Master and Commander

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  1. Creel
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    Superati i dubbi e le differenze iniziali di opinione la discussione si spostò rapidamente sui termini più tecnici dell'accordo, discorso che per buona parte ignorai, ancora eccitato dall'idea di quello che sarebbe successo da oggi a pochi mesi. Gli uomini discussero di tutte le parti principali di quella che iniziava a prospettarsi come una vera invasione di Kiri, la nave infatti non doveva essere un pezzo unico, ma il primo componente di un'interna flotta. Il Mikawa si rivelava più potente di quanto mi aspettassi e la sua rete sottoposti molto più radicata del previsto, arrivando a raggiungere addirittura Suna. Rimasi in disparte, sempre vicino a Soifon, ancora in attesa di scoprire quale tassello fossi di questo immenso puzzle. Fu proprio quando Rufy menzionò l'intenzione del gigante di lasciare degli uomini al villaggio che una stretta mi serrò il cuore. Dei sottoposti del Mikawa avrebbero controllato l'operazione; gli unici due sottoposti presenti al momento eravamo io e Soifon.
    Ma io ero uno studente, un nessuno, non mi avrebbero mai lasciato il controllo di altre persone. Non a me.
    Nonostante esteriormente stessi ancora mantenendo il controllo, dentro di me l'eccitazione iniziale si stava rapidamente spegnendo, sostituita dal freddo gelido dell'ansia, come un peso che andava crescendo nel mio stomaco. Ero a malapena in grado di parlare con le persone, non sarei mai stato in grado di dare ordini a dei sottoposti.


    Il colpo di grazia alla mia sicurezza fu dato dal Mikawa in persona.
    << Inizierai fin da subito con Meriha e Dagaro >>.
    Poche parole, una condanna a morte, se Soifon era Meriha io ero indubbiamente Dagaro. Avevo effettivamente una parte nel piano. Cercai di continuare a mantenere una facciata calma e professionale, aggrappandomi ad un minuscolo filo di speranza. Non chiedevo molto, un compito che non richiedesse contatto umano, o almeno non verbale.
    Rimasi in attesa, composto, attento allo scambio di parole dei due uomini, speranzoso, dubbioso e spaventato da quello che avevano in serbo per me, non ancora in grado di metabolizzare completamente l'idea di quello che mi sarebbe potuto accadere.
    Spianate le ultime grinze del piano Rufy si rivolse direttamente a me, prendendomi per un braccio e strattonandomi leggermente mentre mi raccontava quale sarebbe stato il mio compito. Mi sarei dovuto occupare della ricerca dell'equipaggio e delle corruzione dei posti di blocco. Magnifico. Perfetto. Eccellente. Quel piccolo filo era stato appena bruciato da un incendio, una tempesta aveva appena spazzato via tutte le mie emozioni. La mia più grande, vera, unica paura era finalmente giunta a perseguitarmi. Non temevo la morte o il dolore, erano tutte cose alle quali mio padre mi aveva abituato a dovere; la solitudine era qualcosa con cui avevo imparato a convivere, ma quello che mi veniva chiesto adesso, questo era tutta un'altra cosa.
    Cosa avrei dovuto dire al Mikawa? Che l'unico contatto umano che avevo avuto all'infuori della mia famiglia era stato molto, come dire, fisico? Che avevo paura di parlare anche col fruttivendolo dall'altra parte della strada?
    Milioni di pensieri e preoccupazioni turbinavano nella mia testa, ero sembrato un bravo sottoposto solo perchè non mi era ancora stato chiesto di fare nulla. Iniziai a pensare che effettivamente il Mikawa non mi avesse scelto per le mie capacità, ma che la sua fosse stata una scelta del tutto casuale. Ironico che tra tutti i ragazzini estroversi che frequentavano l'accademia avesse scelto proprio me, avrei forse riso se al momento non fossi stato praticamente paralizzato.
    Nonostante tutto mi lasciai trascinare dall'uomo, come un involucro che ormai non conteneva nulla, solo un intreccio di paure e preoccupazioni. Non sarei mai riuscito ad essere utile alla nostra causa. Io non ero nessuno e non volevo essere nessuno.
     
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16 replies since 24/9/2015, 22:51   253 views
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