Master and Commander

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  1. Creel
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    Le preghiere a Jashin erano la parte fondamentale del suo culto. Ogni mattina dieci minuti erano dedicati all'adorazione del mio Dio. Questa mattina qualcuno aveva avuto la pessima idea di interrompermi bussando alla porta di casa. Dadao in mano, sguardo inferocito, mi diressi a passi pesanti verso la porta e la spalancai.

    Chi cazzo è che mi...

    Le parole mi si spensero in gola quando davanti a me vidi una donna chiaramente non impressionata dalla mia reazione, o dalla mia arma. Lanciò una rapida occhiata dietro di me, verso il tavolo ricoperto da piatti e stoviglie varie, verso il letto sfatto abbandonato in un angolo, soffermò lo sguardo per qualche secondo sul piccolo altare vicino al letto, un semplice ripiano di pietra con il simbolo di Jashin intagliato sopra. Guardò quindi me, il dadao abbandonato sul fianco, la faccia leggermente stupita e il petto nudo sul quale svettava la collana con il simbolo del mio culto. Avendo probabilmente compreso la situazione si fece strada verso il tavolo ignorandomi completamente.

    Ehi... Questa è...

    Nuovamente non riuscii a finire la frase. Qualcosa di quella donna aveva completamente spento il mio spirito combattivo. Si sedette al tavolo e mi fece cenno di raggiungerla. Obbediente chiusi la porta, posai il dadao in un angolo e la raggiunsi.

    Scusa se ho interrotto la tua preghiera ma non ho molto tempo da perdere.

    Rimasi nuovamente stupito, non pensavo che il culto di Jashin fosse particolarmente famoso. Questa donna invece era pimobata in casa mia e, nonostante la maleducazione, si era scusata per quello che aveva fatto. In modo completamente naturale, come se fosse venuta solamente per un the, mi spiegò che ero stato scelto per una missione in quanto studente particolarmente promettente e, soprattutto, per aver mostrato già un certo grado di indipendenza rispetto ai bambinetti che ancora frequentavano l'accademia. Si presentò poi come Soifon, ma non mi diede ulteriori informazioni sulle sue affiliazioni o sulle intenzioni. Nel suo discorso accennò più volte alla riservatezza della missione e come non fosse nulla di ufficiale. Era come se sapesse quali erano i miei bisogni e le mie intenzioni. Non ufficiale era sinonimo di affari loschi e tutti sanno che gli affari loschi finiscono sempre nel sangue.
    Non le ci volle molto a convincermi, la rapida occhiata che lanciai all'altare lasciò intendere la mia decisione.


    ~~~



    Per la seconda volta in pochi giorni mi ritrovavo a compiere una missione, fare un viaggio, o cosa diavolo stessimo facendo, in compagnia di qualche sconosciuto e senza avere idea di quale fosse il mio obiettivo. I miei compagni di viaggio erano Soifon, la donna che mi aveva proposto la missione il giorno prima, e un uomo del quale non ero neanche riuscito a sapere il nome. Uomo però era un termine che non rendeva decisamente onore a questo essere gigantesco, alto almeno un metro in più rispetto a me, con delle braccia larghe quasi quanto il mio torace, probabilmente in grado di strappare a metà una persona senza troppo sforzo. Restai in silenzio per le prime ore di viaggio, cosa che sembrava andare benissimo anche agli altri due. Il paesaggio intorno a noi non mi forniva nessuna informazione, questo era il mio primo viaggio fuori dal villaggio e non conoscevo minimamente la geografia del paese delle Risaie.
    Il mio primo tentativo di comunicazione fu decisamente infruttuoso, l'unica cosa che riuscii ad apprendere dal gigante era la sua professione: l'artigiano; che tipo di artigiano, dove vivesse o cosa ci facesse insieme a noi rimanevano un mistero. Soifon si rivelò leggermente più loquace, ma non per questo più utile. Dopo aver raccolto il coraggio di chiederle perchè avesse scelto proprio me e perchè ci stessimo dirigendo fuori dal villaggio ottenni una risposta che si potrebbe riassumere con: "Siamo uomini loschi, facciamo cose losche, non sai cosa devi fare ma devi comunque farlo bene". Che di per sè non era particolarmente rassicurante. D'altro canto, come ormai mi ripetevo da giorni, ogni occasione poteva essere buona per compiacere Jashin e le opportunità di questo tipo dovevano essere colte al volo.


    Dopo che quella che mi sembrò un'eternità arrivammo finalmente alla nostra meta, o comunque quella che io ritenevo tale. Il villaggio era piccolo e anonimo, composto forse da una ventina di case. Nonostante non avessi mai visto un porto in tutta la mia vita, suppongo questo fosse davvero grande, pieno di barche di ogni dimensione e fervente di vita. Uomini che andavano e veniva, che gridavano da una barca all'altra, si lanciavano funi o barili, l'attività principale sembrava essere la pesca.
    Ci fermammo davanti ad un enorme magazzino dove un uomo si rivolse a Soifon, il cui cognome a quanto per era Meriha, un'informazione che si sarebbe potuta rivelare utile.
    Scesi dal carro seguimmo l'uomo, che ci guidò dentro il magazzino. Dopo aver superato varie stanzette stipate di pesce giungemmo nel luogo dove vidi il probabile motivo del nostro viaggio, un'enorme nave, nuova, imponente e armata di tutto punto. Rimasi a bocca aperta a fissare la nave, ancora incapace di capire cosa stesse succedendo e in che guaio fossi andato a ficcarmi.
     
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16 replies since 24/9/2015, 22:51   252 views
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