L'arte della Guerra

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  1. Nevi
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    HrEKxIv
    Le cose ad Oto stavano continuando ad evolversi con una velocità disumana, tant'è che lei stessa spesso e volentieri si ritrovava buttata sul proprio letto guardando il soffitto e chiedendosi se veramente aveva fatto bene a scegliere quella strada.
    Poi però tutto passava in un istante, si insultava per aver anche solo pensato una cosa del genere e tornava a lavoro.
    D'altra lamentarsi era una cosa comune a tutti gli esseri umani, indipendentemente dal fatto che si amasse quello che si stava facendo o meno, giunti a un certo punto la stanchezza era tanta che risultava impossibile non mettersi a borbottare.
    Il giorno prima le era arrivata una lettera da una guardia, e come aveva già imparato negli ultimi mesi da quand'era diventata Genin quando avvenivano cose del genere, si trattava di cose importanti.
    Insomma l'ultima volta era saltato in aria un intero edificio.
    Tuttavia rimase stranita dal contenuto della lettera, difatti la guardò per diversi istanti all'entrata di casa subito dopo aver chiuso la porta e averla aperta.
    Poche parole che dicevano tutto e niente. Vi era il luogo, l'orario dell'incontro e un accenno alla missione, il fatto che richiedesse l'equipaggiamento da ninja non la sorprese più di tanto.
    Sospirò facendole spallucce e portandola in camera sua, buttandola sul letto e soffocando i pensieri riguardo quella strana missiva.
    Non la riguardava più di tanto, doveva solamente fare quanto le veniva chiesto e portare a termine il tutto. Non era neanche detto che non sarebbe stata in grado di saperne di più durante lo svolgimento stesso, dopotutto le cose cambiavano continuamente e ormai era una cosa cui si era abituata.
    Preparò il necessario la sera prima mettendo il tutto da parte, in un angolino vicino l'entrata della stanza per poi andare a dormire decisamente presto.
    Visto l'orario doveva fare in modo di dormire quanto richiesto dal proprio corpo, onde evitare di essere intontita la mattina successiva.
    Non comunicò nemmeno la cosa alla propria sorella gemella, dopotutto le era stato detto chiaramente di non dire nulla a riguardo e inoltre in famiglia vi erano abituati ormai, quando usciva di casa presto senza dire nulla a nessuno normalmente era per lavoro.
    Comunque sia l'orario della partenza arrivò abbastanza velocemente, e per tanto si svegliò circa venti minuti prima buttandosi giù dal letto così da potersi vestire e fare colazione con calma.
    Fortunatamente l'ingresso Sud era vicino a dove abitava lei, anzi a dirla tutta molto probabilmente era il più vicino in assoluto rispetto gli altri.
    Una volta finito di vestirsi prese al volo due cose nel frigo, divorandole in pochi bocconi e uscendo fuori di casa senza fare troppo rumore con tutto il necessario addosso.
    Come fu all'esterno richiuse la porta piano piano, per poi voltarsi e iniziare a camminare nel punto designato.
    Era ancora buio e il sole non aveva neanche iniziato a far capolino, tuttavia apprezzava quel silenzio mattutino e il fresco che permeava l'ambiente. Non fosse stato che andava di fretta, probabilmente sarebbe andata un po' più piano per godersi la camminata.
    Sfortunatamente però non era il momento adatto, e per tanto fu costretta a fare l'opposto, ovvero: aumentare il passo.
    Alcuni minuti dopo arrivò a destinazione, notando che vi erano già due figure ad attenderla.
    Rispetto a lei erano entrambe decisamente alte, troppo alte.
    Era sicura di non averli mai visti fino ad ora in giro, altrimenti avrebbe avuto modo di ricordarseli vista la loro stazza.
    In particolare uno dei due - quello più alto - puntò lo sguardo dritto su di lei, osservandola inespressivo.
    Aveva un fisico asciutto e robusto, mentre i capelli erano sistemati in un modo mai visto prima. Una capigliatura a treccine che però non seguiva il solito schema standard che ci si poteva aspettare, erano... Strane. Spuntavano in più punti senza seguire un ordine apparentemente preciso, per poi ricadere su di lui.
    Comunque sia come parlò si riscosse, portando lo sguardo sul suo viso.
    Il tono di voce era profondo e ben marcato, di sicuro ben più che adatto per uno della sua stazza.
    Si poteva notare come fosse visibilmente sorpresa, stupita ma non in modo negativo.
    Bensì sembrava incuriosita, tant'è che puntò i suoi occhi verde acqua in quelli del suo interlocutore, piegando leggermente il capo di lato come un uccellino curioso mentre questi continuava il suo discorso.
    Quindi avrebbe dovuto apprendere l'artigianato eh? Beh di sicuro Yushino e sua madre sarebbero state più che felici a riguardo, soprattutto la prima considerando che di tanto in tanto le aveva chiesto aiuto in negozio, però essendo negata si era sempre rifiutata. Ora non avrebbe più potuto farlo.
    Portò entrambe le mani sui fianchi, tornando col capo in posizione eretta per poi sospirare e sorridere leggermente, tranquilla.
    Dunque dopo Kiri sarebbe toccato a Suna? Che dire, un po' alla volta si stava girando tutti i villaggi accademici.
    Non che la cosa la infastidisse o la facesse sprizzare di gioia, semplicemente la considerava un'attività come un'altra.
    Prese parola portando le braccia conserte, rispondendo con tono pacato.

    Capisco, piacere mio allora. Da quanto ho capito già sapete il mio nome. Comunque nessun problema, ci sono abituati.

    Dette quelle poche parole attese che si mettessero in movimento per partire.

    [...]


    Alcune ore dopo erano in viaggio nel bel mezzo del deserto, una cosa che lei non aveva mai visto e che di sicuro apprezzò molto di più del mare di Kiri.
    Prima di tutto non ti faceva ondeggiare ogni tre secondi, procurandoti fastidio allo stomaco e nei momenti in cui non vi era vento, osservare quella distesa immensa di sabbia era anche piacevole.
    Certo il sole battente non era poi così apprezzato, però era solo un piccolo difetto a cui ci si poteva abituare abbastanza velocemente.
    Non le piacque per niente l'idea di andare a cavalluccio sopra Ashiro, difatti quando le fu fatto cenno di salire si rabbuiò visibilmente, spostando lo sguardo di lato e mordendosi il labbro inferiore.
    Odiava non farcela da sola, ogni volta che accadevano cose del genere era come se qualcuno l'avesse colpito con un sasso in faccia.
    Si rassettarono a metà strada, divorando e bevendo qualsiasi cosa fosse stata presente sul tavolo, e nonostante la sua corporatura minuta non fu da meno rispetto agli altri due rivelandosi una persona che apprezzava enormemente mangiare ma soprattutto, bere alcolici.
    Il suo metabolismo e il fatto che fosse sempre in giro a fare qualcosa poi, pensava ad eliminare tutto quello che vi era in eccesso nel suo corpo.
    Ad un certo punto del viaggio comunque Asutori le chiese di parlare di sè stessa, tant'è che lo guardò incerta con un sopracciglio leggermente inarcato.
    Era estranea a tanta curiosità nei suoi confronti, e questo fu ben visibile vista la sua reazione.
    In ogni caso volse nuovamente lo sguardo innanzi a sè, mentre prendeva parola senza troppi problemi.

    Non c'è molto da dire Asutori. Sono nata e cresciuta ad Oto, mio padre era un mercante e verso la fine della mia infanzia se n'è andato dal villaggio senza alcuna spiegazione, lasciando indietro me, mia sorella gemella e mia madre. Non che sia stato un grande problema, mia madre lavorava e lavora come guardia, di conseguenza abbiamo continuato a vivere bene o male come prima.

    Ormai era consica che il fatto che fosse nata ad Oto era una bugia bella e buona, però come Deveraux stesso le aveva detto quello era un discorso che avrebbe dovuto tenere per sè al momento, almeno fino al momento cui non avessero informato Febh.
    Solo allora avrebbe potuto dire tranquillamente come stavano le cose realmente.

    Per quanto riguarda il fatto di voler essere una kunoichi, beh, centra mia madre. Diciamo che ero più interessata alle armi che aveva in stanza, che ai suoi vestiti. Come dissi a uno dei Guardiani al tempo, Deveraux, non è stato uno spirito patriottico o simile a spingermi a farlo. Ero curiosa, poi ho iniziato ad apprezzare il tutto e infine ho deciso. Certo non vuol dire che non voglia difendere il villaggio, dopotutto casa mia si trova pur sempre li, solo non è la motivazione principale.

    Questo fu quanto decise di dire al momento, dopotutto l'aveva appena conosciuto quell'uomo e non se la sentiva di dire tutto quanto, insomma cose come il Nibi e via discorrendo erano discorsi più privati e delicati, forse se si fosse creata la situazione adatta allora ne avrebbe parlato.
    Comunque sia dopo un po' di tempo arrivarono innanzi al cancello di Suna, dove Asutori le disse di rimanere in silenzio, tuttavia ben presto quella richiesta si rivelò assai ardua da soddisfare.
    Difatti un ragazzo dai capelli di un rosso acceso, andò loro incontro salutandoli ampiamente e rivolgendosi anche a lei come la notò.
    Era alto diversi centimetri più di lei, il fisico inoltre era abbastanza longilineo ma decisamente ben allenato.
    Si rivelò essere decisamente vivace, fin troppo per com'era fatta lei e vedendo arrivarsi incontro così tante domande tutte di fila, ben presto spezzò quel voto del silenzio iniziando a rispondere.
    Sospirò rimanendo comunque apparentemente calma e tranquilla.

    Piacere mio Hoshi. Io sono Nakora.

    Alla sua affermazione sul caldo annuì, iniziando a seguirlo una volta che si fossero mossi anche gli altri.
    Nel mentre continuò a rivolgersi a lei, facendole qualche domanda e sorridendo ben più di qualche volta.
    Sinceramente non credeva che i ninja di Suna fossero così, con tutto quel deserto e l'ardità del posto aveva sempre pensato a loro come a persone serie, statue di sale quasi, eppure evidentemente si era sbagliata.

    Niente di che, le solite cose. A dirla tutta le cose sono abbastanza monotone ultimamente. Comunque sia non ho presente chi siano quelli che hai nominati, probabilmente ero ancora piccola al tempo.

    Era visibilmente seria oltre che sincera in quel momento, non aveva mai sentito nominare in vita sua quei due tizi.
    Forse erano stati maestri al tempo di Hoshi, ora però di sicuro non insegnavano più.
    Non ricordava di aver visto i loro nomi da nessuna parte, nè tanto meno mentre si trovava all'accademia qualcuno gli aveva mai nominati.
    Comunque sia la loro guida decise di prendere una strada secondaria, per così dire, una via dove non avrebbero rischiato di incontrare altre persone.
    Questo la fece decisamente insospettire, possibile che Oto avesse deciso di fare qualcosa sotto i baffi di Suna?
    Però per una semplice questione di artigianato le sembrava parecchio strano, non tornava, un apprendistato era una cosa abbastanza semplice in sè e per sè, non c'era bisogno di nasconderlo.
    Il suo sguardo in quel momento andò a posarsi su Asutori con fare interrogativo. Non si curò di nascondere quella sua espressione interrogativa, lasciando così forse intendere alcuni dei suoi pensieri per poi tornare a guardare avanti.
    Hoshi utilizzò un paio di tecniche mentre li accompagnava, e lei sinceramente non ricordava di averle mai viste. Probabilmente dovevano essere proprie di quel villaggio.
    Infine arrivarono in un vecchio magazzino abbandonato, era rassettato alla ben e meglio con i beni indispensabili per un minimo di comodità e per il vivere, tuttavia lei non sembrò affatto infastidita, anzi si muoveva con una certa naturalezza.
    Si sedette sul divano gettandovisi sopra, e senza esitare prese la birra offerta dal Sunese.
    Con un gesto secco se la portò alle labbra, bevendone un bel sorso per poi allontanarla e lasciarsi scappare un sonoro rutto, lasciando ben intendere quanto le piacesse bere.

    Grazie Hoshi.

    Non sembrò affatto impensierita da quel suo gesto.
    Fu in quel momento che giunse un'altra persona, un uomo che ben presto rivelò la sua vera identità dimostrando come la prima fosse quella falsa.
    Era abbastanza alto, la pelle pulita così come il viso senza imperfezioni di sorta. Lo sguardo sicuro e tranquillo, con le iridi color argento e i capelli neri come le penne dei corvi raccolti in una coda alle sue spalle.
    Si poteva dire che erano in netto contrasto rispetto ai suoi che oltre la ciocca cinerea raccolta nella coda, ora aveva anche le punte rosso fuoco.
    Il suo modo di fare inoltre non fece altro che farle salire ancora più dubbi, a che diavolo servivano tutti quei controlli?
    Più le cose andavano avanti, più era convinta che non le fosse stato detto tutto.
    Appoggiata con la schiena contro i cuscini del divano, si sistemò meglio in attesa che qualcuno prendesse parola.
    Non aveva intenzione di iniziare lei il discorso.
     
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