto prendermi lo stomaco seguita dalla percezione chiara della morte che mi attendeva sul fondo del crepaccio che stranamente pareva farsi grande e vicino. Strinsi i denti e mi costrinsi ad andare avanti, magari con più calma, ma senza lasciarmi fermare da quella mia fobia per le altezze ed i camminamenti traballanti e dopo cinque ore circa di cammino potevamo quasi vedere la cima quando madama fortuna decise di voltarci le spalle e facendolo emise un rumore inquietante.


    Il rumore del ghiaccio che si spaccava mi fece rabbrividire peggio del tuono che aveva dato inizio alle loro sfortune. AKIRA INDIETRO! urlai, piegandomi sulle ginocchia per scattare poi rapidamente all'indietro con un agile balzo. Atterrai sul percorso innevato, dimentica delle vertigini e del pericolo: la certezza di una caduta scacciava via la paura di un possibile volo a fondovalle.
    Ma dico io... mancava così poco... Sospirai, alquanto arresa al destino. Ma immagino che farci vedere il traguardo prima di cercare di impedirci di raggiungerlo faccia parte della intrinseca crudeltà del destino. Commentai, guardandomi attorno per cercare di capire che fare. Eravamo in alto, per cui potei osservare cosa avevamo attorno senza dover sforzare i miei occhi: il mio campo visivo non era abbastanza ampio da permettermi di osservare molto altro. Che facciamo? Altre cinque ore per tornare indietro... insomma, rischiamo di rimanerci secchi. Dissi, con una certa preoccupazione nella voce. Aspetta vediamo che c'è in cima... Così attivai i miei occhi [Vista Vitale] e riuscii e dopo alcuni secondi di concentrazione aumentai di dieci volte il mio raggio visivo. Riuscii a vedere, in lontananza, una costruzione. Un rifugio, dove forse riuscire a trovare un riparo per la notte. Se avesse nevicato come quella notte saremmo morti. Vedo una specie di costruzione... Dobbiamo raggiungerla Akira. Dissi decisa, cercando di ignorare la paura. Sapevo cosa andava fatto e di sicuro lo sapeva anche Akira: dovevamo scalare quella parete con estrema calma ed attenzione. Io non ho visto nulla lì sopra. Ora dovremmo avere delle corde, quanto vorrei averle maledizione... comunque, dato che non c'è niente, salgo prima io e poi tu. Se tu cadi puoi evitare di ucciderti, no? Io invece sarei una poltiglia sanguinolenta. Se inizio a perdere l'equilibrio puoi afferrarmi. Rabbrividii al pensiero. Ma non stiamo a troppa distanza, magari diciamo che parto una decina di secondi prima di te... ma se stiamo troppo vicini e cado ti travolgerei.


    Assodate quello che era l'ordine di partenza mi avvicinai alla parete quasi verticale della montagna e vi posai il piede destro, attivando il chakra adesivo Chakra Adesivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore cammina con facilità sulle superfici verticali.
    (Mantenimento: ¼ Basso)
    [Da Genin in su]

    prima sul piede destro, poi sul sinistro. Non osai camminare normalmente in verticale, ma mi spinsi in avanti fino a toccare la fredda roccia con le dita e dunque imitando ciò che avevo fatto prima sotto la pianta dei miei piedi lo feci anche sulle mani al fine di trovare maggiore stabilità. Ci sarebbe voluta una notevole quantità di chakra rispetto al normale per percorrere quella strada. Così iniziai ad avanzare molto lentamente, con estrema calma, mormorando a bassa voce incoraggiamenti al mio scarso coraggio. Piano Meika... piano... piano che non cadi.... Posavo con attenzione ogni mio passo, ringraziando l'addestramento del Mizukage sulla via per Suna e dentro il Deserto, perché ero abbastanza certa che senza quelle abilità sia io che Akira saremmo in un luogo piuttosto remoto chiamato "aldilà". Non sapevo perché, forse era stata la nevicata di quella notte a suggerirmelo, ma tre giorni sotto il cielo di Genosha potevano equivalere ad un'eterna tomba ghiacciata come regalo. E così proseguii la mia lenta scalata, mettendoci il triplo del tempo ed il triplo del chakra rispetto al normale, con tutta la cautela possibile ed immaginabile nello scegliere i miei appigli, verificando prima di gravare col peso su di essi che fossero ben saldi. Manca poco... manca davvero poco... Dissi con voce bassa e tremante, finché non vidi il bordo. Accelerai il passo nell'ultimo paio di metri e giunta a destinazione mi issai su, allontanandomi rapidamente dal precipizio. Mi piegai in avanti ansimando, attendendo Akira e quando dopo pochi istanti lo vidi comparire e tornare sulla terra ferma sano e salvo riuscii a tirare davvero un sospiro di sollievo. Bene... siamo qui, ancora vivi... pensavo peggio. Feci un ultimo lungo sospiro e raddrizzai la schiena, guardando l'enorme struttura che campeggiava ad una certa distanza da noi. Andiamo? Cosa ci riservava ancora il destino non potevamo saperlo, ma ero certa che sarebbe stato estremamente beffardo.




     
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