[QdV] - Il Fabbro Immortale

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  1. Yusnaan
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    Il fabbro immortale

    Un tremendo sospetto


    Con grande soddisfazione di Ryuu, l'oste si offrì senza battere ciglio di rispondere alle sue domande e di mettere al corrente i 2 ragazzi dei fatti accaduti al villaggio. Per fortuna sembrava avere proprio una bella parlantina e 2 ninja in cerca di informazioni non potrebbero chiedere di meglio.
    Il grosso e peloso omone in fondo non aveva un'aria minacciosa, anzi il suo aspetto era piuttosto confortante agli occhi di Ryuu, che ancora era fuori di sé per l'emozione di trovarsi in un locale malfamato a quell'orario. E' ovvio che dal suo punto di vista, una missione al di fuori del suo villaggio significasse potersi prendere parecchie libertà che a casa non aveva, e non avendo ancora fatto molta esperienza sul campo, ogni cosa al di fuori dell'ordinario era una forma di sfogo per sentirsi libero dai vincoli a cui era legato e sentirsi un adulto, decidendo da solo ciò che voleva fare.
    Inoltre, si sentì ancora più tranquillizzato quando l'oste cominciò a rivolgerglisi in modo abbastanza confidenziale, facendosi venire quasi le lacrime agli occhi per la situazione, mentre ascoltava le parole di quest'ultimo.
    Ah, no, aveva beccato una cipolla cruda.
    Ad ogni modo, quello che si rivelò un socievole interlocutore, nominò il nome della setta a cui appartenevano quegli squilibrati, ovvero lo stesso culto di cui parlò il mizukage, e se fino a quel momento Ryuu non sarebbe mai riuscito a ricordarselo per quanto si sarebbe potuto sforzare, nell'istante in cui lo sentì pronunciare non ebbe nessun dubbio che erano le stesse parole che aveva sentito pochi giorni prima, quando fu convocato per la missione.
    Mentre continuava a masticare ed assaporare uno dopo l'altro i numerosi anelli di cipolla che aveva nel piatto, il suo viso si illuminò di meraviglia per la scoperta appena fatta, ma non volendo assolutamente interrompere il discorso del locandiere, continuò ad ascoltare attentamente per cercare di non farsi sfuggire neanche una parola che avrebbe potuto tornargli utile.

    Stando a quanto riuscì a capire, il culto del Dio Jashin era veramente una cosa orribile, che costringe i suoi adoratori ad uccidere, ma in un certo senso, Ryuu provò anche un po' di pena per loro, perchè se avevano cercato un posto dove poter essere rinchiusi, forse questi non erano poi così malvagi.
    In fondo, però, non erano affari suoi se avevano fatto la scelta di intraprendere quella strada e sicuramente non poteva permettersi di perdere tempo prezioso per cercare di fare qualcosa, quindi l'unica cosa da fare era ignorare l'accaduto e sperare che quei tizi restassero rinchiusi nella loro cella fino al mattino seguente.
    L'oste, dopo aver fatto una breve pausa per bere un sorso d'acqua, proseguì con l'informarli di quello che aveva scoperto sul perchè si trovassero al villaggio, e non c'è dubbio che la sua coinvolgente risata fece scappare un sorriso anche al genin, che sdrammatizzò sicuramente quella tensione che la cupa conversazione aveva cominciato a creare. Fino a quel momento Ryuu non gli aveva tolto gli occhi di dosso, ma dopo che quel tizio minimizzò la faccenda, si sentì nuovamente più rilassato, spostando lo sguardo sul boccale di birra dopo essersi asciugato la mano unta su di un tovagliolo ed afferrandolo per il manico.
    Il fatto che qualcuno potesse dare la caccia a dei maniaci assassini era certamente bizzarra, eppure l'oste sembrò convinto al 100% che l'uomo uscito pochi minuti prima dal locale, che gli chiese le stesse informazioni sui cultisti di Jashin, fosse proprio al loro inseguimento. Si congedò da loro proprio con quell'affermazione, informandoli che probabilmente non sarebbe passato molto tempo che si sarebbe fatto nuovamente vedere in quel locale per riprendersi la spilla che aveva dimenticato sul tavolino, e battendosi la mano sul grembiule mezzo sudicio per fargli intendere che l'aveva con sè.
    Grazie, allora. Faremo attenzione. Gli disse il ragazzo mentre lo guardò tornare al suo lavoro, sperando di non avergli fatto perdere troppo tempo.

    Ripensando un po' a tutto quello che aveva appena sentito, per fare mente locale, si portò alla bocca il boccale di birra bevendone un paio di abbondanti sorsi. Inutile dire che la successiva espressione in cui si contorse la sua faccia fu impagabile, mentre ritrasse indietro la testa, chiuse gli occhi e storse la bocca come se avesse appena addentato una fetta di limone.
    Imbecille, ma se non ti piace perchè la bevi?
    Mi piace la birra, ma non sopporto quando è amara.
    Praticamente non ti piace, insomma.
    Comunque, una cosa che certamente lo incuriosì era quell'assurda coincidenza di trovare proprio sulla strada del Paese dell'Acqua Calda un gruppo di persone che facevano parte dello stesso culto dell'uomo che stavano cercando. Se non ne aveva mai sentito parlare fino a pochi giorni prima, probabilmente non era parecchio diffuso, eppure erano riusciti ad incrociarne alcuni sul loro cammino, ma mentre riflesse su questo punto, un dubbio tremendo gli si insinuò in mente, facendogli cambiare completamente espressione, che divenne piuttosto seria.
    Se il fabbro che il mizukage li aveva mandati a cercare era anch'egli un cultista di quella stessa setta e se non era così facile trovarne in giro di adepti del genere, c'era la possibilità che ci fosse anche lui insieme a quel gruppo in quello stesso villaggio, ma la cosa che lo impensierì maggiormente fu che se quei tipi si stavano nascondendo da dei cacciatori, probabilmente erano in pericolo.
    Il tremendo pensiero che il fabbro che cercavano potesse trovarsi braccato da un cacciatore lo terrorizzò enormemente, riuscendo a pronunciare solo 2 parole che chiarirono bene quali fossero i suoi timori mentre fissava il vuoto.
    Oh...merda.
    In quel momento non seppe più cosa pensare, consultandosi anche col suo compagno in cerca di una soluzione, ma tutto ciò che ne venne fuori fu che anche se non erano sicuri che si trovasse realmente lì, non potevano rischiare che qualcuno uccidesse il fabbro che avrebbe dovuto riportare in vita le sette spade della Nebbia, quindi si sarebbero dovuti impegnare per scoprire se la loro versione fosse giusta e in tal caso, impedire che qualcuno potesse far del male al loro obbiettivo.

    Avevano diversi modi per poter agire: avrebbero potuto chiedere informazioni all'oste su dove fosse ubicata la prigione, oppure uscire e separarsi per rintracciare l'uomo sospetto che supponevano fosse una specie di cacciatore. Misero anche in conto di andare a chiedere informazioni alla guardia delle mura, ma per evitare problemi su inutili domande che avrebbe potuto fare lui a loro, preferirono rinunciare all'idea.
    La fonte migliore di informazioni rimaneva comunque l'oste, ma dato che la notte era ancora lunga, preferirono aspettare prima una decina di minuti che il losco figuro dai capelli lunghi si rifacesse vivo per riprendersi la spilla, cosicché avrebbero avuto anche il tempo di finire di mangiare.
    Se l'uomo in questione si fosse presentato o meno, i 2 ragazzi si sarebbero in ogni caso alzati dal loro tavolo (dopo una altra imbarazzante espressione di Ryuu dovuta all'ultimo sorso di birra) e sarebbero andati a pagare il conto all'oste, chiedendogli intanto l'ultima informazione di cui avevano bisogno.
    Scusi, non è che potrebbe dirci dove tengono quei pazzi di cui abbiamo parlato prima? Tanto per sapere, siamo curiosi.
    Una volta ottenuto ciò che volevano, uscirono dopo aver salutato cordialmente, diretti alla loro prossima meta, ma se invece l'uomo misterioso avesse fatto ritorno alla taverna, Ryuu avrebbe suggerito di seguirlo tenendosi a debita distanza per capire le sue intenzioni ed assicurarsi che non stesse cercando anche lui gli adoratori di Jashin, inoltrandosi nuovamente tra le strade del villaggio sospese sull'acqua.
    Si stavano immischiando in faccende pericolose, ma il giovane genin non poteva permettersi di fallire una missione così importante, essendo disposto a tutto pur di portarla a termine e cercando di non farsi intimorire da tutto quello che aveva imparato su quei pazzi discepoli di quello strano culto, avventurandosi nel silenzio della notte ed avendo ripreso la sua naturale audacia, oltre che aver ripreso un po' di forze con il veloce pasto consumato.
     
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