Vecchio Covo della Radice

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    Le porte della Fede








    La radice.
    Un associazione prima che un luogo, affondava la sua storia nelle fondamenta del villaggio stesso e già il nome indicava a chi fosse volta la sua fedeltà.
    Purtroppo però, apprese il Colosso, fu smantellata fin dai tempi del terzo Hokage, ritenuta troppo in dissonanza con lo spirito che animava il villaggio a quel tempo.
    Fu soltanto grazie ad un misero fascicolo vecchio di chissà quanti anni che riuscì a trovarne notizia.
    Un fascicolo che parlava in maniera sommaria dei vari ingressi ed ambienti che la struttura presentava, tuttavia non presentava alcuna mappa, solamente uno degli ingressi.
    E li che avrebbe mandato Oboro, la Kunoichi, se così poteva ancora chiamarla, che aveva scelto per ricoprire quel genere di ruoli che persone normali non potevano neanche comprendere, in poche parole gli serviva una mente come la sua: dedita allo scopo.
    Ma se l’Hokage era dedito ai principi della radice si poteva dire lo stesso dell’Aburame?
    La radice era l’essenza stessa del villaggio della fedeltà, nell’ottica di quell’associazione non esisteva nulla che non potesse essere sacrificato per il villaggio. Nella Radice tutto ciò che conta per un ninja è la sua missione. Nient'altro ha importanza, tanto che i membri venivano addestrati sin da piccoli a non mostrare alcun tipo di emozione o passione. Questo li portava ad essere automi in grado di eseguire solamente gli ordini, il libero arbitrio era concesso solamente se non ledeva l’obiettivo finale, rispettando le regole ma senza badare alla morale o al sentimento verso gli altri. Nella Radice non esisteva passato, non esisteva futuro, esisteva solo la missione. Nessuno poteva parlare della Radice, nemmeno all’interno della stessa, le chiacchere, le opposizioni, le discussioni, niente aveva importanza: c’era solo l’ordine, nient’altro era necessario.

    Salve cara.

    L’Hokage era comparso dal nulla alle sue spalle, forse aveva sentito poco prima del suo arrivo qualcosa di piccolo rimbalzare a terra un'unica volta, ma niente più. Voltandosi avrebbe potuto vedere il Decimo abbozzare un sorriso.

    Seguimi.

    Disse senza interloquire ulteriormente.
    C’era una ragione se gli ingressi della Radice erano rimasti per tutto quel tempo così scarsamente trafficati: varcarli non era semplice. Dopo il totale smantellamento alla morte di Danzo e con la definitiva instaurazione del regime pacifista ben poche persone erano sicure di potersi recare al suo interno con motivazioni abbastanza valide da poter superare “le porte della fede”.
    Raizen era uno di quei pochi elementi che la Radice avrebbe potuto avvolgere e difendere tra le sue braccia, e fornirgli il necessario perché lui potesse dargli nuova linfa vitale per far rifiorire l’albero di Konoha.
    Le porte della fede da quello che potevano vedere i due erano tutte chiuse, ad eccezione di una, che fosse stato Raizen stesso ad aprirla in occasione di quell’incontro non era dato sapere.

    Devi sapere che in realtà le porte della radice sono Sempre aperte a nuovi membri, purchè questi siano in grado di superarle, nessuno domandava niente ai nuovi arrivati, era sufficiente che fossero in grado di varcare le porte e la Radice avrebbe fatto di loro una nuova distensione, a prescindere dal loro volto, identità e passato.
    Per un'unica ragione si entrava alla radice, e se per caso qualcosa al suo interno l’avesse modificata mai più sarebbe giunto all’esterno, trasformandola in una prigione.
    Fedeltà al villaggio concedeva l’ingresso dalle porte della fede.


    Parlava mentre prendeva uno dei ponticelli che portava all’ingresso aperto , estremamente semplice: una robusta cornice di cemento in rilievo sul muro del medesimo materiale non trattato ma solamente lisciato. La porta non era visibile pareva fosse a scorrimento a giudicare dalla feritoia presente nello spessore del muro, una feritoia sufficientemente larga da ospitare almeno dieci centimetri di solido acciaio.
    Sempre osservando le altre porte si poteva notare che le ante, non dovendosi aprire in maniera comune, avevano un taglio zigzagato che dava origine a spuntoni di cinquanta centimetri che davano l'impressione di essere tutt'altro che morbidi. Non era dato sapere se gli spuntoni di una delle due ante fossero muniti di lame affilate poste nel profilo zigzagato che incuneandosi in un incavo appositamente realizzato sull'anta opposta trasformavano la lastra di metallo in una trappola letale, ed in un passante efficace a sufficienza da rendere impossibile aprire le porte con una spinta di qualsiasi entità.

    Sicurezza invidiabile[velocità e forza di chiusura 800 potenza 100 durezza 5].

    Raizen varcò la porta addentrandosi nelle profondità della storia del villaggio, senza neanche voltarsi verso l’Aburame, sapendo che di li a breve l’avrebbe avuta al suo fianco.
     
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